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Predazione degli organi

Espianto degli organi: ma quale «Morte»?

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Cercherò, nel breve spazio di questa trattazione, di almeno accennare ad alcuni degli aspetti fondamentali della pratica dell’espianto di organi a cuore battente al fine di successivo trapianto, argomento attorno al quale è stato montato negli ultimi mesi un battage pubblicitario rigorosamente a senso unico e caratterizzato da una carica di disinformazione e mistificazione che non ha precedenti, a mia conoscenza, nella pur non breve storia della «divulgazione medica» di massa.

 

Io vorrei iniziare mostrandovi questo giovane  che si chiama Martin Banach.

 

«Donatori» sono specialmente i giovani vittime di incidenti stradali, ed in ogni famiglia questo potrebbe accadere

Il caso: Martin B., 18 anni, trascorre le vacanze in Italia. Ha un incidente, viene ricoverato in ospedale. II medici si arrendono. Lo dichiarano praticamente morto. Vogliono eseguire l’espianto degli organi. I genitori vengono tenuti a bada, respinti. È vivo, è morto? Giace privo di conoscenza in un letto. Dopo una lunga battaglia, i genitori riescono a portare il figlio in Germania. Oggi Martin ha finito gli studi, gioca a pallacanestro. Nessuna lesione permanente. Dice: «ho avuto fortuna, e per questo lotterò perché nessuno possa prelevare gli organi da persona definita cerebralmente morta. Ringrazio i miei meravigliosi genitori, l’interprete e specialmente la dottoressa che mi hanno portato via da lì»..

 

È qualche cosa che ci riguarda tutti molto da vicino, almeno potenzialmente. Quello di Banach  non è l’unico di questi casi (1)  e non è un «incidente di percorso» estrinseco: casi simili accadono perché la morte cerebrale come vedremo non è una diagnosi ma una prognosi. «Donatori» sono specialmente i giovani vittime di incidenti stradali, ed in ogni famiglia questo potrebbe accadere.

 

Si tratta di capire come si sia potuto introdurre presso il grosso pubblico l’accreditamento come «atto altruistico» ed altamente etico quello che, a ben vedere si configura come diretta uccisione di un paziente con prognosi infausta, spesso preceduta da una forma estrema di accanimento terapeutico, finalizzato alla «cura» non già del paziente (che si intende anzi sopprimere), ma bensì dell’organo che si intende espiantare

Si tratta di capire come si sia potuto introdurre presso il grosso pubblico l’accreditamento come «atto altruistico» ed altamente etico quello che, a ben vedere si configura come diretta uccisione di un paziente con prognosi infausta, spesso preceduta da una forma estrema di accanimento terapeutico, finalizzato alla «cura» non già del paziente (che si intende anzi sopprimere), ma bensì dell’organo che si intende espiantare, come dichiarano apertamente per primi alcuni dei più autorevoli tra gli stessi fautori e diretti esecutori della pratica. 

 

Il perno su cui giostra l’operazione è la innovativa definizione di «morte cerebrale», contrapposta al concetto tradizionale di «morte cardiorespiratoria»: a questo aspetto, peraltro fondamentale, io mi limiterò qui oggi.

 

 

Referendum del 2000 e disinformazione di Stato

In occasione della consultazione referendaria popolare del 21 maggio 2000, a cura del Ministero della Sanità (e a spese di tutti i cittadini), è recapitata personalmente a casa di ogni italiano maggiorenne una scheda intitolata «una scelta consapevole» , con un significativo corredo di informazioni faziose, sommarie e inesatte. Mi riferisco a questo documento anche perché paradigmatico di tutta la «informazione» pubblica sull’argomento.

 

Al centro della scheda, sta la menzogna della c.d. «morte cerebrale», nemmeno indicata come tale, ma contrabbandata come «morte» tout court.

 

In occasione del referendum del 21 maggio 2000, a cura del Ministero della Sanità (e a spese di tutti i cittadini), è recapitata personalmente a casa di ogni italiano maggiorenne una scheda intitolata «una scelta consapevole»

L’unica precisazione è contenuta in una nota in caratteri minori, in cui essa viene fatta falsamente coincidere con la «completa distruzione delle cellule cerebrali» (anziché, come nel testo di legge, la ben più problematica «cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo»).

 

Per chi volesse saperne di più, il riferimento raccomandato, nel nome della obbiettività e della par condicio, è quello disinteressato e neutrale del Centro Nazionale Trapianti.

