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I vescovi kenioti chiedono una protezione costituzionale dei «valori culturali» dall’attivismo LGBT

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La Conferenza dei Vescovi Cattolici del Kenya (KCCB) ha chiesto un emendamento costituzionale per annullare la sentenza della Corte Suprema sul riconoscimento ufficiale del movimento LGBT nel loro Paese. Lo riporta Lifesitenews.

 

In una dichiarazione rilasciata ai media il 20 aprile, l’arcivescovo Martin Musonde Kivuva, presidente del KCCB, ha invitato il governo a rivedere la costituzione piuttosto che presentare una petizione alla recente sentenza.

 

«Cari kenioti, come tutti sapete, abbiamo impugnato la sentenza della Corte Suprema del Kenya del 24 febbraio 2023 che concede alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer (LGBTQ) il diritto di formare e registrare associazioni in Kenya per spingere per i loro interessi», si legge nella nota.

 

La Conferenza Episcopale keniota ha ribadito che la sentenza della Corte Suprema si basava su un’interpretazione errata delle clausole sulla libertà di associazione (art. 36,1) che intacca i valori sacri del matrimonio e della famiglia sanciti dalla Costituzione. «Pertanto, chiediamo un emendamento costituzionale per rafforzare i nostri valori culturali e religiosi sul matrimonio e la famiglia che devono essere protetti dalla legge suprema del Paese», hanno affermato i vescovi nella dichiarazione letta dall’arcivescovo Kivuva.

 

I vescovi kenioti hanno anche invitato il governo e il partito di opposizione a considerare di attenuare la loro rivalità politica per il bene dei cittadini che soffrono per la mancanza di beni di prima necessità.

 

«Durante il nostro incontro di una settimana, abbiamo fatto il punto e riflettuto profondamente sullo stato preoccupante della nostra nazione, in particolare sulla situazione politica ed economica prevalente nel Paese nel periodo delle elezioni generali post-2022», ha detto l’arcivescovo Anthony Muheria in una conferenza stampa.

 

I vescovi cattolici hanno anche chiesto al governo di considerare le questioni chiave che interrompono la pace e l’unità del Paese sei mesi dopo le elezioni generali.

 

«Cari kenioti, dopo quelle che tutti abbiamo salutato come le elezioni più pacifiche nella storia del nostro Paese, e dopo la calma che abbiamo vissuto prima, durante e dopo le elezioni, sei mesi dopo, ci aspettiamo che il governo sia in linea corso nel mantenere le promesse nel suo manifesto. Ciò richiede un ambiente favorevole», ha affermato l’arcivescovo Philip Arnold Subira Anyolo dell’arcidiocesi di Nairobi.

 

I vescovi hanno anche notato che l’ansia politica e le manifestazioni distruttive che il Paese ha vissuto di recente non sono di buon auspicio per la pace e la prosperità della Nazione.

 

«In quanto kenioti, abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo quando Sua Eccellenza il Presidente William Ruto e l’ex Primo Ministro onorevole Raila Odinga ha accettato di abbracciare il dialogo attraverso un processo parlamentare bipartisan, e abbiamo visto questo come un vero segno di leadership e patriottismo mostrato da leader che amano questo paese, patrioti che si sentono per i keniani sofferenti colpiti dalla povertà e dalla siccità e che sono stufi di infiniti battibecchi politici. Applaudiamo e apprezziamo la buona volontà dimostrata da questi due leader», hanno aggiunto i prelati africani.

 

«Per favore, lasciati incoraggiare dalla parola di Dio in Isaia 43, 2: «Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare».

 

L’introduzione della cultura LGBT in Africa sta scatenando una reazione molto visibile da parte degli africani. Il presidente ugandese Yoweri Musuveni due settimane fa ha esortato i Paesi africani a «salvare il mondo» dall’agenda LGBT. Musuveni, fermo oppositore dell’imperialismo omosessualista, era intervenuto alla una Conferenza interparlamentare internazionale sui valori della famiglia e la sovranità chiamata «Proteggere la cultura africana e i valori della famiglia».

