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Cina

Chi pagherà per l’incubo cinese? Una lettrice racconta un sogno

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Questo sito cerca, tra le altre cose, di fare la cronaca del 21° secolo.

 

La storia del nostro tempo non è fatto solo di avvenimenti visibili. Il tessuto della realtà è fatto anche di sogni – e di incubi. Anche di essi, crediamo, bisogna fare la cronaca. In essi, lo sappiamo, ci possono essere significati enormi, ci può essere tutto il senso del nostro tempo.

 

Per cui Renovatio 21 non si è mai tirata indietro quando si è trattato di pubblicare sogni, specie quelli del fondatore.

 

Ora, vogliamo scrivere il sogno di una lettrice, che ieri ha voluto raccontarcelo.

 

Si chiama B., e vuole restare anonima perché la sua visione su quello che sta accadendo potrebbe crearle ulteriori problemi che vogliamo evitarle.

«Ero in Cina. Ero io, cioè ero un’altra persona: ero una studentessa cinese. Ma ero io. Insomma, era un sogno…»

 

B. vive a Milano da circa 20 anni.  È laureata. Ama viaggiare. Ama studiare. Ama suonare. Ama ballare. Ama stare in compagnia. Ama la vita.

 

Tuttavia, in questo momento, la preoccupazione la assale. Non ha nessuna intenzione di vaccinarsi, per i motivi che potete immaginare.

 

Tutti intorno a lei la vogliono spingere verso la siringa. Praticamente tutti i suoi amici sono vaccinati. «Sono sola, sono circondata».

 

Anche con la famiglia c’è stata qualche incomprensione, che sta però risolvendosi. Nel lavoro, che a causa del lockdown è molto diminuito, qualche settimana fa ha ricevuto un ultimatum: o ti vaccini o non venire. In qualche modo, ci dice, sta cercando di aggiustare anche quello.

 

La sua vita con la pandemia è cambiata. Vive da sola e, come tutti sotto lockdown, non ha più visto nessuno per settimane.

 

«Poi ad un certo punto, mi rendevo conto che qualcuno ci stava ascoltando. Percepivo il pericolo di questo fatto, anche se in realtà non stavo dicendo niente di pericoloso»

Nei primi giorni della serrata 2020, quando la gente fuggiva dalla Stazione Centrale di Milano e le carceri si rivoltavano con fuoco e sangue, B. ha avuto paura. Lo avevamo scritto: l’Italia era ad un passo dal collasso, la criminalità ne stava approfittando. Poi incidentalmente liberarono qualche centinaio di boss, la situazione, che pareva tesa specie a Palermo e Napoli, sembrò calmarsi.

 

(Per aver permesso che tutto questo terrore dilagasse dentro tante menti innocenti, qualcuno ad un certo punto dovrà pagare – è possibile immaginare una Norimberga della psiche?)

 

B. segue Renovatio 21 per quello che riguarda il tema vaccini e politiche annesse. Non crediamo che le interessi la geopolitica e la bioetica, quindi è facile che non abbia mai fatto troppo caso ai nostri (tanti) articoli sulla Cina.

 

Eppure il suo sogno parte da lì.

 

«Ero in Cina. Ero io, cioè ero un’altra persona: ero una studentessa cinese. Ma ero io. Insomma, era un sogno…»

 

«Stavo in un aeroporto. Ero con un gruppo di persone. Non facevo nulla di particolare. Parlavo. Chiacchieravo. Di cosa? Di niente in particolare»

 

«Un uomo cinese si avvicina e ci interrompe. Ci dice che non si possono dire le cose che stiamo dicendo. Io gli dico che nella nostra conversazione non c’è niente che non vada, e che quindi siamo liberi di farlo»

«Poi ad un certo punto, mi rendevo conto che qualcuno ci stava ascoltando. Percepivo il pericolo di questo fatto, anche se in realtà non stavo dicendo niente di pericoloso»

 

«Un uomo cinese si avvicina e ci interrompe. Ci dice che non si possono dire le cose che stiamo dicendo. Io gli dico che nella nostra conversazione non c’è niente che non vada, e che quindi siamo liberi di farlo. Gli parlo in inglese».

