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Il Mossad guida la rivolta contro Netanyahu: documenti USA trapelati

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Quantità di documenti segreti dell’Intelligence USA e del Pentagono sono finiti in rete, pubblicati sotto forma di immagini su Discord, un sito di chat popolare nel mondo degli amanti dei videogiochi, e poi su image board (forum che prediligono i file visivi) come il noto 4chan.

 

Le informazioni contenute nei documenti, risalenti alla fine di febbraio e all’inizio di marzo, sembrano essere state preparate per alti dirigenti del Pentagono e messe a disposizione di centinaia di altro personale e dipendenti a contratto con adeguate autorizzazioni di sicurezza.

 

Mentre la maggior parte della stampa sembra interessata alle rivelazioni che i file trapelati fanno sulla guerra ucraina (con clamorose ammissioni sulla reale situazione delle truppe di Kiev) non troppa attenzione sembra essere data ad altre rivelazioni esplosive contenutevi: quelle riguardo allo Stato di Israele.

 

L’argomento sta passando sotto silenzio a Washington, da cui non sembrano pervenire grandi commenti, o smentite, sullo scoop. Il Consiglio di sicurezza nazionale, l’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale e il Dipartimento di Stato hanno tutti rifiutato di commentare sabato il promemoria relativo a Israele.

 

In pratica, i documenti parlerebbero di una presunta rivolta del massimo servizio di spionaggio israeliano contro la revisione giudiziaria proposta dal primo ministro Benjamin Netanyahu.

 

Il documento trapelato etichettato come top secret afferma che a febbraio, alti dirigenti del servizio di spionaggio del Mossad «hanno chiesto ai funzionari del Mossad e ai cittadini israeliani di protestare contro le riforme giudiziarie proposte dal nuovo governo israeliano, inclusi diversi espliciti inviti all’azione che denunciavano il governo israeliano», secondo quello che traspariva dai SIGINT, ossia l’Intelligence dei segnali, cioè le intercettazioni, riporta il Washington Post.

 

«Di per sé, l’intervento diretto nella politica israeliana da parte del Mossad, un servizio di spionaggio esterno a cui è vietato intromettersi in questioni interne, sarebbe una rivelazione significativa. Il fatto che le informazioni emerse come risultato, apparentemente, dello spionaggio statunitense sul suo più stretto alleato in Medio Oriente potrebbe ulteriormente infiammare quello che è stato un periodo di disordini politici storici in Israele» scrive il WaPo.

 

La cosa è quantomeno imbarazzante ad ogni livello – e in ambo i Paesi coinvolti, e oltre.

 

Domenica, l’ufficio del primo ministro ha rilasciato una dichiarazione a nome del Mossad, descrivendo i resoconti dei media sul promemoria come «mendaci e privi di qualsiasi fondamento». «Il Mossad e il suo personale dirigente in servizio non si sono affatto impegnati nella questione delle manifestazioni e si dedicano al valore del servizio allo Stato che ha guidato il Mossad sin dalla sua fondazione», si legge nella dichiarazione.

 

L’imbarazzante rivelazione arriva in un momento di tumulto interno in Israele, mentre il governo di Netanyahu, il più di destra e religiosamente estremista della sua storia, affronta crisi su più fronti. Il piano della nuova amministrazione per indebolire la Corte Suprema del Paese ha diviso la società, portato centinaia di migliaia di persone nelle strade e causato fratture nell’esercito ispirando centinaia di riservisti a dichiarare che non avrebbero prestato servizio. I diplomatici israeliani si sono uniti agli scioperi e, per un giorno, decine di ambasciate israeliane in tutto il mondo sono state chiuse.

 

La revisione proposta consegnerebbe al parlamento israeliano il controllo sulle nomine giudiziarie, eliminerebbe il controllo giudiziario della legislazione e consentirebbe ai legislatori di votare contro le decisioni della Corte Suprema.

 

L’opposizione è provenuta principalmente dalla base o da funzionari in pensione. L’unica figura importante a rompere i ranghi, il ministro della Difesa Yoav Gallant, lui stesso sotto la pressione di ex colleghi militari, lo ha fatto alla fine di marzo. Il giorno seguente, Netanyahu ha annunciato che Gallant era stato licenziato, sebbene rimanga ancora in carica.

