Civiltà
Equinozio, magia eterna
Oggi è l’equinozio di autunno.
Tutti sappiamo cos’è: il giorno in cui la durata della notte coincide con quella del giorno.
Tecnicamente, equinozio è l’istante nel tempo in cui il piano dell’equatore terrestre passa attraverso il centro geometrico del disco solare.Ciò si verifica due volte all’anno, intorno al 20 marzo e al 23 settembre. In altre parole, è il momento in cui il centro visibile del Sole è direttamente sopra l’equatore.
L’equinozio è un allineamento della Terra con l’astro che le dà la vita. Forse per questo da sempre varie religioni hanno considerato l’equinozio come una data di festa – perfino la laica Repubblica Francese, creata e portata avanti dalla massoneria come altre repubbliche europee, la vuole come festività nazionale.
Tutto il mondo dell’esoterismo e della magia freme nelle ore dell’equinozio. The Equinox era la rivista di occultismo pubblicata dal padre del neopaganesimo magico e del satanismo moderno Aleister Crowley.
C’è tuttavia una vera magia che vale la pena di ricordare: la precessione degli equinozi. Concetto non facilissimo da afferrare, tanto che chi scrive una volta ne chiese conto ad una laureanda in Astronomia, che fece scena muta.
C’è una vera magia che vale la pena di ricordare: la precessione degli equinozi
La precessione è il lento ed inesorabile cambiamento di l’orientamento dell’asse di rotazione terrestre rispetto alle costellazioni.
La precessione (cioè rotazione dell’asse attorno alla perpendicolare: immaginate una trottola) avviene per la forma non perfettamente sferica del pianeta e per l’intervento gravitazionale della Luna e del Sole.
Il moto completo della precessione è di 25.772 anni circa. In gergo, si chiama suggestivamente «anno platonico». Platone aveva infatti definito nel suo dialogo Timeo il periodo di ritorno del cielo alla sua posizione iniziale come «anno perfetto».
In questi quasi 26 millenni si avvicendano quindi le diverse ere astrologiche, e conseguentemente, cambia la stella polare: tra circa 13.000 anni a indicare il Nord sarà Vega e non Polaris, cioè quella che a questa altezza dell’anno platonico chiamiamo « Stella Polare».
Il moto completo della precessione è di 25.772 anni circa. In gergo, si chiama suggestivamente «anno platonico»
In pratica, con il tempo l’asse della Terra (chiamato anche punto vernale, punto d’Ariete o punto Gamma) punti verso verso diverse costellazioni. Ciò ha creato l’idea che il mondo attraversi varie ere astrologiche.
L’era astrologica, o era zodiacale, è la suddivisione che il pensiero magico ha dato alla storia del mondo. Essa si compone di dodici eoni, che collimano perfettamente con i dodici segni dello Zodiaco, ciascuno dei quali della durata di 2160 anni.
Il punto vernale – che è la congiunzione dell’asse del pianeta con il Sole che avviene nel giorno dell’equinozio di primavera – circa 2100 anni fa, puntava la costellazione dell’Ariete. In seguito con il passare dei secoli, la precessione, lo ha man mano spostato verso la costellazione dei Pesci (qui abbondano i riferimenti degli astrologi all’ascesa del Cristianesimo); secondo alcuni saremmo ora all’alba, dell’era astrologica successiva, la celeberrima Era dell’Acquario, popolarizzata dalla canzone del musical Hair. Sulla sua partenza le fonti sono discordi: taluni dicono che sarebbe scoccata proprio nel dicembre del fatale anno 2020, altri sostengono che sarebbe partita nel marzo di quest’anno.
Qui tuttavia si innesta la vera magia della storia degli equinozi.
Con il tempo l’asse della Terra punti verso verso diverse costellazioni. Ciò ha creato l’idea che il mondo attraversi varie ere astrologiche
La scoperta della precessione è dibattuta: babilonesi, egizi, cinesi… molti hanno trovato vaghe tracce di una possibile comprensione del fenomeno dei popoli antichi.
Tuttavia, qualcuno parla di una scoperta molto precedente, risalente addirittura al Neolitico. E con implicazioni di mistero totale.
Giorgio de Santillana, un fisico ebreo romano che fuggì dal fascismo riparando in USA (dove insegnò storia della scienza al MIT di Boston) pubblicò nel 1969 uno strano libro dal titolo assai poetico, Il mulino di Amleto. (Il libro, compilato con la scienziata Hertha von Dechend, è pubblicato ancora oggi in Italia dall’ineffabile editore Adelphi…)
L’idea alla base del volume si attirò critiche severe da parte della comunità scientifica.