 

«Lui non sembra mosso di un centimetro dal mio argomento. È serio, serissimo. Quindi tira fuori un distintivo. È della polizia cinese. O di un corpo di sicurezza più oscuro è pericoloso. Sento la paura che sale».

 

«L’uomo mi chiede di seguirlo. Capisco che mi vuole portare al quartier generale, forse per interrogarmi. Non sembra intenzionato ad usare la forza, ma è determinato. Percepisco che di alternative proprio non ne ho. Quindi accetto di seguirlo, separandomi dal gruppo. Ho paura ma lì per lì non credo che possa succedermi qualcosa di tremendo. Con calma posso convincere tutti che si tratta di un fraintendimento, per cui dovranno lasciarmi andare».

 

«L’uomo mi porta in una macchina. È una decappottabile. Nel sogno questa cosa ha perfettamente senso, così come il fatto che diriga l’auto verso una zona interna dell’aeroporto, come una pista di atterraggio. Sul suo volto intravedo emergero un lievissimo sorriso. Non so spiegarmelo».

 

«Quando ferma la macchina vedo che siamo arrivati ad uno spiazzo dove ci aspetta un elicottero. A bordo c’è una donna. Salgo, senza fare troppi problemi. Dicono che il viaggio non è breve, ma neanche troppo lungo. Quando decolliamo, mi rendo conto che il pavimento dell’elicottero è trasparente. Sotto di me posso vedere scorrere la campagna cinese, e un fiume. Soprattutto il fiume: ne guardo la grandezza, la profondità. La visione dovrebbe piacermi, ma in realtà sento di avere sempre più timore».

 

«Il duo di cinesi è sempre più sorridente. Più rilassato. Come se avessero ottenuto già qualcosa di importante. Io credo di capire qualcosa di quello che dicono fra loro, complimentandosi – del resto io sono una studentessa cinese. Quindi tendo l’orecchio, e capto le parole tra una risatina e l’altra. Sono invasa dalla paura».

«L’uomo mi chiede di seguirlo. Capisco che mi vuole portare al quartier generale, forse per interrogarmi. Non sembra intenzionato ad usare la forza, ma è determinato. Percepisco che di alternative proprio non ne ho. Quindi accetto di seguirlo, separandomi dal gruppo»

 

«Ad un tratto, capisco tutto. Quei signori non sono poliziotti. O meglio, forse lo sono, ma di una specie oscura che non ho mai visto, che nella mia ingenuità non posso conoscere. Ma non conta, conta solo il fatto che ho realizzato la loro attività: quello che fanno è prendere gli organi delle persone, e commerciarli».

 

«Sono trafficanti di organi. Sono parte di un sistema immenso. Comprendo che sono solo l’ennesima di una quantità interminabile di vittime. Ragazze, per lo più. Tantissime. Anche a me, ora mi è chiaro, ruberanno gli organi. Il cuore, i polmoni, il fegato, gli occhi… sono in trappola. Sono finita nel processo del mio squartamento»

 

A questo punto B. si è svegliata. Giustamente.

 

Ora, si tratta solo di un sogno. B. e noi, e voi e chiunque leggerà questa cronaca onirica potranno dare i significati che vorranno, o alzare le spalle e fare una battuta.

 

A noi tuttavia, il significato cosmico di questo sogno pare incontrovertibile: come sappiamo bene, tutto il mondo sta diventando come la Cina. Un Paese di controllo totale, dove la repressione ti colpisce per quello che dici, e dove la predazione degli organi è una realtà istituzionale massiva.

 

«Ad un tratto, capisco tutto. Quei signori non sono poliziotti. O meglio, forse lo sono, ma di una specie oscura che non ho mai visto, che nella mia ingenuità non posso conoscere. Ma non conta, conta solo il fatto che ho realizzato la loro attività: quello che fanno è prendere gli organi delle persone, e commerciarli»

Un Paese di controllo totale  dove puoi essere incarcerato per i tuoi pensieri. E dove dal carcere puoi passare, con la giusta burocrazia penale, al tavolo operatorio per vedere i tuoi organi espiantati e trafficati.

