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Trapianti

L’orrore va oltre Alfie: l’ospedale Alder Hey espianta gli organi dei bambini morti senza il consenso dei genitori

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Pubblichiamo un articolo di 18 anni apparso su La Repubblica, quotidiano che oggi non è particolarmente incline alla lotta a favore di Alfie. La realtà dell’Alder Hey Hospital (l’ospedale che vuole la morte di Alfie) emersa dall’articolo è semplicemente agghiacciante: organi espiantati a bambini morti senza il consenso dei genitori. Vogliono lo stesso destino anche per Alfie? 

 

«Ho visto i suoi organi sezionati in tre contenitori bianchi: il cuore, il cervello, il fegato, i reni. Mio figlio Marcello era stato fatto a pezzi. L’ ho scoperto otto anni dopo. Aveva venti giorni quando è morto sotto i ferri all’ ospedale Alder Hey di Liverpool».

Ho visto i suoi organi sezionati in tre contenitori bianchi: il cuore, il cervello, il fegato, i reni. Mio figlio Marcello era stato fatto a pezzi. L’ ho scoperto otto anni dopo. Aveva venti giorni quando è morto sotto i ferri all’ ospedale Alder Hey di Liverpool

 

Tracy Lowthian ha perso Marcello nel 1992. Solo pochi mesi fa ha saputo che il suo corpo era stato svuotato di tutti gli organi. Fatto a pezzi, scopo ricerca scientifica o chissà che altro. Era una delle migliaia di mamme e papà inglesi coinvolti nello scandalo scoppiato nell’ autunno scorso in Inghilterra. Organi di bimbi prelevati senza il consenso dei genitori. Tracy racconta, fermandosi di tanto in tanto per riprendere fiato.

 

«Marcello era il mio terzo figlio. È nato il 21 agosto 1992. Vivevo a Modena con mio marito Franco che è italiano e ha una ditta di trasporti, ma per avere il bambino sono tornata dai miei, a Liverpool. Anche gli altri due erano nati in Inghilterra. Dieci giorni dopo la nascita respirava male e mi hanno consigliato di portarlo all’ Alder Hey. Mi avevano detto che era il migliore. A venti giorni lo hanno operato al cuore: era il 10 settembre. È morto sotto i ferri. Il coroner ha ordinato l’ autopsia, visto che era morto durante l’ operazione.

 

Ero preparata, non avevano bisogno di chiedere il mio consenso. Ma nel certificato post mortem – che ho visto soltanto adesso – non c’ era scritto nulla di quello che avrebbero fatto dopo. Per questo sì che c’ era bisogno del mio permesso. Marcello è stato svuotato di tutti i suoi organi. Il cuore, il cervello, il fegato, i reni, lo stomaco, l’ intestino… e forse anche la lingua sono conservati negli scantinati dell’ ospedale. I suoi organi riproduttivi non si trovano più, spariti.

Marcello è stato svuotato di tutti i suoi organi. Il cuore, il cervello, il fegato, i reni, lo stomaco, l’ intestino… e forse anche la lingua sono conservati negli scantinati dell’ ospedale. I suoi organi riproduttivi non si trovano più, spariti

 

È cominciato tutto a settembre 1999, quando in televisione ho sentito parlare dell’ inchiesta che aveva investito l’ ospedale pediatrico di Bristol. Ho chiamato l’ Alder Hey: volevo sapere se ero anch’ io fra i genitori di questi bambini fatti a pezzi. Mi hanno risposto “cercheremo”. Dopo due giorni mi hanno richiamata: “Signora purtroppo il cuore di suo figlio è qui, in ospedale”.

 

Ho chiesto di incontrare i dottori che avevano operato mio figlio. Dicevano di non sapere niente. Sono tornata a casa. Sono passati pochi giorni, mi hanno richiamata: “Abbiamo trovato anche il cervello di suo figlio, ci dispiace”. È andata avanti così per giorni, avevano tutto di Marcello: il fegato, i reni, lo stomaco, l’ intestino… Allora sono tornata in ospedale, ho chiesto di vedere gli organi di Marcello, uno per uno. Hanno fatto resistenza. Alla fine hanno dovuto cedere. Mi hanno portato tre contenitori bianchi: nessuno degli organi era intero, erano fatti a pezzetti. “Dove sono le ricerche che avete fatto su mio figlio? Voglio vederle!”. La risposta fu: “Noi non abbiamo niente”.

