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Protesta transessualista contro il veto sulla chirurgia gender per minori

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Una ridda di attivisti trans ha circondato il Campidoglio del Kentucky sulla scia della tragedia della stragista transgender che ha ammazzato 6 persone, tra cui 3 bambini di 9 anni, in una scuola cristiana a Nashville.

 

La folla trans e filo-trans si è radunata intorno all’edificio picchettando e urlando per protestare contro i deputati repubblicani dello Stato che hanno annullato il veto del governatore democratico Andy Beshearal sul disegno di legge 150 del Senato del Kentucky, che vieterebbe ai minori di sottoporsi a interventi chirurgici di transessualizzazione.

 

Il disegno di legge, tra le altre cose, richiede ai medici di «detransizionare» i minori che già utilizzano una delle qualsiasi opzioni «terapeutiche» transessualizzanti. Il disegno di legge consente inoltre agli insegnanti di rifiutarsi di utilizzare i pronomi preferiti di uno studente, nonché richiede ai distretti scolastici di vietare agli studenti di usare bagni al di fuori del loro sesso biologico – un tema molto caldo in America, visti i casi di molestie vistisi nelle scuole dove maschi biologici possono andare nel bagno delle ragazze.

 

I giornali parlano di centinaia di manifestanti transgender.

 

Dopo essersi fatti strada in Campidoglio da una manifestazione all’esterno, i manifestanti hanno sventolato bandiere con il bizzarro arcobaleno transgender sopra la rotonda del Campidoglio dove la Family Foundation, un’organizzazione conservatrice stava tenendo la propria manifestazione.

 

 

«Quando i bambini trans sono sotto attacco, che facciamo? Dì “no”, reagisci», cantava la protesta.

 

«Anche se abbiamo perso la battaglia nella legislatura, la nostra sconfitta è temporanea. Non perderemo in tribunale», ha affermato il direttore esecutivo della Fairness Campaign, un’organizzazione LGBT.

 

 

15-20 manifestanti sono stati arrestati, secondo i Parlamentari democratici presenti.

 

La protesta avviene solo due giorni dopo che l’assassina transgender Audrey Hale ha trucidato 3 bambini e 3 ultrasessantenni in una scuola cristiana (presbiteriana, per l’esattezza) a Nashville, Tennessee, scatenando un rinnovato dibattito culturale sul movimento transgender e sulla malattia mentale, e gettando luce sulla questione dei gruppi transgender armati.

 

Da notare la presenza di un pingue personaggio vestito come un demonio, con tanto di corna e colori in trans anche se fa trucco da clown horror, che entrato nel Campidoglio di Frankfort ha urlato in continuazione «vergogna». Concetto che forse neanche si conosce benissimo.

 

 

Come hanno notato in molti, si potrebbe trattare di una versione trans di QAnon Shaman. Che, ricordiamolo, oltre che a essere molto più originale e fotogenico, ora è libero.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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«Diritti 2SLGBTQI+»: Trudeau lancia un nuovo acronimo omosessualista ufficiale

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Il premier canadese Justin Trudeau si è mostrato adirato in un recente discorso in cui commentava la reazione dei genitori statunitensi alla marea gender, per esempio il boicottaggio delle multinazionali che stanno facendo pubblicità – cioè, propaganda –  transgender (la birra Bud Light, la catena di supermercati Target), di rifiutare le drag queen story hour (bambini che vengono messi a contatto con transessuali teatrali), e il sostegno alle leggi di vari Stati che proibiscono la chirurgia gender sui bambini (che è fatta di castrazioni e amputazioni ovviamente irreversibili).

 

«È pauroso vedere cosa stia succedendo negli Stati Uniti. Sia che si tratti dei diritti 2SLGBTQI+ che vengano costantemente attaccati (…) il mio governo non lo lascerà mai accadere… sia che si tratti di diritti delle donne o diritti dei 2SLGBTQI+»

 

2SLGBTQI+. Proprio così, lo ripete, plus. Incluso

 

Eh?

 

 

No, un attimo, fermi tutti. Avevamo visto la sigla LGBT, divenire LGBTQ, con la Q che stava per queer, che è una parola che i nostri limiti non ci consentono di definire, e in realtà siamo in buona compagnia. Poi avevamo visto l’estensione LGBTQIQ, dove la «I» sta per «Intersexual», cioè (semplifichiamo?) gli ermafroditi, e la seconda «Q» starebbe per «questioning», ossia qualcuno che si pone domande (come il lettore, in questo momento?).