 

Come riportato da Renovatio 21, a fine 2022 era emerso come un membro del Parlamento ugandese si era opposto alle disposizione pro-omosessualiste e pro-aborto che potrebbero essere incluse nell’aggiornamento di un accordo commerciale tra UE ed alcuni Paesi africani. In Kenya vi sono state reazioni simili da parte dei parlamentari conservatori a fine febbraio in risposta alla sentenza della corte suprema del loro paese per autorizzare la creazione di gruppi LGBT, nonostante il fatto che le azioni omosessuali siano contro la legge in Kenya.

 

Un esperto che il presidente ugandese Musuveni aveva invitato alla conferenza internazionale era il dottor Wahome Ngare, presidente dell’Associazione dei medici cattolici del Kenya e medico attivo nella battaglia contro i pericoli della vaccinazione delle donne nel suo Paese, martoriato da campagne di sierizzazione propalate da OMS e oligarchi globali che si ritengono aver sterilizzato quantità di cittadine kenyote.

 

Come noto, nel caso dello scandalo dei vaccini sterilizzanti era stata proprio la Conferenza Episcopale kenyota a denunciare a livello internazionale l’incredibile vicenda.

 

La pressione omosessualista occidentale, tuttavia, arriva nel continente nero pure per via religiosa. I vescovi anglicani africani stanno rifiutando l’orientamento sempre più smaccatamente pro-gay della Chiesa Anglicana di Canterbury.

 

Nel caso dei cattolici, abbiamo visto appelli di Bergoglio contro le leggi anti-sodomia in vigore in vari Stati del continente nero. La posizione del pontefice argentino ha ingenerato problemi al limite dell’incidente diplomatico. Prima della sua visita in Sud Sudan di inizio anno, il governo di Juba aveva fatto sapere per voce del suo ministro dell’Informazione Michael Makuei Lueth che «se Papa Francesco viene da noi e ci dice che non c’è differenza tra il matrimonio tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso, noi diremo “no”».

 

A fine 2022 la Conferenza Episcopale dello Zambia ha prodotto un comunicato difendendo le leggi anti-sodomia in vigore nel Paese e denunciando il peccato dell’omosessualità. «Se non si fa nulla per sensibilizzare la nostra gente», aveva avvertito l’arcivescovo di Lusaka Alick Banda, la cultura LGBT «diventerà una norma accettabile in Zambia, nonostante l’esistenza di leggi che criminalizzano queste attività e peggio ancora sono offensive per i nostri valori culturali e cristiani».

 

Il ricatto dell’imperialismo omosessualista occidentale raggiunse l’apice nel 2015 dall’amministrazione Obama, che ritirò aiuti finanziari e militari alla Nigeria quando questa si rifiutò di legalizzare contraccezione e omosessualità. Lagos all’epoca si trovava a combattere i terroristi di Boko Haram, che avevano ucciso e rapito decine di migliaia di persone. Si disse che gli USA obamiani disponessero di immagini satellitari con gli accampamenti di Boko Haram, ma non le condivisero con i nigeriani restii a implementare la deregulation sessuale nella società africana

 

 

 

 

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Giocatrice di rugby gravemente ferita da un avversario transgender

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Una giocatrice di rugby femminile neerlandese è rimasta ferita durante uno scontro con un avversario transgender. Lo riporta il giornale britannico Daily Mail.

 

La giovane atleta è stata vista rimasta a urlare di dolore dopo che un rivale transgender le ha rotto i legamenti del ginocchio. Ora deve affrontare «un dolore che dura tutta la vita e sei mesi di fisioterapia solo per tornare a correre», riporta il quotidiano di Albione. La giocatrice, la ventenne Elena King, ha la rottura del legamento crociato anteriore e del legamento collaterale mediale e «ha accusato i dirigenti sportivi di averla delusa».

 

King ha dichiarato al Times che gli infortuni subiti durante la Premier League olandese a gennaio non erano dovuti semplicemente all’aggressività dello sport, ma al fatto che stava gareggiando contro un uomo, sebbene, pur protestando per il trattamento ricevuto, King abbia comunque obbedientemente utilizzato il linguaggio dell’ideologia di genere.

