Geopolitica
Il papa riceve in udienza Bill Clinton e il figlio di Soros

Papa Francesco ha incontrato mercoledì l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in udienza privata presso la residenza papale di Casa Santa Marta. La delegazione di Clinton comprendeva diversi eminenti americani, tra cui Alex Soros della Open Society Foundations. Lo riporta Catholic News Agency.
Durante l’udienza, il papa argentino ha regalato a Clinton una statua di una donna che tiene in mano una colomba. Il pontefice ha detto che rappresenta «un’opera per la pace».
Clinton di contro ha donato a Papa Francesco «un piccolo vassoio con sopra il simbolo degli Stati Uniti», secondo un video pubblicato su Twitter da Vatican News.
L’ufficio di Clinton ha detto a Catholic News Agency che il regalo era un vassoio di porcellana personalizzato con il sigillo presidenziale. L’ex presidente ha anche scritto una nota personale al pontefice.
«La Sala Stampa della Santa Sede in una e-mail del 5 luglio ha descritto l’incontro come una “udienza privata” con il presidente Bill Clinton e la sua delegazione. Ha fornito foto ma nessun’altra informazione» scrive CNA.
Pope Francis met Wednesday with former US President Bill Clinton, along with a delegation, at the Pope's residence at the Casa Santa Marta. pic.twitter.com/jMOSfP0RuN
— Vatican News (@VaticanNews) July 5, 2023
Al termine dell’incontro, Papa Francesco ha salutato la delegazione che accompagnava Clinton. Il gruppo comprendeva il genero del presidente Marc Mezvinsky e l’ex compagno di stanza di Clinton a Oxford, Strobe Talbot, che ha servito come vice segretario di Stato nell’amministrazione Clinton.
L’attuale ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Joe Donnelly, non era presente, ha detto l’ufficio di Clinton a CNA.
Da notare come, nel video diffuso anche su YouTube dagli organi Vaticani, venga montata un’inquadratura che mostra il giovane Soros in maniera specifica tra gli altri partecipanti all’udienza.
Il Soros jr., autore di una tesi di laurea in filosofia sul Nietzsche e il «Dioniso ebraico», accoglie il pontefice a braccia conserte e con un sorrisetto.
Clinton, che ora si occupa di filantropia con la sua Fondazione, ha visitato l’Albania nei giorni precedenti 3-4 luglio e ha ricevuto dal primo ministro albanese una medaglia di pubblica gratitudine per il suo sostegno all’Albania e per l’intervento della NATO nella guerra del Kosovo, riporta la testata Euractiv.
Soros, figlio del miliardario finanziere e filantropo George Soros, ha accompagnato Clinton sia in Albania che in Vaticano. Soros è il nuovo presidente della Open Society Foundations, un gigante filantropico fondato da suo padre che ha appena «abdicato» prediligendo il rampollo più «politico» del casato, che è già stato alla Casa Bianca di Biden almeno 14 volte. Recenti notizie hanno indicato che il sistema di Fondazioni dei Soros sta tuttavia per licenziare il 40% della sua forza lavoro.
Va ricordato il lavoro delle Fondazioni di Soros: Open Society e i suoi gruppi affiliati hanno finanziato gli sforzi per legalizzare l’aborto in Irlanda, Polonia, Messico e altri Paesi tradizionalmente cattolici – non esattamente, quindi, l’ospite ideale per la Santa Sede, tanto più per una pubblicizzata udienza con il Santo Padre. La rete di Soros ha anche finanziato gli sforzi per cambiare le priorità politiche dei cattolici americani e per approvare una legislazione fortemente a favore dell’aborto, come una misura elettorale del Michigan per dichiarare l’aborto un diritto costituzionale.
Parlando con il Wall Street Journal per un articolo dello scorso mese sulla successione in casa Soros, Alexander ha affermato che intende continuare l’eredità di suo padre di finanziare questioni progressiste, ma che intende sostenere varie cause come il diritto di voto, il diritto all’aborto e l’uguaglianza di genere.
Da qualche parte, in ambito cattolico, c’è ancora chi dibatte della scomunica per i politici abortisti; non a Roma, dove i propalatori ultramiliardari del feticidio globale vengono ricevuti dal pontefice in persona.
Tuttavia, a guardare bene ci sono altri dettagli che suscitano più di un interrogativo.
È strano che nessuno dei suoi consiglieri, dalla segreteria di Stato in su, abbia fatto notare a Bergoglio che incontrare Clinton, sempre più implicato nella vicenda Epstein e nei suoi rivoli più oscuri e sanguinari, non è un’idea geniale.
