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L’Intelligence di Mosca dice che l’Occidente vuole sostituire Zelens’kyj

I sostenitori occidentali dell’Ucraina hanno intensificato gli sforzi per trovare un sostituto per Vladimir Zelens’kyj, ha affermato un agente dei servizi segreti esterni russi (SVR) in un rapporto declassificato. Il documento è stato pubblicato nell’ultimo numero della rivista Razvedchik pubblicata dallo stesso SVR.
Secondo un agente che usa lo pseudonimo «Stone», gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono «estremamente preoccupati» per il «crescente malcontento» tra la popolazione ucraina a causa del conflitto prolungato e dell’incapacità dell’attuale leadership di porvi fine, soprattutto dopo la scadenza del mandato presidenziale di Zelens’kyj lo scorso maggio.
Mentre le potenze occidentali tollereranno Zelens’kyj per ora poiché è «legato a schemi di finanziamento della guerra che portano enormi entrate sia al regime di Kiev che ai produttori di armi occidentali», Stone ha affermato che hanno intensificato gli sforzi per trovare un sostituto adatto.
Secondo l’agente, l’Occidente ha già contattato l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko e il sindaco di Kiev Vitaliy Klitschko, così come il capo dello staff di Zelens’kyj Andrey Yermak, precedentemente descritto dal Times come il governatore de facto dell’Ucraina.
Anche l’ex comandante militare del Paese, il generale Valerij Zaluzhny, e l’ex presidente del parlamento ucraino, Dmitrij Razumkov, sono sulla lista dei potenziali sostituti di Zelensky, ha affermato l’agente russo.
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«Si presume che queste persone possano essere richieste in caso di un brusco deterioramento della situazione in prima linea e della necessità di un urgente cambio di leadership. Allora sarà possibile sceglierne uno, incolpando Zelens’kyj di tutti i fallimenti», ha affermato l’agente.
Ha aggiunto che, per gli Stati Uniti e l’Unione Europea, il punto focale nel trattare con la leadership di Kiev è attualmente «impedire un aumento critico della delusione tra gli ucraini per i fallimenti delle politiche filo-occidentali».
Mentre la rivendicazione legale di Zelens’kyj alla carica è in discussione dalla fine di maggio, ha escluso di tenere elezioni presidenziali, citando la legge marziale. Il mese scorso il presidente russo Vladimiro Putin ha previsto che i sostenitori occidentali dell’Ucraina avrebbero rimosso lo Zelens’kyj dal potere una volta che avesse fatto passare tutte le necessarie «decisioni impopolari», il che potrebbe avvenire già l’anno prossimo, scrive RT.
In una conferenza stampa durante una visita in Vietnam, Putin ha affermato che Zelens’kyj rimane al potere solo perché non ha ancora esaurito la sua utilità.
Come riportato da Renovatio 21, il presidente russo ha ribadito più volte che la legittimità politica del presidente ucraino è finita e che il potere in Ucraina è quindi usurpato. L’ex presidente russo Demetrio Medvedev due mesi fa ha dichiarato che con la scadenza del mandato di Zelens’kyj egli diviene un «obiettivo legittimo» e che l’Ucraina è divenua «un classico Stato fallito».
Tre mesi fa sempre il Medvedev aveva detto che l’Occidente stava complottando per assassinare il presidente ucraino. Attualmente Zelens’kyj è nella lista dei ricercati di Mosca.
In un rapporto dell’SVR pubblicato a maggio, che citava sondaggi d’opinione riservati condotti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, l’agenzia ha affermato che il livello di sostegno a Zelens’kyj, che aveva superato l’80% nei mesi iniziali del conflitto, era sceso al 17% e continua a diminuire.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Perché il caso Epstein non andrà mai da nessuna parte

Journalist Nick Bryant explains why the federal government actively covers up the Jeffrey Epstein case:
“Epstein had cameras in all of his homes. Epstein was definitely a blackmail artist.” “The government wants to make sure that that does not come out. A huge part of our… pic.twitter.com/5cyMe2EAHp — Collin Rugg (@CollinRugg) July 8, 2025
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I servizi segreti britannici hanno infiltrato l’agenzia atomica ONU

