Geopolitica
Kiev si vanta di pagare le armi della NATO con sangue degli ucraini
Kiev sta versando sangue per portare a termine la missione che la NATO si è prefissata e si aspetta che «l’Occidente civilizzato» fornisca in cambio armi e munizioni, ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksyj Reznikov in un’intervista per un canale televisivo nazionale. Lo riporta il sito russo RT, ora inaccessible dall’internet occidentale.
In un’intervista lo scorso giovedì sera sul canale TSN della rete 1+1 (quella dell’oligarca ucro-israeliano Igor Kolomojski, primo puparo di Zelens’kyj che proprio su questa rete arrivò al successo), Reznikov ha sottolineato che al vertice di Madrid della scorsa estate, la NATO ha dichiarato la Russia la più grande minaccia per il blocco guidato dagli Stati Uniti.
«Oggi l’Ucraina sta affrontando questa minaccia. Stiamo svolgendo la missione della NATO oggi, senza versare il loro sangue. Abbiamo versato il nostro sangue, quindi ci aspettiamo che forniscano armi», ha detto il ministro del regime.
Reznikov ha anche affermato che i suoi colleghi della NATO gli hanno detto, sia nelle conversazioni che tramite messaggi di testo, che l’Ucraina è lo «scudo della civiltà» e «difende l’intero mondo civilizzato, l’intero Occidente».
Come noto, ogni possibile figura del governo di Kiev, dal presidente Vladimir Zelens’kyj in giù, lanciano regolarmente appelli pubblici per carri armati, missili, artiglieria e munizioni. Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha dichiarato a dicembre allo stato maggiore che Mosca stava de facto combattendo l’Occidente collettivo.
Secondo le sue stime, solo nel 2022 il governo di Kiev ha ricevuto armi, munizioni e altre forniture per un valore di quasi 100 miliardi di dollari, cifra che è quasi il doppio dell’intero bilancio militare della Federazione Russa.
Reznikov in ottobre si era vantato con il sito americano Politico di aver capito il processo politico del Pentagono. Il suo obiettivo, ha detto, era quello di continuare ad alzare l’asticella fino a quando l’Ucraina non avesse ricevuto i carri armati, cosa di cui si sta discutendo ora in Germania.
Mentre quella particolare soglia deve ancora essere superata, venerdì Washington ha annunciato la consegna di 50 veicoli da combattimento di fanteria Bradley, l’armamento più moderna inviata finora a Kiev, come parte di un pacchetto di armi da 3 miliardi di dollari.
All’inizio di questa settimana, anche la Francia ha promesso un certo numero di «carri armati leggeri» su ruote.
Queste spedizioni hanno lo scopo di sostituire le perdite sul campo di battaglia dell’Ucraina. Il mese scorso, il massimo generale di Kiev Valeryj Zaluzhny ha dichiarato a The Economist che avrebbe avuto bisogno di altri 300 carri armati, fino a 700 veicoli da combattimento di fanteria e 500 obici per condurre operazioni offensive.
Questo numero di veicoli è superiore a quello nell’inventario britannico o tedesco. Il che significa, ancora una volta, che l’Occidente sta svuotando i magazzini militari a favore del regime Zelens’kyj, restando di fatto sprotetto, mentre gli ucraini fanno arrivare al fronte forse un terzo dei «doni» bellici, ingrassandosi con il resto facendolo arrivare sul mercato nero, sul dark web, a terroristi, a mafiosi, perfino a gruppi di guerriglieri in Africa.
Mosca insiste sul fatto che le consegne di armi occidentali servono solo a prolungare il conflitto e ha ripetutamente avvertito i sostenitori dell’Ucraina che ciò potrebbe portare a uno scontro militare a tutto campo tra Russia e NATO.
L’ex ispettore per le armi di distruzione di massa Scott Ritter ha dichiarato che le truppe ucraine stanno consumando una quantità incredibile di armi anche per l’usura causata dal loro mancato addestramento all’utilizzo. Qualche Paese ha anche fatto l’osservazione che ogni armamento mandato agli ucraini e catturato da russi di fatto va ad aumentare la consapevolezza sul campo delle forze di Mosca. Voci non confermate parlano persino del fatto che i russi avrebbero acquistato uno dei lanciamissili HIMARs mandati a Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, il Reznikov era quello che prima dell’estate sognava un esercito da un milioni di uomini per una grande offensiva a Sud, di modo da riprendere le terre oramai passate alla Federazione Russa per via referendaria.