 

Ma al di là dei sotterfugi lessicali idonei a raggirare quello ce viene evidentemente ritenuto da lorsignori il «Popolo Bue», di quale «morte» si parla davvero qui? Partendo da questa entreremo subito nel cuore di un esempio di sconcertante «disinformazione di Stato».

 

 

Morte cardiorespiratoria e «morte cerebrale»

 

In medicina può chiamarsi morte solamente la cessazione totale e definitiva di ogni funzione vitale (cardiaca, respiratoria, cerebrale), ed essa è riscontrabile solo in presenza di tali condizioni. 

 

Il Regolamento di Polizia Mortuaria e le altre norme tuttora vigenti in merito (tranne una parte di esse significativamente abrogate, ma solo per la «morte cerebrale», dall’art.6 del DM 582/94), impongono una doppia certificazione di morte, a distanza di non meno di 15 ore, entrambe da redigersi a cadavere freddo e rigido, con definitivo arresto cardiocircolatorio ed assenza di respiro.

 

In medicina può chiamarsi morte solamente la cessazione totale e definitiva di ogni funzione vitale (cardiaca, respiratoria, cerebrale), ed essa è riscontrabile solo in presenza di tali condizioni

Certificato necroscopico redatto dal medico necroscopo tra la 15^ e la 30^ ora dal decesso, per constatare la realtà della morte (presenza di macchie ipostatiche, rigidità e raffreddamento naturali del cadavere, essiccamento delle mucose, ecc), dopo un adeguato periodo di osservazione.

 

Tutto ciò in ragionevole concordanza con il concetto medico di … Morte.

 

MORTE = «Cessazione della vita che si verifica in assenza di battito cardiaco spontaneo e di respiro» (dal Churchill’s Medical Dictionary). 

 

MORTE = «Cessazione della vita che si verifica in assenza di battito cardiaco spontaneo e di respiro» (dal Churchill’s Medical Dictionary). 

«Cessazione della vita; cessazione permanente delle funzioni corporee vitali. Per scopi legali e medici, è stata proposta la seguente definizione di morte: cessazione irreversibile di tutte le seguenti funzioni: funzione cerebrale totale funzione spontanea del sistema respiratorio funzione spontanea del sistema circolatorio» (dal Dizionario medico Dorland). 

 

È la tradizionale definizione di «Morte cardiorespiratoria», universalmente accettata ed in pieno accordo con l’osservazione comune e l’intuito. 

 

La «nuova» definizione di «morte cerebrale»  che si pretende contrapporle viene formulata ad hoc (per la prima volta  in America nel 1968), a sostegno della pratica dei trapianti d’organo (segnatamente di cuore), e dichiaratamente al fine di reperire organi.

La «nuova» definizione di «morte cerebrale»  che si pretende contrapporle viene formulata ad hoc (per la prima volta  in America nel 1968), a sostegno della pratica dei trapianti d’organo (segnatamente di cuore), e dichiaratamente al fine di reperire organi

 

Si tratta di  una diagnosi di morte in base a criteri neurologici (e sia pure insufficienti, poiché trascura il midollo spinale): «La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo».

 

In realtà, essendo tra l’altro questa circostanza (un assurdo scientifico e giuridico), impossibile a riscontrarsi (la morte cerebrale non è diagnosticabile), ciò che si è fatto è stato di artificiosamente stabilire l’equivalenza tra «coma profondo» e «morte cerebrale», e le modalità clinico strumentali per accertare quest’ultima sono demandate a decreto del Ministro della Sanità.

 

[Continua…]

 

 

Dr. Luca Poli

medico

 

 

NOTE

(1) P.e. Il Corriere della Sera 22 aprile 1999; Il Resto del Carlino del 12 settembre 1999; il sacerdote di Empoli su Libero estate 2000

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Predazione degli organi

Miss Germania è una 39enne di origine iraniana pro-immigrazione. Ma c’era anche la miss con cuore trapiantato

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La nuova Miss Germania si chiama Apameh Schönauer ed è di origini iraniane. Le fattezze levantine, non esattamente inquadrabili etnicamente come «tedesche», hanno provocato qualche malumore tra gli osservatori in rete, ed al contempo l’immancabile plauso dei media mainstream.

 

La nuova reginetta di bellezza tedesca è una madre 39enne che lavora come architetto. Secondo Euronews, «è appassionata dei diritti delle donne e aiuta i migranti ad assimilarsi alla vita in Germania».

 

«Anche lei è una migrante: nata in Iran, è immigrata in Germania con la sua famiglia quando aveva sei anni. Schönauer ha detto che i primi anni di vita in un paese straniero sono stati difficili: ha lottato per integrarsi a scuola e ha perso di vista chi era come persona».