Come riportato da Renovatio 21, Clinton ha ospitato Epstein alla Casa Bianca un numero ragguardevole di volte, e foto inopportune escono ciclicamente sui giornali. Il rapporto è innegabile, al punto che Ghislaine Maxwell – che si dice avesse una relazione con l’ex presidente – campeggia tranquilla nelle foto del privatissimo matrimonio della figlia Chelsea.
E per quanto riguarda le cose religiose, Bill Clinton, massone di suo di un certo «Ordine DeMolay», non ha nascosto il suo interesse per il vudù, molto chiacchierato nell’ambiente politico americano, partito quando in viaggio di nozze con Hillary ad Haiti assistette ad una cerimonia di possessione officiata dal «papa» del vudù Max Beauvoir, detto anche «il re degli zombi».
«Gli spiriti arrivarono, e possederono una donna e un uomo – ricorda il Bill nella sua autobiografia My Life – L’uomo si strofinò una torcia sul suo corpo e camminò sui carboni ardenti senza essere bruciato. La donna, nella frenesia, urlava ripetutamente, poi prese un pollo vivo e gli staccò la testa a morsi».
Tale momento di turismo preternaturale parrebbe aver segnato la vita di Clinton e pure il destino del mondo. «Al momento del ritorno da Haiti, ero determinato a candidarmi», annota ancora Bill nella sua autobiografia.
Come riportato da Renovatio 21, Haiti è rimasta nel cuore dei Clinton, e anche al centro di alcuni affari controversi della loro fondazione, come sostiene il libro documentario Clinton Cash.
Tuttavia bisogna in realtà cercare di comprendere anche cosa accomuni concretamente, oggi, Clinton e il giovane Soros.
È interessante sottolineare come la tappa precedente allo scalo romano di Clinton: in Albania è stato premiato da Edi Rama, il presidente notoriamente nel giro di Soros padre, tanto da essere invitato al suo terzo matrimonio una diecina di anni fa.
Clinton è stato di fatto un fattore di importanza immensa per l’idea della «Grande Albania», conducendo una guerra contro la Serbia per fare del Kosovo una provincia albanese, sostenendo apertamente i gruppi armati albanesi poi arrivati al potere a Pristina.
In particolare, si ricordano gli sforzi del segretario di Stato di Clinton, Madeleine Albright, che promosse senza requie Hashim Thaci, leader del gruppo paramilitare albanese UCK – considerato dall’ONU come «terrorista» nel 1998 e accusato di vai reati – poi divenuto premier e presidente del nuovo Kosovo.
Come noto, Thaci è stato varie volte accusato di essere al centro di reti criminali, tra cui il traffico di organi.
Il mondo disegnato da Clinton, discepolo di Carroll Quigley ed erede di un breve decennio di incontrastato potere unipolare americano, sta ora cadendo a pezzi. Il Kosovo sta per esplodere, e le tensioni tra serbi ed albanesi continuano verso escalation sempre più preoccupanti. Il Kosovo, in seguito, sarebbe divenuto il Paese al mondo con più foreign fighter ISIS.
Tuttavia, ancora più grave è la sorte di un’altra grande opera di Clinton: la creazione dell’Ucraina moderna, un Paese che, ha detto una volta Steve Bannon, «è stata creata dai Clinton per estrarne danaro».
Ebbene, come Haiti e il Kosovo, l’Ucraina non solo è saltata, ma rischia di spingere il mondo tutto verso la catastrofe nucleare.
Nel mentre, l’architetto di questi multipli disastri a pochi chilometri da noi va dal papa a parlare della pace con il principe dell’aborto mondiale.
E il romano pontefice li riceve, li saluta con calore, offre loro doni – all’interno del Sacro Palazzo, delle stanze dei successori di Pietro.
Siamo messi così.
Cosa vi potevate aspettare, dal papa che odia la Santa Messa e la Tradizione, dal papa pro-Sodoma, dal papa di Davos, dal papa indifferentista, dal papa del paganesimo negromantico, dal papa opportunista, dal papa superalcolico, dal papa del danno iatrogeno globale, dal papa della bomba mRNA, dal papa del battesimo di Satana?
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Erdogan chiama Netanyahu il «macellaio di Gaza»

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha commesso a Gaza una delle peggiori atrocità del secolo, lasciando il segno nella storia in modo sanguinoso, ha detto mercoledì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una riunione del gruppo parlamentare.
