Bioetica
Continuano gli esami pelvici non autorizzati negli ospedali americani
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Negli Stati Uniti vengono ancora effettuati esami pelvici non autorizzati su donne nell’ambito dell’educazione medica.
Nel 2020 il New York Times ha pubblicato un articolo che descriveva l’esperienza di diverse donne che si sono sentite violate quando hanno appreso che gli studenti avevano eseguito su di loro esami intimi mentre erano anestetizzate.
Sulla scia della denuncia, un certo numero di stati ha approvato leggi che richiedono esplicito consenso informato. Ma la pratica continua, anche se è difficile sapere quanto sia diffusa oggi.
Il bioeticista Art Caplan ha scritto un editoriale a sostegno di tale legge nel Connecticut l’anno scorso:
«Un esame intimo senza consenso significa che un medico o uno studente di medicina effettua un esame sulle parti intime del corpo di un paziente di solito a scopo didattico quando i pazienti sono svegli o sotto anestesia senza chiedere al paziente il permesso esplicito. L’American College of Obstetricians and Gynecologists, l’American Medical Association e l’Association of American Medical Colleges, insieme a studiosi di diritto ed etica, hanno condannato la pratica, ma continuano a emergere casi di esami senza consenso eseguiti su pazienti con altri presenti».
Alcuni medici sostengono che gli organi sessuali sono come qualsiasi altra parte del corpo e chiedono perché i pazienti dovrebbero opporsi. Caplan spiega che questi esami sono straordinariamente delicati:
«Se vogliamo che i pazienti si fidino di noi e se vogliamo assicurarci che rispettino ciò che medici e scienziati hanno da dire e ciò che fanno, dobbiamo assolutamente assicurarci che non facciamo loro qualcosa che non facciano completamente capire, toccando il loro corpo o esaminando il loro corpo, o peggio, approfittando del fatto che sono sotto anestesia e facendo qualcosa lì a scopo di addestramento senza dirglielo. È una regola morale di base per garantire la fiducia, che se hai intenzione di toccare il corpo di qualcuno, hai il suo permesso».
In un recente numero di The New Bioethics, due filosofi della Purdue University, nell’Indiana, prendono una linea decisa sugli esami pelvici non autorizzati (UPE). La chiamano violenza.
«In qualsiasi altra situazione, la penetrazione digitale senza autorizzazione è violenza sessuale. Che le UPE siano educative o benefiche e che il paziente abbia acconsentito al coinvolgimento generale di uno studente di medicina non le rende ammissibili, né impedisce loro di subire aggressioni sessuali. Pertanto, nella misura in cui si è contrari alle aggressioni sessuali, si dovrebbe essere contrari alle UPE».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Bambina partorita nel water. Chi si scandalizza sa che la RU486 fa la stessa cosa?
Sulla base dei rilievi iniziali fatti dai medici del 118 sul corpo della bimba, «l’infanticidio è l’ipotesi più probabile nel caso della neonata trovata morta a Piove di Sacco». Lo riporta l’agenzia ANSA.
Si tratta di un ulteriore caso di morte di neonato che sconvolge l’Italia. Episodi simili sembrano susseguirsi l’uno dopo l’altro.
Secondo quanto riportato, il corpicino della piccola sarebbe stato ritrovato in un bagno di un appartamento collegato ad un night club a Piove di Sacco, nel Padovano, in una zona purtroppo nota alla cronaca nera degli anni passati anche per la cosiddetta «mafia piovese», o «mala del Brenta» – la famosa «banda Maniero», a cui la TV nazionale dedica serie TV, ovviamente negando, come in tutti i casi di grandi produzioni su mafia, camorra, mala romana, che si tratti di qualcosa di anche lontanamente agiografico.
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Secondo articoli apparsi sulla stampa, per l’autopsia la bambina sarebbe morta annegata. L’esame autoptico tuttavia sarà reso disponibile solo tra settimane.
Per la morte sarebbe stata fermata la presunta madre, una donna italo-brasiliana di 29 anni, che ora si troverebbe agli arresti domiciliari, e si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere.
Secondo la procura, «la neonata era stata trovata morta all’interno del water e appariva essere completamente formata» scrive Fanpage. «Secondo gli inquirenti, la 29enne avrebbe partorito “direttamente all’interno del wc dell’appartamento in cui alloggiava” e sostenuto il parto “senza chiedere l’ausilio di personale sanitario o di altre persone”, tirando lo sciacquone “quando la bambina si trovava già con la testa in basso all’interno del WC, causando così l’annegamento”».
La tragedia della bambina del water Piove di Sacco arriva dopo lo shock del ritrovamento dei neonati morti di Traversetolo, in provincia di Parma, che secondo l’accusa sarebbero stati partoriti della giovane madre e sepolti nel giardino della villetta di famiglia, senza che nessuno si accorgesse di nulla.