 

Alla fine di marzo, Gallant, il ministro della Difesa, aveva rilasciato una dichiarazione televisiva chiedendo un congelamento della legislazione, sostenendo che stava danneggiando la capacità di difesa del Paese. «La spaccatura all’interno della nostra società si sta allargando e penetrando nelle forze di difesa israeliane (…) Questo è un pericolo chiaro, immediato e tangibile per la sicurezza dello Stato. Non parteciperò a questo».

 

Il Mossad, il cui capo David Barnea è stato insediato da Netanyahu, ha pubblicamente taciuto sulla revisione. I media israeliani hanno riferito alla fine di febbraio che aveva dato il permesso al personale di basso rango del Mossad di partecipare alle manifestazioni, a condizione che non rendessero pubbliche le loro affiliazioni professionali. La decisione è arrivata in risposta a una petizione di agenti dell’Intelligence che suggerivano che non si sarebbero presentati in servizio se la legislazione fosse andata avanti.

 

Il promemoria americano è poco dettagliato, e non è chiaro chi nella leadership del Mossad abbia sostenuto che le spie di base così come i civili «protestassero» contro i piani di Netanyahu.

 

Gli sforzi dei leader del Mossad per incoraggiare le manifestazioni si sono verificati «dall’inizio alla metà di febbraio», afferma il documento trapelato. Le informazioni sono etichettate FISA, il che significa che la raccolta dell’intelligence richiede l’approvazione di un giudice federale come stabilito dal Foreign Intelligence Surveillance Act.

 

Il ruolo di Washington nell’esporre le preoccupazioni del Mossad sulla revisione potrebbe attirare il fuoco dei conservatori israeliani, alcuni dei quali hanno già accusato gli Stati Uniti di fomentare segretamente le proteste – accuse che Washington nega categoricamente.

 

Il mese scorso, il figlio di Netanyahu, Yair, ha affermato che il Dipartimento di Stato americano era «dietro le proteste in Israele, con l’obiettivo di rovesciare Netanyahu, apparentemente per concludere un accordo con gli iraniani». Come noto, il ragazzo qualche anno fa pubblicò un meme, incredibilmente definito come «antisemita» pure dalla stampa italiana, che ritraeva George Soros come puparo del mondo.

 

 

Mentre i manifestanti annunciavano i raduni sabato per la quattordicesima settimana consecutiva, l’ex ministro della Difesa e capo di stato maggiore dell’esercito dello Stato Ebraico Moshe Ya’alon era tra gli oratori annunciati.

 

«Il governo israeliano ha fallito in ogni area», hanno scritto i leader della protesta in un messaggio diffuso tramite WhatsApp, «e invece di concentrarsi sulla sicurezza, gli alti ministri hanno annunciato la loro intenzione di approvare il Colpo di stato giudiziario alla fine della sospensione della Knesset».

 

Il colpo di Stato, a dire il vero, parrebbero volerlo fare anche i manifestanti, con appelli a pronunciamenti militari – che stranamente includono il rapporto con gli USA e l’amministrazione Biden – pubblicati su un quotidiano come il Jerusalem Post, che sarebbe perfino di centrodestra, ed un tempo era ritenuto moderato.

 

Come riportato da Renovatio 21, molti segni fanno pensare che in Israele sia in corso una «rivoluzione colorata» del tipo utilizzato dagli americani (con l’aiuto, in genere persistente, di George Soros e delle sue fondazioni «filantropiche») i per i tentativi di regime change in Paesi di tutto il mondo a cavallo tra gli anni Novanta e i 2000.

Possiamo solo ipotizzare che Netanyahu, un sabra (ebreo nato in Israele) cresciuto negli USA, sia obiettivo di un tentativo di defenestrazione forse per i suoi rapporti intensi avuti con Putin nel corso dei decenni di premierato, in previsione di  una guerra con Mosca che potrebbe presto divenire totale. L’appoggio di Israele a Kiev è stato altalenante, con rifiuti, pur sotto la pressione di Washington, di fornire gli ucraini di armi, comprese quelle cibernetiche.

 

Ma sono solo speculazioni. Tuttavia, la persistenza della protesta, il coinvolgimento dello Stato Profondo israeliano (servizi segreti, esercito, perfino i sindacati) non lasciano molti dubbi sulla natura della protesta in atto. Basti pensare che a tifare per la rimozione di Netanyahu, scrivendo su quotidiani internazionali, è il filosofo di Davos Yuval Harari, già teorizzatore dell’umanità divenuta troppa e inutile.