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«Ho sentito la forza usata contro di me: non è niente che io possa spiegare perché io stessa non ho quella forza», ha detto. «Una donna cis [cioè «cisgender», termine del gergo trans che indica una persona che si identifica naturalmente con il proprio sesso biologico, ndr] non avrebbe potuto slogarmi la gamba… Ho sentito un botto fortissimo. È stato allora che ho iniziato a urlare. La mia gamba era in fiamme. Non voglio che accada mai più a nessuno perché non voglio che accada a me. Si sarebbe potuto evitare».

 

In un post sul blog intitolato «Infortuni e conseguenze», pubblicato il 2 maggio, la King racconta di essere stata nervosa prima della partita.

 

«La mattina del 26/01/2025 ero sul pullman del rugby, diretta a una partita in trasferta», ha scritto la ragazza. «Ero emozionata di giocare, dato che non giocavo da un po’. Devo anche dire che ero un po’ nervosa all’idea di giocare contro un uomo biologico. Ero nervosa perché avevo già visto questa giocatrice in campo, quando non giocavo. È stata una partita dura, in cui la giocatrice transgender si è procurata un occhio nero, una lesione alle costole e alla spina dorsale, e una delle mie adorabili compagne di squadra è uscita dal campo piangendo perché era stata placcata così duramente».

 

Ma quando la King si è rivolta ai superiori, le sue preoccupazioni sono state respinte. «Dopo la partita precedente, avevo parlato con alcune persone di alto livello nel mio club, chiedendo come fosse possibile una cosa del genere. La risposta che ho ricevuto è stata: «Sì, la lega dice che va bene». Non vedevo alcun motivo per cui non dovessi fidarmi della Nederlandse Rugby Bond, perché, si sa, la federazione è lì per proteggere la sicurezza dei suoi giocatori».

 

 

«E così, sono stato messa in campo come mediano di mischia all’inizio del secondo tempo. Ho giocato solo 5 minuti. C’era una penalità che ho subito cercando spazio. Sono corsa nella linea avversaria e sono stato bloccato in posizione verticale da due donne. Si stava formando una maul e la giocatrice transgender è arrivata bassa dal lato sinistro. La donna transgender mi ha afferrato la parte inferiore della gamba sinistra – per chi non sa tutto di rugby, si suppone che si debbano placcare due gambe, e certamente non quando si sta formando una maul – e poiché ero tenuto in posizione verticale da altre due donne, non sono riuscito a liberarmi dalla presa molto forte della transgender. Ero bloccato. Ho abbassato lo sguardo e ho visto la transgender tirarmi la gamba».

 

«La sua spalla era appena sotto la rotula e le sue braccia erano avvolte intorno alla mia caviglia, non potevo muovermi. Tenete presente che la giocatrice transgender è arrivata dal lato sinistro e il mio ginocchio non si piega in quel modo. Quindi la giocatrice transgender ha spinto la sua spalla contro il mio ginocchio e con immensa forza ha tirato le braccia più vicino a sé. Poi ho sentito un enorme schiocco. Ho urlato a squarciagola. La giocatrice trans mi aveva strappato il bel ginocchio dalla sede e rotto il legamento collaterale mediale e il legamento crociato anteriore in un solo movimento».

 

«Più tardi ho sentito che i miei compagni di squadra in campo hanno dovuto andarsene tappandosi le orecchie perché le mie urla sembravano troppo dolorose».

 

La squadra di rugby avversaria non ha fornito una barella e King ha dovuto essere portata fuori dal campo dalle sue compagne di squadra. «Mentre ero seduta lì a bordo campo, il tempo si è fermato», ha scritto. «Sapevo che era una cosa seria, non sentivo alcun legame con il ginocchio, più tardi avrei scoperto che i miei nervi erano a terra perché i legamenti erano completamente strappati. Ho capito che ieri era troppo lontano e che domani non sarebbe stato lo stesso».

