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Misteri

Hanno appena insinuato pubblicamente che Obama è gay?

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Tucker Carlson, il giornalista TV più seguito d’America, ha appena lanciato il secondo episodio della sua nuova serie, Tucker on Twitter, un «programma» caricato direttamente ed esclusivamente sul social media che rappresenta la sua risposta a Fox News che, senza dare alcuna spiegazione, lo ha tolto dal palinsesto, nonostante il suo programma fosse il più seguito dell’intera TV via cavo.

 

Il primo episodio ha totalizzato al momento in cui scriviamo 110 milioni di visualizzazioni. Il secondo viaggia verso i 5 milioni, dopo nemmeno 24 ore. Per fare i raffronti: come giornalista di canale all-news più seguito d’America totalizzava 15 milioni di spettatori.

 

Risulta quindi oggi assolutamente rilevante ciò che Carlson dice nei suoi monologhi, considerando quanta parte dell’opinione pubblica statunitense e mondiale gli dia ascolto.

 

Nel primo episodio ha parlato della diga di Kakhovka, sottolineando come sia improbabile che a farla saltare siano stati i russi.

 

Nel secondo episodio appena caricato, in una tirata di qualità retorica ed argomentativa eccelsa, si è occupato dell’erosione dei tabù della società americana come forma di controllo mentale della popolazione – con ampio passaggio sulla normalizzazione della pedofilia in corso.

 

È nel mezzo di questo discorso che il Carlson ha infilato un accenno che a molti ha fatto drizzare le antenne.

 

Parlando di come sono cambiati negli anni i costumi americani, Tucker ha ricordato il senso di oltraggio che ancora provocavano le scappatelle di Bill Clinton negli anni Novanta. Tuttavia, tale sentimento del pubblico è andato scemando, e già «nel 2008, era ovvio per chiunque prestasse attenzione che Barack Obama avesse una vita personale strana e molto inquietante. Eppure nessuno glielo ha mai chiesto».

 

«A quel punto, il comportamento di un leader all’interno del proprio matrimonio, la relazione fondamentale della sua vita, era stato dichiarato irrilevante. Erano affari di Barack Obama, non tuoi».

 

 

Eh?

 

Nel mondo mainstream – di cui Tucker fa parte per carriera e pure per nascita, pure essendosene allontanato – nessuno aveva mai osato mettere in dubbio la vita privata del primo presidente «nero».

 

Ma come: il quadretto familista presidenziale? La storia d’amore con Michelle? Questa coppia dove lui è esilino mentre lei ha un braccio due volte più muscoloso di quello del marito? Le dichiarazioni contenute nel libro biografico, quando ammette che le figlie sono prodotte in laboratorio?

 

Barack Obama avrebbe una vita personale «creepy», dice Carlson, cioè «losca», «raccapricciante»?

 

Nel sottomondo che i giornaloni e i benpensanti definiscono «complottista», certo questa non è una novità.

 

In rete per anni si era sparsa la voce che Michelle Obama fosse in realtà… un uomo. Cioè, un transessuale. Tonnellate di materiale sull’argomento sono state postate nel tempo da quantità di utenti che credono a questa storia – un’illazione che peraltro subisce anche la First Lady di Francia, che ha minacciato di querelare chi la porta avanti.

 

 

La voce era così insistente che perfino l’attrice Joan Rivers la ripeté in pubblico, non si sa se scherzando o meno. Alla Rivers, considerata un’icona gay, qualcuno aveva chiesto in video se vi sarebbe stato un presidente gay.

 

«Lo sapete che lo abbiamo già avuto con Obama… quindi calmiamoci… Lo sapete che Michelle è un trans» disse la Rivers, che pare perfino seria.

 

 

Le precise parole di Carlson riguardo all’anno 2008 potrebbero riferirsi alle accuse pubbliche dell’ex prostituto omosessuale Larry Sinclair, che il 18 giugno 2008 – pochi mesi prima delle elezioni presidenziali del 2008 – ha tenuto un discorso al National Press Club descrivendo in dettaglio come lui e l’allora senatore Obama ha comprato e fumato cocaina e ha fatto sesso con lui nel 1999.

 

I dettagli sono contenuti in un libro scritto da Sinclair intitolato Barack Obama & Larry Sinclair: Cocaine, Sex, Lies & Murder?, ora terribilmente difficile da reperire.