 

Poi era sbucato il segno più, che anche qui non sappiamo bene definire né quantificare, sebbene si tratti di un simbolo matematico.

 

Epperò l’aumento continuo di lettere avveniva in suffisso: mai avevamo visto aggiungere lettere in prefisso.

 

Bisogna ricordare che Trudeau è il primo ministro canadese, quindi parla ufficialmente: scopriamo così che l’impronunziabile espressione «2SLGBTQI+» è un acronimo ufficiale dello Stato canadese, come scritto nel sito ufficiale del governo su «donne, gender e uguaglianza».

 

Nella pagina governativa di glossario è spiegato molto bene. 2SLGBTQI+, «è l’acronimo utilizzato dal governo del Canada per indicare la comunità canadese. 2S: di fronte, riconosce i Due Spiriti come le prime comunità 2SLGBTQI+; L: lesbica; G: gay; B: bisessuale; T: transgender; Q: queer; I: intersessuale, considera le caratteristiche del sesso oltre l’orientamento sessuale, l’identità di genere e l’espressione di genere; +: include le persone che si identificano come parte di comunità sessuali e di genere diverse, che usano terminologie aggiuntive.

 

«La terminologia 2SLGBTQI+ è in continua evoluzione» continua il glossario gender di Stato. «Di conseguenza, è importante notare che questo elenco non è esaustivo e queste definizioni sono un punto di partenza per comprendere le identità e i problemi di 2SLGBTQI+. Diversi individui e comunità 2SLGBTQI+ possono avere una comprensione più ampia o più specifica di questi termini».

 

Il fatto che siano in esponenziale aumento i generi, cioè le «identità sessuali» con cui il cittadino democratico può identificarsi, è cosa nota: si pensi al modulo per il «reddito di transessualanza» proposto a San Francisco, dove se ne contavano 97. La lista, pubblicata da Renovatio 21, sta tra il sorprendente e lo scioccante.

 

In passato il Trudeau si era mostrato ai gay pride (le manifestazioni cui l’OMS fa raccomandazioni per il vaiolo delle scimmie) e con indosso calzetti con l’arcobaleno, esattamente come un altro idolo goscista, il manager milanese Giuseppe Sala, purtuttavia il canadese surclassa il bocconiano perché tra i colori dell’iride spuntava anche l’espressione araba «Eid Mubarak», in onore della festa religiosa che segna la fine del Ramadan

 

 

 

È davanti a questo personaggio, ritenuto dalla leggenda metropolitana figlio biologico non dell’ex premier Pierre Trudeau ma di Fidel Castro (ipotesi smentita dal governo Trudeau), che a Hiroshima il premier italiano Giorgia Meloni ha fatto scena muta quando questi si è detto preoccupato per la situazione della «gente dell’alfabeto» (cui ora si sono aggiunti numeri) nel nostro Paese.

 

Sono fake news, ha detto Giorgia, che poi si è definita «sorpresa» dal Trudone, è stato male informato, qui sul fronte delle lettere gender procede tutto come da ruolino di marcia.

 

Renovatio 21 ha proposto varie cose che la Meloni avrebbe potuto rispondergli. Forse che invece voglia anche lei acquistare qualche lettera a caso dal Canada e il suo premier, baluardi della civiltà occidentale?

 

Perché ad un certo punto uno si potrebbe porre la questione: perché mai devo dire «LGBT», che è un acronimo convenzionale e fasullo? Le quattro categorie vanno d’accordo fra loro? Il peso delle lesbiche è uguale a quello degli omossessuali maschi? I bisessuali organizzati esistono davvero?

 

Perché mai bisogna chiamare un omossessuale «gay», cioè «gaio», «felice»? Lo sono più degli eterosessuali (che vengono chiamati, non si sa perché, e se con una punta di risentimento, «cisgender») per meritarsi l’occupazione totale di un aggettivo? (Prendete il dramma del filosofo anticristiano sifilitico Friedrich Nietzsche, che ha un libro, La gaia scienza, che chissà in quali scaffali di libreria finisce ora).

 

Sono domande di cui già siamo invitati a pentirci. E alle quali Giorgia Meloni mai risponderà.