 

 

Nel frattempo, forse per cercare di far defluire la tensione interna, ecco le botte dei poliziotti israeliana alla moschea di al Aqsa, ecco un nuovo bombardamento di Gaza, della Sira, scambi di missili con il Libano.

 

Il caos nella regione è totale, e può aumentare a dismisura, è l’unico vero colpevole è Joe Biden, sotto cui si è consumato l’incredibile fine del mondo della diplomazia mediorientale: Iran e Araba Saudita hanno fatto pace, sembra, e i padroni di casa di questa pace sono stati i cinesi.

 

Le carte si stanno per rimescolare mostruosamente. Ci aspettiamo a breve cose pazzesche. Immaginate: l’ISIS presto potrebbe sembrare qualcosa da educande. E state certi, il primo obiettivo sarà il principe saudita Mohamed bin Salman.

 

 

 

 

 

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Geopolitica

La CIA fa rinascere il nazismo ucraino

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Non meraviglia che la CIA formi organizzazioni antirusse. Sorprende invece che non esiti a servirsi di nazisti e «nazionalisti integralisti» per difendere ipocritamente libertà e democrazia.

 

Nel XIX secolo gli imperi tedesco e austro-ungarico progettavano la distruzione del loro rivale, l’impero russo. A questo scopo i ministeri degli Esteri tedesco e austro-ungarico lanciarono un’operazione segreta comune: fondarono la Lega dei popoli allogeni di Russia (Liga der Fremdvölker Rußland – LFR). (1)

 

Nel 1943 il Terzo Reich creò il Blocco antibolscevico delle nazioni (ABN) per smembrare l’Unione Sovietica. Alla fine della seconda guerra mondiale il Regno Unito e gli Stati Uniti recuperarono nazisti e loro collaboratori per mantenere in essere l’ABN (2). Considerata la responsabilità del Blocco nella morte di milioni di perone, il numero due della CIA, Frank Wisner, ne riscrisse la storia: tutti i popoli dell’Europa centrale e del Baltico avevano combattuto collettivamente sia i nazisti sia i sovietici. Un’enorme menzogna. In realtà molti partiti politici dell’Europa centrale si schierarono con i nazisti contro i sovietici, formando divisioni SS e fornendo quasi per intero il corpo dei guardiani dei campi di sterminio nazisti.

 

John Loftus, procuratore speciale dell’Office of Special Investigations, unità del dipartimento di Giustizia statunitense, nel 1980 testimoniò di aver trovato una piccola città nel New Jersey, South River, che ospitava una colonia di ex SS bielorussi. All’ingresso della cittadina un monumento ornato di simboli SS celebrava i camerati caduti, mentre in un cimitero [bielorusso] poco lontano si trovava la tomba del primo ministro nazista bielorusso, Radoslav Ostrovski. (3)

 

È convinzione diffusa che gli Stati Uniti abbiano combattuto i nazisti e li abbiano giudicati a Norimberga e a Tokyo. È falso. Il presidente Roosevelt, liberale convinto, credette nella possibilità di reclutare traditori per metterli al proprio servizio. Tuttavia, essendo morto prima della fine del conflitto, i criminali di cui si era attorniato riuscirono a scalare i vertici del potere, riuscendo a piegare ai propri obiettivi alcune amministrazioni. È quanto accadde per la CIA.

 

L’impegno del Congresso con la Commissione Church, che rivelò i crimini della CIA degli anni Cinquanta e Sessanta, non ha dato grandi frutti. Questo mondo opaco si è riciclato nella clandestinità, continuando a operare.