Immagine di 7th Army Training Command via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Geopolitica
La Germania deporta 7 soldati ucraini perché esponevano simboli nazisti
Il governo tedesco ha rivelato di aver espulso sette soldati ucraini che esibivano simboli nazisti mentre erano nel paese per l’addestramento.
La rivelazione di mercoledì è stata motivata da un’inchiesta del partito Alternativa per la Germania (AfD), che è diventato sempre più popolare grazie a una piattaforma che si oppone all’immigrazione di massa, all’agenda verde e alla guerra per procura occidentale contro la Russia in Ucraina.
Tra le altre numerose domande che sollevano preoccupazione sull’estremismo ucraino, l’AfD ha chiesto se i soldati ucraini addestrati in Germania fossero stati trovati con simboli estremisti e, in caso affermativo, «che cosa ha fatto il governo federale al riguardo».
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In una risposta di quattro pagine pubblicata sul sito web del Bundestag, il governo tedesco ha affermato che «sette casi di questo tipo sono stati identificati durante l’addestramento condotto dalla Bundeswehr per le forze armate ucraine». Gli ucraini trasgressori sarebbero stati «rimpatriati» in Ucraina.
Il governo ha aggiunto che i soldati tedeschi incaricati di addestrare gli ucraini sono addestrati a riconoscere i simboli dell’estremismo di destra e ad affrontarli. Inoltre, al loro arrivo in Germania, i soldati ucraini ricevono «istruzioni sul simbolismo nazista».
Nella sua inchiesta, l’AfD ha sottolineato il Reggimento Azov, «che è classificato da molti esperti come estremista di destra e utilizza il Wolfsangel (runa tipica di diverse unità delle SS, bandito nella Repubblica Federale Tedesca) come simbolo».
Il partito di opposizione ha chiesto se il governo fosse a conoscenza del fatto che i social media mostrano simboli nazisti sulle armi ucraine e ha chiesto se il governo tedesco avesse contattato le controparti ucraine a riguardo, e in particolare riguardo alla loro potenziale apparizione sulle armi fornite dalla Germania. Il governo ha affermato che le immagini finite sui social media non includono armi tedesche.
Il governo ha osservato che circa 10.000 soldati sono stati addestrati «sul suolo tedesco nel 2023». La quantità di essi che ha ricevuto istruzioni da parte dei tedeschi per coprire tatuaggi e gettare vie toppe non è nota.
L’AfD ha chiesto se l’estremismo ucraino rappresenti una minaccia per un potenziale processo di pace in Ucraina. Il governo ha risposto che «no, è l’imperialismo russo che è alla base della guerra illegale di aggressione russa contro l’Ucraina e che minaccia la sicurezza in Europa».
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Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, il presidente Vladimir Putin affermò che uno degli obiettivi dell’«operazione speciale» era la «denazificazione» dell’Ucraina. L’Unione Sovietica ha subito l’incredibile cifra di 24 milioni di morti tra civili e militari durante la Seconda Guerra Mondiale, che in Russia chiamano «Grande Guerra Patriottica», e che basicamente per i russi è stata la lotta contro la Germania nazista che li stava invadendo.
La situazione è questa: il partito tedesco che viene abitualmente demonizzato come «estrema destra» ed «estremista» – e per questo perseguito perfino dai servizi di sicurezza interni – è quello che mostrando le prove delle tendenze naziste dei soldati ucraini addestrati ed armati dai tedeschi – dopo che lo erano stati, senza troppi problemi, da canadesi, americani, etc.
Durante gli scorsi giorni si è introdotto tuttavia un ulteriore elemento grottesco nella scena internazionale.
Nel periodo in cui si diffondeva la notizia della deportazione da parte della Germania dei soldati ucraini con la svastica, il segretario di Stato americano Antony Blinken stava cenando a Kiev in un ristorante a tema veterano di guerra, dove sarebbero visti immagini e simboli dell’estremismo ucronazista.
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Come insistono i media russi, l’Ucraina è l’unico paese al mondo che ha integrato apertamente le milizie neonaziste nelle sue forze armate nazionali. Queste unità una volta venivano descritte dai media occidentali come «neo-naziste», ma tale definizione dopo lo scoppio del conflitto con la Russia è venuta meno, pure quando le agenzie di stampa si trovano ad intervistare un soldato ucraino che ha scelto come nome di battaglia «Adolf».
Quattro mesi fa, un po’ a sorpresa, il presidente ucraino Zelens’kyj si è fatto vedere in video dal fronte, con Andrej Biletsky, il fondatore dell’Azov. Il battaglione, hanno sostenuto recentemente i russi, sarebbe stato addestrato da istruttori NATO nel 2021.