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Sul palco del concorso di bellezza, la donna persiana ha detto che vuole difendere le giovani donne come lei, che stanno affrontando le difficoltà di essere migranti in Germania.

 

«La sua organizzazione Shirzan (che significa “leonessa”) aiuta le donne oppresse, incoraggiandole a “condividere le loro storie e le loro esperienze, a ispirarsi e sostenersi a vicenda in modo che possano realizzare il loro pieno potenziale”» riporta Euronews, che ci assicura che «la vittoria di Schönauer è stata un passo significativo nella direzione più inclusiva che il concorso di Miss Germania ha preso dal 2019, allontanandosi dai concorsi di bellezza fisica e bikini verso una definizione di bellezza più complessa che si concentra sulla personalità e sulle azioni dei concorrenti».

Vi sono state novità interessanti in questa edizione 2024: ad esempio, è stato cancellato il limite d’età, per cui in finale è finita anche una 42enne.

 

È stato quindi comunicato che una delle miss concorrenti viveva grazie al cuore di qualcun altro trapiantatole nel suo petto: ecco, oltre che all’immigrazione e al wokismo più trito, arriva anche la pubblicità alla predazione di organi. Trapianto per squartamento a cuor battente è bellezza. Farmaco antirigetto gettonato a Big Pharma per tutta la vita pure. Il messaggio è abbastanza chiaro.

 

In rete abbondano foto che, inclementi, la mostrano a fianco ad altre misse come Miss Universo Germania 2023 Helena Bleicher, che è bionda.

 

 

 

 

Pare esservi una guerra vera e propria contro i concorsi nazionali di bellezza.

 

Ci sono stati i casi, in Portogallo e Olanda, di reginette nazionali di bellezza transessuali – non solo nello sport, gli uomini rubano il podio alle donne anche ai concorsi di bellezza, con buona pace delle femministe.

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Come riportato da Renovatio 21, Miss Universo è controllata da una società gestita da un transessuale tailandese che ora avrebbe dichiarato bancarotta.

 

Vi era stato quindi un mese fa il caso di Miss Giappone, eletta poche settimane fa: in quello che è il Paese etnicamente più omogeneo del mondo (e con canoni di bellezza tradizionali abbastanza definiti) è stata dichiarata reginetta una ragazza ucraina. Dopo vari giorni di scandalo, la ragazza ha rinunziato al titolo, e l’organizzazione si è profondamente scusata per l’accaduto.

 

Torniamo, sempre, al pensiero del filosofo Augusto Del Noce sull’Italia come grande laboratorio politico che propone soluzioni e sviluppi con largo anticipo sul resto della civiltà: in Germania e in Giappone possono arrivarci ora, ma nel Bel Paese la prima miss colorata fu eletta nel 1996 – la domenicana Denny Mendez, che a differenza di tante ragazze di cui stiamo parlando ora era sul serio una fanciulla di beltà.

 

 

Citiamo il caso anche solo per rimettere, ancora una volta, un link alla canzone del gruppo lagunare Pitura Freska dedicata al fenomeno, Papa Nero, che tanto ci aiuta anche a comprendere come l’arrivo di Bergoglio, il pontefice gesuita (cioè, nero), fosse stato profetizzato da più fonti.

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Cina

Le nuove leggi non fermano il traffico illegale di organi in Cina

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La Cina ha aggiornato le norme contro il commercio illegale di organi. Tuttavia, i membri dell’élite politica e finanziaria riescono comunque ad aggirarle tramite gli ospedali militari che oggi effettuano la metà dei trapianti del Paese.   Le nuove leggi sui trapianti di organi pubblicate il 14 dicembre e firmate dal premier cinese Li Qiang hanno lo scopo di inasprire le sanzioni per «negligenza» e chiedono maggiori requisiti per le istituzioni mediche che eseguono trapianti.   Le norme, entrate in vigore il primo gennaio 2024, sono le ultime di una serie di misure adottate con l’obiettivo di reprimere il traffico illegale di organi: come il sistema annunciato nel 2014 che avrebbe dovuto impedire l’assegnazione «privata» o il ricorso agli organi dei detenuti giustiziati con pena capitale, senza il loro consenso. Dal primo gennaio 2015, inoltre, solo le donazioni pubbliche volontarie o gli organi provenienti da parenti in vita sono legalmente consentiti per i trapianti, ma la domanda di organi in Cina continua a essere altissima.