 

È il percorso seguito dai «nazionalisti integralisti» ucraini di Dimytro Dontsov e dai suoi sicari, Stepan Bandera e Iaroslav Stetsko. Dontsov, già agente segreto del kaiser Wilhelm II, poi di Adolf Hitler, fu recuperato dalla CIA, visse in Canada e, diversamente dalle notizie pubblicate su Wikipedia, morì nel 1973 a South River, nel New Jersey. Era uno dei peggiori criminali di massa del Reich. Durante la guerra sparì dall’Ucraina e divenne amministratore dell’Istituto Reinhard Heydrich di Praga. Fu uno degli ideatori della soluzione finale della questione degli zingari e degli ebrei (4)

 

I suoi sicari Stepan Bandera e Iaroslav Stetso furono ingaggiati a Monaco dalla CIA. Curarono le trasmissioni in ucraino di Radio Free Europe e organizzarono operazioni di sabotaggio in Unione Sovietica. Bandera pianificò numerosi massacri e, con i nazisti, proclamò l’indipendenza dell’Ucraina. Ciononostante anch’egli sparì durante la guerra. Dichiarò di essere stato internato in condizioni di «dignitosa prigionia» in un campo di sterminio. Una versione poco credibile, dal momento che riapparve nel 1944, incaricato dal Reich di governare l’Ucraina e combattere i sovietici. Potrebbe invece aver lavorato nella sede amministrativa dei campi di concentramento, a Oranienbourg-Sachenhausen, al progetto nazista di sterminio delle «razze» deputate a corrompere gli ariani. Durante la guerra fredda Bandera poté muoversi senza intralci nel «mondo libero»; si recò in Canada per proporre a Dontsov di assumere la guida della sua organizzazione. (5)

 

Il tempo è trascorso e questi responsabili di genocidi sono morti senza dover rendere conto delle proprie azioni. Le loro organizzazioni, l’OUN [Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini] e l’ABN, avrebbero dovuto sparire con loro. Così non è stato. L’OUN si è ricostituita col favore della guerra in Ucraina. Così pure l’ABN, sul cui sito internet si leggono libretti propagandistici del dopoguerra ove si afferma che l’organizzazione non è mai esistita prima della caduta del Reich.

 

Il Free Nations PostRussia Forum (Forum delle nazioni libere del dopo-Russia) è la propaggine dell’ABN. Quest’anno si riunirà il 26-27-28 settembre a Londra, Parigi e, possibilmente, Strasburgo. L’obiettivo è il medesimo: la disgregazione della Federazione di Russia in 41 Stati. Non si può dubitare delle radici del Forum: pretende di parlare a nome dei popoli di Russia e non si accontenta di accusare Mosca: se la prende anche con la Cina Popolare, la Corea del Nord e l’Iran.

 

Nei documenti affronta anche la questione del Venezuela, della Bielorussia e della Siria. L’ABN, che partecipò alla fondazione e all’animazione della Lega anticomunista mondiale (6), cui aderiva la maggioranza dei dittatori della pianeta, ora è stata elegantemente rinominata Lega Mondiale per la Libertà e la Democrazia.

 

Il Forum delle nazioni libere del dopo-Russia è stato creato dalla CIA come reazione all’intervento russo in Ucraina. In un anno e mezzo si è già riunito sette volte: in Polonia, Cechia, Stati Uniti, Svezia e nei parlamenti europeo e giapponese. La CIA ha contemporaneamente creato governi in esilio per la Bielorussia e il Tatarstan, come già per l’Iraq e la Siria. Nessun Paese li ha riconosciuti, ma l’Unione Europea li ha ricevuti con deferenza. Questi governi in esilio si aggiungono a quello di lunga data dell’Ichkeria (leggasi Cecenia).

 

L’erede dell’ABN non è stato concepito per conseguire l’obiettivo che dichiara. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di disintegrare la Federazione di Russia, potenza nucleare. La classe dirigente statunitense è nel complesso consapevole che ne conseguirebbero una totale destabilizzazione delle relazioni internazionali, nonché una possibile guerra nucleare. No. Si vuole piuttosto mobilitare al servizio degli Stati Uniti le persone che aspirano all’improbabile obiettivo di smembrare la Russia.

 

Alcune personalità politiche si prestano al gioco. Per esempio l’ex ministra degli Esteri polacca, Anna Fotyga, la stessa che nel 2016 presentò una risoluzione sulle comunicazioni strategiche dell’Unione Europea che prevedeva un sistema d’influenza sull’insieme dei grandi media dell’Unione, dimostratosi efficace. O anche il deputato centrista francese Frederick Petit; già nel 2014 i grandi nomi del suo partito erano in piazza Maidan, a Kiev, per farsi fotografare accanto ai «nazionalisti integralisti». Non parlerò qui dell’ex deputato russo Ilya Ponomarev.

