Nucleare
L’Ucraina afferma che potrebbe avere armi nucleari entro poche settimane, scrive il giornale tedesco Bild
Kiev ha la capacità di costruire un’arma nucleare «in poche settimane», ha riferito giovedì il tabloid tedesco Bild, citando un alto funzionario ucraino.
L’articolo del giornale tedesco arriva dopo che Volodymyr Zelens’kyj ha accennato a tale possibilità durante una visita a Bruxelles lo stesso giorno. Il leader ucraino ha affermato che il suo Paese ha bisogno di armi nucleari o di entrare a far parte della NATO.
Lo Zelens’kyj sta attualmente promuovendo il suo «piano di vittoria» presso i sostenitori occidentali dell’Ucraina, che a suo avviso potrebbe porre fine al conflitto con la Russia.
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Bild ha ora rivelato che un funzionario ucraino coinvolto nell’approvvigionamento di armi ha affermato «qualche mese fa» che Kiev era disposta a dotarsi di armi nucleari.
«Abbiamo il materiale, abbiamo la conoscenza. Se l’ordine verrà dato, ci serviranno solo poche settimane per avere la prima bomba», ha detto il funzionario anonimo, secondo il tabloid tedesco, aggiungendo che l’Occidente dovrebbe «pensare meno alle linee rosse della Russia e di più alle nostre».
Il consigliere di Zelens’kyj, Dmitry Litvin, ha tuttavia smentito il rapporto della Bild, dicendo giovedì al quotidiano ucraino Strana che si trattava di una «sciocchezza» e suggerendo che il tabloid tedesco «può essere confuso con la propaganda russa».
Nel suo discorso di giovedì, lo Zelens’kyj ha affermato di aver informato il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, delle possibili aspirazioni atomiche di Kiev.
«Parlando con Donald Trump, gli ho detto: qual è la via d’uscita per noi? O l’Ucraina avrà armi nucleari, e serviranno come protezione, o dobbiamo essere in una sorta di alleanza. Non conosciamo nessuna alleanza efficace, a parte la NATO», ha detto il presidente ucraino, per poi affermare che Trump era d’accordo con lui.
Tuttavia, l’ex presidente non ha fatto menzione della proposta nucleare di Zelens’kyj. Nel tempo trascorso dal loro incontro, ha anche sostenuto in un’intervista che le armi nucleari erano la più grande minaccia per l’umanità e che aveva sperato di raggiungere un accordo globale sull’eventuale denuclearizzazione durante il suo primo mandato alla Casa Bianca.
La leadership di Kiev ha sostenuto a lungo che gli Stati Uniti e i suoi alleati avevano l’obbligo di proteggere l’Ucraina a causa del Memorandum di Budapest del 1994, in cui Stati Uniti, Regno Unito e Russia avevano dato garanzie di sicurezza in cambio della rimozione delle testate nucleari sovietiche dal territorio ucraino.
Mosca ha sostenuto che il colpo di Stato del 2014 a Kiev ha posto l’Occidente in violazione del memorandum e che un’Ucraina ostile e dotata di armi nucleari alle sue porte è una minaccia intollerabile per la sua sicurezza.
Come riportato da Renovatio 21, ancora un anno fa il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Demetrio Medvedev, ex presidente ed ex primo ministro, aveva affermato che la Russia dovrà effettuare un attacco preventivo se l’Ucraina dovesse ricevere armi nucleari. Il recente cambio della dottrina nucleare di Mosca va decisamente in questa direzione, includendo, oltre che nemici che dispongono dell’arma nucleare, anche nemici alleati di potenze atomiche.
Come ricordato da Renovatio 21, c’è da dire che la fornitura di atomiche a Kiev è stata messa sul piatto varie volte da personaggi come l’europarlamentare ucraino Radoslav Sikorski, sposato ad una neocon americana e intercettato sorridente negli ultimi giorni al Bilderberg di Lisbona.
Si tende a dimenticare che lo stesso Zelens’kyj parlò di riarmo atomico di Kiev alla Conferenza di Sicurezza di Monaco, pochi giorni prima dell’intervento russo. In seguito, Zelens’kyj e i suoi hanno più volte parlato di attacchi preventivi ai siti di lancio russi e di «controllo globale» delle scorte atomiche di Mosca.
In varie occasioni il regime ucraino ha parlato di contrattacco nucleare contro la Russia. Mosca ha più volte avvertito della possibilità di un false-flag atomico operato dagli ucraini magari tramite una cosiddetta «bomba sporca».
Vi fu poi la bizzarra comunicazione del Dipartimento dell’Energia di Washington all’ente atomico russo Rosatom era emerso due anni fa. Nella missiva gli americani avvertivano la Russia del fatto che nell’impianto di Zaporiggia vi sarebbe «tecnologia nucleare sensibile» statunitense, e quindi i russi non dovevano toccarla.
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Non è dato sapere di quale tipo di tecnologia si trattasse, con alcuni a chiedersi se non sia per caso tecnologia militare nucleare. Tucker Carlson, allora il più seguito giornalista TV via cavo americano, ha commentato aprendo alcuni scenari: «in Ucraina, tecnologia nucleare americana sensibile? Probabilmente non per la generazione di energia». Pochi giorni dopo il Carlson è stato licenziato da Fox News.
Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino due anni fa affermava che l’Ucraina stava sviluppando armi nucleari. Le competenze tecnico scientifiche per farlo, grazie al lascito dell’Unione Sovietica, Kiev le ha.
Secondo il portavoce del Cremlino Peskov l’operazione militare russa servirebbe appunto a scongiurare la prospettiva di una guerra atomica.
Il presidente russo Putin parlando ai giornalisti poco prima delle ostilità parlò della possibilità che l’Europa venisse trascinata in una guerra «senza vincitori».
«State realizzando che se l’Ucraina si unisce alla NATO e decide di riprendersi la Crimea con mezzi militari, i Paesi europei verranno automaticamente coinvolti in un conflitto militare con la Russia?» disse Putin. «Comprendiamo anche che la Russia è una delle principali potenze nucleari del mondo ed è superiore a molti di quei Paesi in termini di numero di componenti della forza nucleare moderna. Ma non ci saranno vincitori».
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Nucleare
Il capo dei servizi francesi: l’Iran è vicino all’atomica
Il capo dei servizi segreti esteri francesi ha dichiarato l’Iran potrebbe dotarsi di un’arma nucleare nel giro di pochi mesi.
Lerner ha fatto queste osservazioni venerdì mentre parlava ai giornalisti a Parigi insieme a Richard Moore, il capo del Secret Intelligence Service britannico, descrivendo il programma nucleare di Teheran come una delle maggiori preoccupazioni per Parigi e Londra.
«I nostri servizi stanno lavorando fianco a fianco per affrontare quella che è senza dubbio una delle minacce, se non la minaccia più critica, nei prossimi mesi: la possibile proliferazione atomica in Iran», ha affermato, come citato da Reuters.
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Facendo eco a queste preoccupazioni, Moore ha affermato che «le ambizioni nucleari dell’Iran continuano a minacciare tutti noi».
Il lavoro dell’Iran sull’arricchimento dell’uranio è stato a lungo visto dall’Occidente come uno sforzo segreto per sviluppare armi nucleari. Le preoccupazioni sono aumentate dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo nucleare con l’Iran nel 2018. Come parte dell’accordo firmato tre anni prima, Teheran ha accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio di una parziale riduzione delle sanzioni.
Tuttavia, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump sostenne che l’accordo non era riuscito a ostacolare il programma nucleare iraniano e che tutti gli sforzi diplomatici per rilanciare l’accordo negli anni successivi non avevano prodotto risultati.
L’Iran sostiene che il suo programma nucleare è per scopi pacifici e che non cerca di sviluppare un’arma. Tuttavia, dopo il crollo dell’accordo, Teheran ha aumentato l’arricchimento dell’uranio al 60%, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) delle Nazioni Unite. Per essere utilizzato in una bomba nucleare, deve essere arricchito a più del 90%.
L’organismo di controllo ha inoltre affermato questa settimana che l’Iran inizierà ad arricchire l’uranio utilizzando migliaia di centrifughe avanzate.
All’inizio di questo mese, Kamal Kharrazi, un alto collaboratore della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha confermato che Teheran ha «le capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari».
Ha sottolineato che, sebbene il Paese non abbia intenzione di farlo, «se la sopravvivenza dell’Iran dovesse essere seriamente minacciata, ci riserviamo il diritto di riconsiderare».
Anche gli Stati Uniti hanno espresso forti preoccupazioni in merito al programma nucleare iraniano: a luglio, il segretario di Stato Antony Blinken ha ipotizzato che l’Iran avrebbe avuto bisogno di «probabilmente una o due settimane» per produrre materiale sufficiente per una bomba nucleare.
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Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata l’Iran ha annunciato l’espansione del suo programma nucleare in risposta all’approvazione di una risoluzione critica nei confronti del Paese da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi aveva avvertito Grossi durante la sua visita a Teheran il mese scorso che ci sarebbe stata una risposta se il consiglio dell’AIEA avesse approvato una risoluzione anti-Iran. Secondo Araghchi, Teheran è pronta a rinegoziare l’accordo del 2015, ma solo se l’Occidente è disposto a concordare un nuovo accordo a condizioni reciprocamente vantaggiose.
Il programma nucleare iraniano fu fermato anni fa da un’operazione congiunta israelo-statunitense di guerra informatica detta Olympic Games, che finì per liberare per il mondo un virus informatico chiamato Stuxnet, che devastò sistemi elettronici in tutto il pianeta.
Il programma atomico iraniano è stato in seguito sabotato da omicidi di scienziati di cui sono ritenuti responsabili gli israeliani. In uno dei casi più noti, per uccidere un fisico atomico di Teheran sarebbe stato utilizzato un robot killer mitragliatore a guida satellitare.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa è emerso sulla stampa americana che un sito nucleare segreto iraniano sarebbe stato distrutto in attacchi israeliani del mese scorso, secondo alcuni funzionari dello Stato Ebraico.
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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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