 

Il Paese della psicopolizia digitale e non. Il Paese della repressione assoluta, del controllo del pensiero sin dentro al cervello dei bambini. Il Paese che ha inventato il virus e la sua politica sociale: lockdown, tracking, sorveglianza elettronica senza fine.

 

Quali differenze con quello che stanno diventando l’Italia, l’Europa, l’Occidente? La Cina per molti politici nostrani è un modello, e le sue tecnologie di sorveglianza vengono importate a piene mani. Telecamere, algoritmi, computer vision, riconoscimento facciale.

 

Forse stiamo dando troppi significati politici al sogno di B., che in fondo non pare così interessata al lato tecno-geopolitico dei nostri discorsi. Anche se ci dice che quando anni fa è stata in Cina sentiva «la stessa energia che sto sentendo qui adesso… identica… la sento che cresce nella mia città, nel mio Paese».

 

Forse, più semplicemente, si tratta dell’incubo di un’anima scossa da quello che sta accadendo. Green pass, obbligo vaccinale, reazioni avverse società polarizzata, divisa. Un mondo dove non si sente più libera di parlare, dove teme di esprimere qualsiasi pensiero, dove la possibilità di essere allontanati dai propri cari è più che concreta.

 

Il significato cosmico di questo sogno pare incontrovertibile: come sappiamo bene, tutto il mondo sta diventando come la Cina. Un Paese di controllo totale, dove la repressione ti colpisce per quello che dici, e dove la predazione degli organi è una realtà istituzionale massiva

Un piccolo incubo che esce dall’inquietudine di una ragazza che è sintonizzata con lo smottamento profondo in corso, con il terremoto invisibile che sta devastando l’umanità.

 

Una persona che ha paura.

 

E allora torniamo a chiederci: chi pagherà per aver spaventato tutte queste persone?

 

Chi pagherà per aver devastato il cuore e la psiche di tanti innocenti?

 

Chi pagherà per l’incubo cinese?

 

 

Cina

Test dimostrano che i veicoli elettrici possono essere manipolati a distanza da un produttore cinese

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I test di sicurezza sui trasporti pubblici in Norvegia hanno rivelato che i produttori cinesi possono accedere e controllare a distanza gli autobus elettrici.

 

Una compagnia di autobus norvegese ha condotto dei test segreti confrontando autobus realizzati da produttori europei e cinesi per scoprire se i veicoli rappresentassero una minaccia per la sicurezza informatica.

 

Non sono stati segnalati problemi con l’autobus europeo, ma si è scoperto che il veicolo cinese, prodotto da un’azienda chiamata Yutong, poteva essere manipolato a distanza dal produttore.

 

Questa manipolazione includeva la possibilità di accedere al software, alla diagnostica e al sistema di batterie dell’autobus. Il produttore cinese aveva la possibilità di fermare o immobilizzare il veicolo.

 

Arild Tjomsland, un accademico che ha collaborato ai test, ha sottolineato i rischi: «l’autobus cinese può essere fermato, spento o ricevere aggiornamenti che possono distruggere la tecnologia di cui l’autobus ha bisogno per funzionare normalmente».

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Tjomsland ha poi aggiunto che, sebbene gli hacker o i fornitori non siano in grado di guidare gli autobus, la capacità di fermarli potrebbe essere utilizzata per interrompere le operazioni o per esercitare un’influenza sul governo norvegese durante una crisi.

 

Le preoccupazioni sui veicoli cinesi sono diffuse. I think tank hanno lanciato l’allarme: i veicoli elettrici potrebbero essere facilmente «armati» da Pechino.

 

Le aziende cinesi hanno testato su strada i loro veicoli negli Stati Uniti, raccogliendo dati, tra cui roadmap, che gli esperti ritengono potrebbero rivelarsi di utilità strategica.

 

I risultati dei test sono stati ora trasmessi ai funzionari del ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni in Norvegia.

