Bioetica
Emanuel, la nomina eutanatica di Biden
Il team Biden-Harris, come riportato da Renovatio 21, ha nominato il dottor Ezekiel Emanuel nella neonata Task Force contro il Coronavirus..
Il dottor Emanuel, oncologo e bioetico, è noto per le sue posizioni su vita e dignità umana: egli è in tutto e per tutto un professore della Cultura della Morte, un agente della Necrocultura
Il dottor Emanuel, nominato nella Task Force Covid di Biden , è noto per le sue posizioni su vita e dignità umana: egli è in tutto e per tutto un professore della Cultura della Morte, un agente della Necrocultura
Il suo articolo «La crisi Finanziaria e la Sanità» pubblicato sul Chicago Tribune il 12 ottobre 2008, coglieva l’opportunità del crollo della bolla immobiliare per tagliare drasticamente l’assistenza sanitaria:
«L’economia mondiale è in bilico (…) Con trilioni di dollari che evaporano in questa crisi, milioni di americani della classe media affrontano la prospettiva di perdere la casa e il lavoro e assistono a una drammatica contrazione dei loro risparmi per la pensione. In risposta, il pubblico vorrà disperatamente sicurezza finanziaria (…) Banchieri in difficoltà e altri giocatori e l’enorme aumento del debito federale che questi salvataggi comporteranno intensifica la pressione per contenere i costi dell’assistenza sanitaria».
Che fare? Ebbene, Emanuel scrisse nel 1996 che i servizi sanitari non dovrebbero essere garantiti alle persone «a cui è irreversibilmente impedito di essere o diventare cittadini partecipanti». Quindi non ha avuto problemi a fornire subito l’esempio di pazienti affetti da demenza, che possono andare per primi. Ma è necessario qualcosa di più sistematico.
Per Emanuel i servizi sanitari non dovrebbero essere garantiti alle persone «a cui è irreversibilmente impedito di essere o diventare cittadini partecipanti». Per esempio di pazienti affetti da demenza
Emanuel, fratello dell’intimo di Obama Rahm e figlio di un terrorista dell’Irgun, ha introdotto, nel suo articolo «Principi di allocazione di interventi medici in scarsità» (The Lancet, 31 gennaio 2009), la sua invenzione chiamata «Complete Lives System» (CLS), ossia «Sistema delle vite complete».
Esso «produce una curva di priorità sulla quale gli individui di età compresa tra i 15 ei 40 anni ottengono le maggiori possibilità, mentre le persone più giovani e più anziane hanno possibilità che si attenuano».
Si può vedere l’importanza che assume una tale teoria in questo momento, dove si strillano alle terapie intensive piene con gli anziani che muoiono come mosche e i più giovani che hanno invece una sopravvivenza alla malattia quasi totale.
«La morte di una donna di 20 anni è intuitivamente peggiore di quella di una bambina di 2 mesi» (!?!)
Nel suo articolo, l’Emanuel spiega che il CLS esprime solo ciò che pensiamo tutti, poiché «un ampio consenso favorisce gli adolescenti rispetto ai bambini molto piccoli e i giovani adulti rispetto alle persone molto anziane». In pratica se sei un vecchio o un bambino la tua vita vale di meno di quella di un ragazzino o un adulto. E non fa una grinza: perché l’aborto sempre più tardivo e l’eutanasia sempre più facile sono solo la risultanza più ovvia di questa direttrice della Cultura della Morte.
Nella pandemia che ha ucciso una quantità di anziani davvero ragguardevole, Biden e la Harris hanno messo a proteggere il popolo l’autore del saggio «Perché spero di morire a 75 anni»
Le equazioni nel CLS di Emanuel esprimono insomma nient’altro che il senso comune del mondo moderno, perché tutti sappiamo, che «la morte di una donna di 20 anni è intuitivamente peggiore di quella di una bambina di 2 mesi» (!?!)
Rendetevi conto.
Ma chi abbiamo davanti?
Nella pandemia che ha ucciso una quantità di anziani davvero ragguardevole, Biden e la Harris hanno messo a proteggere il popolo l’autore del saggio «Perché spero di morire a 75 anni».
Non abbiamo altri commenti, ma chiediamo a tutti una preghiera. Che mai e poi mai Biden e la Harris mettano piede alla Casa Bianca!
Non abbiamo altri commenti, ma chiediamo a tutti una preghiera. Che mai e poi mai Biden e la Harris mettano piede alla Casa Bianca!
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.
Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.
Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?
Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.
«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»
Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:
«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».
Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:
«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Bioetica
Il Gambia potrebbe revocare il divieto di mutilazione genitale femminile
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