“Abbiamo trovato anche il cervello di suo figlio, ci dispiace”

 

Il 23 dicembre 1999 è arrivato mio marito dall’ Italia e abbiamo disseppellito Marcello. Non potendo aprire la bara abbiamo messo gli organi sopra. Franco era con me, anche se ora siamo separati e lui è in Italia, l’ aveva sempre detto che c’ era qualcosa di strano nella morte di nostro figlio.

 

In marzo ho chiesto all’ ospedale una lista esatta di quello che avevano preso: c’ erano anche gli organi riproduttivi che io però non avevo visto nei contenitori che avevamo seppellito. Mi hanno detto che forse erano nei “quadretti di cera”. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno detto che prima di restituirmi gli organi ne avevano preso qualche pezzettino.

Mi hanno portato tre contenitori bianchi: nessuno degli organi era intero, erano fatti a pezzetti. “Dove sono le ricerche che avete fatto su mio figlio? Voglio vederle!”. La risposta fu: “Noi non abbiamo niente”.

 

Dopo due settimane sono andata a vedere i quadretti di cera: hanno rovesciato una borsa marrone su un tavolo. Dentro c’ erano ventiquattro quadretti della grandezza delle tessere del domino. Erano pezzi di cervello, di cuore… Io non capivo cos’ erano e nemmeno loro. Dicevano: “È la prassi, una parte di suo figlio deve rimanere qui”.

 

Nel frattempo eravamo diventati tanti a chiedere conto dei pezzi dei nostri figli: più di mille. E abbiamo scoperto che non era soltanto il patologo olandese van Velzen – andato via dall’ Alder Hey nel 1995 – a espiantare gli organi. Prima di lui ce n’ erano stati altri e la prassi continua anche ora. Ne abbiamo viste tante di quelle borse marroni, che abbiamo fatto portare via dall’ ospedale. Ora sono negli studi degli avvocati dello stesso Alder Hey, piene di pezzettini di organi sotto cera. Intanto abbiamo saputo che uno dei direttori dell’ ospedale, Frank Taylor, e la sua vice Hillary Rowlands, erano stati licenziati, che il chirurgo che aveva operato mio figlio era sotto inchiesta da tre anni per incapacità professionale. E la storia è andata avanti.

Negli scantinati dell’ ospedale c’ erano lingue e trachee I cadaveri dei bambini arrivavano anche da altri ospedali, per svuotarli di tutto. E tutto questo sempre senza chiedere nessun consenso a noi, ai genitori. Tutto illegale.

 

Negli scantinati dell’ ospedale c’ erano lingue e trachee. I cadaveri dei bambini arrivavano anche da altri ospedali, per svuotarli di tutto. E tutto questo sempre senza chiedere nessun consenso a noi, ai genitori. Tutto illegale. Ora io sono qui, con gli altri miei tre figli, il primo ha quasi 11 anni, il secondo 9, la terza 5. Penso che questo sia soltanto l’ inizio. All’ ospedale non parlano più per via delle inchieste in corso. Noi pensiamo a un traffico di soldi.

 

Credo che gli organi dei nostri figli venissero venduti. Alle industrie dei cosmetici o forse per i trapianti, anche se non nel mio caso. Stasera diamo una festa di beneficenza insieme agli altri genitori. Abbiamo fiducia nelle inchieste. Noi per ora vogliamo soltanto sapere la verità e stiamo facendo una battaglia per rendere più esplicite le norme di legge in questi casi».

