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Lottatore MMA sfida le colleghe trans che dicono di essere uomini. Nessuna accetta

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Il quarantaquattrenne combattente di MMA Jake Shields, che ha gareggiato nel Rock Welterweight Champion ed è un ex Strikeforce Champion ha ha postato su Twitter la sua sfida alla transessualizzazione dello sport.

 

«Dato che gli uomini trans sono veri uomini, vorrei sfidare i 10 uomini trans più duri del mondo a combattere» ha scritto lo Shields. «Li combatto senza campo di addestramento e senza riposo tra ogni combattimento. Andiamo, gente dell’alfabeto tirate fuori i vostri 10 migliori e dimostratemi che mi sbaglio».

 

«La mia offerta è stata aggiornata, combatterò contro Mike Jackson e 10 uomini trans. Questa è un’offerta seria, quindi preparate la vostra squadra» ha continuato.

 

Shields ha poi rilevato che nessuno stava rispondendo alla sua sfida. «Un milione di visualizzazioni e nessun uomo trans si è fatto avanti per accettare la mia sfida. Comincio a pensare che non abbiano il coraggio di combattermi».

 

 

Un fenomeno simile lo si era visto già nel 2019, quando un rapper oxoniano, tale Zuby di Southampton, pubblicò un video di se stesso in palestra che, senza essere atleta, distruggeva i record femminili di sollevamento pesi «identificandosi come donna» mentre lo faceva. Lo Zuby, 32 anni, batté il record femminile di 238 chili «senza sforzo».

 

Nel mondo dell’MMA in molti ricordano il caso di Fallon Fox, un uomo che si identifica come una donna ruppe  il cranio della sua avversaria sul ring. Nel primo round, dopo nemmeno due minuti e mezzo di una lotta disordinata e non bella da vedere a causa del sangue, il transessuale Fox procurò una commozione cerebrale alla marzialista donna Taika Brants, frantumandogli l’osso orbitale del cranio, e continuò a picchiarla selvaggiamente fino a che l’arbitro non decretò il KO tecnico.

 

 

 

«Ho combattuto molte donne e non ho mai sentito la forza che ho provato in un combattimento come quella notte. Non so rispondere se è perché è nata uomo o no perché non sono un medico. Posso solo dire che non mi sono mai sentita così sopraffatta in vita mia e sono una donna anormalmente forte di per sé», dichiarò la Brants.

 

Come riportato da Renovatio 21, di recente si è avuto anche l’episodio in cui un’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.

 

 

Nella scalata del pensiero trans ai vertici della società – cioè, all’arrivo in cui potranno dettare la realtà, dimenticando la biologia e istituendo la castrazione dei bambini (cioè la «medicina di transizione») come pratica di massa – le donne ferite negli sport sono considerati danni collaterali.

 

Che tale pensiero possa essere estremamente violento lo abbiamo visto a Nashville, ma non abbiamo appreso ancora del tutto la sua portata: come noto, il manifesto della stragista transessuale che ha ucciso bimbi ed anziani non è ancora stato pubblicato, nonostante sia nelle mani dell’autorità dal primo giorno.

 

 

 

 

 

 

Immagine pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

 

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Calciatore cristiano sospeso per 4 partite per aver coperto il simbolo arcobaleno LGBT sulla maglia

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La stella del calcio serbo Nemanja Matic è stato sospeso per quattro partite per aver coperto uno stemma arcobaleno pro-LGBT sulla sua maglia.

 

Durante una partita tra la squadra di Matic, l’Olympique Lione, e lo SCO Angers, il 17 maggio 2025, il calciatore cristiano coprì con del nastro bianco lo stemma «anti-omofobia» a tema arcobaleno sulla sua maglia.

 

La Ligue de Football Professionnel (LFP), l’organo di governo dei campionati calcistici professionistici francesi, ha annunciato che Matic riceverà una squalifica di due partite e un’ulteriore squalifica di due partite.

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Il 17 maggio, la Ligue 1 francese ha celebrato la «Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia». A quanto pare, la celebrazione prevedeva anche l’obbligo per i giocatori di indossare maglie della squadra con un distintivo a tema pro-LGBT.

 

Secondo GB News, Matic è un membro praticante della Chiesa ortodossa serba e probabilmente ha coperto il simbolo LGBT a causa delle sue convinzioni religiose. Il trentaseienne ha avuto una carriera illustre, giocando per i migliori club europei come Benfica, Chelsea e Manchester United.

 

Matic non è stato l’unico giocatore a protestare silenziosamente contro il controverso evento pro-LGBT organizzato dalla LFP. Anche Ahmed Hassan del Le Havre, musulmano praticante, ha coperto il distintivo LGBT quando la sua squadra ha affrontato lo Strasburgo. Gli è stata inflitta la stessa punizione di Matic.

