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Civiltà

Il mulino di Amleto per la distruzione finale dell’Europa

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Come sa il lettore di Renovatio 21, Amleto non è solo il principe di Danimarca di Shakespeare. Amleto è una figura mitica nordica antecedente. La storia di Amleth, o Amlóði attraversa tutto il Nord dall’Islanda alla Scandinavia.

 

Secondo alcuni, la figura di questo Amleto metastorico sarebbe portatrice di un messaggio immane per l’umanità. Tre equinozi fa, ricordammo il misterioso libro Il Mulino di Amleto (1969), dove lo storico della Scienza Giorgio De Santillana ritiene che vi sarebbe contenuto il segreto della precessione degli equinozi, carpito già da una sofisticata civiltà megalitica e trasmesso a noi tramite i miti.

 

Ma che cos’è questo «mulino di Amleto»?

 

Nella mitologia norrena, Amleto possiede un favoloso mulino che, nei tempi antichi, portava molta pace e prosperità. Più tardi, durante la decadenza, esso cominciò a macinare il sale. Caduto in fondo al mare, ora macina rocce e sabbia, creando un grande vortice identificato con il «Maelstrom, la corrente che macina». Un gorgo che tutto inghiotte.

 

Il mulino di Amleto è in pratica come Scilla e Cariddi. Un mostro marino, che sconvolge il mare e l’umanità che vi si affaccia, e minaccia di portare con sé l’intero universo.

 

Ho pensato al mulino di Amleto quando ho visto le immagini del gas fuoriuscito nel Baltico dal gasdotto Nord Stream. Un braccio di mare interamente divenuto canuto, forse una bolla larga un chilometro… no, non avevo mai visto niente del genere. Nessuno lo ha mai visto, perché credo che un gasdotto subacqueo mai sia stato bombardato.

 

È, decisamente, un mostro marino, un buco in fondo al mare in grado di far vorticare tutto quanto, la terra e gli uomini.

 

Siamo arrivati al momento della vertigine. Il mulino di Amleto ci parla, e ci dice qualcosa di indicibile.

 

Ci dice che l’Europa sarà devastata: se non dal freddo e dalla fame, dalla guerra. Ci dice che è stato deciso, da qualche parte in alto, che l’Europa sarà sacrificata.

 

Ci dice che in realtà questa non è una guerra in Ucraina, non è una guerra contro la Russia: è una guerra contro l’Europa tutta. La Terza, in poco più di un secolo.

 

Andiamo con ordine: non vi è dubbio che sia un attentato. I tedeschi ora parlano di una detonazione di almeno 500 chili di TNT. Le esplosioni sono state così forti da essere registrate dalla scala Richter – gli svedesi parlano di una scossa da 1,9 e una da 2,3. Era necessario: il tubo ha pareti di 4,1 cm rinforzata con 11 cm cemento armato. Ogni sezione del tubo pesa 11 tonnellate, che vanno a 24-25 tonnellate dopo l’applicazione del calcestruzzo.

 

Quindi no, non è stato l’urto di un capodoglio. Lo stanno ammettendo un po’ tutti: è un sabotaggio. Lo hanno confessato subito perfino i tedeschi, i veri beneficiari del Nord Stream 2: ed è curioso, perché il giorno prima in Germania vi era stata una protesta in strada per chiedere l’apertura del gasdotto (che ricordiamolo, doveva inaugurare bizzarramente proprio nei giorni dello scoppio del conflitto).

 

Renovatio 21 ha riportato i casi di sindaci e industriali che hanno chiesto, poche settimane fa, l’apertura del Nord Stream 2 per salvare il Paese. Ora non lo faranno più: parlano di «mesi» per le riparazioni. Alcuni dicono che il tubo è invece irreparabile.

 

Ricordando, sempre, che il danno è anche al tubo gemello, il Nord Stream. E che le esplosioni, al momento in cui scriviamo, sarebbero almeno tre, e le falle quattro.

 

Quindi, la domanda vera: chi è stato?

 

Non c’è dubbio per la stampa occidentale: sono stati i russi, non c’è dubbio. Hanno fatto saltare una infrastruttura in larga parte loro, costruita in anni, e dalle quale volevano avere i proventi della vendita del loro core business, le risorse naturale. Non una grinza.

 

Qualcuno dice: ci sarebbe il caso dei britannici che hanno addestrato gli ucraini all’uso di droni sottomarini e tecnologia per lo sminamento del Mar Nero… Non siamo molto convinti di questa tesi, perché bisogna stiracchiare non poco i dati a disposizione: dallo sminamento al piazzamento di esplosivi? Dal Mar Nero al Baltico?