 

Allo stesso fine operano anche alcuni think tank. Per esempio la Jamestown Foundation, fondata con l’aiuto del direttore della CIA dell’epoca, William J. Casey, in occasione [dell’approdo in USA] dalla Russia di un transfuga di alto livello. È stata vietata in Russia nel 2020 (quindi prima della guerra in Ucraina) perché già stampava documenti sulla disintegrazione della Russia.

 

Quanto all’Hudson Institute, è finanziato da Taiwan attraverso la sua agenzia della Lega mondiale per la libertà e la democrazia (ex Lega anticomunista mondiale). Ha potuto così ospitare una sessione del Forum delle nazioni libere del dopo-Russia.

 

Thierry Meyssan

 

NOTE

1) Liga der Fremdvölker Russlands 1916–1918. Ein Beitrag zu Deutschlands antirussischem Propagandakrieg unter den Fremdvölkern Russlands im Ersten Weltkrieg, Seppo Zetterberg, Akateeminen Kirjakauppa (1978).

2) MI6, Inside the Covert World of Her Majesty’s Secret Intelligence Service, Stephen Dorril, The Free Press (2000).

3) The Belarus Secret: The Nazi Connection in America, John Loftus, Albert Knopf (1982).

4) Ukrainian Nationalism in the Age of Extremes. An Intellectual Biography of Dmytro Dontsov, Trevor Erlacher, Harvard University Press (2021).

5) Stepan Bandera: The Life and Afterlife of a Ukrainian Nationalist: Facism, Genocide, and Cult, Grzegorz Rossoliński-Liebe, Ibidem Press (2015).

6) «L’internazionale criminale: la Lega anticomunista mondiale», di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 luglio 2016.

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Geopolitica

Kadyrov è vivo. La propaganda ucraina smentita

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Domenica il capo della Repubblica cecena russa, Ramzan Kadyrov, ha pubblicato un video in cui camminava sotto la pioggia. All’inizio della settimana precedente, diversi media ucraini e occidentali hanno riferito che era stato ricoverato in ospedale a causa di una malattia renale ed era «andato in coma».

 

«Consiglio vivamente a chiunque non sia in grado di distinguere la verità da una bugia su Internet di fare una passeggiata all’aperto e schiarirsi le idee», ha scritto il leader ceceno in un post su Telegram in cui mostrava un video in cui cammina sotto la pioggia. «La pioggia è meravigliosamente rinvigorente», ha aggiunto.

 

Venerdì, il notiziario ucraino Obozrevatel ha affermato che Kadyrov «era andato in coma», citando un portavoce dell’Intelligence militare ucraina, Andrey Yusov, il quale aveva affermato che il leader ceceno aveva visto la sua «malattia pregressa peggiorare», portando a una «condizione grave».

 

Lo Yusov aveva aggiunto che l’Intelligence ucraina ha confermato queste informazioni attraverso «varie fonti negli ambienti medici e politici».

 

Le voci del coma del leader ceceno sono state condivise dai media occidentali, tra cui il New York Post e il Washington Examiner. Il giornale di Nuova York è andato ancora oltre e ha affermato, citando un giornalista kazako, che il leader ceceno potrebbe essere stato avvelenato e avere «gravi problemi ai reni».

 

Kadyrov ha dovuto più volte smentire le voci sulla sua salute. A marzo voci simili erano state diffuse da un piccolo dispositivo che aveva con sé, che secondo il leader ceceno si rivelò essere un contatore elettronico di preghiere musulmane.

 

«Sono vivo e vegeto», disse allora il Kadyrov. «Per gli autori di queste teorie fantasiose serve un medico», ha aggiunto.

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Come riportato da Renovatio 21, a inizio conflitto erano entrati in Ucraina 12 mila volontari ceceni, con tanto di cerimonia massiva per la partenza svolta in piazza dinanzi a Kadyrov, il quale avrebbe pure visitato il fronte.

 

Nel discorso che ha tenuto ai militari riuniti nel centro di Grozny, Kadyrov ha chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di scusarsi con Putin.

 

«Cogliendo questa opportunità, voglio dare un consiglio all’attuale presidente Zelensky in modo che chiami il nostro presidente, il comandante supremo Vladimir Vladimirovič Putin, e si scusi per non averlo fatto prima. Fallo per salvare l’Ucraina. Chiedi perdono e accetta tutte le condizioni che la Russia propone. Questo sarà il passo più corretto e patriottico per lui», ha dichiarato il leader.