 

 

Il giornalista investigativo Wayne Madsen ha sostenuto la tesi per cui Obama, nato in una famiglia bianca e benestante alle Hawaii e considerato «effemminato» al liceo (dove lo ricorda un’attrice di Beautiful), sia stato «trasformato» nel comportamento – vestiario, camminata, tono, accento, appeal – per procedere nella carriera politica, dove si è presentato invece come solido attivista sociale di Chicago.

 

A Chicago Obama avrebbe quindi conosciuto il suo futuro capo di Gabinetto, Rahm Emanuel, figlio del terrorista sionista dell’Irgun ed esperto in balletto. Emanuel, come i suoi fratelli che occupano posti di estrema rilevanza sia nella Bioetica che a Hollywood, dopo Obama (pure lasciato prima della fine del mandato) ha fatto quindi una carriera inarrestabile, divenendo sindaco di Chicago e attualmente ambasciatore USA a Tokyo.

 

La vicenda chicaghese andrebbe più a fondo ancora. Secondo alcuni, bisognerebbe indagare sulla questione del coro della Trinity United Church of Christ, la chiesa si Obama a quel tempo. Donald Young, il maestro del coro, fu trovato crivellato di colpi di arma da fuoco nel suo appartamento il giorno di Natale del 2007. Sulla questione vi sono speculazioni assai selvagge da parte dei nemici di Obama.

 

Madsen, forte probabilmente di un giro di fonti dell’Intelligence che lo hanno indirizzato, ritiene che Obama sia in realtà una creatura della CIA, costruita per essere piazzata alla presidenza. La madre cooperante giramondo (che porta il figlio piccolo in zone di guerra come l’Indonesia e il Pakistan), secondo la ricostruzione del giornalista, sarebbe stata nei servizi americani, come probabilmente anche i nonni materni, coinvolti anche in banche che finanziavano gli alleati americani nel Pacifico come Chiang Kai-Scek.

 

Il padre di Obama era invece uno studente alle Hawaii – che all’epoca non erano un paradiso del surf ma una grande installazione militare – dove gli USA accoglievano studenti internazionali sulla scorta di ciò che faceva Mosca con l’Università Lumumba – dove praticamente si creavano agenti di Paesi del Terzo Mondo affiliati alla superpotenza.

 

Curiosamente, il padre e la madre di Obama si conobbero in un corso di russo – una materia che non serve moltissimo tra le pianure nel Kenya, a meno che non si debba, magari, ascoltare qualche conversazione particolare nella lingua di Dostoevskij.

 

La CIA, di fatto, uscirà estremamente rafforzata dall’era Obama: il programma di attacco via droni, iniziato con il predecessore Bush jr, verrà potenziato sino a cagionare migliaia e migliaia di morti in Afghanistan e non solo. Di fatto tale programma, assegnato alla CIA e rodato ad abundantiam su talebani e sospetti terroristi, potrebbe ora essere impiegato per il nuovo vero nemico numero uno degli USA, ossia il «terrorista domestico», cioè chiunque non sia allineato alla narrativa di Washington. In una sempre più possibile Seconda Guerra Civile Americana, saranno i droni – letali ed invisibili – a sistemare le sacche di resistenza in qualsiasi landa desertica dello Utah o fattoria dell’Ohio si possano nascondere.

 

Secondo una serie di scoop del Washington Post, sotto Obama il programma di assassinio via drone era chiamato Disposition Matrix, «matrice di eliminazione» – una vera kill list, non lontana da quelle che vediamo stilare oggi, magari con aiuto americano, per i nemici internazionali dell’Ucraina.

 

Gli anni di Obama sono quelli in cui la CIA è stata lasciata libera di torturare senza pietà, e con metodi sempre più allucinanti, nei suoi black sites, in quelle che chiamano orwellianamente «extraordinary renditions» («restituzioni straordinarie»): il caso dell’«Imam rapito» di viale Jenner a Milano Abu Omar ne è un esempio.

 

Con Obama – e con Biden vicepresidente – si sarebbe avuta quindi l’esecuzione di Bin Laden, con il corpo «gettato in mare» secondo una supposta usanza islamica (così disse la narrativa), una storia a cui tanti, anche fra i militari americani, non hanno creduto – e nemmeno ci ha creduto il reporter premio Pulitzer Seymour Hersh, quello che ora accusa Biden di aver fatto saltare il Nord Stream 2, che la definiva «un’enorme bugia» di cui «nemmeno una parola è vera». Hersh vi scrisse un libro intitolato The Killing of Osama Bin Laden, dalla cui lettura emerge come tutta la storia, che ci era stata venduta con tanto di foto di Obama con i militari che assiste in diretta all’assassinio di Osama a fianco di Biden che sgrana un rosario, sia falsa.

