Intelligence
I servizi segreti tedeschi pronti a criminalizzare chi critica lo Stato

Il 18 agosto, i media tedeschi hanno riportato una conferenza stampa di Thomas Haldenwang, direttore dell’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione – Bundesamt für Verfassungsschutz, conosciuto con la sigla BfV.
Il BfV è il servizio segreto federale che si occupa del territorio nazionale, specificatamente riguardo alle attività che possono minacciare la Grundgesetz, ossia la Costituzione della Repubblica Federale (peraltro violata in modo palese e violento dalle autorità durante il regime pandemico). Il BfV dipende dal ministero degli Interni e ha quasi 3.000 dipendenti.
Nell’incontro con i giornalisti, Haldewang ha dichiarato che le proteste dei cittadini contro la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e le misure anti-COVID sarebbero infiltrate da estremisti di destra e cospirazionisti: cioè la condizione per cui si impiega il Dipartimento 2 del BfV.
Quindi, il direttore del servizio segreto posto tutte le persone e le loro legittime proteste contro le difficoltà economiche esistenziali sotto il sospetto generale di essere controllate e represse – qualcosa che ricorda un po’ la STASI dei tempi della DDR.
Soprattutto, Haldenwang ha sostenuto che «attori russi» vorrebbero utilizzare informazioni false per rivoltare deliberatamente la società contro la fiducia nello Stato, nel governo e nella democrazia e per strumentalizzare il malcontento popolare, hanno riferito Handelsblatt.
Si tratta, insomma, del solito copione – Russia! Russia! Russia! – visto da più di un lustro negli USA.
Il ministero dell’Interno, da cui il BfV dipende, aveva già pubblicato nel maggio 2022 il documento «FAQ – Disinformazione nel contesto della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina» che dovrebbe specificare esattamente quali tabù di pensiero e discorso dovrebbero esserci sull’argomento.
La disinformazione russa, secondo il documento, cerca di distorcere la realtà. La quale, dice lo Stato tedesco, è fatta dei seguenti ingredienti:
• Non ci sono state atrocità commesse dall’Ucraina contro i civili nel Donbass
• Non ci sono strutture occidentali di ricerca nucleare, chimica o biologica in Ucraina
• Non esiste un regime neonazista, l’Ucraina è uno Stato democratico
• Ci sono pochi incidenti criminali contro la popolazione nata in Russia
È riportato che al fine di rilevare false accuse e disinformazione, il ministero federale degli Affari Esteri, l’Ufficio federale della stampa e, in testa, il Ministero dell’interno federale coordinano il monitoraggio degli spazi informativi e lo scambio di informazioni su base continuativa.
Come riportato da Renovatio 21, il governo tedesco quest’autunno si attende proteste massive e finanche rivolte civili per la mancanza di gas (cioè, di riscaldamento) seguita alla politica sanzionatoria sucida dei Paesi NATO, dove la Germania (con l’Italia) è il Paese più danneggiato, dipendendo dal gas russo per oltre il 4o%.
Berlino ha già comunicato di essere pronta a reprimere gli «estremisti»; nel frattempo, nel Land della Turingia sta avanzando anche un programma di confisca su base ideologica delle armi legalmente detenute dai cittadini.
Da idee come quelle degli «hub di riscaldamento» creati perché gli «sfollati energetici» non muoiano assiderati capiamo che il disastro a cui sta per andare incontro la Germania potrebbe essere immane: non riguarderà solo bollette impazzite, docce fredde e imprese chiuse ma l’esistenza stessa del popolo tedesco.
Un popolo che, come avviene nello Stato moderno, arriva ad essere considerato un nemico dalle sue stesse autorità.
Immagine di Medien AG // Anarchistische Gruppe Freiburg via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Intelligence
Disney crea un sistema di intelligenza artificiale per cambiare automaticamente l’età degli attori

La Disney per la tecnologia anti-invecchiamento sta sviluppando uno strumento di intelligenza artificiale che può alterare automaticamente l’età degli attori, stando a quanto riferito dal sito americano Gizmodo.