 

La militarizzazione dei prodotti cinesi importati in gran copia non riguarda solo le auto.

 

Come riportato da Renovatio 21, mesi fa è emerso che sono stati trovati dispositivi «non autorizzati» trovati nascosti nei pannelli solari cinesi che potrebbero «distruggere la rete elettrica».

 

Una trasmissione giornalistica italiana aveva dimostrato che nottetempo le telecamere cinesi usate persino nei ministeri italiani inviavano dati a server della Repubblica Popolare.

 

Il lettore di Renovatio 21, ricorderà tutta la querelle attorno al decreto del governo Conte bis, in piena pandemia, chiamato «Cura Italia» (da noi ribattezzato più onestamente «Cina Italia»), che in bozza conteneva concessioni a produttori di IT di 5G cinesi come Huawei che, secondo alcuni, mettevano a rischio la sicurezza del nostro Paese e del blocco cui è affiliato.

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Cina

Trump: non permetterò a Nvidia di vendere chip avanzati alla Cina

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Il presidente Trump ha dichiarato che impedirà alla Cina di acquistare i chip Blackwell avanzati di Nvidia, sostenendo che potrebbero conferire al principale rivale americano un «uguale vantaggio» nella corsa al dominio dell’intelligenza artificiale.   «No, non lo faremo», ha detto Trump durante un’intervista al programma di giornalismo di inchiesta 60 Minutes della CBS trasmessa domenica. «Non permetteremo a nessuno di averli, tranne agli Stati Uniti.»   Il Presidente ha poi affermato che gli Stati Uniti stanno attualmente vincendo la corsa all’intelligenza artificiale e che fornire alla Cina i chip Blackwell – i più avanzati di Nvidia fino ad oggi – garantirebbe loro un «uguale vantaggio».   «In questo momento stiamo vincendo perché stiamo producendo elettricità come mai prima d’ora», ha dichiarato il presidente.   Parlando domenica ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, il presidente Trump ha ribadito la sua posizione, descrivendo i chip Blackwell come «10 anni avanti rispetto a tutti gli altri chip».   «No, non diamo quel chip ad altre persone», ha aggiunto.

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I commenti di Trump sono giunti due giorni dopo che il CEO di Nvidia, Jensen Huang, aveva espresso la speranza che la sua azienda potesse vendere i chip alla Cina in futuro, pur non avendo al momento tale intenzione.   «Lo spero, ma questa è una decisione che spetta al presidente Trump», ha detto lo Huang ai giornalisti al vertice dei CEO dell’APEC a Gyeongju, in Corea del Sud.   Gli Stati Uniti hanno imposto controlli sull’esportazione dei chip più avanzati di Nvidia verso la Cina, nel tentativo di frenare i progressi tecnologici di Pechino, in particolare per quanto riguarda le attrezzature militari.   La scorsa settimana i legislatori hanno espresso sostegno alla posizione del Presidente, sostenendo che la vendita di tecnologia avanzata di intelligenza artificiale alla Cina rappresenta una minaccia diretta agli interessi nazionali.   «In un momento in cui i chip più avanzati sono disponibili in quantità limitata, la crescita della nostra economia e il sostegno all’ingegnosità americana dovrebbero avere la precedenza sulla facilitazione della modernizzazione militare del PCC e sulle violazioni dei diritti umani», ha affermato in una nota il deputato Raja Krishnamoorthi, presidente della Commissione speciale della Camera sul PCC.   Nella sua intervista con la CBS, Trump ha anche dichiarato che gli Stati Uniti stanno accelerando le misure per ridurre e, in ultima analisi, eliminare la dipendenza dai minerali di terre rare e dai magneti cinesi, utilizzati da Pechino come strumento di pressione nella guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti.   «Entro un anno, un anno e mezzo, avremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno», ha affermato Trump.   Gli Stati Uniti stanno diversificando la propria catena di approvvigionamento attraverso nuove attività di estrazione e raffinazione nel Sud-est asiatico e in Australia.   La Cina ha iniziato a usare il suo controllo sull’estrazione e la produzione di terre rare come arma durante una disputa commerciale con il Giappone nel 2010. La mossa provocò un diffuso allarme nel settore manifatturiero.   Nel suo secondo mandato, il presidente Trump ha fatto del recupero del controllo sulle risorse strategiche una priorità assoluta. Ha introdotto misure per accelerare i permessi per la produzione nazionale e ha promesso centinaia di milioni di dollari per sostenere i produttori statunitensi.