Si tratta di un trend? C’è un lato nuovo della maternità che sta emergendo?
Per chi conosce il lato oscuro della riproduzione nell’ora presente, in realtà la sorpresa è poca: la società, lo sappiamo, si avvicina sempre di più all’autorizzazione dell’infanticidio, chiamato pudicamente «aborto post-natale». Filosofi e bioeticisti rilanciano l’opzione da diversi anni. Politici di rilievo del Partito Democratico USA come il governatore della Virginia Ralph Northamhanno discusso apertamente l’idea che medico e madre del neonato possano, a pochi momenti dalla nascita, decidere di sopprimere in bambini. In pratica: l’infanticidio è da un pezzo nella finestra di Overton.
Nel mondo in cui l’aborto è un diritto – o, per alcuni, un «obbligo sacro», un sacramento – come lamentare il pendio scivoloso che porta l’uccisione del bambino oltre il limite della nascita? È anche quello, alla fine, solo un confine arbitrario, una convenzione – né più né meno come la «morte cerebrale», in base alla quale in questo stesso momento quantità di persone stanno venendo squartate in ospedale e depredati dei loro organi mentre il cuore batte ancora.
Tuttavia, è un’altra immensa ipocrisia che vogliamo qui segnalare.
Abbondano ora in rete le immancabili analisi dei Soloni che parlano di «territorio alla deriva», «malessere profondo della società», e via sbadigliando. Gli editorialisti, gli opinionisti, gli psicologi mediatici, i giornalisti direttorazzi, i socio-sapientoni, quelli che il mondo lo capiscono benissimo per stipendio (eccerto), sono scandalizzati da questa storia del pargolo finito del water, con i giornali che suggeriscono anche che sarebbe stato tirato lo sciacquone come per liberarsene. Raro orrore. No?
Ebbene, informiamo i benpensanti salariati con il ditino alzato che partorire il bambino nel water è la norma dell’aborto chimico.
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L’«interruzione volontaria di gravidanza con metodo» farmacologico, la cui implementazione è stata voluta con forza dalla politica e inflitto ancora più efficacemente durante il biennio pandemico, agisce esattamente in questo modo: la pastiglia di mifepristone (RU486) uccide l’embrione, una successiva assunzione (dopo 48 ore) di una prostaglandina (misoprostolo, gemeprost) provoca l’espulsione.
La RU486 è stata approvata dall’AIFA nel 2009. Tuttavia secondo le linee guida l’assunzione del farmaco figlicida dovrebbe comportare un ricovero ospedaliero «obbligatorio» di tre giorni continuativi con assegnazione di posto letto per il pernottamento, di modo che avvenga in nosocomio «l’intera procedura abortiva, nelle sue diverse fasi».
Quindici anni fa, momento dell’immissione del farmaco nel sistema nazionale, il Consiglio Superiore di Sanità stabilì che, a differenza della Francia dove le pillole possono prendersi a casa, in Italia il percorso di aborto farmacologico dovesse avvenire in ricovero ospedaliero «dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del concepimento».
Tuttavia, in almeno tre regioni – Toscana, Emilia-Romagna, Lazio – la pillola era programmata per essere disponibile anche senza ospedalizzazione. Nel 2015 una nota della Sanità del Piemonte scriveva che «7.311 donne hanno usufruito della RU486 presso l’ospedale Sant’Anna, primo in Italia». Nello stesso comunicato, era specificato che «per quanto riguarda le IVG fino a 49 giorni e gli aborti interni, complessivamente, il 99% delle donne non è stata ricoverata per tre giorni ed ha potuto lasciare l’ospedale tra la somministrazione del mifepristone e quella della prostaglandina due giorni dopo. Nel tempo tale percentuale è diventata prossima al 100% e negli ultimi tre anni solo 4 donne su 3.217 sono rimaste ricoverate».
Il vincolo dei tre giorni in ospedale fu quindi definitivamente rimosso dal ministro della Salute Roberto Speranza nel 2020.
E quindi è naturale pensare che, in tali condizioni, l’espulsione del figlio avviene nella quasi totalità dei casi nel bagno di casa. E la quantità di bimbi scaricati nel cesso non può che essere massiva.
Proprio così: tanti bambini, anche oggi stesso, stanno venendo partoriti nel water, con la madre che poco dopo tira l’acqua – esattamente come sarebbe successo a Piove di Sacco, con grande scandalo di quelli che benpensano.
Renovatio 21, quando tratta del tema, non manca di ricordare il proseguo. Perché la questione, tirato lo sciacquone, per la madre finisce, ma per il bambino no.