 

Entrambi i giocatori hanno accettato la punizione e hanno accettato di partecipare «a una campagna di sensibilizzazione sulla lotta all’omofobia nel calcio», ha annunciato la LFP.

 

 

«Il calcio ha una piattaforma enorme e la Federazione calcistica francese è determinata a porre questo tema all’ordine del giorno dei club e dei tifosi», ha dichiarato Marie Barsacq, ministro dello sport francese. «Insulti e comportamenti omofobi non sono più accettabili. La società si è evoluta e il linguaggio nel calcio deve cambiare di conseguenza. Esiste un’ampia gamma di sanzioni disponibili e devono essere applicate».

 

L’anno scorso, anche il calciatore musulmano Mohamed Camara è stato sospeso per quattro partite per aver coperto il simbolo arcobaleno pro-LGBT sulla sua maglia durante la «Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia».

 

Questo è stato il quinto anno consecutivo in cui il campionato francese di calcio ha fatto sì che i club utilizzassero simboli a tema LGBT sulle loro maglie. Ogni anno, alcuni giocatori si rifiutano di giocare o coprono gli stemmi, causando polemiche e squalifiche.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il ministero dello Sport francese annunziò punizioni per i calciatori che rifiutavano di indossare le magliette omotransessualiste.

 

Come riportato da Renovatio 21, un caso non dissimile avvenne anche nell’hockey su ghiaccio nordamericano, quando a inizio 202 il 26enne Ivan Provorov, difensore russo dei Philadelphia Flyers della lega hockeistica NHL, ha suscitato polemiche  dopo aver rinunciato a un riscaldamento pre-partita in cui gli sarebbe stato richiesto di indossare una maglia da riscaldamento color arcobaleno a sostegno di il movimento dell’orgoglio.

 

Provorov aveva spiegato che mentre rispettava «le scelte di tutti», ha scelto di «rimanere fedele a me stesso e alla mia religione».

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Immagine di Ben Sutherland via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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L’eurodeputato polacco Grzegorz Braun distrugge la mostra a tema omotransessualista in Parlamento di Varsavia

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L’europarlamentare polacco Grzegorz Braun ha distrutto una mostra pro-LGBT all’interno Parlamento polacco.   In un video diventato virale online, si vede Braun rimuovere i cartelloni omotransessualisti dai propri stand e piegarli a metà calpestandoli.   La mostra è stata allestita mercoledì al Sejm, la Camera bassa del Parlamento polacco.    

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Szymon Holownia, il Presidente del Sejm, ha annunciato su X che a Braun sarà vietato l’ingresso in Parlamento «da oggi», affermando che «non c’è posto per i teppisti nel Sejm».   Braun è eurodeputato dal 2024 ed è co-fondatore del partito politico di destra Konfederacja Wolność i Niepodległość («Confederazione Libertà e Indipendenza»), o KWiN. Tuttavia, è stato espulso dal partito nel gennaio di quest’anno dopo aver annunciato la sua candidatura alla presidenza della Polonia, nonostante la Confederazione avesse designato un altro candidato. È stato membro del Sejm dal 2019 al 2024. Il Braun è cattolico e monarchico.   L’eurodeputato polacco è noto per il suo controverso attivismo e le sue trovate politiche. A marzo era stato filmato mentre dipingeva graffiti su un’altra esposizione pro-LGBT.   Come riportato da Renovatio 21, a maggio il Braun ha fatto irruzione in un ospedale con un gruppo di altri uomini e ha tentato un «arresto da parte di cittadini» di un medico abortista in fase avanzata in un ospedale polacco, trasmettendo in diretta streaming l’accaduto e ha affermato che il medico abortista deve essere arrestato per il «reato di aver tolto una vita».   Nota anche la vicenda del dicembre 2023, quando Braun ha spento una menorah per le festività ebraica di Hanukkah nel Parlamento polacco con un estintore, venendo cacciato fuori dall’edificio dal Presidente del Sejm.     «Qui mi sono stati attribuiti motivi razzisti, nel frattempo, sto solo ripristinando uno stato di normalità ed equilibrio qui, ponendo fine agli atti di trionfalismo satanico e talmudista, perché questo è il messaggio di queste festività», ha detto Braun dopo aver spento la menorah. Lo studioso americano E. Michael Jones per questa trovata lo ha scherzosamente insignito del premio di «pompiere dell’anno».

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Immagine screenshot da Twitter  
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La Casa Bianca di Trump non pubblicherà una dichiarazione in onore del «Mese del Pride LGBT»

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L’amministrazione Trump ha rifiutato di pubblicare un proclama per il «Mese dell’orgoglio» omotransessualista di giugno, discostandosi così dalle celebrazioni annuali della Casa Bianca di Biden.

 

«Non è prevista alcuna proclamazione per il mese di giugno», ha affermato la portavoce stampa Karoline Leavitt.

