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Geopolitica

Trump promette al campione MMA che fermerà la guerra a Gaza

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Il candidato alla presidenza del 2024 Donald J. Trump ha promesso che fermerà la devastante guerra di Israele a Gaza.

 

La promessa è stata fatta pubblicamente sabato sera ad un evento MMA in New Jersey dall’ex presidente all’ex atleta di arti marziali miste (MMA) e campione del circuito UFC Khabib Nurmagomedov, che è un musulmano del Daghestan.

 

Dopo la vittoria di Islam Makhachev su Dustin Poirier per il campionato dei pesi leggeri, Nurmagomedov, che ricopre ora il ruolo di allenatore del Makhachev, è stato sentito dire a Trump: «so che lei fermerà la guerra in Palestina».

 

Trump, che abitualmente pubblicizza il suo sostegno a Israele ma che si è dimostrato critico nei confronti della guerra a Gaza, ha risposto dicendo: «La fermeremo. Io fermerò la guerra».

 

La clip è stata ampiamente condivisa su X, e da allora ha fatto il giro su altre piattaforme di social media ottenendo molti elogi.

 


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Non è mancato, tuttavia, il caustico scetticismo di molti utenti. «Trump non lo farà. Ha letteralmente dato le alture di Golan a Israele. Ha spostato l’ambasciata a Gerusalemme. Venderà gli Stati Uniti per Israele. Sempre» ha scritto un utente su X. «Ha appena detto due settimane fa che a Israele dovrebbe essere permesso di finire il lavoro», ha scritto un altro. «Dice una cosa e il giorno dopo l’esatto contrario. Così tutti riescono a proiettare su di lui quello che vogliono sentire».

 


I commenti di Trump al campione MMA russo arrivano in un contesto di crescente frustrazione tra il personale dell’amministrazione Biden e gli elettori statunitensi per la gestione della guerra da parte del presidente, con un numero crescente di dimissioni del personale e segnalazioni di dissenso interno.

 

Tuttavia, mentre gli esperti affermano che l’ondata di elettori «non impegnati» alle primarie democratiche sta inviando a Biden il messaggio che la politica della sua amministrazione su Gaza gli costerà caro in vista delle elezioni presidenziali di novembre, la capacità di Trump di corteggiare gli elettori sulla Palestina è limitata.

 

Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra Trump e Netanyahu sembra essere compromesso sino all’irrecuperabile.

 

Un mese fa il candidato presidenziale non aveva escluso i tagli ad Israele, rivelando pure dettagli sull’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani che gli sarebbe stato consigliato dagli israeliani, che poi si sarebbero però tirati indietro. «È stato qualcosa che non ho mai dimenticato», ha detto Trump a TIME, aggiungendo che l’incidente «mi ha mostrato qualcosa».

 

Come riportato da Renovatio 21, secondo rivelazioni dello scorso anno dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, sarebbe stato lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.

 

Netanayhu, ha detto The Donald, durante l’intervista come TIME, «è stato giustamente criticato per ciò che è accaduto il 7 ottobre», riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele. «E penso che abbia avuto un profondo impatto su di lui, nonostante tutto. Perché la gente diceva che non sarebbe dovuto succedere».

Benjamin Netanyahu è stato sostenuto negli anni dalla famiglia del genero di Trump Jared Kushner, il cui padre – controverso immobiliarista ebreo ortodosso finito in galera per una squallida storia di ricatti perfino a famigliari – era uno dei primi finanziatori di Bibi, il quale, si dice, quando era a Nuova York dormisse nella cameretta del Jared. Il personaggio si è fatto notare di recente per aver detto che «è un peccato» che l’Europa non accolta più profughi palestinesi in fuga da Gaza, per poi fare dichiarazioni entusiastiche sul valore delle proprietà immobiliari future sul lungomare della Striscia.

 

Il Jared – che è sospettato da molti di essere una «talpa» contro Donald, perfino nel caso del raid FBI a Mar-a-Lago – e la moglie, l’adorata figlia di Trump Ivanka, sarebbero stati lasciati fuori dalla nuova campagna per esplicita richiesta dell’ex presidente.

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Trump, in uno degli ultimissimi atti della sua presidenza, diede la grazia al traditore (e spia israeliana) Jonathan Pollard, analista dell’Intelligence USA artefice di una delle più grandi falla di segreti militari della storia degli apparati statunitensi.

 

Nei primi giorni del 2021, agli sgoccioli della presenza di Trump alla Casa Bianca, Pollard arrivò in Israele, dove lo attendevano ali di folla a festeggiarlo come un eroe (per aver tradito il loro principale alleato: incomprensibile fino al grottesco, a pensarci), tramite un jet privato messo a disposizione dal controverso magnate dei casino di Las Vegas – e finanziatore di quasi tutto il Partito Repubblicano USA come del Likud israeliano – Sheldon Adelson, morto poche ore dopo.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump il mese scorso ha dichiarato che il comportamento di Israele a Gaza ha causato un danno enorme alla percezione dello Stato ebraico nel mondo, mettendoli «nei guai» e incoraggiando l’antisemitismo.