«Re-aging», lo chiama Disney. Lo strumento, soprannominato Face Re-aging Network, o semplicemente nominato FRAN, è in grado di far sembrare gli attori più giovani o più vecchi, a seconda delle esigenze, e promette di accelerare drasticamente i processi di effetti visivi che richiederebbero altrimenti settimane per essere completati se fatti manualmente.
Alcuni di questi processi, se eseguiti manualmente richiedono la pittura scrupolosa di ogni fotogramma 2D del volto di un attore o la sostituzione di un attore con un «pupazzo digitale».
Ma usando FRAN «completa le tradizionali tecniche di re-invecchiamento che già funzionano bene nella produzione cinematografica», hanno scritto i ricercatori Disney in un documento di accompagnamento.
FRAN sembra decisamente più convincente dei precedenti modelli di Intelligenza Artificiale fin ad ora utilizzati per la grafica di questo tipo
Lo strumento AI progettato da Disney funziona sovrapponendo alterazioni – come ad esempio le rughe – a parti specifiche del viso che immagina dovrebbero essere più vecchie o più giovani, lasciando inalterate le parti rimanenti. Lo fa su livelli separati, consentendo agli artisti di modificare e aggiungere manualmente alcuni ulteriori dettagli. A tal fine, la Disney afferma che FRAN è «pronto per la produzione».
Ma affinché FRAN fosse così efficace, i ricercatori hanno dovuto prima creare il proprio database di migliaia di volti generati casualmente, che hanno poi modificato utilizzando gli strumenti di modifica dell’età esistenti. L’enorme volume di volti generati e poi modificati che ne è derivato ha fornito molto materiale per sviluppare questo nuovo prodotto di IA.
Per quanto possa apparire impressionante, FRAN non è impeccabile. Invecchiare, dopotutto, non è solo accumulare rughe, e FRAN sembra faticare a catturare l’incredibile sfumatura del processo. Allo stesso modo, FRAN sembra avvicinarsi in gran parte all’invecchiamento semplicemente rendendo la pelle dei suoi soggetti più liscia, il che può facilmente apparire eccessivo e non naturale.
Ma FRAN non deve essere perfetto. Potrebbe dare agli artisti VFX un enorme vantaggio, risparmiando settimane, se non mesi, di lavoro e milioni di dollari.
Questa nuova e controversa tecnologia viene applicata non solo agli attori viventi, ma anche a quelli passati a miglior vita. Un artista «generativo», che risponde al nome di Alper Yesiltas, ha creato, grazie al supporto dell’AI, fotografie di personaggi famosi morti anzitempo immaginandosi come sarebbero ora se fossero sopravvissute.
In pratica, l’artista-informatico turco ha fatto invecchiare i famosi morti.
Ma c’è chi i morti li fa anche parlare, come nel caso di Marina Smith, una donna di 87 anni morta lo scorso anno, che ha potuto parlare alle persone in lutto al suo funerale proprio grazie al potere dell’Intelligenza Artificiale. Gli ospiti del funerale sono stati sorpresi dall’«esperienza video conversazionale olografica», creata da una startup chiamata StoryFile.
Oramai il mondo dell’AI sembra non avere più confini, tanto da creare immagini inquietanti a partire da una canzone rock anni ’70. L’Intelligenza Artificiale crea una sequenza di immagini inquietanti a partire da input verbali, in questo caso il testo della canzone.
Inoltre ci si può «sbizzarrire artificialmente» anche su selfie dal gusto apocalittico. Su richiesta di un utente, un’Intelligenza Artificiale ha generato immagini di selfie scattati durante la fine del mondo. La macchina ha prodotto una serie di «autoscatti» pieni di mostri umanoide e figure scheletriche dall’aspetto sempre più triste.