E allora, cerchiamo di vedere il resto della storia dagli occhi del piccolo espulso dal grembo materno: finisce giù per la tubatura, assiame a liquami ed escrementi, per poi finire direttamente nella fogna, dove vivono tante creature: insetti, pesci, anfibi, topi – questi ultimi con un fiuto notorio, e immaginiamo una carne giovanissima, ricca di cellule staminali, quanto possa risultare irresistibile.
Questa storia di bambini finiti nelle fogne e divorati dalle bestie manca stranamente dalle cronache recenti della RU486: proprio pochi giorni fa la Regione Emilia-Romagna (sempre all’avanguardia per quanto concerne l’aborto: pensiamo alle NIP, gli esami non invasivi che ti dicono subito se il bambino che porti in grembo è down, così da poter decidere che fare) ha aggiornato i profili di assistenza per la IVG – acronimo orwelliano per «feticidio» – tramite metodi farmacologici, istituendo definitivamente l’assunzione del «pesticida umano» a livello domestico.
Nessun giornale, nemmeno quelli sedicenti «cattolici», sembra voler pensare al destino dei bambini nel water. Pare di capire: a seconda dell’età dal concepimento, ci sono bambini-toilette di Serie A e di Serie B. Dei primi si può parlare, dei secondi no, nemmeno quando si dovrebbe.
Quindi: sì, l’Italia è il Paese dove, passando per una legge che ne autorizza la distruzione chimica, i feti finiscono nella tazza del cesso e nella fogna, ogni giorno. A decine, forse a centinaia – chi può avere questi numeri? Come vengono conteggiati? È possibile farlo?
Pure vogliamo rammentare, en passant, che mentre la tragedia dei feti uccisi agisce su tutti i livelli, visibili ed invisibili, qualcuno sta andando in giro per l’Italia a sotterrare barattoli di vetro con dentro feti, come se si trattasse di piccoli occulti capitelli di questo maleficio sui piccoli esseri umani. Gli scandalizzati di mestiere, pro-vita o meno che siano, non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. E quelli che lo sanno, fanno finta di niente, fischiettosamente.
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Prima di gridare allo scandalo, quindi, pensiamo a quella che è la realtà. La stampa mainstream fa il suo lavoro: vuole fissarvi sul dito e non sulla luna, sulla pagliuzza invece che sulla trave. Vuole istupidirvi, rendervi ciechi rispetto al dominio della Necrocultura sul nostro mondo, sulle nostre stesse esistenze.
Diventa chiaro a tutti cosa diviene quindi questa storia: è un fenomeno di proiezione, di sfogo programmato. La società concentra su un singolo caso – possiamo dire che si tratta di un capro espiatorio? – il male che la pervade tutta, istituzionalmente e profondamente.
Dunque, caro cittadino sincero-democratico, caro contribuente perbene, caro italiano postcattolico, caro genitore borghese pronto alla provetta e alla siringa RNA, ora lancia pure le tue pietre contro la «spogliarellista», mentre tua moglie, tua figlia, tua sorella, la tua amante, la tua collega, la tua fidanzata, la tua vicina, tua madre partoriscono bambini nel cesso.
Sono i tuoi figli, i tuoi nipoti – sono il prossimo tuo, sono il futuro dell’umanità, sono l’Imago Dei, l’immagine di Dio resa carne.
Caro italiano adulto, sopravvissuto per qualche ragione anni fa allo sciacquone della Cultura della Morte: quanto ancora per capire sotto quale incantesimo malefico ti trovi?
Roberto Dal Bosco
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Bioetica
Kamala Harris respinge le esenzioni religiose per l’aborto: «non credo che dovremmo fare concessioni»
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🚨Kamala Harris says that she does not believe in religious exemptions when it comes to abortion.
Christians, remember this when you go to vote.👇 pic.twitter.com/GhOeqQeT5G — Trump War Room (@TrumpWarRoom) October 22, 2024
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Bioetica
Elon Musk dice a una sopravvissuta all’aborto che l’aborto tardivo è un «omicidio»
Elon Musk ha definito l’aborto tardivo come un omicidio durante un evento elettorale in Pennsylvania. Lo riporta LifeSite.
Mentre faceva campagna per Donald Trump a Pittsburgh lo scorso fine settimana, Elon Musk, pur non prendendo una vera posizione pro-life, ha detto a una giovane donna che si è identificata come sopravvissuta all’aborto che «se un bambino può sopravvivere fuori dall’utero, non può essere abortito» perché è «un omicidio».
La donna, che non ha fornito il suo nome, ha iniziato dicendo che come Trump anche lei è sopravvissuta a un «tentativo di assassinio».
🚨ELON MUSK ON ABORTION:
“President Trump has been very clear that he will veto a national abortion ban. He believes it is a state issue. In my opinion, which is bound to offend some, If a baby can survive outside the womb, it cannot be aborted.