Nel suo discorso televisivo si è espresso contro l’operazione militare israeliana nell’enclave palestinese.
Erdogan ha criticato «le violazioni dei diritti umani e gli atti di guerra a Gaza» e «l’apatia della maggior parte delle nazioni occidentali», affermando che la Turchia «esaurirà tutti gli sforzi per ritenere il governo israeliano responsabile secondo il diritto internazionale e la responsabilità morale».
Il discorso ha fatto eco a una conversazione che Erdogan ha avuto martedì con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, quando il presidente turco ha chiesto che Israele sia ritenuto responsabile per aver continuato a «calpestare palesemente il diritto internazionale , il diritto di guerra e il diritto umanitario».
Erdogan ha sostenuto che la reazione di Israele all’attacco di Hamas sia stato «una sorta di genocidio, tagliando cibo, carburante, medicine, pane, elettricità, acqua e comunicazioni a 2,3 milioni di persone, costringendole in una prigione a cielo aperto di 360 chilometri quadrati».
«Netanyahu, che ha commesso una delle più grandi atrocità del secolo scorso a Gaza, ha già iscritto il suo nome nella storia come il “Macellaio di Gaza”», ha proclamato il presidente turco.
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Secondo i funzionari locali, la successiva campagna di bombardamenti e le operazioni di terra delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno provocato la morte di oltre 16.000 palestinesi, tra cui donne e bambini.
Netanyahu aveva risposto ai precedenti commenti di Erdogan secondo cui Israele era uno «Stato terrorista» affermando che il presidente turco «sostiene lo stato terrorista di Hamas».
Erdogan ha espresso il suo punto di vista secondo cui le azioni di Netanyahu a Gaza e la stampa che hanno suscitato stanno «alimentando l’antisemitismo e mettendo in pericolo la sicurezza di tutti gli ebrei insieme al popolo israeliano».
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Erdogan ha dichiarato che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza.
Tre settimane fa Erdogan aveva accusato Israele di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UE) a Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità».
Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968.
«Andare avanti in questo senso è molto importante in termini di bilanciamento degli interessi strategici nella regione. Continueremo a fare pressione», aveva dichiarato l’Erdogano. «Le armi nucleari di Israele devono essere ispezionate al di là di ogni dubbio prima che sia troppo tardi. Lo seguiremo fino in fondo. Invito anche la comunità internazionale a non lasciar perdere questa situazione».
La settimana scorsa, con il cancelliere Scholz al suo fianco durante una conferenza stampa, Erdogan ha sentenziato che la Germania non può parlare liberamente di Israele a causa dell’Olocausto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Tentato golpe in Sierra Leone

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Geopolitica
L’indifferenza per il Sudan uccide

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Gli occhi del mondo sono puntati su Gaza, dove circa 15.000 palestinesi sono stati uccisi nella risposta israeliana all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. I combattimenti e i bombardamenti vanno avanti da più di sei settimane. Gli ospedali sono stati bombardati; l’assistenza sanitaria è quasi inesistente.
Ma la stessa cosa sta accadendo in Sudan, su scala molto più ampia e più lentamente. Negli ultimi sei mesi, un’inspiegabile lotta di potere tra due signori della guerra armati dei migliori kit che il denaro possa comprare ha devastato Khartoum e altre città. Sono morte novemila persone. Il conflitto ha scatenato un genocidio contro le tribù della regione del Darfur. Si tratta, afferma l’ONU, di «una crisi umanitaria di proporzioni epiche», «la più grande crisi di sfollati del mondo», con quasi 6 milioni di rifugiati.
Secondo The Economist, quattro orrori affliggono il Sudan: il genocidio, la guerra civile, la carestia e «l’assoluta indifferenza del mondo intero». L’Unione Africana sta con le mani in mano. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è seduto con le mani in mano. Gli Stati Uniti, rioccupati con l’Ucraina e Gaza, hanno fatto poco. «Il silenzio è stato assordante», afferma Mathilde Vu del Consiglio norvegese per i rifugiati.
«Ci stiamo avvicinando al 20° anniversario da quando persone come George Clooney si concentravano sul genocidio in Darfur, e la tragedia è che ora c’è un silenzio totale», ha detto un operatore umanitario a The Lancet.
«In alcune zone si assiste al collasso quasi totale del sistema sanitario e di ogni servizio di base. A ciò si aggiunge la crisi bancaria ed economica che rende ancora più difficile la fornitura di servizi», afferma Vu.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
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