Bioetica
Pandemia, Biden assume subito mr. Eutanasia
Il team Biden-Harris ha annunciato una Task Force per il Coronavirus di 13 persone, dove spicca il nome di Ezekiel Emanuel.
Emanuel, di cui Renovatio 21 già vi ha parlato in precedenza, scrisse nell’ottobre 2014 scrusse sulla rivista progressista The Atlantic un articolo intitolato «Perché spero di morire a 75 anni».
Nella Task Force di Biden per il Coronavirus c’è Ezekiel Emanuel, che aveva scritto «Perché spero di morire a 75 anni»
«L’età media alla quale i fisici vincitori del Premio Nobel fanno la loro scoperta è di 48 anni» aveva scritto il bioeticista utilitarista Emanuel, di professione oncologo. «Una volta che ho vissuto fino a 75 anni, il mio approccio all’assistenza sanitaria cambierà completamente. Non terminerò attivamente la mia vita. Ma non cercherò nemmeno di prolungarla».
Nel pezzo il dottor Emanuel ribadiva di voler rifiutare non solo interventi medici «eroici» dopo aver compiuto 75 anni, ma pure antibiotici e vaccinazioni. La sua argomentazione: gli anziani americani vivono troppo a lungo in una condizione ridotta, sollevando la domanda, «se il nostro consumo vale il nostro contributo»
L’articolo fungeva da faro sulla politica per l’Obamacare. Ezekiel era fautore dei comitati di revisione di Obama per tagliare l’assistenza sanitaria a coloro la cui «qualità della vita» era giudicata insufficiente.
Questi sarebbero i famigerati «comitati della morte» di Obama nella tradizione dei medici nazisti di Adolf Hitler, che uscirono dal programma di eutanasia Tiergarten-4 (meglio noto come T-4), che fu prodromico alle camere a gas per la lebensunwertes leben, «vita indegna di essere vissuta».
Ezekiel era fautore dei comitati di revisione di Obama per tagliare l’assistenza sanitaria a coloro la cui «qualità della vita» era giudicata insufficiente
Nel suo saggio Emanuel spiegava che, a 75 anni, «la creatività, l’originalità e la produttività sono praticamente scomparse per la stragrande maggioranza di noi» e «anche vivere troppo a lungo è una perdita. Rende molti di noi, se non disabili, esitanti e in declino».
Non è chiaro se il quasi ottantenne Biden abbia letto il saggio, ma si dice che Kamala Harris sia entusiasta della nomina.
Emanuel è chiaramente un sostenitore del razionamento dell’assistenza sanitaria, in condizioni di pandemia globale
Emanuel è chiaramente un sostenitore del razionamento dell’assistenza sanitaria, in condizioni di pandemia globale.
Non c’è esempio più chiaro della Cultura della Morte dietro alle politiche economiche e sanitarie di Biden – l’Emanuel è esplicitamente malthusiano, cioè crede nell’imperativo della sovrappopolazione, contro la quale si può procedere solo con una riduzione drastica degli esseri umani presenti sul pianeta.
Ezekiel Emanuel è fa parte del famoso clan di ebrei israelo-americani. Suo fratello, il notissimo Rahm, ha recentemente completato due termini come controverso sindaco di Chicago, e prima è stato Capo di Gabinetto del Presidente Obama, con il quale pareva avere intessuto un fortissimo rapporto oggetto di sussurri e speculazioni; un altro fratello, Ari, è un agente di Hollywood di alto profilo – anche qui con una certa dose di controversie, che va dall’accusa riguardo la gestione di siti pornografici a commenti omofobi e razzisti che avrebbe fatto anche a proposito di famosi attori hollywoodiani.
Non c’è esempio più chiaro della Cultura della Morte dietro alle politiche economiche e sanitarie di Biden
Il padre Benjamin, un sabra (cioè un ebreo nato in Israele) di Gerusalemme, prima di fare il pediatra in USA ha militato nell’Irgun, un’organizzazione paramilitare ebraica che operava nel mandato britannico in Palestina. L’Irgun è stata vista come un’organizzazione terroristica che ha compiuto atti terroristici
Se Biden accedesse al potere, avremo anche questo fantastico ritorno: il professore di Etica Medica, longa manus dietro alle quinte della riforma sanitaria, che rifiuta l’idea di curare gli anziani. Tutti tranne ovviamente il suo «presidente» Joe Biden, vecchio e visibilmente poco lucido.
Se Biden accedesse al potere, avremo anche questo fantastico ritorno: il professore di Etica Medica che rifiuta l’idea di curare gli anziani
Se poi hanno in programma l’idea di eutanatizzare il vecchio per far diventare presidente l’arcinemica della Vita Kamala Harris, questo non lo sappiamo dire: ma la teoria è quella – se la presidenza non è degna di essere vissuta, si procede come facevano Hitler e Himmler, i grandi ispiratori del Progressismo globale.
Immagine del World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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