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Politica

I sostenitori di Bolsonaro invadono il Parlamento, il Palazzo Presidenziale e la Corte Suprema

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Migliaia di supporter di Jair Messias Bolsonaro hanno invaso il Congresso Nazionale di Brasilia – il Parlamento carioca – così come il Palazzo Presidenziale è la Corte Suprema. Lo riporta l’agenzia LUSA.

 

Filmati condivisi sui social media mostrano centinaia di persone che si riversavano negli edifici del potere brasiliano, nonostante gas lacrimogeni della polizia.

 

Secondo LUSA, il gruppo, indossando magliette gialle e verdi e bandiere brasiliane, ha attraversato le barriere della polizia e si è arrampicato sulla rampa che consente l’accesso al tetto degli edifici della Camera dei Deputati e del Senato.

 

 

 

I manifestanti chiedono l’intervento militare per rovesciare il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che è stato insediato la scorsa settimana, e che essi ritengono un presidente illegittimo uscito da elezioni truccate.

 

È comparso sopra un palazzo anche un grande striscione che recita «vogliamo il codice sorgente». La Corte Suprema si sarebbe infatti rifiutata di consegnare il software che provava con certezza che le elezioni sono avvenute regolarmente.

 

 

Le proteste massive dei brasiliani durano dal 30 ottobre, con folle oceaniche che scendono in piazza e bloccano le strade, circondando le caserme per chiedere un intervento delle forze armate – dalle quali, ricordiamo, Bolsonaro proviene.

 

Come riportato da Renovatio 21, la polizia il mese scorso ha iniziato a sparare contro i manifestanti pro-Bolsonaro. Sulla scorta di quanto accaduto ai camionisti canadesi a inizio 2022, ci sono segnalazioni di conti bancari congelati ai brasiliani in protesta.

 

Negli scorsi giorni proteste veementi si erano avute anche per l’arresto di un attivista indigeno pro-Bolsonaro, la cui detenzione per «presunti atti antidemocratici» era stata ordinata dal giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, considerato un avversario di Bolsonaro e del suo popolo.

 

Bolsonaro e i suoi sostenitori si sono spesso scagliati contro la Corte Suprema, accusata di essere faziosa al punto da darsi il potere di annullare le lezioni in caso di fake news. Ora il Palazzo della Corte Suprema di Brasilia è attaccato non solo verbalmente.

 

 

In alcuni video è possibile vedere il popolo caricare le architetture di Oscar Niemeyer che caratterizzano la capitale del Paese.

 

 

Emergono in rete pure immagini di poliziotti che assistono placidi all’invasione scattando pure qualche foto col telefonino a fianco del popolo bolsonarista.

 

 

Al momento Lula si trova a Rio de Janeiro mentre Bolsonaro è negli USA.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa vi fu l’irrituale visita in Brasile del capo della CIA William Burns, che avvertì Bolsonaro di non contestare il risultato delle elezioni che si sarebbero tenute l’anno successivo.

 

 

 

Immagine da Twitter

 

 

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Politica

Trump, esiste una lista per la vendetta vera?

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Il presidente eletto Donald Trump non ha alcuna lista nera di persone che presumibilmente intende punire dopo l’insediamento, ha dichiarato domenica a Fox News il deputato della Florida Byron Donalds.

 

Diversi funzionari e organi di stampa statunitensi hanno ipotizzato che Trump abbia, come uno l’ha descritto, una «vendetta contro le persone che ritiene lo abbiano tradito» e che intenda perseguire i suoi critici e presunti nemici.

 

«Non c’è mai stata una serie di minacce come questa da parte di un candidato alla presidenza degli Stati Uniti», ha detto a The Hill Michael Bromwich, ex ispettore generale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, prima del voto del 5 novembre, in cui Trump ha battuto la sua rivale democratica Kamala Harris.

 

Tuttavia, il deputato Donalds ha respinto queste preoccupazioni, sostenendo che Trump non ha mai affermato che si sarebbe prefissato di perseguire penalmente i suoi detrattori.

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«Per il popolo americano che ha ascoltato queste bugie dalla sinistra democratica, vi dirò: questa non è una cosa di cui Donald Trump ha mai parlato, o a cui si è impegnato, in alcun modo. Non c’è una “lista dei nemici”», ha detto Donalds a Fox News.

 

Il repubblicano ha aggiunto che Trump non intende concentrarsi sui suoi detrattori, ma è invece impegnato ad aiutare il popolo americano e ad affrontare le questioni principali del Paese, come la sicurezza del confine tra Stati Uniti e Messico, l’espulsione degli immigrati clandestini e il miglioramento dell’economia e dell’energia.

 

«Il suo obiettivo è il popolo americano, non una «lista dei nemici”», ha insistito Donalds.