Credo che gli organi dei nostri figli venissero venduti. Alle industrie dei cosmetici o forse per i trapianti

 

Tracy Lowthian, operatrice su Internet part-time, interrompe qui la sua confessione telefonica. Sono entrati i figli in camera, che di questa storia non sanno nulla. Pensano che il loro fratellino sia andato in cielo. Non devono sapere che Marcello è stato fatto a pezzi. (Teresa Serrao, 3 giugno 2000)

 

 

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Cina

Espianto degli organi, la Cina sta costruendo il più grande database DNA al mondo per facilitare il prelievo forzato

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In un’udienza al Campidoglio di Washington alcuni esperti hanno testimoniato riguardo la rimozione sistematica, diffusa e non consensuale di organi umani per trapianti da parte della Cina che starebbe continuando ad espandere il suo vasto database di DNA che consente all’industria medica di individuare rapidamente le corrispondenze perfette. Lo riporta LifeSiteNews.

 

«Il prelievo forzato di organi su scala industriale in Cina è un’atrocità senza eguali nella sua malvagità: bisogna tornare agli orribili crimini commessi nel 20° secolo da Hitler, Stalin, Mao o Pol Pot per trovare atrocità sistemiche comparabili», ha affermato il deputato repubblicano del New Jersey Chris Smith, capo della Commissione esecutiva del Congresso sulla Cina (CECC) nell’apertura l’udienza.

 

«Il numero delle persone giustiziate per i loro organi – alcuni anche prima di morire cerebralmente – è sconcertante», ha annunciato Smith. «Il prelievo forzato di organi in Cina equivale a “Crimini contro l’umanità”».

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Il rappresentante Smith, che ha attirato l’attenzione sul prelievo forzato di organi in Cina per più di due decenni, ha raccontato di un funzionario della sicurezza cinese che aveva testimoniato in precedenza che «lui e gli altri suoi agenti di sicurezza stavano giustiziando prigionieri – con medici, ovviamente, e ambulanze – prelevare i loro organi per il trapianto».

 

«Prove sostanziali indicano che i prigionieri in Cina sono stati sottoposti ad esami del sangue, tenuti in cattività e uccisi su richiesta dei loro organi», ha detto uno dei testimoni nella sua testimonianza scritta. «Questa affermazione è corroborata da prove e ammissioni da parte di funzionari cinesi di alto livello, professionisti medici e pubblicazioni ufficiali. I prigionieri sono qui trattati come una risorsa: una riserva vincolata di scorte di organi da sfruttare secondo necessità».

 

Secondo quanto detto durante l’udienza, negli anni il bacino dei donatori riluttanti si è ampliato, dai prigionieri ai nemici politici fino a un’enorme popolazione di cittadini comuni.

 

«Abbiamo avuto diversi sopravvissuti ai campi di detenzione cinesi che hanno condiviso con noi le loro storie potenti», ha raccontato il dottor Tom Oliverson, rappresentante dello Stato del Texas e presidente del Comitato assicurativo, nella sua testimonianza scritta.

 

«Ci hanno raccontato degli orrori quotidiani dell’essere un prigioniero religioso e politico e di quanto spesso quelli nei campi sparivano all’improvviso – per non essere mai più visti», ha continuato Oliverson. «Hanno parlato dell’orrore di sapere cosa stava succedendo a coloro che erano scomparsi e di non poter fare nulla per fermarci. Hanno condiviso che, a causa del loro stile di vita sano e dell’astinenza dall’alcol, i praticanti di Falun Gong e gli uiguri venivano spesso presi di mira» per il prelievo forzato di organi.

 

Maya Mitalipova, direttrice del Laboratorio sulle cellule staminali umane presso il Whitehead Institute for Biomedical Research del MIT, ha avvertito il comitato che la Cina non si sarebbe limitata a raccogliere dati sul sequenziamento del DNA all’interno dei propri confini. Sta addirittura accumulando informazioni sul DNA dei cittadini statunitensi.

 

«Il governo cinese sta costruendo il più grande database del DNA al mondo acquisendo dati di sequenziamento del DNA da aziende cinesi e di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti», ha affermato la Mitalipova. «Numerose aziende biotecnologiche stanno aiutando la polizia cinese nella creazione di questo database”, ha continuato. “Tra questi figurano la statunitense Thermo Fisher Scientific e la società cinese BGI (Beijing Genome Institute). Il BGI in particolare è pericoloso perché raccoglie dati genetici degli americani e li usa per ricerche con l’esercito cinese».