Rimanendo circoscritti al mondo cinematografico, un imprenditore tecnologico tedesco, di nome Fabian Stelzer, sta producendo un film interamente generato dall’Intelligenza Artificiale. Il film, di genere fantascientifico e con uno stile piuttosto anni Settanta, si chiama Salt. La pellicola avrà solo voci artificiali tranne la sua. Software di autogenerazione di immagini creeranno pure le riprese e gli effetti sonori del film.
L’era della generazione automatica dei contenuti è qui. Alcuni si domandano, con inquietudine, cosa accadrà quando l’Intelligenza Artificiale generativa sarà usata per la produzione della pornografia.
Una domanda a cui ora abbiamo paura di rispondere.
Economia
Due banche israeliane hanno trasferito 1 miliardo di dollari dalla Silicon Valley Bank prima del suo collasso

Un articolo del giornale israeliano Times of Israel riporta che le due maggiori banche del paese sono state in grado di trasferire 1 miliardo di dollari dalla Silicon Valley Bank a conti in Israele prima che il banco californiano fosse sequestrata dai federali.
La Silicon Valley Bank (SVB) al momento del suo fallimento alla fine della scorsa settimana costituita la sedicesima banca più grande degli Stati Uniti, prima di crollare in quello che il secondo maggiore schianto di una banca nella storia d’America. Aziende che avevano il conto alla SVB, considerata talmente solida da essere entrata di recente nella classifica di Forbes delle banche più affidabili, sono ora bloccate; è stato riportato che una filiale di Nuova York, dove si erano precipitati dei risparmiatori per ritirare il proprio danaro, ha chiamato la polizia.
La banca serviva principalmente il giro locale delle startup tecnologiche e dei loro principali finanziatori, i Venture Capital, ossia i fondi di capitale di rischio. Il business durante la pandemia era andato a gonfie vele: se nel 2019 la banca aveva asset per 40 miliardi, nel 2022 era arrivata a circa 220 miliardi di dollari: negli anni con le popolazioni chiuse in casa a consolarsi con internet ogni pezzo della filiera Big Tech californiana ha fatto affari d’oro.
La SVB è crollata dopo una corsa ai depositi, che ha portato all’amministrazione controllata da parte dell’ente statale di sicurezza bancaria Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), che pare dovrebbe garantire il 100% dei depositi dei clienti assicurati e non assicurati. Negli USA, solitamente i conti correnti
Mentre il crollo di SVB ha colto molti di sorpresa, le autorità finanziarie israeliane apparentemente si sono mosse con incredibile tempismo.
«Le due maggiori banche israeliane, Bank Leumi e Bank Hapoalim, hanno istituito una stanza operativa che ha operato 24 ore su 24 per aiutare le aziende a trasferire i loro soldi da SVB – prima che venissero sequestrati – a conti in Israele», riporta il Times of Israel.
«Negli ultimi giorni, i team di LeumiTech, il ramo bancario high-tech di Bank Leumi, sono stati in grado di aiutare i loro clienti israeliani a trasferire circa 1 miliardo di dollari in Israele, ha affermato la banca».
Della questione ha parlato anche un articolo di un altro importante quotidiano israeliano, Ha’aretz: «persone del settore hanno detto alla fine della settimana che molte aziende israeliane erano riuscite a far uscire i loro soldi in tempo, ma che chiaramente non era così per tutti» scrive il giornale di Tel Aviv. «Non è chiara, infatti, la reale situazione del settore high-tech del Paese, poiché le aziende i cui depositi sono ora bloccati cercheranno di nasconderlo, preoccupate che eventuali voci possano allontanare clienti, fornitori e dipendenti».
L’articolo del Times of Israel parte dalle domande se il crollo di SVB impatterà anche nel florido settore delle startup tecnologiche israeliane (la cosiddetta Silicon Wadi, dove wadi sta per valle in ebraico, e pure in arabo) che ha numerose interconnessioni con l’ambiente finanziario e tecnologico californiano e americano in genere. Uno dei pochi accenti stranieri ammessi nei pitch (cioè le contrattazioni per gli investimenti), confidò in un tweet controverso una decina di anni fa un investitore di Venture Capital, è, oltre all’indiano, quello ebraico.