 

La realtà è che un po’ tutti sanno che la gallina che canta ha fatto l’uovo.

 

La rivista tedesca Der Spiegel aveva scritto  che la CIA aveva recentemente avvertito Berlino dei segnali crescenti di un possibile attacco pianificato al sistema di gasdotti Nord Stream.

 

Un ex ministro della Difesa polacco, l’europarlamentare Radek Sikorski – uomo attivo ai tempi del golpe di Maidan nonché marito della attivista neocon americana russofoba Ann Applebaum (di cui Renovatio 21 vi ha parlato)  ha senza troppo indugio attribuito agli Stati Uniti il ​​sabotaggio di ambedue i gasdotti, il Nord Stream 1 e 2, che trasportano gas naturale dalla Russia alla Germania. «Grazie, USA», ha scritto Sikorski su Twitter.

 

Se questi per voi non sono abbastanza per essere indizi, vi facciamo vedere un video della gallina che canta in primo piano. Joe Biden che dichiara, poco più di due settimane prima della guerra, che «se la Russia invade… allora non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine a tutto questo».

 

Alla giornalista che aveva giustamente chiesto come aveva intenzione di farlo, ha risposto non troppo vagamente: «Te lo giuro, saremo in grado di farlo».

 

 

Vi è purtuttavia un momento «gallina che canta perché ha deposto» ancora più pazzesco.

 

A parlare è Victoria Nuland, alta funzionaria neocon del dipartimento di Stato, moglie di famiglia neocon (Kagan), discendente di profughi ebrei russi che si trasmettono geneticamente di generazione in generazione l’odio per lo Zar.

 

 

«Se la Russia invaderà l’Ucraina, in un modo o nell’altro, Nord Stream 2 non andrà avanti». Sì, lo aveva detto ufficialmente, davanti alle telecamere, nella sua solenne funzione di sottosegretario al Dipartimento di Stato per l’Eurasia – in pratica, considerando che il Segretario di Stato è un chitarrista fallito, di signora incontrastata della politica estera americana.

 

Non dobbiamo ricordare al lettore di Renovatio 21 il fatto che la Nuland è l’architetto del golpe di Maidan e di tutto ciò che è venuto dopo, compreso, crediamo, questa guerra.

 

Ricordate cosa disse la Nuland intercettata mentre parlava con il suo ambasciatore a Kiev? «Fuck the EU». Fanculo l’Europa.

 

Le sue parole ora assumono un senso maggiore. Perché, di fatto, ora l’Europa è fottuta.

 

La faccenda è questa: il sabotaggio impedisce, rende inutile un accordo tra Mosca e l’Europa – che rimane comunque al freddo.

 

Immaginate le prime ondate di anziani morti assiderati in casa, causa mancanza di riscaldamento: sappiamo che Berlino prepara la sua popolazione a questo scenario già dallo scorso inverno.

 

Immaginate: uno tsunami di disoccupati, tutte le imprese tedesche chiudono. Immaginate le conseguenti rivolte, che il governo tedesco si appresta dichiaratamente a reprimere.

 

Immaginate il governo Scholz che si frantuma: si sfilano i liberali (che vorrebbero pure tornare pienamente al nucleare), oppure parte del SPD: i Verdi sappiamo che nell’ora grottesca che stiamo vivendo sono il partito più pro-NATO dell’arco costituzionale germanico.

 

Immaginate un colpo di Stato: un militare, magari un generale illuminato (la Germania ne ha…) prende il potere promettendo elezioni quando la crisi energetica sarà superata.

 

Immaginate invece quello che chiamano il Tag X, il giorno X, con il collasso dello Stato federale e un network di fantomatici estremisti di destra che prende il potere – sempre, come in tutti gli scenari summenzionati, per fare la pace con Putin e riavere il gas.

 

Ebbene, nessuna di queste opzioni è ora percorribile. Perché anche se si decidesse di resettare la crisi col Cremlino (difficile…), il gas non arriverebbe. Hanno tagliato i ponti. Hanno reso materialmente inutile ogni riconciliazione.

 

I sabotatori angloidi, lo abbiamo scritto, avevano già disintegrato gli accordi di pace che sembravano raggiunti ad aprile, abbiamo appreso.

 

Ora il sabotaggio diviene materiale. Ora non si tratta più di diplomazia: si tratta della devastazione del Paese più importante dell’Unione Europea, e di conseguenza dell’Europa stessa.