Santillana sostiene che la conoscenza della precessione degli equinozi e delle ere astrologiche era conosciuta sin dai tempi di una non precisata civiltà megalitica capace di «insospettabile sofisticazione».
Santillana sostiene che la conoscenza della precessione degli equinozi e delle ere astrologiche era conosciuta sin dai tempi di una non precisata civiltà megalitica capace di «insospettabile sofisticazione»
La conoscenza della precessione e del susseguirsi delle ere zodiacali sarebbe stato quindi incapsulato nelle mitologie umane, di modo da far arrivare il messaggio sino a noi. Questi misteriosi antichi avrebbero inserito la realtà del fenomeno astronomico in particolare sotto forma di una storia relativa a una macina e a un giovane protagonista (il mulino di Amleto che dà il titolo del libro, e un riferimento alla figura mitologica nordica Amlóða che compare nel racconto epico islandese Edda e che avrebbe poi ispirato Guglielmo Shakespeare nella creazione dell’eroe della sua tragedia più famosa).
Il libro ricostruisce il mito di un «mulino celeste» che ruota attorno al Polo e macina il sale e la terra del mondo, ed è associato ad un vortice.
La macina che cade dalla sua struttura rappresenta il passaggio della stella polare di un’epoca (simboleggiata da un sovrano o un re di qualche tipo) ad una nuova (simboleggiata dal rovesciamento del vecchio re dell’autorità e il potenziamento del nuovo).
Secondo gli autori questi «miti del mulino» sarebbe presenti in varie mitologie mondiali, come si evincerebbe da « oggetti cosmografici di molte epoche e climi (…) Saxo Grammaticus, Snorri Sturluson (…) Firdausi, Platone, Plutarco, il Kalevala, Mahabharata, e Gilgamesh, per non dimenticare l’Africa, le Americhe e l’Oceania».
«Possiamo quindi vedere come tanti miti, all’apparenza fantastici e arbitrari, di cui il racconto greco dell’Argonauta è una progenie tardiva, possano fornire una terminologia di motivi immaginali, una sorta di codice che sta cominciando a essere decifrato» scrive Santillana in un precedente libro del 1961, Le origini del pensiero scientifico.
«Possiamo quindi vedere come tanti miti, all’apparenza fantastici e arbitrari (…) possano fornire una terminologia di motivi immaginali, una sorta di codice che sta cominciando a essere decifrato»
Tale codice segreto, scrive lo studioso, «aveva lo scopo di consentire a coloro che sapevano (A) di determinare inequivocabilmente la posizione di determinati pianeti rispetto alla terra, al firmamento e l’uno all’altro; (B) di presentare quale conoscenza ci fosse del tessuto del mondo nella forma di racconti su “come è iniziato il mondo”».
Le implicazioni di questo pensiero sono immense. C’è un’intelligenza superiore, che giace sotto la storia?
Immaginate lo shock per il Progressismo, l’idea che eravamo delle scimmie, poi dei bruti, e poi via via ci siamo «civilizzati» fino ai viaggi spaziali, i vaccini mRNA e i matrimoni gay. E se, invece, vi fossero state delle civiltà precedenti che avevano capito molto più di quanto siamo in grado di capire noi?
Le implicazioni di questo pensiero sono immense. C’è un’intelligenza superiore, che giace sotto la storia? E se la storia umana potesse quindi essere una forma di involuzione (una caduta, in termini religiosi…) invece di un luminoso sentiero verso un futuro sempre migliore, sempre più giusto ed intelligente?
E se la storia umana potesse quindi essere una forma di involuzione (una caduta, in termini religiosi…) invece di un luminoso sentiero verso un futuro sempre migliore, sempre più giusto ed intelligente?
E se tutto quello che sappiamo della storia, quindi, fosse falso? Se invece che guardare i nostri antenati dall’alto verso il basso, la situazione si rovesciasse?
Ancora: e se non avessimo neppure iniziato a decifrare le tracce che gli antichi ci hanno lasciato? Se la saggezza di cui disponiamo oggi non fosse nemmeno una frazione di quella di cui disponeva chi è venuto prima di noi?
Il pensiero progressista – cioè, l’incarnazione moderna dell’illuminismo massonico che ci ha dato le rivoluzioni degli ultimi secoli – non può tollerare in alcun modo un simile pensiero.