If a baby can survive outside… pic.twitter.com/dBQXy7ztsl
— Autism Capital 🧩 (@AutismCapital) October 20, 2024
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Dopo che questa osservazione ha catturato l’attenzione di Musk, lei ha continuato raccontando: «i miei genitori hanno assoldato un sicario, altrimenti noto come medico abortista, per cercare di uccidermi quando ero nel grembo materno».
«Wow» ha replicato Musk.
«Ma lui era pessimo nel suo lavoro, e io sono sopravvissuta e sono qui», ha continuato, a quel punto la folla e Musk hanno iniziato ad applaudire. La donna visibilmente commossa ha poi iniziato a piangere.
«Sono contento che tu sia qui», ha detto Musk alla giovane.
La donna ha proseguito dicendo di essere «molto pro-life», ma che avrebbe sostenuto la difesa dei nascituri indipendentemente dalla sua esperienza personale, per ragioni morali e logiche.
Poi ha chiesto a Musk: «so che sei una persona razionale e sei pro-umanità… Mi chiedevo solo se prenderesti mai in considerazione l’idea di sostenere pubblicamente il movimento pro-life?»
Musk ha risposto osservando innanzitutto che Trump «è stato molto chiaro nel dire che porrà il veto al divieto nazionale di aborto», per poi affermare che «non esiste una risposta a questa domanda che non offenda un certo numero di persone».
L’imprenditore ultramiliardario ha quindi affermato che «se un bambino può sopravvivere fuori dall’utero, non può essere abortito… Se è abbastanza avanti nella gestazione da sopravvivere fuori dall’utero a quel punto non è aborto, è omicidio».
Si tratta di una posizione utilitarista bene nota, e del tutto inaccettabile.
Come nota LifeSite, sebbene i commenti di Musk contengano certamente un elemento di opposizione all’aborto, l’insegnamento morale cattolico afferma che l’aborto in qualsiasi fase della gravidanza, sia esso un aborto indotto chimicamente eseguito entro pochi giorni dalla gravidanza o un aborto chirurgico eseguito al momento del parto, è un omicidio perché la vita inizia al concepimento.
Va notato inoltre che il Charlotte Lozier Institute ha dimostrato che oltre il 90% di tutti gli aborti negli Stati Uniti (che sono circa 1 milione all’anno) si verificano nel primo trimestre (13 settimane). La soglia di «vitalità» a cui si riferisce Musk si verifica molto più tardi, intorno alle 22 settimane.
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L’ente di controllo sanitario americano CDC stima inoltre che ogni anno avvengano 50.000 aborti dopo 15 settimane, e circa 10.000 dopo 20 settimane, che è quando un aborto è ufficialmente considerato un «aborto tardivo». Quindi, in linea di principio, tutto ciò che Musk sta dicendo è che è contrario agli «aborti tardivi», che comunque rappresentano meno dell’1% di tutti gli aborti.
Allo stesso tempo, tuttavia, va osservato come il Musk non ha mancato qui di esprimere il suo forte sostegno alle famiglie.
«Non c’è niente di più grande che avere un figlio», ha detto. «Io provo più gioia nella mia vita per i miei figli che per qualsiasi altra cosa. E questo è generalmente vero per tutti gli esseri umani. Infatti, è così che ci siamo evoluti. È una cosa molto naturale che ami i tuoi figli. Quindi, in effetti, avere un figlio ti renderà più felice di qualsiasi altra cosa nella tua vita».
L’uomo di origine sudafricana anche attribuito la colpa alle scuole per cui l’aborto è una scelta così popolare tra le giovani donne.
«Parte della sfida qui è che il sistema educativo ha terrorizzato ragazze e donne e ha spinto senza sosta l’idea che rimanere incinte sia la fine della tua vita, come se la tua carriera fosse morta: saresti ostracizzata dalla società», ha affermato.
«Quando instilli il terrore nelle ragazze, facendo loro credere che rimanere incinte sia la cosa peggiore che possa succedere… l’idea che non potranno abortire… è terrificante, e non voteranno per nessun candidato che potrebbe sostanzialmente impedirglielo».
Come riportato da Renovatio 21, il Musk si è scagliato contro questo «terrorismo» rispetto alla gravidanza e alla fertilità» durante una recente, densa intervista con Tucker Carlson, nella quale ha duramente attaccato anche l’uso della pillola anticoncezionale come farmaco che ha, tra i suoi effetti, anche una possibile destabilizzazione dell’umore e l’induzione della depressione.
Dopo il decesso del primogenito Dakota Musk, morto in culla, Elon ha generato la sua prole (si parla di una dozzina o più di figli) con la fecondazione in vitro. In alcuni casi sarebbe ricorso anche all’utero in affitto, argomento negli ultimi giorni utilizzato dalla sinistra italiana contro la maternità surrogata come «reato universale» voluto dal governo di Giorgia Meloni, considerata amica di Musk.
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Immagine screenshot da Twitter
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