Cina
Cina, prigionieri nigeriani uccisi per i loro organi?

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Sebbene non abbia prodotto prove concrete, una ONG nigeriana teme che alcuni nigeriani nelle carceri cinesi siano stati uccisi per i loro organi.
Il capo della Patriotic Citizen Initiative (PCI), Osemene Osita, ha detto ai media locali che c’erano voci basate sui rapporti dei detenuti secondo cui alcune persone sarebbero «spesso scomparse in modi sospetti di essere state portate fuori e uccise in via extragiudiziale da funzionari della prigione cinese per ai fini del prelievo e del commercio dei loro organi».
La PCI stima che circa 40 nigeriani vengono uccisi ogni anno nelle carceri cinesi per i loro organi.
Il traffico di organi in Africa è raramente emerso dai media occidentali. Tuttavia, un rapporto dell’Interpol ha avvertito lo scorso anno che:
«Le informazioni suggeriscono che un ampio spettro di attori è coinvolto nel traffico di organi nell’Africa settentrionale e occidentale con collegamenti con il settore medico in Paesi africani e oltre, in particolare in Asia e Medio Oriente».
«Il traffico di organi umani può essere effettuato solo nell’ambito di reti complesse, a causa delle competenze richieste (medici specialisti, chirurghi, infermieri), della logistica (abbinare pazienti e donatori compatibili) e delle strutture sanitarie (laboratori analitici, ambulatori, sale operatorie)».
«Il rapporto mostra probabili legami tra il turismo dei trapianti – dove un paziente si reca all’estero per acquistare un organo per il trapianto illegale – e THBOR [traffico di esseri umani per prelievo di organi] nell’Africa settentrionale e occidentale, sia nel contesto di trapianti eseguiti in Nord Africa con organi di provenienza illegale nella regione, sia in quello di trapianti eseguiti altrove con organi di provenienza illegale da cittadini dell’Africa settentrionale e occidentale».
Michael Cook
Cina
La Cina isola gli studenti delle scuole mentre aumentano i casi della nuova variante del COVID

Le scuole in tutta la Cina stanno sospendendo le lezioni e mettendo gli studenti in quarantena, in risposta all’aumento di una nuova variante del COVID-19. Lo riferiscono diverse fonti di stampa internazionali.
Sono stati diramati avvisi di «quarantena domiciliare» agli studenti, che impongono loro di astenersi da scuola per sette giorni e di ottenere un certificato medico valido prima di rientrarvi. Le scuole nelle province dello Shaanxi e del Jiangsu sono state completamente chiuse.
Le statistiche ufficiali del regime cinese mostrano che il tasso di infezione da COVID è raddoppiato ad aprile, raggiungendo i 168.507 casi, con 340 casi gravi e nove decessi. I tassi di infezione sono più alti nel nord del Paese rispetto al Sud.
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Il governo cinese sostiene che i contagi hanno raggiunto un picco e ora stanno rallentando. La testata americana Epoch Times sostiene di avere fonti che hanno affermato che la situazione è di gran lunga peggiore di quanto suggeriscano i resoconti ufficiali e le statistiche.
I medici che hanno parlato con il giornale hanno affermato che sono stati colpiti soprattutto gli adulti.
«Le sospensioni scolastiche e le quarantene hanno accresciuto la preoccupazione pubblica che le draconiane restrizioni COVID-0 applicate dal regime dal 2020 alla fine del 2022, durante le quali le comunità sono state isolate, i test di massa sono stati obbligatori, i viaggi sono stati limitati e i residenti sono stati trasferiti con la forza nei centri di quarantena, possano tornare in vigore» scrive Epoch Times.
Le autorità sanitarie cinesi hanno annunciato il 23 maggio che la variante NB.1.8.1 del virus Omicron è attualmente la variante principale che si sta diffondendo nel Paese.
Cina
Panchen Lama, il prigioniero politico rapito bambino da 30 anni in mano a Pechino

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Cina
Preti cinesi: la nuova croce della «registrazione»