Ecco perché all’epoca il volume fu stroncato come «non serio», «amatoriale nel senso peggiore possibile» e quindi, di fatto, dimenticato, relegato allo scaffale delle bizzarrie. Esso poteva rappresentare un esercizio di mitologia comparata, al massimo, o di archeoastronomia, lo studio di come nelle passate epoche era osservato il cielo.
Per quanto l’accademia rigettasse il libro, l’idea continuava a vivere in libri come nel fortunatissimo saggio di pseudoarcheologia Impronte degli dei del giornalista Graham Hancock, dove si parla di questa sapiente civiltà scomparsa dopo un cataclisma, esattamente come quella di cui parla lo stesso Platone sempre nel Timeo e nel Crizia – Atlantide.
Il pensiero progressista – cioè, l’incarnazione moderna dell’illuminismo massonico che ci ha dato le rivoluzioni degli ultimi secoli – non può tollerare in alcun modo un simile pensiero
Scienziati ed intellettuali ridono di libri come questo – come ridevano di Donald Trump, diciamo.
Poi capita di leggere che, sì, in effetti l’allineamento perfetto delle Piramidi di Giza sarebbe dovuto proprio… all’equinozio d’autunno.
«Nel corso degli anni, gli esperti hanno proposto una serie di teorie per spiegare come gli antichi egizi costruissero le piramidi. Alcuni hanno ipotizzato di aver usato le costellazioni, mentre altri credono facessero affidamento sul sole» scrive la Smithsonian Magazine, che introduce il lavoro dell’archeologo Glen Dash. La rivista è serioso organo dello Smithsonian Institute, rispettabile ente di ricerca con annesso un notissimo museo a Washington D.C. e altri 19 musei, cosa che difatto rende lo Smithsonian il più grande gruppo museale al mondo.
«Nel suo articolo, Dash suggerisce che gli antichi egizi usassero effettivamente il sole per allineare le piramidi, ma in particolare il giorno dell’equinozio d’autunno» scrive la rivista.
«Per dimostrare la sua teoria, Dash ha piantato un’asta per tracciare il movimento del sole il 22 settembre 2016, il giorno dell’equinozio d’autunno (…) ha segnato la posizione dell’ombra della verga durante il giorno, formando una curva. Alla fine della giornata, ha avvolto un pezzo di spago attorno al palo e lo ha usato per segnare un arco che intercettava due punti della curva. Quando viene tracciata una linea retta, è quasi perfettamente puntata da est a ovest, con una leggera rotazione in senso antiorario, proprio come l’allineamento delle tre piramidi più grandi dell’Egitto».
Da qui si potrebbe aprire la storia della «Teoria della Correlazione di Orione».
L’idea – discussa in egittologia come teoria di frangia dal 1989 e popolarizzata dal film Stargate – ritiene che vi sia una correlazione tra la posizione delle tre piramidi di Giza e la Cintura di Orione della costellazione di Orione, e che questa correlazione fosse intesa come tale dai costruttori originali del complesso piramidale di Giza.
Le stelle di Orione erano associate a Osiride , il dio egizio della rinascita e dell’aldilà. Accanto alle piramidi, sappiamo esserci un altro enigmatico monumento, la sfinge: un leone con la testa di donna. Ebbene, secondo alcuni calcoli astronomici, l’era zodiacale della costruzione delle piramide era quella del Leone…
A noi non resta che far notare: quanta magia, in questo mondo. Quanta profondità, quanto significato hanno le sue storie. E che eterno mistero può nascondersi dietro ad un giorno qualsiasi, un giorno come oggi, equinozio d’autunno 2021.
Anche qui, un messaggio cifrato, incastonato in una mitologia antichissima.
Lasciamo i soloni ridere, e gli appassionati affondare nella letteratura sull’argomento.
A noi non resta che far notare: quanta magia, in questo mondo. Quanta profondità, quanto significato hanno le sue storie.
E che eterno mistero può nascondersi dietro ad un giorno qualsiasi, un giorno come oggi, equinozio d’autunno 2021.
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Civiltà
Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana
Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.
La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.
In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».
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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.
È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.
La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».
Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.
Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.
«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».
Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.
L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.
Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…
Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.
La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.
In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?
Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.
Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.
Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.
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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.
Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).
Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.
E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.
Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.
Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.
Roberto Dal Bosco
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Civiltà
«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua
ADHUC TECUM SUM
Omelia nella Domenica di Pasqua
Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.
Salmo 138
Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso. Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio. Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.Sostieni Renovatio 21
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Civiltà
Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.
Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.
«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.
«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».
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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.
«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.
Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.
«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.
Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.
Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».
«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».
Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.
Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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