 

La scienziata del politecnico bostoniano ha spiegato che la Cina ha già investito miliardi di dollari per sequenziare il DNA di intere popolazioni dello Xinjiang e del Tibet al fine di semplificare i futuri trapianti di organi.

 

«Quando un paziente richiede un organo in Cina, i dati sequenziati del suo DNA verranno confrontati con i milioni nel database del DNA archiviato nei computer» racconta la Mitalipova. «Entro pochi minuti verrà trovata una corrispondenza perfetta. Se un potenziale donatore di organi non è in prigione o in un campo, le autorità cinesi possono facilmente trovare un motivo per trattenere una persona compatibile e ucciderla su richiesta per i suoi organi».

 

La Mitalipova ha anche osservato che le autorità cinesi non solo hanno imposto il prelievo di sangue per il test del DNA, ma stanno anche eseguendo controlli ecografici su tutti gli organi interni – un altro probabile passo per semplificare ulteriormente il futuro abbinamento e prelievo di organi.

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Matthew Robertson, coautore di «Execution by Organ Procurement: Breaching the Dead Donor Rule in China» («Esecuzione mediante prelievo di organi: violazione della regola del donatore deceduto in Cina») pubblicato sull’American Journal of Transplantation, ha iniziato la sua sostanziale testimonianza scritta su un caso avvenuto nel 1978 «quando una giovane prigioniera politica, secondo quanto riferito, aveva avuto il suo reni estratti sul luogo dell’esecuzione mentre era ancora viva».

 

«Con le riforme economiche cinesi, anche il sistema dei trapianti di organi è diventato soggetto alle forze del mercato. A partire dal 2000, l’attività del settore dei trapianti di organi in Cina è esplosa. Migliaia di chirurghi specializzati in trapianti sono stati formati e centinaia di ospedali iniziarono a offrire i trapianti come terapia di routine. Il complesso medico-militare è stato fortemente coinvolto nell’attività e nella ricerca sui trapianti. I tempi di attesa per il trapianto sono passati da molti mesi a solo settimane, giorni e talvolta ore. Il trapianto di organi è passato da una terapia specialistica rivolta principalmente ai quadri del partito a un trattamento di routine disponibile in tutto il paese. Gli ospedali hanno iniziato a pubblicare la disponibilità degli organi e i listini prezzi sui siti web, e i turisti che effettuano trapianti da tutto il mondo sono volati in Cina per ricevere gli organi nelle date prestabilite (il che significa che i tempi dell’esecuzione del donatore devono essere stati pianificati in anticipo)».

 

«Fonti in lingua cinese rivelano che i due cambiamenti chiave nel settore dei trapianti in Cina a partire dal 2000 sono stati i volumi e i tempi di attesa: decine di migliaia di trapianti venivano eseguiti ogni anno, molti su richiesta, in coincidenza con un calo graduale e poi improvviso delle procedure giudiziarie. esecuzioni. L’uso di prigionieri politici come fonte di organi, in particolare di aderenti al Falun Gong incarcerati in massa dal luglio 1999, è l’unica spiegazione plausibile per questo risultato».

 

«Documenti medici e aneddoti di chirurghi cinesi supportano ulteriormente l’affermazione del prelievo di organi dai prigionieri su richiesta», ha detto Robertson. «In un caso, i medici hanno trasportato un donatore in Tibet per un’estrazione del fegato, garantendo la rimozione simultanea del fegato del ricevente per mantenere la vitalità dell’organo trapiantato».

 

«Ciò costituisce un’ammissione di tratta di esseri umani a scopo di omicidio e prelievo di organi, dato che hanno espressamente trasportato un donatore forzato vivente in un luogo diverso, solo per poi procedere all’esecuzione e al prelievo di organi», ha spiegato.

 

«L’assenza di una responsabilità significativa, sia a livello nazionale che internazionale, invia un segnale che la riforma è facoltativa piuttosto che imperativa», ha osservato Robertson. «Senza conseguenze tangibili, la Cina ha pochi incentivi a modificare radicalmente le sue pratiche di approvvigionamento di organi».