 

Obama fu il presidente sotto cui si vide l’ascesa nella CIA di John O. Brennan, a cui si fanno risalire tante nefandezze di cui stiamo scrivendo. Brennan, come noto, divenne un nemico acerrimo di Trump ancora prima della sua elezione, e capeggiò le cinquanta firme di agenti dell’Intelligence che nel 2020 vergarono la lettera che assicurava che la storia del laptop del figlio di Biden era disinformazione russa. Come noto, la storia fu soppressa sia sui media che sui social media, facendo un grande favore alla campagna di Biden, secondo alcuni spostando pure una certa percentuale di voti.

 

Per anni molta parte dell’opinione pubblica conservatrice radicale – capeggiata allora dal personaggio TV Donald Trump – ha ritenuto che Obama avesse mentito sulla sua nascita: sarebbe nato in Kenya, per cui, secondo la Costituzione USA, non avrebbe mai potuto divenire presidente.

 

La storia dei cosiddetti Birthers – coloro che credevano che il certificato di nascita del presidente fosse un falso – fu stranamente mandata in onda, con dettagli davvero inquietanti (documenti dubbi, morti improvvise, incidenti aerei di persone coinvolte) dalla TV inglese a pochi giorni dalle elezioni 2016.

 

Tuttavia la realtà, come qualcuno può immaginare, potrebbe essere ben più spaventosa di un certificato falso.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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Misteri

Scienziati sostengono di aver capito un modo per intercettare i segnali radio alieni

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Un sistema stellare vicino a noi è un terreno di prova per una nuova tecnica in grado di cercare segni di vita extraterrestre.

 

Come dettagliato in uno studio in pubblicazione su The Astronomical Journal, gli astronomi hanno sviluppato un metodo che consente ai cacciatori alieni di ascoltare segnali radio a banda larga molto più piccoli, simili a ciò che usiamo per comunicare con la nostra navicella spaziale.

 

Per testarlo, hanno messo gli occhi sul sistema stellare TRAPPIST-1, che è a soli 41 anni luce di distanza. Al suo centro c’è una giovane nana rossa, circondata da sette esopianeti rocciosi di dimensioni terrestri, tre dei quali orbitano all’interno della zona abitabile della loro stella, il che significa che potrebbero ospitare acqua e sostenere la vita.

 

Anche se non sono riusciti a comprendere alcuna tecnofirma aliena, hanno dimostrato con successo che la loro tecnica funziona. Se applicato altrove nel cosmo, potrebbe essere utilizzato per raccogliere le comunicazioni che non erano destinate a raggiungere lo spazio profondo.

 

«La maggior parte delle ricerche presuppongono un segnale potente, come un faro destinato a raggiungere pianeti distanti, perché i nostri ricevitori hanno un limite di sensibilità a una potenza minima del trasmettitore al di là di tutto ciò che involontariamente inviamo», ha detto l’autore principale dello studio Nick Tusay, un astronomo alla Penn State University. «Ma, con un’attrezzatura migliore, come l’imminente Square Kilometer Array, potremmo presto essere in grado di rilevare i segnali di una civiltà aliena che comunica con la sua navicella spaziale».

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Se una civiltà aliena fosse come la nostra, potrebbero inviare molti segnali radio tra i pianeti del loro sistema. Queste comunicazioni sarebbero fatte su segnali radio a banda stretta, che richiedono meno energia per l’invio. Perché sono più piccoli, tuttavia, sono anche molto più difficili da rilevare a grandi distanze.

 

Per compensare questo, la squadra ha aspettato che si verificasse quelle che sono note come occultazioni planetarie. 

 

Nella speranza di strappare una di queste comunicazioni, il ricercatore ha utilizzato l’Allan Telescope Array, una serie di radiotelescopi per scansionare TRAPPIST-1 per ben 28 ore.

 

Durante questa finestra, si prevedeva che si fossero verificate circa sette possibili occultazioni planetarie, producendo circa 2.200 segnali radio che hanno coinciso con gli eventi astronomici.