 

Nel corso dei suoi comizi, delle interviste alla stampa e dei post sui social media, Trump ha parlato regolarmente di un gruppo di «nemici» all’interno del governo degli Stati Uniti che ha definito «lunatici di sinistra radicale» che presumibilmente agirebbero contro gli interessi dell’America.

 

Durante un’intervista podcast con Joe Rogan, Trump ha anche affermato che questi «nemici interni» rappresentano un pericolo maggiore per gli Stati Uniti rispetto ad alcuni dei suoi avversari stranieri.

 

Tuttavia, Trump ha respinto le preoccupazioni del Partito Democratico che avrebbe cercato di perseguire penalmente i suoi avversari politici e ha sottolineato che, dopo aver vinto contro Hillary Clinton nel 2016, alla fine aveva scelto di non attaccare il suo rivale democratico, sostenendo che ciò avrebbe costituito una «brutta figura» per il Paese.

 

Trump ha affermato che l’amministrazione Biden-Harris, d’altro canto, ha trasformato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in un’arma e lo sta utilizzando per mettere a tacere i suoi oppositori, tra cui lo stesso ex presidente.

 

Intanto, la lawfare («guerra legale») contro Trump continua nei tribunali americani, che ad un certo punto minacciavano di comminare mezzo millennio di carcere per l’ex presidente ora di nuovo presidente eletto.

 

All’inizio di quest’anno, una giuria di Manhattan ha dichiarato il candidato repubblicano colpevole di 34 capi d’imputazione relativi al presunto compenso pagato alla pornostar Stormy Daniels e al suo ruolo nelle rivolte di Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

 

È a questo punto, tuttavia, che bisogna considerare il concetto di retribution, cioè di rappresaglia: lo aveva detto la popolare giornalista TV Megyn Kelly, ora totalmente trumpiana, sostenendo che sarebbe divenuto necessario rispondere alla guerra tribunalizia iniziata dai democratici con simmetriche mosse, e chiamare un domani sul banco dei deputati i Biden, i Clinton, gli Obama, etc.

 

Di fatto, è in questo momento che torna utile il concetto di giustizia scolpito immutabile nel tempo da un musicista youtuber italo-cingalese oramai lustri fa: «Vendetta vera, non finirò in galera». Free Donald Trumpazzi.

 

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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

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Politica

«Distruggerò lo Stato profondo e ripristinerò un governo controllato dal popolo e per il popolo»: il piano in 10 punti di Trump per smantellare il Deep State

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Il presidente eletto statunitense Donald J. Trump ha diffuso un piano in 10 punti che promette di smantellare radicalmente e disarmare il Deep State («Stato profondo») e di inviare gran parte di ciò che resta «della tentacolare burocrazia federale in nuove località al di fuori della palude di Washington» in «luoghi pieni di patrioti che amano l’America».   Come parte del piano di Trump, promette di «ripulire tutti gli attori corrotti nel nostro apparato di sicurezza e Intelligence nazionale. I dipartimenti e le agenzie che sono stati trasformati in armi saranno completamente revisionati, in modo che burocrati senza volto non saranno mai più in grado di prendere di mira e perseguitare i conservatori, i cristiani o i nemici politici della sinistra».   Propone inoltre di denunciare gli «abusi di potere che stanno lacerando il nostro Paese»; di «istituire una “Commissione per la verità e la riconciliazione” per declassificare e pubblicare tutti i documenti sullo spionaggio, la censura e la corruzione del Deep State»; e di «monitorare le nostre agenzie di Intelligence per garantire che non stiano spiando i nostri cittadini o conducendo campagne di disinformazione contro il popolo americano».   Una volta che la sua nuova amministrazione sarà operativa, Trump ha affermato che «sosterrà un emendamento costituzionale per imporre limiti di mandato ai membri del Congresso».  