 

Come riportato da Renovatio 21, in questi anni è emerso che i medici cinesi starebbero espiantando gli organi non solo a vittime di incidenti stradali ma anche a pazienti con danni cerebrali – in pratica, in Cina si farebbe a meno, con una certa mirabile sincerità, della balla stragista della «morte cerebrale».

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Secondo quanto raccontato da Epoch Times, testata legata al movimento religioso Falung Gong, represso in Cina e molto concentrato sul tema, vi sarebbe nella Repubblica popolare una vera e propria «industrializzazione» della predazione degli organi.

 

«Al rumore degli spari, i prigionieri caddero a terra senza vita» aveva raccontato un ex agente cinese. «I loro corpi, ancora caldi, sono stati trasportati in un vicino furgone bianco dove li attendevano due medici vestiti di bianco. A porte chiuse, sono stati tagliati aperti, gli organi estratti per la vendita sul mercato dei trapianti».

 

«L’espianto di organi dei prigionieri del braccio della morte era un segreto di Pulcinella» aveva raccontato l’ex ufficiale di pubblica sicurezza della città di Zhengzhou, capitale della provincia dell’Henan nella Cina centrale, che ora vive negli USA, confessando di essere stato un partecipante inconsapevole a una catena di approvvigionamento «industrializzata» che convertiva esseri umani viventi in prodotti da vendere nel commercio di organi.

 

Due anni fa era emerso che potrebbero esservi stati casi di prigionieri nigeriani uccisi per l’espianto degli organi.

 

La stessa Repubblica Popolare Cinese ha incarcerato nel 2020 diverse persone per traffico illegale di organi, prelevandoli da vittime di incidenti stradali e a pazienti con gravi danni cerebrali. Leggi specifiche sono state promulgate da Pechino, senza tuttavia riuscire a fermare il traffico illegale di organi – che rappresenterebbe, crediamo, pur sempre la punta dell’iceberg della predazione cinese, che, dai prigionieri in giù, costituisce un processo istituzionale.

 

Renovatio 21 ricorda ai suoi nuovi lettori che l’espianto degli organi avviene per lo più a cuor battente.

 

Rammentiamo inoltre che la cosiddetta «morte cerebrale» è nient’altro che una convenzione, che pure varia da Paese a Paese, inventata per aumentare questo ulteriore business sanitario e farmaceutico (pazienti abbonati ai farmaci anti-rigetto per tutta la vita, a spese della Sanità di Stato, magari) e radicare nelle nostre vite questa ulteriore variante del sacrificio umano.

 

In realtà, la Cina è solo leggermente più smaliziata di quanto non faccia, tra incentivi e pubblicità progresso, tutta la sanità occidentale – compresa quella accanto a casa vostra.

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Predazione degli organi

Miss Germania è una 39enne di origine iraniana pro-immigrazione. Ma c’era anche la miss con cuore trapiantato

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La nuova Miss Germania si chiama Apameh Schönauer ed è di origini iraniane. Le fattezze levantine, non esattamente inquadrabili etnicamente come «tedesche», hanno provocato qualche malumore tra gli osservatori in rete, ed al contempo l’immancabile plauso dei media mainstream.   La nuova reginetta di bellezza tedesca è una madre 39enne che lavora come architetto. Secondo Euronews, «è appassionata dei diritti delle donne e aiuta i migranti ad assimilarsi alla vita in Germania».   «Anche lei è una migrante: nata in Iran, è immigrata in Germania con la sua famiglia quando aveva sei anni. Schönauer ha detto che i primi anni di vita in un paese straniero sono stati difficili: ha lottato per integrarsi a scuola e ha perso di vista chi era come persona».