 

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La domanda è arrivata dal conduttore del podcast Alec Lace, che ha fatto riferimento alla proposta della deputata Mary Miller di rinominare giugno «Mese della famiglia» e ha suggerito di riconoscere invece i veterani o la famiglia nucleare.

 

«Il presidente ha intenzione di fare un proclama?» chiese, «o lo farà solo a giugno di quest’anno?»

 

Leavitt ha aggiunto che Trump «è molto orgoglioso di essere un presidente per tutti gli americani, indipendentemente da razza, religione o credo».

 

Spezzoni dello scambio di battute sono circolati ampiamente, dando l’impressione di una posizione a favore della famiglia. Tuttavia la Leavitt non ha dato alcuna indicazione di sostegno a un’alternativa del «Mese della Famiglia».

 

Nel frattempo, il Dipartimento dell’Istruzione ha ribattezzato il «Mese dell’Orgoglio» come «Mese del Titolo IX», dal nome di una legge creata per proteggere gli sport e gli spazi femminili, messa in discussione di recente dalla partecipazione di transessuali maschi alle gare femminili. Misure simili sono state adottate dall’FBI, dall’esercito e dal Kennedy Center di Trump.

 

 

Il silenzio di Trump sul «Mese del Pride» non sembra riflettere una riluttanza a rilasciare proclami politici. Negli ultimi mesi, ha firmato proclami per il «Mese della storia dei neri» e per l’«Education and Sharing Day», in onore del controverso rabbino degli Chabad-Lubavitch Menachem Schneerson, nonostante i preoccupanti insegnamenti razziali e le sfumature mondialista del culto.

 

Pertanto, saltare una proclamazione del «Mese dell’orgoglio» sembra segnare un contrasto con le campagne annuali a tema arcobaleno di Biden.

 

Va ricordato che sebbene abbia dimostrato scetticismo nei confronti delle questioni transgender e non abbia mai emesso una proclamazione ufficiale del «Mese dell’orgoglio» durante il suo primo mandato, Trump è stato il primo presidente repubblicano a riconoscerlo, tramite un tweet del 2019 che elogiava il «Mese dell’orgoglio LGBT». Ha anche promosso una campagna globale per depenalizzare l’omosessualità.

 

Solo pochi giorni fa, il consigliere di Trump, Ric Grenell – egli stesso dichiaratamente omosessuale, già ambasciatore americano in Germania durante il primo governo Trump e ora nominato a un incarico diplomatico di alto livello – si è vantato con Donald Trump Jr. che i repubblicani «anti-gay» saranno ora «cacciati» dal partito, attribuendo personalmente a Trump il merito di aver aperto il partito repubblicano ai «conservatori gay», aggiungendo: «non c’è alcun dibattito sull’uguaglianza».

 

Grenell, che è coinvolto in progetti immobiliari in Kosovo con il genero ebreo di Trump Jared Kushner, aveva affermato, in uno spot elettorale del 2020, che «il presidente Trump è il presidente più pro-gay nella storia americana».

 

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Il Grenello, che ha studi ad Harvard (prestigiosissima università ora ai ferri corti con Trump), è stato insignito della «medaglia presidenziale di merito del Kosovo» per la sua opera di mediazione in fatto di commercio tra Kosovo e Serbia. Il diplomatico si distinse come alfiere dell’amministrazione Trump nello sforzo verso la depenalizzazione dell’omosessualità nelle nazioni in cui l’omosessualità era illegale.

 

Nell’autunno del 2018, il Grenell ha svolto un ruolo diplomatico chiave nella pianificazione dell’arresto di Julian Assange, fornendo garanzie all’Ecuador che il giornalista australiano non sarebbe stato condannato a morte negli Stati Uniti.

 

Il curriculum di Trump purtroppo può rafforzare la fiducia di Grenell. Da uomo d’affari neoeboraceno, Trump ha sostenuto la modifica del Civil Rights Act per includere l’«orientamento sessuale» e ha mostrato scarso interesse per le argomentazioni morali contro l’omosessualità.

 

L’amministrazione Trump ha preso una quantità di immediati provvedimenti contro il transessualismo, in particolare nell’esercito e negli sport femminili.

 

Il presidente americano aveva promesso di «fermare la follia transgender» sin dal primo giorno del mandato.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump aveva da subito annullato i finanziamenti della Sanità USA per prevenire la gravidanza nei «ragazzi transgender» esortando quindi il Congresso a vietare gli interventi transessualisti sui bambini. Ad inizio mandato aveva lanciato il divieto per l’arruolamento dei transgender nell’esercito, poi attuato dal Pentagono.

 

A inizio mandato, firmando un ordine esecutivo che impedisce agli uomini di partecipare agli sport femminili, Trump aveva dichiarato che «la guerra allo sport femminile è finita».

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