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Questo il testo del messaggio del presidente:   Ecco il mio piano per smantellare lo Stato profondo e riprenderci una volta per tutte la nostra democrazia dalla corruzione di Washington.   Innanzitutto, ripubblicherò immediatamente il mio ordine esecutivo del 2020, ripristinando l’autorità del Presidente di rimuovere i burocrati disonesti, e farò valere tale potere in modo molto aggressivo.   In secondo luogo, elimineremo tutti gli attori corrotti nel nostro apparato di sicurezza e intelligence nazionale. I dipartimenti e le agenzie che sono stati trasformati in armi saranno completamente rivisti, in modo che burocrati senza volto non saranno mai più in grado di prendere di mira e perseguitare i conservatori, i cristiani o i nemici politici della sinistra.   In terzo luogo, riformeremo completamente i tribunali FISA, che sono così corrotti che ai giudici apparentemente non importa quando vengono ingannati nelle richieste di mandato.   Quarto, per denunciare le bufale e gli abusi di potere che stanno lacerando il nostro Paese. Istituiremo una «Commissione per la verità e la riconciliazione» per declassificare e pubblicare tutti i documenti sullo spionaggio, la censura e la corruzione del Deep State.   Quinto, avvieremo una repressione massiccia contro i divulgatori governativi che colludono con le fake news per tessere deliberatamente false narrazioni e sovvertire il nostro governo e la nostra democrazia. Quando possibile, presenteremo accuse penali.   Sesto: renderemo l’ufficio di ogni ispettore generale indipendente e fisicamente separato dai dipartimenti che supervisionano, in modo che non diventino i protettori dello Stato profondo.   Settimo, chiederò al Congresso di istituire un sistema di controllo indipendente per monitorare costantemente le nostre agenzie di Intelligence e garantire che non stiano spiando i nostri cittadini o conducendo campagne di disinformazione contro il popolo americano, o che non stiano spiando la campagna di qualcuno come hanno spiato la mia campagna.   Ottavo, continueremo lo sforzo avviato dall’amministrazione Trump per spostare parti della burocrazia federale in nuove sedi al di fuori della palude di Washington. Proprio come ho spostato il Bureau of Land Management in Colorado, fino a centomila posizioni governative potrebbero essere spostate — immediatamente — in luoghi pieni di patrioti che amano l’America.   Nono: lavorerò per impedire ai burocrati federali di occupare posti di lavoro nelle aziende con cui hanno a che fare e che regolamentano.   Infine, promuoverò un emendamento costituzionale per imporre limiti di mandato ai membri del Congresso.   Ecco come distruggerò lo Stato profondo e ripristinerò un governo controllato dal popolo e per il popolo.

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Politica

Il Giappone rielegge Shigeru Ishiba

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Lunedì il parlamento giapponese ha rieletto il primo ministro Shigeru Ishiba, dopo che la sua coalizione di governo ha subito la peggiore sconfitta in oltre un decennio, avendo perso la maggioranza parlamentare nelle elezioni anticipate della Camera bassa il mese scorso.

 

Ishiba, 67 anni, ha assunto la carica di primo ministro a partire da Fumio Kishida, che si è dimesso a settembre a causa di una serie di scandali che hanno minato la fiducia del pubblico nel Partito Liberal Democratico (LDP).

 

Pochi giorni dopo l’insediamento in ottobre, Ishida ha indetto elezioni anticipate per la camera bassa del parlamento nel tentativo di confermare il suo mandato. Invece di una posizione rafforzata, tuttavia, Ishiba ha dovuto affrontare una battuta d’arresto significativa poiché gli elettori, indignati per l’inflazione alle stelle e per uno scandalo sui fondi neri, hanno consegnato al blocco al potere la sua peggiore performance dal 2009.

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Il partito LDP di Ishiba e il suo partner di coalizione Komeito hanno perso la maggioranza che detenevano da tempo nella Camera bassa, composta da 465 seggi: il partito LDP è sceso da 247 a 191 seggi, mentre il Komeito ne ha persi otto, scendendo a 24.

 

Lunedì, in quello che è stato il primo ballottaggio parlamentare in 30 anni, Ishiba ha battuto il leader del Partito Democratico Yoshihiko Noda con 221 voti a 160.

 

Ishiba guiderà ora un governo di minoranza con un’opposizione incoraggiata. Ha già riconfermato la maggior parte dei suoi precedenti membri del gabinetto e ha sottolineato che l’obiettivo più importante è «assicurarsi che il Giappone sia una nazione pacifica e che i mezzi di sussistenza delle persone migliorino».

 

Negli ultimi anni, il partito LDP è stato al centro dell’attenzione a causa di scandali politici, tra cui i suoi legami con la controversa Chiesa dell’Unificazione del reverendo Moon e le accuse secondo cui i funzionari del partito avrebbero intascato milioni di dollari in donazioni.

 

Sotto la guida di Ishiba, il LDP aveva preso le distanze dai candidati macchiati dallo scandalo rifiutandosi di sostenerli. Tuttavia, è stato sottoposto a un esame più approfondito dopo le accuse secondo cui avrebbe comunque finanziato le sue sezioni regionali.

 

Ishiba è stato descritto dai media giapponesi come un politico «lupo solitario» con una «ventata testardaggine», cosa che gli è valsa sia nemici di alto livello che alleati di base.

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Il primo ministro anche chiesto al Giappone, un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione, di guidare la creazione di una versione asiatica della NATO per contrastare le potenziali minacce provenienti da Cina e Corea del Nord.

 

Ishiba pare aver aperto a riforme economiche per il dialogo con le opposizioni.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Ishiba è un sostenitore del progetto per la cosiddetta «NATO asiatica» e un occasionale cosplayer, travestitosi in un momento drammatico da personaggio di Dragon Ball Z.

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Immagine di 首相官邸ホームページ via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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