 

Il presidente ceceno Ramzan Akhmatovič Kadyrov, ritenuto controverso dai media occidentali, è figlio di Achmat Abdulchamidovič Kadyrov, religioso e paramilitare ceceno che divenne, dopo la seconda guerra di Cecenia vinta da Putin, il presidente della repubblica caucasica.

 

Kadyrov senior, uno dei massimi vertici dell’indipendentismo ceceno tra gli anni Novanta e i Duemila, aveva combattuto i russi fino a quando non aveva realizzato l’infiltrazione wahabita (cioè, del fondamentalismo islamico) e straniera tra le file dell’indipendentismo ceceno. Già nel 2000 fu nominato a capo del governo provvisorio ceceno da un premier appena nominato da Eltsin, Vladimir Putin.

 

Dopo essere scampato a vari attentati suicidi, il 9 maggio 2004 venne ucciso da una bomba che disintegrò il settore VIP dello stadio della capitale Grozny durante la parata per la «Giornata della vittoria», cioè la commemorazione russa per la fine della «Grande guerra patriottica», cioè la Seconda Guerra Mondiale.

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Nell’attentato morirono 12 persone, i feriti furono più di 50. Le redini della repubblica passarono al giovane figlio Ramzan, non ancora trentenne.

 

Il leader indipendentista ceceno Shamil Basaev rivendicò l’attentato. Il Basaev morì in un’esplosione nel 2006.

 

Kadyrov ha detto di ritenere la NATO come nemico di tutti i musulmani.

 

«Negli ultimi cento anni Stati Uniti ed Europa hanno organizzato decine di guerre, colpi di Stato militari e invasioni. Milioni di civili ne sono stati vittime. Oggi rappresentano una minaccia ancora più terribile: stanno distruggendo ogni valore morale elaborato da tutti i Paesi durante la storia dell’umanità».

 

«Esortiamo il mondo islamico, tutte le persone sane di mente, a unire gli sforzi per combattere il nemico comune», ha scritto sul suo canale Telegram. Secondo Kadyrov, l’Alleanza dell’Atlantico del Nord minaccia l’esistenza del mondo intero, tuttavia «la Russia ha smentito ogni previsione occidentale, ha sfidato questo male e si avvia fiduciosa alla vittoria. Non consentite alla Nato di darvi ordini, altrimenti presto vedrete i suoi soldati calpestare il vostro Paese. Tenetevi in prima linea, insieme ai fratelli».

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Intelligence

Guerra di spie: Pechino condanna il leader di una comunità patriottica cinese all’estero