Le origini ideologiche naziste (o meglio, ucronaziste) di Azov sono state apertamente e ripetutamente insabbiate sia dagli algoritmi dei social che dall’operato indefinibile dei giornalisti d’Italia e di tutto il mondo, arrivando persino a togliere dal web vecchi articoli che raccontavano la pura verità su svastiche e violenze.
Interrogato sulle origini naziste e la atrocità attribuite ad Azov in una bonaria intervista di Fox News l’anno scorso, Zelens’kyj aveva risposto in modo seccato: quei miliziani «sono quello che sono».
Come riportato da Renovatio 21, i legami del nazionalismo integralista ucraino con la CIA e con i servizi segreti inglesi sono noti da decenni.
Alla fine dello scorso anno, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che Mosca non permetterà all’Ucraina di continuare ad essere uno «Stato nazista» che rappresenta una minaccia sia per la Russia che per le altre nazioni.
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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Il presidente dell’Iran ucciso mentre viaggiava in elicottero
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ISRAELI NEWS SAYS THE IRANIAN PRESIDENT IS DEAD pic.twitter.com/qmcYR2wWCm
— The_Real_Fly (@The_Real_Fly) May 19, 2024
The President of Iran Ebrahim Raisi as well as Foreign Minister Hossein Amirabdollahian were involved in a “Significant Helicopter Crash” earlier today while Traveling back from a Diplomatic Meeting in Azerbaijan. The Crash is believed to have occurred in a Heavily Forested Area… pic.twitter.com/mrFfBMSVXl
— OSINTdefender (@sentdefender) May 19, 2024
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A Significant Deployment of Iranian Security and Military Personnel has been noted across the Capital of Tehran, with Members of the Islamic Revolutionary Guard Corps (IRGC) claimed to be taking up Positions near several Government Buildings. pic.twitter.com/xP0YNxWJkk
— OSINTdefender (@sentdefender) May 19, 2024
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Che si tratti di un ulteriore momento-Sarajevo 1914? L’ipotesi è quella che abbiamo fatto anche vedendo le immagini dell’attentato contro il premier slovacco Fico, e le numerose minacce di morte a vari leader di Paesi europei. Come riportato da Renovatio 21, l’idea è stata ripetuta da Orban poche ore fa: l’attentato di Fico è legato alla preparazione del prossimo conflitto. Che la guerra debba partire a tutti i costi? Che la guerra debba essere fatta subito, prima delle elezioni americane di novembre?This is reportedly the last video of the Iranian DICTATOR Ibrahim Raisi. pic.twitter.com/nlR6h3Ey6N
— Hananya Naftali (@HananyaNaftali) May 19, 2024
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Geopolitica
La Spagna si è rifiutata di attraccare una nave che trasportava armi verso Israele
Il 16 maggio la Spagna ha rifiutato la richiesta di una nave che trasportava armi destinate a Israele di attraccare nel porto di Cartagena, ha riferito la rete spagnola EFE, secondo la testata israeliana Ynet.
La nave Marianne Danica sarebbe partita dalla città di Chennai (un tempo conosciuta come Madras) in India con un carico di circa 27 tonnellate di esplosivo.
La notizia è stata confermata dal ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, il quale ha affermato che alla nave era stato rifiutato l’ingresso dopo che aveva chiesto il permesso di fare scalo a Cartagena il 21 maggio.
Secondo il sito di localizzazione navale Vessel Finder, la Marianne Danica è una piccola nave da carico secco che naviga sotto bandiera danese.
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Amnesty International riferisce che è gestito dalla H. Folmer & Co., che a quanto pare è specializzata nel trasporto di munizioni.
Lo scorso novembre il primo ministro Pedro Sanchez aveva dichiarato che la Spagna è disposta ad andare avanti da sola sulla questione del riconoscimento dello Stato palestinese, anche se preferirebbe agire insieme ad altri membri dell’UE.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso ottobre il ministro spagnuolo per i diritti sociali Ione Belarra ha esortato i leader europei a intraprendere azioni immediate contro Israele, paventando la possibilità che altrimenti la UE diventi «complice del genocidio».
A marzo parlamentari spagnuoli avevano firmato – assieme ad altri circa 200 colleghi di Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti – un appello intitolato «Non saremo complici della grave violazione del diritto internazionale da parte di Israele» per esprimere opposizione ai «Paesi esportatori di armi verso Israele», chiedendo un embargo immediato sulle armi spedite da Paesi partner militari dello Stato Ebraico.
All’appello non pare abbia partecipato alcun parlamentare italiano.
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Immagine di Øyvind Holmstad via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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