 

C’è chi dice che questo atto sconsiderato – il più sconsiderato che si possa ricordare, peggio dell’affondamento del Lusitania – porterà giocoforza ad un’escalation. Ora i russi magari tranciano un po’ di cavi sottomarini transatlantici, buttando giù la rete americana e globale.

 

È possibile, la ritorsione è nell’ordine naturale delle cose. Da lì, a salire. Altri dispetti, che crescono sino a divenire termonucleari – e ipersonici

 

Tuttavia, a noi interessa riflettere su ciò che il vortice di pazzia sul Baltico (un lago NATO, secondo i polacchi…) realmente significa in prospettiva.

 

Qualche settimana fa ho scritto su Renovatio 21 un pezzo che ha avuto molti lettori, intitolato «L’obiettivo di Putin siete voi». In esso ipotizzavo che la lunga durata dell’operazione militare speciale poteva spiegarsi solo con la volontà di fiaccare l’Europa riguardo al gas.

 

Il sabotatore ha capito esattamente questo discorso, e ha agito. Putin non ha più nessuna arma di ricatto verso i Paesi europei. Anche se volesse, non potrebbe vendere loro il gas, nemmeno regalandoglielo. Di più: anche qualora, come fantasticano sciagurati e perdigiorno, Putin fosse detronizzato, il governo fantoccio che salirebbe al Cremlino non potrebbe mandare idrocarburi al cliente principale, noi.

 

La mossa di cui stiamo parlando ha un prezzo: la rovina dell’Europa. L’Europa senza gas esploderà. Precipiterà nella povertà, nel caos. Ci saranno tensioni, morti. I sopravvissuti poi, affamati e sconvolti, decideranno di obbedire a qualcuno…

 

In pratica si tratta, davvero, di una guerra contro l’Europa. Siamo l’obiettivo dei padroni del mondo, che sono diventati spietati al punto da decretare il sacrificio del continente culla della Civiltà.

 

C’è questa battuta che circola: Washington è disposta a combattere la Russia fino all’ultimo ucraino, uomo, donna o bambino. La verità invece è che l’America vuole combattere la Russia fino all’ultimo europeo. Siamo noi, non i ragazzi di Kiev, l’ultima carne da cannone di questo conflitto.

 

O forse, ci viene in mente, non è nemmeno così. Non usano la devastazione dell’Europa per combattere la Russia: no, usano la Russia per la distruzione dell’Europa.

 

La cosa assume senso, se posta in una prospettiva storica e metastorica.

 

Chi non teme di guardare le cose per come sono sa che la Prima Guerra Mondiale è stata scatenata per distruggere l’Europa nei suoi imperi centrali, quello tedesco e soprattutto quello asburgico.

 

La Seconda Guerra Mondiale, oltre ad averla rasa al suolo, ha avuto come risultato – guarda guarda – la fine del potere europeo, divenuto condominio di Stati eunuchi alla corte delle due superpotenze (ricordate: tesi ed antitesi, i padroni del vapore sono hegeliani…).

 

Ed eccoci alla Terza, che annullerà definitivamente l’Europa e la renderà forse una «zona di barbarie», un continente intero che imploderà nella ferocia.

 

Del significato conflitti mondiali ne parlava, molto prima che essi avvenissero, l’americano Albert Pike nelle sue lettere a Mazzini, giudicate ovviamente da alcuni storici (fact-checker ante litteram) come un falso.

 

«Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che mostrerà chiaramente, in tutto il suo orrore, alle nazioni, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria» scrive il 15 agosto 1871 Pike in risposta all’agente della sovversione mondiale Giuseppe Mazzini.

 

Ma non bisogna nemmeno andare così indietro, né pescare nel torbido della storia massonica: la sottomissione dell’Europa perché potenziale avversario degli USA è concetto espresso dai neocon – sì, la famiglia di Victoria Nuland… – negli scritti del Project for New American Century («Progetto per un nuovo secolo americano: il famoso PNAC che, poco primo dell’11 settembre, si augurava «una nuova Pearl Harbor» e perfino in documenti strategici del Dipartimento della Difesa USA del 1992.

 

«La missione politica e militare dell’America nell’era del dopoguerra fredda sarà di assicurare che nessuna superpotenza rivale possa emergere nell’Europa occidentale, in Asia o nel territorio dell’ex Unione Sovietica» era scritto nelle 46 pagine passate per le mani, riportava all’epoca il New York Times, del solito Dick Cheney…

 

E se anche questo vi sembra cospiratorio, pensate solo alla famosa definizione della NATO che ne diede il suo primo segretario generale, il barone Hastings Ismay, nel 1953: «to keep the Soviet Union out, the Americans in, and the Germans down». L’Alleanza Atlantica, sin dalle sue origini, doveva «tenere l’Unione Sovietica fuori, gli americani dentro, e i tedeschi sotto».