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   I media ufficiali cinesi danno ampio risalto alla vicenda di Shing-Wan Leung, 78enne alla sbarra con l’accusa di essere al soldo degli Stati Uniti. Nel Regno Unito individuate due persone che spiavano per conto di Pechino, una delle quali dall’interno del Parlamento di Londra. Per Pechino la sicurezza nazionale è quella del partito e di Xi Jinping.   Un leader di una comunità filo-governativa d’oltremare cinese è stato condannato all’ergastolo nel maggio scorso, nel quadro di una vicenda di spionaggio emersa solo di recente in tutta la sua portata e rilanciata con ampia eco da Pechino.   Secondo le autorità cinesi John Shing-Wan Leung (梁成运), 78 anni, sarebbe diventato informatore di un’agenzia di Intelligence statunitense e avrebbe organizzato trappole sessuali finalizzate all’attività di spionaggio per oltre 30 anni. Nel frattempo, i media britannici hanno riferito che altre due persone sono accusate di essere spie al servizio delle autorità cinesi.   Il ministero cinese della Sicurezza di Stato, una delle principali agenzie di Intelligence del dragone, ha pubblicato un articolo sul social network cinese WeChat riguardante un caso di spionaggio. Nel post si legge che John Shing-Wan Leung è stato reclutato da un’agenzia di intelligence statunitense nel 1989 ed è stato pagato mille dollari al mese, più relativi bonus.   Gli Stati Uniti lo hanno premiato per il suo lavoro, durante il quale egli avrebbe utilizzato il sesso per costringere funzionari cinesi caduti nella sua rete a tradire il proprio Paese.   Per il ministero Leung avrebbe ripetutamente spiato i dipartimenti e le organizzazioni cinesi presenti in territorio statunitense e monitorato l’attività di cittadini cinesi negli USA. Egli avrebbe portato le proprie «vittime» in ristoranti e alberghi all’interno dei quali erano piazzati oggetti per lo spionaggio, organizzando trappole sessuali per raccogliere informazioni.   Leung è anche accusato di aver truffato le persone incappate nella sua rete, poi incastrate mediante la fabbricazione di «prove» false di attività di spionaggio.   Per migliorare l’immagine e l’influenza di Leung, spiega l’articolo di cronaca che rilancia fonti ministeriali, i servizi segreti statunitensi ne avrebbero falsificato il curriculum, fra cui l’istruzione nel Regno Unito, esperienza lavorativa all’ONU e partecipazione alla guerra in Vietnam.   Il 78enne era diventato leader di diverse organizzazioni della comunità cinese all’estero sempre grazie ai fondi forniti dagli Stati Uniti, che gli avrebbero poi ordinato di tornare in Cina per fare donazioni e crearsi un’immagine di «filantropo patriottico». In particolare, durante la fase più cruenta della pandemia di COVID-19 egli si sarebbe recato nella Cina continentale passando per Hong Kong, con diversi documenti a scopo di spionaggio.   Leung si è fatto conoscere come un leader pro-Pechino all’interno della comunità cinese negli Stati Uniti e in rete circolano alcune sue foto mentre viene ricevuto da leader cinesi del passato, fra cui una immagine con l’ex presidente Hu Jintao e l’ex ministro degli Esteri Yang Jiechi.   Secondo quanto riportato in passato dai media ufficiali cinesi, Leung, doppia cittadinanza di Hong Kong e USA, era in linea con l’ideologia di Pechino e sosteneva apertamente la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, opponendosi al contempo all’indipendenza di Taiwan e mantenendo uno stretto legame con il consolato cinese di Huston.   In Cina, i processi relativi a casi di spionaggio e riguardanti la sicurezza nazionale non sono aperti al pubblico. Gli Stati Uniti non hanno ancora protestato contro la mancanza di trasparenza e il trattamento di Leung. Anche la famiglia e gli amici dell’uomo tacciono sul caso, mentre analisti ed esperti ritengono che egli possa essere un agente doppiogiochista, sacrificato dalle autorità cinesi nella guerra di spionaggio con gli Stati Uniti.   Sempre a maggio Liang Litang (梁利堂), leader pro-Pechino della comunità cinese di Boston, era stato arrestato dall’FBI con l’accusa di monitorare gli attivisti. Un mese prima del fermo, ad aprile, due persone originarie della provincia del Fujian erano state arrestate per aver gestito una stazione segreta di polizia cinese a New York. A differenza dei casi in Cina, Washington ha rivelato più dettagli e prove sulle spie cinesi.   Vale qui ricordare che se da un lato le autorità cinesi ricorrono raramente all’ergastolo di un cittadino straniero, dall’altro negli ultimi mesi Pechino ha rafforzato la repressione dello spionaggio e approvato una legge sul controspionaggio che ha ampliato la definizione di attività e i le possibilità di intervento statale, causando disordini e tensione tra le aziende straniere nel Paese.   Allo tempo stesso le spie cinesi hanno reso più nervosi i governi in Occidente. Il quotidiano britannico The Sunday Times ha reso noto che un ricercatore parlamentare, Chris Cash, in contatto con una serie di alti esponenti conservatori, è stato arrestato per presunta attività di spionaggio a favore di Pechino.   Il premier britannico Rishi Sunak ha espresso preoccupazione per le spie cinesi e ne ha denunciato le interferenze in Parlamento durante il vertice del G20 nel fine settimana scorso, quando ha incontrato l’omologo cinese Li Qiang, mentre la Cina nega le accuse di Londra.   Negli ultimi mesi, Pechino ha rafforzato la propaganda contro lo spionaggio e il ministero della Sicurezza di Stato ha annunciato che per contrastarlo serve «la mobilitazione dell’intera società». Il governo ha incoraggiato tutti i cittadini a denunciare le spie nelle vicinanze, arrivando persino a chiedere ai bambini di denunciare i propri genitori.   Le direttive delle autorità cinesi sono chiare: la sicurezza nazionale è la sicurezza del Partito comunista e di Xi Jinping.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.    
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