Geopolitica
Ufficio della Turkish Airlines chiuso in Iran per violazione dell’hijab
La polizia iraniana ha chiuso l’ufficio della Turkish Airlines a Teheran dopo che le dipendenti locali si sono rifiutate di rispettare la legge iraniana sull’hijab. Il fatto è accaduto settimane fa.
Secondo quanto riferito dai giornali locali, gli ufficiali si sono recati presso la compagnia aerea lunedì per consegnare il loro primo avvertimento sulla «mancata osservanza dell’hijab», il velo islamico obbligatorio per le donne in Iran.
Tuttavia, le dipendenti «hanno creato problemi agli agenti di polizia» rifiutandosi di indossare l’hijab, provocando la chiusura dell’ufficio, secondo l’agenzia di stampa iraniana Tasnim.
I locali della Turkish Airlines sono quindi stati sigillati, tuttavia la polizia non ha confermato l’informazione. L’agenzia di stampa statale IRNA ha citato il procuratore di Teheran Ali Salehi che ha affermato che non è stato emesso alcun procedimento legale o sentenza in merito alla chiusura dell’ufficio della Turkish Airlines a Teheran.
Secondo i media turchi, la Turkish Airlines non ha voluto commentare immediatamente l’incidente. La Turkish Airlines è la compagnia aerea preferita dagli iraniani per via dei tempi di viaggio più brevi verso gli Stati Uniti e il Canada, rispetto ad altri voli a lungo raggio dai paesi arabi del Golfo Persico.
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La rissa presso l’ufficio della Turkish Airlines a Teheran è avvenuta lo stesso giorno in cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato il presidente eletto dell’Iran Masoud Pezeshkian per congratularsi con lui per la sua vittoria al ballottaggio presidenziale iraniano della scorsa settimana.
L’Iran e la Turchia hanno mantenuto buone relazioni e nel 2023 il volume degli scambi bilaterali tra i due è stato pari a 5,4 miliardi di dollari. La Turchia è anche una destinazione turistica popolare per gli iraniani, con circa 2,5 milioni di visitatori lo scorso anno.
L’hijab è diventato obbligatorio per le donne in Iran dopo la rivoluzione del 1979. Le donne che non indossano il velo o che sono considerate come se lo indossassero in modo improprio possono essere multate o incarcerate.
L’anno scorso, i parlamentari iraniani hanno spinto per punizioni più severe per le violazioni del codice di abbigliamento religioso di Teheran, tra cui pene detentive fino a un decennio per coloro che sono coinvolte in proteste organizzate contro la legge.
Nel 2022, la morte di Mahsa Amini, una donna di 22 anni, mentre era sotto la custodia della «polizia morale» iraniana dopo essere stata accusata di aver violato l’obbligo dell’hijab, ha scatenato mesi di violente proteste in tutto l’Iran, con conseguenti migliaia di arresti.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2023 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito che i datori di lavoro governativi possono vietare l’uso di abiti religiosi nell’interesse di mantenere un «ambiente amministrativo del tutto neutrale». La decisione è arrivata dopo che una donna musulmana ha citato in giudizio il suo datore di lavoro municipale in Belgio per averle detto di togliersi l’hijab sul lavoro.
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Immagine di Travelarz via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Poland
Geopolitica
Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
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Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sostenuto che l’Unione Europea si sta preparando a un confronto bellico con la Russia e mira a raggiungere la piena prontezza entro il 2030. Parlando sabato a un raduno contro la guerra, Orban ha denunciato come il Vecchio Continente stia già procedendo verso uno scontro militare diretto.
Il premier magiaro delineato un iter in quattro tappe che di norma conduce al conflitto: la rottura dei legami diplomatici, l’applicazione di sanzioni, l’interruzione della collaborazione economica e, da ultimo, l’inizio delle ostilità armate. Secondo lui, la maggioranza di questi passaggi è già stata percorsa.
«La posizione ufficiale dell’Unione Europea è che entro il 2030 dovrà essere pronta alla guerra», ha dichiarato, rilevando inoltre che i Paesi europei stanno virando verso un’«economia di guerra». Per Orban, taluni membri dell’UE stanno già riconfigurando i comparti dei trasporti e dell’industria per favorire la fabbricazione di armamenti.
Il premier du Budapest ha ribadito la contrarietà di Budapest al conflitto. «Il compito dell’Ungheria è allo stesso tempo impedire che l’Europa entri in guerra», ha precisato.
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Orban ha più volte manifestato aspre critiche alla linea dell’UE riguardo alla crisi ucraina. L’Ungheria ha sempre respinto le sanzioni nei confronti di Mosca e gli invii di armi a Kiev, invocando invece colloqui di pace in luogo di un inasprimento.
L’allarme riecheggia le recenti uscite del presidente serbo Aleksandar Vucic e del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, entrambi i quali hanno insinuato che un scontro tra Europa e Russia diventi sempre più verosimile nei prossimi anni.
Malgrado la retorica sempre più bellicosa di certi membri dell’UE e della NATO verso la Russia, nessuno ha apertamente manifestato l’intenzione di impegnarsi in una guerra. La scorsa settimana, il presidente del Comitato Militare NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha confidato al Financial Times che l’Unione sta valutando opzioni per un approccio più ostile nei riguardi di Mosca, inclusa l’ipotesi che un attacco preventivo possa configurarsi come atto difensivo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand 🇹🇭🇰🇭‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️ pic.twitter.com/R8W7KtQtjv
— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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