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Come riportato da Renovatio 21, Nvidiala scorsa settimana ha toccato la capitalizzazione record di 5 trilioni di dollari.   Come riportato da Renovatio 21, Nvidia nel giugno 2024 era diventata la seconda azienda più capitalizzata al mondo, con il titolo di NVIDIA in Borsa a dare performance davvero invidiabili: il prezzo delle azioni era salito del 47% nei primi mesi del 2024.   Nell’ambito delle tensioni con la Repubblica Popolare Cinese su Taiwan, il governo degli Stati Uniti aveva detto a NVIDIA di interrompere immediatamente la spedizione di alcuni dei suoi chip di Intelligenza Artificiale di fascia alta in Cina.   Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato NVIDIA ha annunziato un piano per la produzione di «robot umanoidi» basati sull’Intelligenza Artificiale.

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Cina

Trump dice che l’incontro con Xi prepara una «pace duratura»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che il suo incontro con il suo omologo cinese, Xi Jinping, all’inizio di questa settimana aprirà la strada a una pace duratura tra le due nazioni.

 

I due leader si sono incontrati per la prima volta in sei anni giovedì a margine del vertice dell’APEC a Busan, in Corea del Sud. Pechino ha affermato di aver raggiunto un consenso per risolvere «importanti questioni commerciali».

 

La Cina ha accettato di sospendere i suoi ultimi controlli sulle esportazioni di terre rare in cambio di reciproci tagli tariffari da parte degli Stati Uniti. L’accordo include anche l’impegno degli Stati Uniti a ridurre i dazi sulle importazioni cinesi e a sospendere le indagini sui settori marittimo e logistico di Pechino.

 

«Il mio incontro del G2 con il presidente cinese Xi è stato un evento straordinario per entrambi i nostri Paesi», ha scritto Trump su Truth Social sabato. «Questo incontro porterà a una pace e a un successo duraturi. Dio benedica sia la Cina che gli Stati Uniti!»

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Le relazioni bilaterali sono state tese da anni di tensioni commerciali iniziate quando Trump ha imposto dazi ingenti sui prodotti cinesi durante il suo primo mandato. In base al nuovo accordo, gli Stati Uniti ridurranno i dazi sui prodotti cinesi dal 57% al 47% e sospenderanno le restrizioni all’esportazione rivolte ad alcune aziende cinesi. Gli Stati Uniti ridurranno anche i dazi relativi al fentanyl, mentre la Cina adeguerà le sue misure di ritorsione.

 

Pechino ha dichiarato che eliminerà le restrizioni all’esportazione di terre rare per un anno, mentre studia piani a lungo termine. I materiali utilizzati nell’elettronica e nella tecnologia militare sono stati presi di mira dopo che gli Stati Uniti hanno inasprito i propri controlli sulle esportazioni di semiconduttori avanzati e apparecchiature per la produzione di chip.

 

La Cina ha inoltre accettato di riprendere gli acquisti di soia e altri prodotti agricoli dagli Stati Uniti, sospesi durante la recente situazione di stallo commerciale, mentre la maggior parte delle altre restrizioni commerciali restano in vigore.

 

Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa Trump aveva dichiarato che «gli Stati Uniti sono in guerra commerciale con la Cina» spignendo la UE a imporre dazi del 500% su Pechino.

 

Trump stesso lo scorso mese aveva parlato di dazi al 100%. Sei mesi fa gli USA avevano imposto dazi fino al 3521% sulle importazioni di energia solare legate alla Repubblica Popolare.

 

A inizio anno, dinanzi all’animosità di Washington, Pechino aveva risposto di essere pronta alla «guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra».

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