 

 

 

 

 

Immagine di GoToVan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

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Piani avanzati per la benedizione delle coppie omosessuali o risposate in Germania

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Il gruppo di lavoro per l’educazione familiare cattolica ha pubblicato un documento in cui formula proposte liturgiche per le celebrazioni della benedizione delle coppie omosessuali o dei divorziati risposati.

 

Martina Kreidler-Kos, responsabile del dipartimento pastorale di Osnabrück, ha contribuito alla stesura del documento. In un’intervista, parla delle prospettive di benedizione per queste coppie.

 

«Le consultazioni sono iniziate circa tre anni fa. Non si era ancora nel contesto del processo sinodale, ma segue l’esperienza pastorale delle coppie impossibilitate a sposarsi nella Chiesa e che cercano una benedizione. I responsabili della pastorale nelle diverse diocesi, di fronte a questa esperienza, hanno riflettuto su come rispondere a questa richiesta».

 

Quindi ci sono dei laici «responsabili della pastorale»? Al posto dei vescovi forse…

 

«Ci sono coppie che desiderano ricevere una benedizione, ma non esiste un modo stabilito per farlo. Questo desiderio esiste in tutte le diocesi. Nel 2018, il decano di Francoforte ha pubblicato un documento con proposte sulle condizioni per una possibile benedizione in futuro».

 

«Sono state preparate due formule: una più grande per una cerimonia religiosa o una messa, e una più breve e più semplice. Perché due forme? Alcune coppie e le loro famiglie, amici o ospiti, si sentono a disagio in una celebrazione eucaristica. Per molti, questo quadro è loro estraneo. In questo caso, una forma più ridotta è più appropriata».

 

Occorre quindi preparare una benedizione per le coppie che hanno difficoltà con il centro stesso della vita cristiana, e da cui la benedizione trae la sua forza. Quindi cosa rappresenta questa cerimonia?

«La tipologia e la forma di queste celebrazioni è un punto delicato che porta a molte deviazioni, a seconda che ci si allontani o meno da un rito simile. Per questo ci siamo battuti affinché la cerimonia nuziale e la benedizione non siano in competizione tra loro: dove le persone si amano, Dio è presente».

 

Un’affermazione che non ha senso. L’amore nel disordine – adulterio o contro natura – non è segno della presenza di Dio perché va contro la sua legge, una legge che ci è stata data per salvarci.

 

«Ci sono ancora persone nella Chiesa che credono che la benedizione valga meno. Questo è un errore: il sacramento del matrimonio è chiaramente inserito in un contesto ecclesiastico, mentre una cerimonia di benedizione è soprattutto una celebrazione dell’emancipazione di una coppia».

 

Al contrario, la benedizione celebra il fatto di sottomettersi alla legge divina.

 

«Da marzo abbiamo la risoluzione del Cammino sinodale, che dice “sì” in linea di principio alle cerimonie di benedizione per tutte le coppie. Un gruppo di lavoro della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi deve elaborare una forma vincolante».

 

«È del tutto appropriato, perché anche questo compromesso è stato raggiunto con il nostro aiuto. Questo significa che offriamo il nostro testo come base di lavoro per questo gruppo, che quindi non deve partire da zero».

 

«La gerarchia a Roma ha una posizione chiara su queste celebrazioni: non dovrebbero esistere. Ma dobbiamo accettare di essere in tensione: qui la realtà pastorale e la nostra convinzione teologica, là le direttive di Roma. Potremmo non essere in grado di risolvere questo problema, ma ci sforziamo sempre di mantenere un buon rapporto in tutte le cose».

 

In altre parole: le dichiarazioni magistrali non ci riguardano. Bisogna andare avanti. Lo scisma è in cammino.

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CCO.

 

 

 

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Ciclista trans provoca trauma cranico ad un’atleta adolescente, sostiene il network delle donne sportive

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L’invasione degli atleti transessuali che vogliono competere nelle manifestazioni femminili colpisce anche la BMX.

 

In uno sviluppo recente, una ciclista adolescente che compete nel circuito della BMX ha detto che non sarà in grado di competere in un evento imminente a causa di una commozione cerebrale subita in una collisione con un ciclista transgender.

 

In un post su Instagram mercoledì, la ciclista britannica di BMX Sasha Pardoe, 16 anni, che frequenta ancora il liceo, ha dichiarato che le è stato detto che a causa dell’infortunio non ha potuto competere nella Coppa del Mondo BMX Freestyle FISE UCI che si è tenuto in Francia.