 

Nessuno di questi però sembra provenire da qualche civiltà aliena, scrive Futurism. Il fatto che siano stati in grado di identificare questi segnali è una prova sufficiente che la loro tecnica potrebbe raccogliere anche altri segnali radio.

 

«Il sistema TRAPPIST-1 è relativamente vicino alla Terra e abbiamo informazioni dettagliate sull’orbita dei suoi pianeti, rendendolo un eccellente laboratorio naturale per testare queste tecniche», ha detto il Tusay. «I metodi e gli algoritmi che abbiamo sviluppato per questo progetto possono alla fine essere applicati ad altri sistemi stellari e aumentare le nostre possibilità di trovare comunicazioni regolari tra pianeti al di là del nostro sistema solare, se esistono».

 

I segnali provenienti dallo spazio e non ben identificati pare arrivino più spesso di quanto possiamo immaginare.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli astronomi sono sconcertati da un misterioso oggetto celeste che sembra rilasciare enormi esplosioni di energia a intervalli regolari di 18 minuti. Come un faro, emette radiazioni tre volte all’ora a un’intensità tale da essere uno dei punti più luminosi del cielo e, affermano i ricercatori, potrebbe rivelarsi una classe completamente nuova di oggetti celesti.

 

Ad alcuni scienziati pare inoltre possibile che una civiltà aliena estremamente avanzata abbia creato in tutto l’universo un sistema di trasporto basato su wormhole – ossia cunicoli spazio-temporali – e potremmo persino individuarli. Sebbene sia una teoria piuttosto bizzarra, essa ha incuriosito alcuni scienziati.

 

L’astrofisico dell’Università di Nagoya, Fumio Abe, ha detto che potremmo aver già catturato le prove di una tale rete nelle osservazioni esistenti, ma le abbiamo perse nel mare di dati, portando alla prospettiva intrigante che la rianalisi delle vecchie osservazioni potrebbe portare a una svolta nel SETI.

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Gli agenti FBI che indagano gli UFO temono di essere licenziati: potrebbero essere infiltrati nel J6

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Gli agenti dell’FBI che indagano sugli UFO sono preoccupati di perdere il lavoro dopo essere stati obbligati a rivelare il ruolo che potrebbero avere avuto nei casi di rivolta al Campidoglio. Lo riporta Politico, citando fonti anonime.   Secondo quanto riportato, gli agenti di un gruppo segreto che indaga sui cosiddetti fenomeni anomali non identificati (UAP) avrebbero partecipato alle indagini del 6 gennaio 2021, quando migliaia di sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti nel tentativo di fermare la certificazione delle elezioni del 2020.   In seguito all’incidente, più di 1.500 partecipanti sono stati accusati di reati federali. Dopo aver assunto l’incarico il mese scorso, Trump ha commutato le condanne di 14 persone collegate alle rivolte e ha graziato gli altri.   Nel suo articolo di lunedì, Politico ha riferito che ai dipendenti dell’FBI in tutto il Paese, compresi quelli del gruppo di lavoro UAP, è stato chiesto di compilare un questionario in cui vengono descritti nel dettaglio il loro coinvolgimento nei casi relativi alle rivolte del 6 gennaio.

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«Ho parlato con diversi agenti del gruppo di lavoro UAP che hanno paura di perdere il loro ruolo e che l’indagine venga compromessa involontariamente», ha detto all’agenzia di stampa Ryan Graves, direttore esecutivo di Americans for Safe Aerospace. Graves ha affermato che il suo gruppo aveva stretto una partnership con l’unità dell’FBI in questione.   L’esistenza del gruppo di lavoro non era stata resa pubblica prima, secondo Politico. Secondo le fonti della testata, è composto da un responsabile del programma nazionale e da più di una dozzina di agenti in tutto il paese. Questi agenti sono presumibilmente incaricati di raccogliere informazioni, interrogare testimoni e integrare dati classificati relativi all’attività UAP nei report.   Nel fine settimana, Reuters e AP, citando fonti anonime, hanno affermato che il procuratore generale aggiunto facente funzione Emil Bove aveva emesso un promemoria annunciando che erano necessarie valutazioni che avrebbero potuto potenzialmente portare ad «azioni del personale» all’interno dell’agenzia federale.   Secondo Reuters e AP, circa 4.000 dipendenti dell’FBI hanno dovuto compilare un questionario incentrato sul loro ruolo nelle indagini del 6 gennaio.   Graves ha detto a Politico che «questi leader potrebbero non essere a conoscenza dell’incredibile lavoro che questi agenti stanno svolgendo», riferendosi al gruppo di lavoro UAP, esprimendo preoccupazione per il fatto che le indagini del gruppo sarebbero state annullate a seguito di una potenziale purga.   Trump ha ripetutamente accusato l’FBI di essere prevenuto nei suoi confronti e «politicizzato». Il presidente non ha mai ammesso la sconfitta nelle elezioni del 2020, insistendo sul fatto che il voto fosse truccato.   Come riportato da Renovatio 21, l’FBI è stato coinvolto nel misterioso caso dei droni sopra il New Jersey, con un funzionario dell’FBI che a dicembre ha dichiarato al Congresso degli Stati Uniti che l’agenzia ha ricevuto più di 3.000 segnalazioni da parte dei cittadini su avvistamenti di droni non identificati nello spazio aereo statunitense da metà novembre.

