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Geopolitica

Lancio di aiuti USA uccide almeno 5 palestinesi a Gaza

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Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi e un altro ferito dopo un’errata consegna di aiuti a Gaza City venerdì. Lo riporta Middle East Eye.

 

Le vittime sono avvenute in seguito ad un fallito tentativo di far cadere assistenza umanitaria da un aereo, che è finito in un’area residenziale a Sheikh Radwan, a nord-ovest di Gaza City, secondo Al-Jazeera.

 

I video filmati dai giornalisti locali hanno mostrato oltre una dozzina di pacchi lanciati da un aereo che cadeva a grande velocità vicino alla zona delle Torri di al-Fayrouz.

 

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L’ufficio stampa palestinese a Gaza ha confermato che cinque persone sono state uccise e ha criticato l’uso di lanci aerei per fornire aiuti. «Queste operazioni sono inutili e non sono il modo migliore per portare aiuti, e chiediamo l’apertura di valichi terrestri per portare migliaia di tonnellate di aiuti immediatamente e con urgenza», ha affermato.

 

«La distribuzione degli aiuti in questo modo assume un carattere vistoso e propagandistico piuttosto che umanitario», ha aggiunto l’ufficio stampa. «Abbiamo avvertito in precedenza che rappresentano una minaccia di morte per la vita dei cittadini nella Striscia di Gaza, e questo è quello che è successo».

 

Un testimone oculare ha detto venerdì ad Al-Jazeera: «la gente stava aspettando i lanci quando hanno notato che stavano arrivando velocemente. Così un gruppo di persone si è riparato in un cantiere edile».

 

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«Uno dei pacchi è caduto sul sito, provocandone il crollo, uccidendo e ferendo le persone all’interno. Mi sono precipitato ad aiutare le persone all’interno quando ho realizzato che mio cugino era tra loro. Ora è morto».

 

Gli aiuti tramite lanci aerei vengono utilizzati quando tutte le altre alternative falliscono e quando una popolazione ha un disperato bisogno di aiuti salvavita mentre è tagliata fuori dal mondo.

 

Finora, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Francia si sono coordinati con Israele per lanciare aiuti in diverse aree della Striscia di Gaza sotto assedio. Domenica gli Stati Uniti hanno effettuato il loro primo lancio di aiuti umanitari a Gaza con oltre 30.000 pasti paracadutati da tre aerei militari. Secondo quanto riferito, l’operazione è stata effettuata congiuntamente con l’aeronautica militare giordana.

 

 

I palestinesi hanno affermato che le quantità di aiuti lanciati via aerea sono troppo piccole rispetto ai bisogni della popolazione affamata di Gaza.

 

«È inutile», ha detto a Middle East Eye Ahmad Mansour, un palestinese del sud di Gaza, all’inizio di questa settimana. «Molti aiuti sono finiti in mare o nelle zone controllate dall’esercito israeliano. Ci sono migliaia di persone che corrono verso alcuni pacchi di aiuti. Stanno giocando con noi».

 


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«Non riesco a capire perché il mondo non possa fare pressione su Israele affinché consenta l’arrivo dei camion degli aiuti umanitari», ha continuato Mansour. «Perché gli operatori umanitari non possono essere protetti per distribuire equamente gli aiuti? Il nuovo motto è: “Mangeremo e riceveremo medicine solo se avremo la fortuna di prendere qualcosa che cade dal cielo?”».

 

Secondo video non verificati circolanti in rete, alcune buste di aiuti alimentari USA arrivati a Gaza (la cui quasi totalità della popolazione è musulmana) conterrebbero grasso di maiale.

 

 

La strage degli aiuti avviene pochi giorni dopo il «massacro della farina», con l’esercito dello Stato Ebraico a sparare su una folla che si accalcava attorno ad un punto di distribuzione di aiuti alimentari.

 

Come riportato da Renovatio 21, alti funzionari ONU denunciano che nel frattempo sempre più bambini palestinesi stanno morendo di fame.