 

«Fa schifo dire che mi è stato detto che non posso correre @fiseworld a causa di una commozione cerebrale dall’allenamento di ieri», ha scritto la Pardoe. «Mi piacerebbe correre e mi sentivo come se avessi molto da dare», ha continuato aggiungendo un’emoji di donna che scrolla le spalle.

 

 

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Un post condiviso da sash (@sashashredderbmx)


Secondo il gruppo Independent Council on Women’s Sports (ICONS), l’incidente di Pardoe è avvenuto quando il ciclista transgender Chelsea Wolfe, un maschio biologico, si è scontrato con lei, notando che la liceale ha perso una «possibilità di 7.000 euro di vincere un premio in denaro per mancanza di autorizzazione medica».

 

Non è del tutto chiara la dinamica dell’incidente, e la Pardoe, a differenza di altre colleghe cicliste, non sembra avere alcuna animosità nei confronti dei transessuali che competono nella categoria femminile.

 

Analizzando il background di Wolfe, ICONS ha sottolineato che si è classificato primo in una competizione in Texas lo scorso aprile e che ha utilizzato una piattaforma di social media per colpire le persone che non supportano i transgender nello sport come «adulti dementi».

 

 

ICONS ha inoltre spiegato che il ciclista è stato precedentemente un membro della squadra olimpica nazionale degli Stati Uniti ed è «sulla buona strada per qualificarsi per la squadra olimpica femminile degli Stati Uniti per Parigi 2024», poiché il Comitato olimpico internazionale non ha regole che impediscano ai transgender di competere negli sport femminili.

 

In questi anni sono state mosse accuse allo stesso Comitato Olimpico di favorire gli atleti trans.

 

 

La storia delle commozioni cerebrali e di altri danni fisici subiti dalle donne in impatti con transessuali ad eventi sportivi è già lunga e fornisce nuovi episodi su base regolare.

 

Cinque mesi fa era emerso in rete un filmato da un torneo di hockey tra transessuali sostenuto dalla lega professionale hockeistica americana NHL dove si vede un giocatore maschio transgender che si schianta contro i tabelloni in un incidente che coinvolge una femmina pure lei transgender, ma biologicamente donna, cui sarebbe poi stata diagnosticata una commozione cerebrale.

 

 

A ottobre 2022 un distretto scolastico della Carolina del Nord aveva votato per rinunciare a tutte le partite di pallavolo femminile contro una scuola rivale che presentava un giocatore di sesso maschile che si identificava come trans per problemi di sicurezza dopo aver ferito una ragazza di una squadra avversaria con una palla tirata con forza in faccia.

 

Un video diventato virale mostrava la ragazza crollare a terra dopo essere stata colpita dalla palla. Secondo quanto riferito, ha subito lesioni alla testa e al collo e sintomi di commozione cerebrale a lungo termine.

 

 

Il caso più sconcertante, consumatosi oramai qualche anno fa, fu quello del lottatore transessuale di arti marziali miste (MMA) Fallon Fox.

 

Fox, un uomo transìto verso la forma femminile, si scontrò con un avversario nato femmina, la marzialista Taika Brents. Nel primo round, dopo nemmeno due minuti e mezzo di una lotta disordinata e non bella da vedere a causa del sangue, il transessuale Fox procurò una commozione cerebrale alla Brants, frantumandogli l’osso orbitale del cranio, e continuò a picchiare fino a che l’arbitro non decretò il KO tecnico.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il 43enne combattente di MMA Jake Shields, che ha gareggiato nel Rock Welterweight Champion ed è un ex Strikeforce Champion, ha ha postato su Twitter la sua sfida alla transessualizzazione dello sport.

 

«Dato che gli uomini trans sono veri uomini, vorrei sfidare i 10 uomini trans più duri del mondo a combattere» ha scritto lo Shields. «Li combatto senza campo di addestramento e senza riposo tra ogni combattimento. Andiamo, gente dell’alfabeto tirate fuori i vostri 10 migliori e dimostratemi che mi sbaglio»

 

 

«Questa è un’offerta seria, quindi preparate la vostra squadra».

 

Nessuno, ovviamente, ha risposto allo Shields. Nemmeno, a quanto sappiamo, Fallon Fox.

 

 

 

 

Immagine di Tim Rademacher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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