 

In breve, la sottomissione della Germania – e dell’Europa.

 

Ebbene, ci siamo. Con le bombe sul fondo del Baltico il padrone non solo rinsalda le nostre catene, ma ci fa capire che non gli importa se ne moriremo strangolati, anzi forse se lo augura pure, quantomeno per una larga parte di noi, perché gli altri, coloro che sopravvivranno, saranno ancora più schiavi.

 

Sì, il mulino di Amleto ora è visibile sino in superficie.

 

Il suo gorgo trascinerà nell’abisso il nostro continente, e con esso una buona parte della Civiltà umana, o quel che ne resta.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana

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Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.

 

La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.

 

In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».

 

 

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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.

 

È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.

 

La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».

 

Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.

 

Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.

 

«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».

 

Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.

 

L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.

Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…

 

Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.

 

La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.

 

In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?

 

Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.

 

Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.

 

Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.

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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.

 

Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).

 

Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.

 

E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.

 

Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.

 

Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.

 

Roberto Dal Bosco

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«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la domenica di Pasqua 2024.  

ADHUC TECUM SUM

Omelia nella Domenica di Pasqua

 

Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.

Salmo 138

  Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso.    Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio.   Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.

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Le parole dei Profeti non erano bastate, nonostante esse annunciassero – insieme alla dolorosissima Passione del Salvatore – anche la Sua gloriosa Resurrezione. Sembrava tutto finito, tutto vano: le speranze di tre anni di ministero pubblico, di miracoli, di guarigioni sembravano dissolversi dinanzi alla cruda realtà di una morte tremenda e infame, con cui veniva a chiudersi definitivamente la vita del figlio di un falegname della Galilea.    Questo è ciò che abbiamo dinanzi in questa fase cruciale della Storia dell’umanità: un mondo che per secoli ha costruito una civiltà – anzi: la civiltà – sulle parole di Cristo, riconoscendoLo Re come fece il popolo di Gerusalemme, e che nell’arco di qualche generazione Lo rinnega, Lo tortura, Lo uccide con il più infame dei supplizi e Lo vuole seppellire per sempre.   E se non siamo ancora giunti alla fine di questa passio Ecclesiæ – ossia al completamento della Passione di Cristo nelle Sue membra, il Corpo Mistico – sappiamo che questo è comunque ciò che presto accadrà, perché il servo non è superiore al padrone.   Il mondo contemporaneo ha assistito alle manovre del Sinedrio, che in tre secoli ha compiuto sulla Santa Chiesa ciò che in tre giorni aveva fatto al suo Fondatore; in quel Sinedrio abbiamo potuto annoverare non solo re e principi, ma anche sacerdoti e scribi, per i quali la Redenzione minacciava un’usurpazione ai danni di un popolo ingannato dai suoi stessi capi. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia (Mt 27, 18).    Noi stiamo osservando: increduli che tutto questo possa accadere di nuovo, questa volta coinvolgendo l’intero corpo ecclesiale e non solo il suo Capo divino.   Alcuni con il timore di vedere fallito un programma politico di rivolta, altri sgomenti e incapaci di comprendere come le parole del Signore possano realizzarsi, quando tutto lascia temere il peggio.   Alcuni si svelano nel loro considerare il Signore come un’opportunità per trarne un vantaggio personale e quindi pronti a tradirLo, altri continuano a credere, apparentemente contro ogni ragionevolezza.    Vediamo i sommi sacerdoti inchinarsi al potere temporale, prostrarsi dinanzi agli idoli del globalismo e della Madre Terra – infernale simulacro del Nuovo Ordine Mondiale – per quello stesso terrore di vedersi sottrarre un potere usurpato, di essere scoperti nelle loro menzogne, nei loro inganni. Tradimenti, fornicazioni, perversioni, omicidi, corruzione mettono a nudo un’intera classe politica e religiosa indegna e traditrice. E quello che gli scandali portano alla luce è ancora nulla rispetto a ciò che presto verremo a conoscere: l’orrore di un mondo sommerso, in cui coloro che dovrebbero esercitare l’autorità di Cristo Re nella sfera civile e di Cristo Pontefice in quella religiosa sono in realtà adoratori e servi del Nemico, né più né meno di ciò che erano i sacerdoti mostrati dal Signore al profeta Ezechiele (Ez 8), nascosti nei penetrali del Tempio e intenti ad adorare Baal.   Su di loro la collera di Dio si scatena mediante l’azione punitrice dei nemici: ieri Nabucodonosor o Antioco Epifane, Diocleziano o Giuliano l’Apostata; oggi le orde dell’Islam invasore, i Black Lives Matter, i seguaci dell’ideologia LGBTQ, i tiranni del Nuovo Ordine Mondiale e dell’OMS. E come i precursori dell’Anticristo hanno creduto di poter vincere Cristo e sono morti, così moriranno anche i servi dell’Anticristo e l’Anticristo stesso, sterminati dalla destra di Dio.    Quanto sangue sparso! Quante vite innocenti stroncate, quante anime perdute per sempre, quanti Santi strappati al Cielo! Ma quanti Martiri silenziosi, quante conversioni sconosciute, quanto eroismo in tante persone senza nome. E tra costoro non possiamo non annoverare i Dottori della Chiesa – ossia quei Vescovi rimasti fedeli all’insegnamento del Signore – e i dottori del popolo, ossia quei campioni della Verità cattolica contro l’Anticristo. Sì, cari amici e fratelli, perché ci saranno anche loro: E i dottori del popolo illumineranno molta gente, e correranno incontro alla spada, e alle fiamme, e alla schiavitù, e allo spogliamento delle sostanze per molti giorni (Dan XI, 33).   Questo titolo di dottore, giusta ricompensa dell’ingegno unito al lavoro, lo Spirito Santo lo attribuisce egualmente, e con infinita giustizia, a poveri popolani che la grandezza della loro Fede ha trasformati in apostoli. Apostoli intrepidi delle Verità cristiane, essi le faranno risuonare nelle officine, nelle botteghe, nelle strade, per le campagne, su internet.   Anche l’Anticristo li avrà in odio, considerandoli come uno dei più grandi ostacoli all’instaurazione del suo regno tirannico e li perseguiterà ferocemente; perché proprio quando egli crederà di aver sotto controllo i pulpiti e i parlamenti, sarà anche grazie ad essi se la fiamma della Fede non si spegnerà e se il fuoco della Carità accenderà tanti cuori sino ad allora tiepidi.   Guardiamoci attorno: la furia montante di tanti crimini esecrandi e di tante menzogne sta svegliando molte anime, scuotendole dal loro torpore per farne anime eroiche pronte a combattere per il Signore.   E quanto più nelle ultime fasi, la battaglia si farà feroce e spietata, tanto più determinata e coraggiosa sarà la testimonianza di persone sconosciute e umili. 