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Sul palco del concorso di bellezza, la donna persiana ha detto che vuole difendere le giovani donne come lei, che stanno affrontando le difficoltà di essere migranti in Germania.   «La sua organizzazione Shirzan (che significa “leonessa”) aiuta le donne oppresse, incoraggiandole a “condividere le loro storie e le loro esperienze, a ispirarsi e sostenersi a vicenda in modo che possano realizzare il loro pieno potenziale”» riporta Euronews, che ci assicura che «la vittoria di Schönauer è stata un passo significativo nella direzione più inclusiva che il concorso di Miss Germania ha preso dal 2019, allontanandosi dai concorsi di bellezza fisica e bikini verso una definizione di bellezza più complessa che si concentra sulla personalità e sulle azioni dei concorrenti». Vi sono state novità interessanti in questa edizione 2024: ad esempio, è stato cancellato il limite d’età, per cui in finale è finita anche una 42enne.   È stato quindi comunicato che una delle miss concorrenti viveva grazie al cuore di qualcun altro trapiantatole nel suo petto: ecco, oltre che all’immigrazione e al wokismo più trito, arriva anche la pubblicità alla predazione di organi. Trapianto per squartamento a cuor battente è bellezza. Farmaco antirigetto gettonato a Big Pharma per tutta la vita pure. Il messaggio è abbastanza chiaro.   In rete abbondano foto che, inclementi, la mostrano a fianco ad altre misse come Miss Universo Germania 2023 Helena Bleicher, che è bionda.         Pare esservi una guerra vera e propria contro i concorsi nazionali di bellezza.   Ci sono stati i casi, in Portogallo e Olanda, di reginette nazionali di bellezza transessuali – non solo nello sport, gli uomini rubano il podio alle donne anche ai concorsi di bellezza, con buona pace delle femministe.

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Come riportato da Renovatio 21, Miss Universo è controllata da una società gestita da un transessuale tailandese che ora avrebbe dichiarato bancarotta.   Vi era stato quindi un mese fa il caso di Miss Giappone, eletta poche settimane fa: in quello che è il Paese etnicamente più omogeneo del mondo (e con canoni di bellezza tradizionali abbastanza definiti) è stata dichiarata reginetta una ragazza ucraina. Dopo vari giorni di scandalo, la ragazza ha rinunziato al titolo, e l’organizzazione si è profondamente scusata per l’accaduto.   Torniamo, sempre, al pensiero del filosofo Augusto Del Noce sull’Italia come grande laboratorio politico che propone soluzioni e sviluppi con largo anticipo sul resto della civiltà: in Germania e in Giappone possono arrivarci ora, ma nel Bel Paese la prima miss colorata fu eletta nel 1996 – la domenicana Denny Mendez, che a differenza di tante ragazze di cui stiamo parlando ora era sul serio una fanciulla di beltà.     Citiamo il caso anche solo per rimettere, ancora una volta, un link alla canzone del gruppo lagunare Pitura Freska dedicata al fenomeno, Papa Nero, che tanto ci aiuta anche a comprendere come l’arrivo di Bergoglio, il pontefice gesuita (cioè, nero), fosse stato profetizzato da più fonti.

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Uomo dichiarato cerebralmente morto attaccato al fegato di un maiale geneticamente modificato per tre giorni

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Un team di chirurghi dell’Università della Pennsylvania ha attaccato le vene di un uomo dichiarato cerebralmente morto a una macchina grande quanto un frigorifero con fegato di maiale montato al centro. Lo riporta MIT Technology Review.

 

Per tre giorni, il sangue dell’uomo è passato nella macchina, attraverso il fegato del maiale e di nuovo nel suo corpo. Questo fegato «extracorporeo», o esterno al corpo, il cui test iniziale è stato annunciato dall’Università della Pennsylvania e da una società biotecnologica, eGenesis, come progettato per aiutare le persone a sopravvivere all’insufficienza epatica acuta, che può essere causata da infezioni, avvelenamenti o per gli eccessi alcool.

 

Un fegato danneggiato non può svolgere il suo lavoro rimuovendo le tossine dal corpo, elaborando i nutrienti e producendo proteine. Collegare le persone a qualcuno esterno potrebbe far guadagnare loro tempo. «Vuoi dare al fegato il tempo di riprendersi… o mantenerlo fino a quando non sarà disponibile il trapianto», ha afferma la guida della squadra di ricercatori Abraham Shaked.

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Il test del fegato a Filadelfia è anche l’ultimo tentativo di sperimentare con organi di maiali geneticamente modificati in modo che i loro tessuti siano più compatibili con quelli umani.