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Trump promette di pubblicare i documenti sugli assassinii dei Kennedy e di Martin Luther Kingo

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Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di rendere pubblici altri documenti governativi classificati relativi agli assassinii del presidente John F. Kennedy, del senatore Robert F. Kennedy e dell’attivista per i diritti civili Martin Luther Kingo Jr.

 

Parlando a un comizio per la vittoria alla Capital One Arena di Washington, DC domenica prima del giuramento, Trump ha dichiarato la sua intenzione di declassificare i documenti. Ha detto che la sua amministrazione «annullerà la sovraclassificazione dei documenti governativi», compresi quelli relativi ai crimini storici, come «primo passo verso il ripristino della trasparenza e della responsabilità».

 

«Sarà tutto reso pubblico, Zio Sam, ha dichiarato.

 

L’omicidio del presidente Kennedy nel 1963, di suo fratello e alleato politico Robert nel 1968 e di King, leader del movimento per i diritti dei neri, avvenuto nello stesso anno, resta oggetto di speculazioni sul potenziale coinvolgimento di elementi ribelli all’interno del governo degli Stati Uniti.

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Trump ha nominato Robert F. Kennedy Jr., figlio del senatore Robert Kennedy, come segretario alla Salute nella sua amministrazione. Il rampollo dei Kennedy ha fatto una campagna per la completa divulgazione dei materiali governativi riguardanti le tragedie della sua famiglia. RFK Jr. ha ripetutamente negli anni suggerito che la CIA potrebbe essere stata coinvolta nella morte di suo zio e di suo padre.

 

La National Archives and Records Administration (NARA) ospita oltre 5 milioni di documenti relativi all’assassinio del Presidente Kennedy in un’unica collezione. Negli anni ’90, il governo federale ne ha imposto la pubblicazione quasi completa entro ottobre 2017, sebbene il presidente abbia l’autorità di ordinare esenzioni.

 

Il processo di declassificazione è proseguito durante la prima presidenza Trump e l’unico mandato del suo successore, Joe Biden, ma si stima che debbano ancora essere divulgati tra i 3.000 e i 4.000 documenti.

 

Durante il suo primo mandato, Trump si è impegnato a declassificare i documenti relativi all’assassinio del presidente John F. Kennedy. Sebbene abbia autorizzato la pubblicazione di diversi di questi documenti, alla fine ne ha trattenuta una parte significativa, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e cedendo alle pressioni della CIA e dell’FBI.

 

Durante la campagna elettorale la promessa è stata fatta altre volte.

 

Come riportato da Renovatio 21, in campagna elettorale, Trump ha promesso di svelare anche la verità sul caso del miliardario pedofilo amico dei Clinton e di Bill Gates (e di larga parte dell’élite mondiale) Jeffrey Epstein. Secondo varie voci, tra cui quella di Elon Musk, l’establishment sarebbe terrorizzato che la lista Epstein diventi pubblica.

 

Un eventuale coinvolgimento della CIA nei grandi misteri americani potrebbe generare uno scandalo tale da portare al reset dell’intera Intelligence americana, peraltro implicata nella copertura del laptop di Hunter Biden nel 2020. Nelle scorse ore le 51 spie di livello che avevano firmato la lettera che asseriva che il pc di Biden jr. fosse pura disinformazione di Mosca sono state ora private della cleareance, cioè del permesso di accedere ai segreti USA.

 

Come riportato da Renovatio 21, Hunter è stato testé graziato dal padre.

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