Come riportato da varie fonti, il settore delle aziende tecnologiche di Israele – la Startup Nation, come la chiama un famoso libro – è dominato da veterani dell’Unità 8200, un’unità del Corpo di Intelligence israeliano delle forze di difesa israeliane responsabile di operazioni clandestine, raccolta di informazioni sui segnali (SIGINT) e decrittazione di codici, controspionaggio, guerra informatica, Intelligence militare e sorveglianza.
Molti dei software di sorveglianza venduti da Israele nel mondo, talvolta con scandalo, provengono da questo tipo di competenze.
Come riportato da Renovatio 21, recenti indagini giornalistiche hanno portato a scoprire che centinaia di dipendenti delle società Big Tech come Google, Facebook, Amazon e Microsoft vengono da ambienti dello spionaggio israeliano.
Immagine di Minh Nguyen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Intelligence
I giornali tedeschi rivendicano l’ultima balla sul Nord Stream

Alcuni media tedeschi sostengono di essere stati i primi a scoprire la nuova pista sul bombardamento del Nord Stream alternativa a quella indicata dal reportage di del decano del giornalismo Seymour Hersh, il quale con date, luoghi e molti nomi aveva ricostruito l’attacco come un’operazione segreta progettata ed eseguita dall’amministrazione Biden al di fuori dell’approvazione del Congresso USA.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana è emersa un’incredibile (letteralmente, etimologicamente) versione alternativa, rivelata al New York Times da «fonti di Intelligence», le quali avrebbero informazioni per cui i colpevoli sono da ricercarsi in un gruppo «filo-ucraino» slegato dal potere di Kiev.
Ora l’emittente tedesca ARD, la radio SWR e il quotidiano Die Zeit affermano di aver «scoperto» loro per primi la presunta connessione ucraina, e non il New York Times.
La cosa è complicata, perché il New York Times ha lasciato intendere di aver avuto le informazioni da fonti dei servizi USA. I media tedeschi invece sono usciti con la stessa storia, ma la hanno attribuita ad una indagine giornalistica congiunta sulle attività delle autorità di polizia tedesche coinvolte nelle investigazioni sul Nord Stream.
«Le autorità investigative tedesche hanno apparentemente fatto un passo avanti nella risoluzione dell’attacco ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Secondo un’indagine congiunta di ARD-Hauptstadtstudio, del magazine politico ARD Kontraste, SWR e Die Zeit, è stato possibile ricostruire in larga misura come e quando è stato preparato l’attacco esplosivo», hanno riferito.
«In particolare, secondo le informazioni di ARD-Hauptstadtstudio, Kontraste, SWR e Die Zeit, gli investigatori sono riusciti a identificare la barca» utilizzata nel sabotaggio, ha scritto Die Zeit.
«Questa disputa di paternità su una narrativa di insabbiamento scelta è stata l’argomento della visita a sorpresa del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Washington per incontrare il presidente Biden il 3 marzo?» si chiede giustamente EIRN, ricordando la grottesca, ridicola, umiliante (non solo per i tedeschi: per ogni europeo) visita del cancelliere alla Casa Bianca di qualche giorno fa.
La tesi di Hersh sulla paternità interamente bideniani del disastroso attacco aveva trovato una qualche trazione anche presso i media tedeschi.
Nel frattempo, qualcosa si muove al Bundestag, con il partito AfD che chiede di discutere le accuse agli USA che a partire dall’articolo di Hersh ora vengono discusse in tutto il mondo.
La Russia, che ha reagito con reazioni al limite dell’ironia alla nuova pista «filo-ucraina» del NYT, sta chiedendo un’indagine ONU sull’accaduto.
Immagine di Burkhard Mücke via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
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