 

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Immagine screenshot da Twitter

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Geopolitica

L’Europa occidentale alimenta l’instabilità globale, burocrati UE «totalmente non eletti»

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Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che l’Europa occidentale si è trasformata nella principale fonte di instabilità nel mondo e sta riesumando il militarismo sfruttando come pretesto il conflitto in Ucraina.   In un’intervista concessa lunedì alla Islamic Republic of Iran Broadcasting Corporation, Lavrov ha sostenuto che le élite di Bruxelles hanno assunto il controllo e stanno «cercando di soggiogare i governi nazionali», obbligandoli a «ignorare gli interessi dei loro popoli».   Secondo il titolare della diplomazia russa, i burocrati dell’UE detengono il potere tramite «compromessi tra governi nazionali legittimamente eletti», pur essendo «totalmente non eletti». Questo meccanismo erode la democrazia e impone ai Paesi di sottomettersi a quella che Lavrov ha definito l’autorità della «Bruxelles collettiva».   Lavrov ha affermato che l’Europa occidentale è stata una costante origine di crisi globali, ricordando che «nel corso della storia, l’Europa è stata ripetutamente fonte di ogni male e prole delle crisi più profonde». Ha citato esempi come la schiavitù, le Crociate (sic), il colonialismo e le due guerre mondiali, scatenate, a suo dire, «a causa delle ambizioni illusorie nutrite dai leader europei».

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Per Lavrov, l’Europa occidentale sta di nuovo cercando di «dettare a tutti i suoi termini e desideri» sulla scena internazionale, utilizzando in particolare il conflitto ucraino «per affermarsi» e «per tramare contro gli Stati Uniti e tutti coloro che cercano una giusta soluzione».   Sostenendo Kiev, l’Europa occidentale sta conducendo una guerra per procura contro la Russia, ha aggiunto il ministro, precisando che tale sforzo si fonda su «denaro europeo, istruttori e tutti i dati di intelligence e ricognizione occidentali».   Funzionari russi hanno più volte accusato i sostenitori occidentali di Kiev di intralciare gli sforzi di pace. Il consigliere presidenziale Yury Ushakov ha dichiarato che i leader UE stanno complicando i negoziati Russia-USA proponendo richieste inaccettabili, mentre il negoziatore russo Kirill Dmitriev ha avvertito che alcuni interventi equivalgono a un «sabotaggio della pace».  

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Immagine di Вячеслав Прокофьев / Пресс-служба Президента РФ / ТАСС via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Geopolitica

Trump: Kiev ha «già perso territorio»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha descritto come «molto positiva» una conversazione avuta con i leader europei e ha rivelato di aver parlato direttamente anche con l’omologo russo Vladimir Putin nei giorni recenti, nell’ambito degli sforzi per allineare tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino.

 

Il mese precedente, l’amministrazione Trump ha presentato un quadro per un piano di pace finalizzato a terminare la guerra in Ucraina. Le proposte, nel frattempo riviste in più occasioni, includono, tra l’altro, la rinuncia di Kiev alle sue ambizioni di adesione alla NATO e alle pretese sulla Crimea e sulle regioni del Donbass di Lugansk e Donetsk, tutte annesse alla Russia in seguito ai referendum. In cambio, l’Ucraina otterrebbe garanzie di sicurezza non meglio specificate.

 

Interpellato lunedì su quale «incentivo» abbia l’Ucraina a cedere territori, Trump ha lasciato intendere che la questione potrebbe essere già di fatto risolta.

 

«Beh, hanno già perso il territorio, sapete, in realtà. Voglio dire, il territorio è perso», ha dichiarato Trump ai giornalisti alla Casa Bianca. «Ma quanto alle garanzie di sicurezza… Stiamo lavorando su garanzie di sicurezza perché la guerra non riprenda».

 

Trump ha riferito di aver avuto recenti colloqui diretti con Putin e di ritenere che la Russia desideri seriamente concludere il conflitto.