 

Attacchi pubblici di Trump a Netanyahu si sono registrati già a fine 2021, mossa che gli valse uno screzio con i fondamentalisti protestanti americani, cioè i cristiano-sionisti che sostengono Israele per la profezia apocalittica secondo cui gli ebrei, ricostruendo il Terzo Tempio, genereranno il loro messia che sarà l’anticristo dei cristiani, accelerando la venuta di Cristo.

 

Tale teologia escatologica è in azione anche in questi giorni, come visibile nel caso della giovenca rossa, e di altri animali da sacrificio che hanno tentato di trafugare sul Monte del Tempio di Gerusalemme.

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Immagine screenshot da YouTube

 

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Geopolitica

L’Armenia offre un accordo di pace all’Azerbaigian

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Il governo armeno si è offerto di firmare un accordo di pace di 16 articoli con l’Azerbaigian, ha annunciato mercoledì il primo ministro Nikol Pashinyan durante una sessione parlamentare.   Secondo il leader armeno, Yerevan e Baku non possono attualmente firmare un trattato che risolverebbe tutti i problemi tra i due paesi. Invece, ha proposto di firmare un accordo che coprirebbe aree su cui le due parti hanno già concordato.   L’offerta di Pashinyan arriva dopo mesi di colloqui tra Armenia e Azerbaigian in seguito all’escalation del conflitto nella regione del Nagorno-Karabakh e al ritiro armeno da essa l’anno scorso. Le due parti sono state in disaccordo per decenni sul controllo del territorio conteso e sono state coinvolte in una serie di sanguinosi conflitti per il suo controllo.

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Prevalentemente popolata da armeni etnici, la regione era in precedenza sotto il controllo de facto di Yerevan. Tuttavia, nel 2023, Baku lanciò un’offensiva su larga scala e prese il controllo del territorio, sciogliendo in seguito l’autoproclamata Repubblica del Nagorno Karabakh. La maggior parte degli armeni che vivevano nella regione fuggì in seguito.   Da allora, Yerevan e Baku hanno tentato di raggiungere un accordo di pace conclusivo.   Durante una visita a Baku il mese scorso, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che Mosca è pronta a svolgere un ruolo nel contribuire a risolvere l’annosa faida tra i due Paesi.   «Se potessimo fare qualcosa per facilitare la firma di un accordo di pace tra Azerbaigian e Armenia, per avvicinare la questione alla delimitazione e alla demarcazione del confine, per sbloccare… la logistica e l’economia, saremmo molto felici di farlo», ha detto il leader russo ai giornalisti.   Come riportato da Renovatio 21, in questi mesi tra i due Paesi sono continuate le tensioni.   Come riportato da Renovatio 21, l’esodo degli armeni dell’Artsakh (così chiamano l’area del Nagorno-Karabakh) a seguito dell’invasione nell’énclave delle forze azere arriverebbe a contare 100 mila persone, in una zona dove la popolazione armena ha un numero di poco superiore. Le immagini del corridoio di Lachin intasato da vetture di famiglie che fuggono sono a dir poco impressionanti.   Il primo ministro Pashinyan, cedendo alle lusinghe dell’Ovest, ha irritato giocoforza la Russia, che è l’unico Paese che si era impegnato davvero per la pace nell’area. Mosca non può aver preso bene né le esercitazioni congiunte con i militari americani (specie considerando che Yerevan aderisce al CSTO, il «Patto di Varsavia» dei Paesi ex sovietici) né l’adesione dell’Armenia alla Corte Penale Internazionale, che vuole processare Putin.

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Bisogna aggiungere anche i rapporti dell’Occidente con Baku, considerato un fornitore energetico affidabile e ora piuttosto necessario all’Europa privata del gas russo. L’Azerbaigian è una delle ex repubbliche sovietiche ritenute più strategicamente vicine all’Occidente: si consideri inoltre le frizioni con l’Iran e quindi il ruolo nel contenimento degli Ayatollah.   Il presidente iraniano Ebrahim Raisi è morto in un incidente di elicottero a seguito di un incontro al confine con il presidente azero Aliyev.   Dietro all’Azerbaigian vi è l’appoggio sfacciato della Turchia e, si dice, quello militare-tecnologico di Israele. È stato detto che la Turchia avrebbe impiegato nell’area migliaia di mercenari siriani ISIS per combattere contro i cristiani armeni.   Come riportato da Renovatio 21, il clan Erdogan farebbe affari milionari in Nagorno-Karabakh e la Turchia, come noto, è già stata accusata di genocidio per il massacro degli armeni ad inizio Novecento.   Baku invece accusa la Francia di essere responsabile dei nuovi conflitti con l’Armenia. Il dissidio tra i due Paesi è arrivato al punto che il ministro degli interni di Parigi ha accusato l’Azerbaigian di aver avuto un ruolo nelle recenti rivolte in Nuova Caledonia.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
 
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Il caso Durov come «esempio»: parla il procuratore di Parigi

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Il caso contro il CEO dell’app di messaggistica Telegram, Pavel Durov, rappresenta «un esempio» della battaglia contro la criminalità informatica condotta dalle autorità francesi, ha affermato il procuratore di Parigi Laure Beccuau.