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Un medico cinese che attualmente esercita in Nord America e che, per paura di ritorsioni, ha utilizzato lo pseudonimo di Yang in un’intervista a Radio free Asia (Rfa) ha affermato che «a differenza della maggior parte dei Paesi, la metà dei trapianti di organi ad oggi in Cina vengono eseguiti negli ospedali militari. Sappiamo – ha detto – che chiunque supervisioni queste operazioni a livello provinciale o municipale, si farà da parte una volta che i militari intervengono».   «Loro da dove prendono gli organi? Quanto può essere trasparente tutto ciò, visto che i trapianti – ha proseguito – sono di fatto un servizio fornito appositamente all’élite del partito?». Il medico esule ha riferito anche di aver assistito al processo attraverso il quale le persone di più alto rango in Cina e i clienti paganti provenienti dall’estero si procurano gli organi per il trapianto: «Un alto funzionario del Kazakistan voleva un trapianto di rene presso l’Ospedale generale dell’Esercito popolare di liberazione. Nel giro di un mese, l’intervento – ha concluso la fonte – è stato eseguito con successo, poi è tornato in Kazakistan».   L’ex capo cinese dei trapianti di organi per il ministero della Sanità, Huang Jiefu, ha scritto sulla rivista medica britannica The Lancet nel 2011 che circa il 65% dei trapianti in Cina attinge agli organi di donatori deceduti, ma che oltre il 90% di questi erano prigionieri giustiziati. E uno studio del 2022 pubblicato sull’American Journal of Transplantation ha trovato prove di 71 casi di «esecuzioni capitali mediante rimozione di organi» da detenuti, concludendo che «la rimozione del cuore durante il prelievo deve essere stata la causa della morte del detenuto-donatore».   La Cina è uno dei principali Paesi al mondo per condanne a morte comminate, ma il numero esatto delle esecuzioni è un segreto di stato per il Partito comunista cinese. Jiefu ha ammesso pubblicamente che gli organi trapiantati in Cina provengono ancora per lo più da prigionieri nel braccio della morte, sebbene questa pratica sia stata vietata in seguito alla creazione del Centro di gestione delle donazioni di organi umani nel 2012.   Torsten Trey, fondatore e direttore esecutivo dell’organizzazione internazionale Doctors Against Forced Organ Harvesting, ha affermato che «le ultime norme difficilmente riusciranno a scalfire un sistema di traffico illegale di organi che garantisce tanti trapianti con tempi di attesa brevi. La semplice adozione di nuove norme è inutile senza un sistema di verifica basato sulle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che insista sulla tracciabilità dei singoli organi attraverso una donazione trasparente. Un processo aperto al controllo, compreso l’accesso immediato da parte delle squadre di ispezione per effettuare controlli a campione».   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Predazione degli organi

Proposta dell’economista: sconti alle pompe funebri con la donazione degli organi

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Ricordiamo sempre la posizione di Renovatio 21: la donazione degli organi non è una donazione, ma una predazione, basata sul fallace e cangiante concetto di morte cerebrale, che di fatto squarta le persone quando ancora il cuore batte, per poi tenere in piedi con i «riceventi» una filiera immane tra chirurgie e farmaci da assumere ad vitam. La donazione è, in realtà, predazione degli organi.

 

Medici ed economisti sono sempre alla ricerca di modi per rendere disponibili più organi per i trapianti. Con un mercato degli organi fuori discussione nella maggior parte dei paesi, quali incentivi dovrebbero essere creati per convincere le persone a donare i propri organi o ad approvare le donazioni da parte di parenti?

 

In un articolo sulla rivista Review of Behavioral Economics, Vinh Pham, dell’Università di Waseda, in Giappone, sostiene che gli sconti sui servizi funebri potrebbero aumentare la fornitura di organi.

 

Pham ha scoperto che gli aiuti funebri, quando presentati come doni alla famiglia, erano considerati più «etici» dei pagamenti diretti in tutti i criteri, come onorare il donatore deceduto o evitare la mercificazione degli organi.

 

Il pagamento di un servizio funebre completo ha aumentato dell’8,5% la disponibilità della famiglia ad acconsentire alla donazione di organi. Pham afferma che ciò implica un aumento di oltre 1.000 donatori all’anno negli Stati Uniti.

 

Il livello di disponibilità è legato a come vengono presentati gli ausili funebri. Pham ha scoperto che le persone erano più disponibili se veniva loro offerto un «servizio funebre completo» senza rivelarne il valore, piuttosto che una donazione in dollari per coprire il costo delle spese funebri.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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