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«In questo momento, la Russia vuole porre fine alla guerra. E il problema è che prima vogliono porre fine alla guerra, e poi all’improvviso non ci riescono più. E l’Ucraina vuole porre fine alla guerra, e all’improvviso non ci riesce più. Quindi dobbiamo metterli sulla stessa lunghezza d’onda», ha spiegato.

 

In seguito ai colloqui di lunedì a Berlino tra gli inviati di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner, e una delegazione ucraina, il presidente ha affermato di aver intrattenuto «un’ottima conversazione» con i leader europei e della NATO, oltre che con il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

 

«Abbiamo avuto discussioni molto lunghe e molto interessanti. Credo che le cose stiano procedendo piuttosto bene», ha aggiunto Trump.

 

Zelens’kyj, però, al termine dell’incontro ha dichiarato che, pur registrando alcuni avanzamenti, «la questione delle concessioni non è assolutamente all’ordine del giorno». Di recente ha proposto l’idea di un referendum sulle eventuali concessioni territoriali, ma ha insistito affinché le garanzie di sicurezza occidentali siano assicurate in anticipo, insieme alla tenuta di elezioni presidenziali a lungo posticipate.

 

Mosca ha bollato questa proposta come una tattica per prolungare il conflitto e riorganizzare le forze armate ucraine. La Russia ha sempre sostenuto che la Crimea e il Donbass, che nel 2022 hanno votato per l’ingresso nella Federazione Russa, costituiscono territorio sovrano russo e che le truppe ucraine verranno comunque espulse dalla regione, in un modo o nell’altro.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Fico: l’Ucraina è un «buco nero» che inghiotte miliardi di euro

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Il primo ministro slovacco Robert Fico ha definito l’Ucraina un «buco nero» di corruzione che ha assorbito miliardi di euro inviati dall’Unione Europea.   Kiev è stata travolta il mese scorso dall’ennesimo grave scandalo corruttivo, quando Timur Mindich, stretto collaboratore del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, è stato accusato di aver diretto un sistema di tangenti da 100 milioni di dollari nel settore energetico. L’inchiesta ha provocato le dimissioni del capo di gabinetto dello Zelens’kyj, Andriy Yermak, e di altri alti funzionari.   In un post sui social media che accompagnava un’intervista concessa sabato a Slovensko Radio, Fico ha ricordato che in passato era stato criticato duramente («grida») quando aveva messo in guardia sulla necessità di «fare attenzione alla corruzione» a Kiev, sostenendo che l’UE non ha idea di dove siano finiti i 177 miliardi di euro erogati all’Ucraina.   Il Fico ha dichiarato di non voler partecipare a nessun nuovo piano di aiuti ulteriori all’Ucraina, «soprattutto» per quanto riguarda le armi, precisando che non sosterrà mai pacchetti finanziari destinati all’acquisto di armamenti che «ucciderebbero più persone».

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«Se durante i vertici dei leader UE dici che non vuoi destinare fondi alle armi, diventi immediatamente un cattivo, perché prevale l’idea che ci sia l’obbligo di finanziare le armi», ha aggiunto Fico, che l’anno scorso è sopravvissuto a un tentativo di omicidio perpetrato da un attivista filo-ucraino.   La settimana scorsa, la Commissione europea ha attivato poteri di emergenza per bypassare la regola dell’unanimità e procedere al congelamento temporaneo degli asset della banca centrale russa. La Commissione, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, intende utilizzare i 246 miliardi di dollari per finanziare un «prestito per riparazioni» destinato a Kiev, piano osteggiato da vari Paesi, tra cui Ungheria e Slovacchia.   Budapest e Bratislava hanno condannato l’UE per aver aggirato i possibili veti dei singoli Stati membri.   Come riportato da Renovatio 21, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha accusato la «dittatura di Bruxelles» di «violare sistematicamente il diritto europeo» e ha parlato del piano UE per il sequestro dei beni russi come di una «dichiarazione di guerra».  

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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