Un agente dei servizi segreti britannici si sarebbe infiltrato presso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per coordinare le sanzioni occidentali contro l’Iran. Lo riporta la testata investigativa americana The Grayzone. La notizia circola nel circuito di informazione russo ma è introvabile presso testate occidentali.
Il sito di informazione statunitense ha citato documenti trapelati che descrivono un agente dell’MI6 e il suo ruolo all’interno dell’organismo di controllo delle Nazioni Unite.
Il curriculum dell’agente sarebbe emerso da una serie di documenti riservati trapelati, che dettagliavano le operazioni di Torchlight, un’organizzazione di intelligence britannica. L’individuo sarebbe stato coinvolto persino nella copertura del ruolo dell’intelligence britannica nella morte della principessa Diana (!) e accusato dalle autorità greche di aver orchestrato il rapimento e la tortura di immigrati pakistani ad Atene.
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Secondo quanto riportato dal suo curriculum, l’uomo avrebbe anche «guidato grandi team interagenzia per identificare e contrastare la diffusione della tecnologia delle armi nucleari, chimiche e biologiche», anche attraverso «il supporto all’AIEA e all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW)».
L’agente avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzare le sanzioni contro l’Iran, secondo quanto riportato, «costruendo relazioni altamente efficaci e di reciproco sostegno tra il governo e con i principali colleghi statunitensi, europei, mediorientali ed estremo-orientali per la strategia» tra il 2010 e il 2012. Si attribuisce inoltre il merito di aver reso possibile «l’importante successo diplomatico dell’accordo sul nucleare e sulle sanzioni iraniano».
Durante il periodo in cui l’agente ha operato presso il Centro Antiproliferazione del Ministero degli Esteri britannico, si sarebbe verificato un aumento significativo delle sanzioni occidentali e delle operazioni segrete contro gli scienziati iraniani. In quel tempo, gli omicidi e i sabotaggi israeliani si intensificarono, mentre Stati Uniti e Unione Europea applicavano dure sanzioni economiche.
L’Iran ha a lungo accusato l’AIEA di collaborare con i suoi avversari, sostenendo che l’agenzia abbia fornito a Israele informazioni sensibili, come l’identità di scienziati nucleari e dettagli su infrastrutture strategiche, colpite il mese scorso da attacchi aerei israeliani e americani.
Il 12 giugno, l’AIEA ha accusato l’Iran di aver violato il Trattato di non proliferazione nucleare, senza però fornire prove concrete di un programma di armamento nucleare. Il giorno successivo, Israele ha condotto attacchi contro scienziati nucleari iraniani e impianti di arricchimento dell’uranio. L’Iran ha respinto le accuse e ha risposto agli attacchi.
Il 22 giugno, gli Stati Uniti hanno partecipato all’operazione israeliana. Il conflitto, durato 12 giorni, si è concluso la settimana scorsa con un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, finora rispettato.
In risposta, Teheran ha interrotto la collaborazione con l’AIEA, vietando l’ingresso nel Paese al Direttore Generale Rafael Grossi e decidendo di sospendere il monitoraggio regolare dei suoi siti nucleari. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha criticato Grossi per aver pubblicato un «rapporto fazioso», utilizzato da Israele come pretesto per il suo attacco «illegale».
Particolare la parte che parla della morte della principessa Diana. The Grayzone riporta un articolo del 2001 che sosteneva che l’uomo sarebbe «arrivato a Parigi settimane prima del fatale incidente automobilistico della principessa Diana in città il 31 agosto 1997, e fu successivamente accusato di aver condotto “operazioni di informazione” per deviare le diffuse speculazioni pubbliche sul fatto che l’Intelligence britannica fosse responsabile della sua morte».
Il mistero della morte di Lady Diana, che un tempo tanto appassionava il pubblico mondiale, è oramai una realtà totalmente dimenticata, nonostante le continue rivelazioni uscite negli anni.
A quel tempo era legittimo parlare di «complotti»: bisogna ricordare comi perfino in certa stampa mainstream, di dubbi ve ne fossero pochi: la morte di Diana fu innescata dal suo matrimonio programmato con il jetsetter musulmano Dodi al-Fayed, figlio di un controverso ricco imprenditore egiziano attivo a Londra e di Samira Khasoggi, sorella di Adnan Khashoggi, trafficante d’armi saudita e playboy internazionale (con prede ambitissime come Farrah Fawcett, Raquel Welch, Brooke Shields e Lory Del Santo) che fu per un certo periodo considerato l’uomo più ricco del mondo.
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Secondo alcuni Kashoggi gestiva nel suo yacht (poi comprato da Donald Trump…) un sistema di ricatto internazionale, con belle signorine che incontravano i potenti della Terra – in pratica il modello Esptein, una costante del mondo dell’Intelligence. Dodi era quindi cugino di primo grado di Jamal Khashoggi, l’editorialista del Washington Post che secondo la CIA fu squartato al consolato saudita di Istanbul su ordine del principe di Riyadh Mohammed bin Salman, il celebre amico di Matteo Renzi.
La famiglia Khashoggi, prima di cadere in disgrazia con l’ascesa di MbS, era stata praticamente tra le più potenti in Arabia Saudita, con rapporti eccellenti, grazie ai traffici di zio Adnan, con elementi dello Stato profondo americano (fu coinvolto nello scandalo Iran-Contra) e con mezzo mondo – per esempio con le Filippine del presidente Ferdinand Marcos.
Diana, quindi, in casa non si stava portando solo un boyfriend islamico, ma un pezzo di finanza e di geopolitica enorme, con accenti wahabiti e statunitensi.
Ma questa è una storia passata. Altre attività, magari portate avanti dagli stessi soggetti, ora impegnano il mondo delle ombre tra Albione e il resto del pianeta.
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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Il nonno del nuovo capo dei servizi segreti britannici MI6 era un «macellaio» nazista ucraino

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