 

Durov è stato arrestato dopo essere atterrato a Parigi a fine agosto e accusato di molteplici reati che vanno dal rifiuto di collaborare con le autorità all’amministrazione di una piattaforma online presumibilmente utilizzata dalla criminalità organizzata per condotte illegali, come il traffico e l’abuso sessuale su minori. L’imprenditore tecnologico russo, che ha anche la cittadinanza francese, degli Emirati Arabi Uniti e di Saint Kitts e Nevis, è stato poi rilasciato su cauzione di 5 milioni di euro . Al miliardario trentanovenne è vietato lasciare il Paese mentre il caso è in corso.

 

Interrogato mercoledì in merito all’indagine su Durov e Telegram in un’intervista con RTL Radio, Beccuau ha affermato: «un buon esempio del tipo di azioni intraprese dalla sezione criminalità informatica della Procura di Parigi».

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Il magistato aggiunto che in passato la sua agenzia aveva avuto problemi con il sito web della chat Coco e con il messenger crittografato Sky ECC, entrambi chiusi.

 

«La criminalità organizzata si sta diffondendo in un mondo che consideriamo virtuale», ha affermato il procuratore.

 

Secondo Beccuau, la Francia sta reagendo modificando la propria legislazione e introducendo un nuovo reato penale per la gestione di una piattaforma online che consente transazioni illegali, una delle accuse a carico di Durov.

 

Telegram ha attirato l’attenzione della Procura di Parigi perché la sua unità per la criminalità informatica «ha contattato la piattaforma più volte chiedendole di identificare i criminali informatici, in particolare nell’ambito della pornografia infantile. Ma la piattaforma non ha risposto a queste richieste. Non ha reagito», ha spiegato.

 

Beccuau ha osservato che Durov sta rispettando i termini della sua libertà su cauzione, che gli impongono di presentarsi alla polizia due volte a settimana.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana, appena uscito di prigione, Durov ha rilasciato una lunga dichiarazione su Telegram, insistendo sul fatto che le affermazioni di alcuni media secondo cui la sua piattaforma «è una sorta di paradiso anarchico sono assolutamente false».

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Telegram rimuove «milioni di post e canali dannosi ogni giorno» e pubblica «rapporti quotidiani sulla trasparenza» sulle azioni intraprese contro la diffusione di contenuti illegali, tra cui abusi sui minori e terrorismo, ha affermato.

 

Durov ha affermato di aver collaborato in passato con le forze dell’ordine francesi e di averle «personalmente aiutate a stabilire una hotline con Telegram per affrontare la minaccia del terrorismo in Francia» aggiungendo, che la piattaforma rimane aperta a collaborare con le autorità di regolamentazione statali per stabilire «il giusto equilibrio tra privacy e sicurezza».

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2017 Telegram avrebbe collaborato con le autorità francesi in passato sul fronte della lotta al terrorismo islamico (l’ISIS).  In quell’occasione, è stato detto, Durov avrebbe anche incontrato Macron che gli avrebbe proposto di spostare la sede di Telegram da Dubai in Francia. In seguito, Durov ha ottenuto la cittadinanza francese nell’ambito di un processo di naturalizzazione che premia personaggi stranieri«eminenti».

 

Secondo speculazioni, la sera dell’arresto Durov avrebbe dovuto andare a cena proprio con il presidente francese, ma si tratta di voci subito smentite. Macron ha in seguito negato di aver saputo in anticipo dell’arresto dell’imprenditore russo,

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Immagine di Ser Amantio di Nicolao via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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La Turchia invitata all’incontro della Lega Araba per la prima volta in 13 anni

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L’incontro dei ministri degli Esteri della Lega Araba includerà la Turchia per la prima volta in oltre un decennio.   All’incontro del 10 settembre al Cairo parteciperà il ministro degli Esteri della Turchia, Hakan Fidan.   L’invito della Turchia richiedeva presumibilmente il consenso della Siria, che è stata riammessa nella Lega Araba solo l’anno scorso.   I colloqui per normalizzare le relazioni Turchia-Siria sono falliti a causa della richiesta della Siria che la Turchia ritiri le sue truppe dal territorio siriano.   Come riportato da Renovatio 21, l’invito alla Turchia arriva anche poco dopo che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha fatto visita al presidente Erdogan ad Ankara per il suo primo viaggio in Turchia in 12 anni.   I due Paesi si sono scambiati i rappresentanti diplomatici per la prima volta in un decennio.  

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  Immagine di miss rhyne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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