 

In studi precedenti, presso l’Università del Maryland, a due uomini con malattie cardiache terminali era stato sostituito il cuore con cuori di maiali sviluppati da un’altra società, la United Therapeutics.

 

Come riportato da Renovatio 21, nei due controversi casi il soggetto è stato in grado di vivere con il cuore animale, ma solo per un breve periodo; entrambi sono morti entro due mesi dal trapianto.

 

Ora alcuni medici dicono che l’uso di un organo di maiale tenuto fuori dal corpo potrebbe rivelarsi più facile da realizzare, poiché deve funzionare solo per un tempo limitato. «Se quello che stiamo facendo funziona nel modo in cui pensiamo, credo che questa tecnologia sarà il primo organo suino disponibile per un reale utilizzo clinico», afferma lo Shaked.

 

L’utilizzo di un fegato fuori dal corpo evita in gran parte il problema del rigetto dell’organo a lungo termine perché deve funzionare solo per pochi giorni, non per anni. E le modifiche genetiche apportate ai maiali sembrano proteggere gli organi da un grave rigetto a breve termine. «Qui non esiste un’immunologia complessa», afferma Shaked. «Eliminiamo la questione del rigetto perché non utilizziamo l’organo per molto tempo. È più simile a un pezzo di macchina».

 

L’idea è quella di utilizzare l’organo esterno per sostenere le persone con insufficienza epatica fino a quando non sarà disponibile per loro un trapianto di fegato umano o finché il loro fegato non si riprenderà, cosa possibile data l’impressionante capacità di rigenerarsi dell’organo.

 

Durante l’esperimento, il fegato di maiale è stato montato in un dispositivo della società OrganOx che viene normalmente utilizzato per mantenere gli organi umani donati caldi e perfusi di sangue in modo che siano disponibili per il trapianto più a lungo. In questo caso, i tubi collegati alle vene del soggetto sono stati inseriti nella macchina e i due sono rimasti attaccati per 72 ore.

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L’idea degli organi extracorporei è già stata sperimentata in passato. Negli anni Novanta, i ricercatori collegarono diversi pazienti a fegati prelevati da maiali comuni, ma gli organi si deteriorarono rapidamente. Secondo eGenesis, il suo fegato, proveniente da un maialino dello Yucatan geneticamente modificato, era ancora sano anche dopo tre giorni.

 

Il grande obiettivo delle società di ingegneria dei suini, tra cui eGenesis, United e Makana Therapeutics, è, dicono, creare cuori, reni o polmoni che possano mantenere in vita una persona per anni. Per fare ciò, hanno tutti apportato modifiche genetiche ai maiali in modo che il tessuto animale fosse nascosto dal sistema immunitario umano, che altrimenti attaccherebbe gli organi. Si tratta quindi di quelli che vengono definiti maiali «umanizzati», chimere ottenute con l’ingegneria genetica.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa chirurghi dell’Università dell’Alabama avevano impiantato reni di maiale OGM in un uomo dichiarato, anche lui, in stato di «morte cerebrale». Nel 2021 anche all’ospedale Langone di Nuova York si operò la medesima procedura.

 

L’esperimento è iniziato il 22 dicembre, dopo che la famiglia di un uomo anziano che aveva subito un’emorragia cerebrale ha accettato di lasciare che il suo corpo fosse utilizzato nella ricerca. «Era cerebralmente morto, ma il suo cuore batteva ancora» scrive l’house organ del politecnico bostoniano: in pratica, secondo la logica, la cavia umana dell’esperimento era ancora viva – come sa il lettore di Renovatio 21, la morte cerebrale è una pura convenzione, concepita nella vicina Harvard e oramai datata, necessaria solo allo squartamento delle persone prive di coscienza e quindi all’intera filiera chirurgica, sanitaria, farmaceutica dell’industria dei trapianti.

 

In definitiva, hanno attaccato un uomo vivo, senza il suo consenso, ad una macchina basata su un rene di maiale bioingegnerizzato per essere reso umano.

 

Benvenuti nel XXI secolo.

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