Renovatio 21 ripubblica questo articolo di AsiaNews che ha raccolto la lettera di un sacerdote cattolico«sotterraneo» cinese. Si tratta della «questione della “registrazione ufficiale” che le autorità cinesi richiedono oggi a tutti i sacerdoti, facendosi forza anche dell’Accordo del 2018 con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi, che pure non richiede questo adempimento. Mese dopo mese le pressioni vanno facendosi più insistenti, soprattutto in quelle province dove tuttora esistono significative comunità “sotterranee”, che in coscienza ritengono di non dover aderire all’Associazione Patriottica dei cattolici cinsi, fortemente influenzata dal controllo e dall’ideologia del Partito» scrive il sito del PIME. «In questa lettera il sacerdote spiega nel dettaglio perché la registrazione non è solo un atto formale, ma un problema molto concreto per l’esercizio del proprio ministero pastorale. E le difficoltà che una volta avvenuta comporta nella vita di un prete».
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Quando il clero sceglie di «registrarsi ufficialmente», cioè di aderire all’Associazione Patriottica dei cattolici cinesi riconosciuta dal governo e al sistema ufficiale, pur ottenendo legalmente uno «status legittimo», sul piano pastorale e della coscienza religiosa si trova ad affrontare una serie di sfide complesse.
1. La lacerazione e il conflitto interiore della coscienza religiosa
• Il conflitto di coscienza
La Chiesa cattolica sottolinea la «libertà della coscienza» e la «fedeltà alla fede». Entrare nell’Associazione Patriottica significa accettare la leadership di un’organizzazione messa in dubbio dalla Chiesa universale.
Per alcuni sacerdoti, la registrazione appare come una compromissione con il potere politico, generando un senso di colpa per «tradimento della fede», che si accumula nel tempo.
• Ambiguità nella comunione con il papa
Sebbene papa Francesco, per motivi pastorali, abbia accettato la legittimità di alcuni «vescovi registrati», l’accordo sino-vaticano non impone ai sacerdoti l’obbligo di registrazione.
Una volta registrati, alcuni sacerdoti possono essere fraintesi come «non più fedeli alla Santa Sede», generando una zona grigia nella loro identità ecclesiale.
2. Spazi pastorali ampliati, ma con molte limitazioni
• Celebrazioni pubbliche sotto controllo
Possono celebrare messe, predicare e amministrare sacramenti nelle chiese approvate dal governo.
Tuttavia, i contenuti delle omelie devono evitare temi sensibili come l’autorità papale, la Chiesa universale, le persecuzioni religiose e la situazione della Chiesa sotterranea.
Le chiese sono spesso dotate di telecamere, e personale governativo può assistere o addirittura intervenire durante le omelie.
• Libertà amministrativa limitata
Organizzare eventi, corsi di formazione, catechismo per giovani richiede un’approvazione;
Non è possibile dare vita liberamente a seminari o gruppi di formazione vocazionale;
I fedeli devono ottenere l’approvazione ufficiale per svolgere ruoli di predicazione o conferenze, limitando la collaborazione pastorale con i laici.
• La necessità di rinnovare continuamente le certificazioni crea stanchezza mentale nel clero.
3. Crisi di fiducia da parte della comunità dei fedeli
• Allontanamento dei fedeli sotterranei
I fedeli che da tempo seguono la fede «sotterranea» possono considerare i sacerdoti registrati come «compromessi, sconfitti»;
Le reti di fedeli familiari possono interrompersi, compromettendo la continuità pastorale.
• Reazioni complesse tra i fedeli ufficiali
Alcuni fedeli ufficiali accettano i sacerdoti registrati, ma a causa della complessa storia ecclesiale possono restare cauti nei confronti della loro identità;
Trovarsi non pienamente accettati da entrambi i lati può far sentire i sacerdoti registrati come «isolati».
4. Pressioni per una «nuova trasformazione» o un «auto-azzeramento»
• Continui «ripulimenti» nelle politiche attuate
La registrazione iniziale può apparire solo come un “registro”, ma successivamente il governo richiede:
partecipazione a corsi politici;
organizzazione di conferenze sui «valori fondamentali del socialismo»;
enfasi sullo slogan della «sinicizzazione della religione»;
collaborazione nella rimozione delle croci, nell’esposizione della bandiera nazionale;
«De-sacralizzazione» delle decorazioni e del linguaggio liturgico della Chiesa.
Ogni adesione a questi obblighi rappresenta una nuova «trasformazione» che può ulteriormente diluire la fede.
• Essere «intermediari» nella lotta tra governo e religione
Costretti a mediare tra «stabilità sociale» e «cura pastorale»;
Soggetti a domande da parte dei fedeli e ordini da parte del governo, portando a esaurimento psicofisico e ansia di fede.
5. Ambiguità a lungo termine nella spiritualità e nell’identità
• Crisi di identificazione interiore
Pur essendo «legalmente riconosciuti», possono sentirsi con un’«identità di fede confusa»;
Facile perdita del senso del ministero, auto-negazione, ritiro e persino insofferenza.
• Arresto della crescita spirituale
Per «sicurezza» devono praticare l’«auto-censura»;
Non osano più parlare di vocazione, di incoraggiare i giovani al sacerdozio, né di predicare la verità;
Diventano gradualmente «formali e burocratici», perdendo il ruolo di profeti.
Conclusione: la registrazione non è la fine, ma una nuova croce
I sacerdoti registrati si trovano in una situazione molto delicata: apparentemente acquisiscono legittimità, ma interiormente affrontano sfide spirituali più profonde rispetto ai loro colleghi sotterranei.
Riusciranno a:
• Mantenere intatta la fede?
• Guidare pastoralmente i fedeli senza perdere autenticità?
• Conservare la coscienza e la testimonianza all’interno del sistema?
È un cammino che richiede grande saggezza, coraggio e preghiera per poterlo percorrere fino in fondo.
Un prete «sotterraneo» cinese
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Diego Delso via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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