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In questa grande Parasceve dell’umanità, che volge ormai al termine e prelude alla vittoria della Resurrezione, le grida oscene e le vili crudeltà della folla ci atterriscono e ci fanno pensare che tutto sia perduto, specialmente nel contemplare quanti Hosanna si sono mutati in Crucifige.   Ma così non è, cari fratelli!   Al contrario: se siamo giunti al Venerdì di Passione, sappiamo che è imminente il silenzio del Sabato, che presto sarà squarciato dal suono non più delle campane a festa, ma dalle trombe del Giudizio, dal ritorno trionfale del Signore glorioso.    A chi per primo si mostra il Salvatore risorto?   Non si mostra a Erode, né a Caifa, né a Pilato, ai quali pure avrebbe potuto dare una bella lezione apparendo sfolgorante nella Sua veste candida come la neve.   Non si mostra agli Apostoli, fuggiti e ancora nascosti nel Cenacolo.   Non si mostra a Pietro, che ancora piange amaramente il suo rinnegamento.   Si mostra invece alla Maddalena, che inizialmente crede si tratti di un ortolano: a colei che la mentalità del mondo di allora avrebbe considerato insignificante, ma che era stata – con la Maria Santissima e le Pie Donne – ad accompagnare il Signore al Calvario, e che ora si preoccupava di lavarne e imbalsamarne il corpo.   Questa delicatezza del Redentore verso la Maddalena sia dunque una promessa per il giorno glorioso del Suo ritorno, quando saranno altri Cattolici senza nome, rimasti fedeli nell’ora della Passione, a meritare di veder sorgere ad Oriente il Sole di Giustizia che non conoscerà tramonto.   E così sia.   + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo 31 Marzo 2024 Dominica Paschatis, in Resurrectione Domini SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine: Jacopo Robusti detto Tintoretto (1518-1594), La resurrezione, Gallerie dell’Accademia, Venezia  Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia   
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Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia

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Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.

 

Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.

 

«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.

 

«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».

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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.

 

«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.

 

Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.

 

«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.

 

Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.

 

Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».

 

«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».

 

Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.

 

Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

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