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«Continuavo a ripensare a quel momento in cui ho sentito la forza maschile di questa giocatrice transgender», ha continuato. «È qualcosa che mi frulla ancora per la testa. Era un tipo di forza che sentivo solo in parte quando giocavo con i ragazzi più grandi da giovane. Il tipo di forza che le donne non possono eguagliare. Le donne non possiedono quella forza. Non riesco a fare pace con qualcosa che ho sentito come un attacco al mio corpo. Non riesco a fare pace con la consapevolezza che se la Federazione Olandese di Rugby avesse protetto la mia sicurezza non permettendo alle persone transgender di partecipare alle competizioni femminili, non mi sarei ritrovata con il mio bel ginocchio strappato dalla sua sede».

 

A marzo, ha raccontato la sua storia alla Federazione Olandese di Rugby, che le ha semplicemente chiesto se si fosse sentita sotto pressione per giocare. «Sono uscita da quell’incontro incredibilmente delusa”, ha detto King. “Per me era chiaro che la Federazione Olandese di Rugby non voleva avere nulla a che fare con questa questione. Antepongono l’inclusione alla sicurezza nel nostro sport». La Federazione Olandese di Rugby non ha ancora una politica formale sui giocatori transgender e King sta attualmente cercando una consulenza legale.

 

Come riportato da Renovatio 21, traumi ad atlete causate da avversari transessuali si sono visti in vari sport, come la pallavolo, l’hockey, la BMXJu-jitsu, MMA.

 

Nel frattempo, i record di ogni possibile disciplina femminile vengono stracciati dai transessuali, ma forse ora si tratta di un dettaglio minore: ora a essere minacciati non sono i risultati sportivi, ma i copri stessi delle atlete.

 

Polemica e scandalo si sono avuti anche alle tremende Olimpiadi di Parigi, dove i due partecipanti sospettati di essere trans hanno vinto tranquillamente l’oro nella loro categoria di pugilato.

 

 

Nonostante negli USA l’amministrazione Trump abbia tentato di limitare la presenza maschile negli sport femminili, nelle scorse settimane una schermitrice è stata squalificata ed espulsa da un torneo di scherma degli USA dopo essersi inginocchiata per protestare contro un avversario transgender biologicamente maschio.

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L’amministrazione Trump taglia la ricerca sulla salute LGBT

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L’amministrazione Trump ha accantonato ricerche per un valore di oltre 800 milioni di dollari sulla salute delle persone LGBTQ, abbandonando studi su tumori e virus che tendono a colpire i membri delle minoranze sessuali e ostacolando gli sforzi per contrastare la recrudescenza delle infezioni sessualmente trasmissibili. Lo riporta il New York Times.   «In linea con la sua profonda opposizione sia ai programmi sulla diversità sia all’assistenza che afferma il genere per gli adolescenti, l’amministrazione ha lavorato intensamente per sradicare la ricerca che riguarda misure di equità e salute delle persone transgender» scrive il giornale neoeboraceno, che sostiene che gli omobitransessuali sarebbero quasi il 10% della popolazione totale americana.   Delle 669 sovvenzioni che i National Institutes of Health avevano annullato in tutto o in parte all’inizio di maggio, almeno 323 (quasi la metà) erano legate alla salute LGBTQ, secondo un’analisi di ogni sovvenzione annullata effettuata dal NYT. «I funzionari federali avevano stanziato 806 milioni di dollari per i progetti annullati, molti dei quali avrebbero dovuto ricevere maggiori finanziamenti negli anni a venire».

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Decine di istituti di ricerca hanno perso i finanziamenti, un elenco che include non solo obiettivi della Casa Bianca come la Johns Hopkins e la Columbia, ma anche università pubbliche del Sud e del Midwest, come la Ohio State University e la University of Alabama a Birmingham.   Alla Florida State University sono stati annullati 41 milioni di dollari di ricerche, tra cui un importante sforzo per prevenire l’HIV tra gli adolescenti e i giovani adulti, che ogni anno registrano un quinto delle nuove infezioni negli Stati Uniti.   Nelle lettere di licenziamento degli ultimi due mesi, l’NIH ha giustificato i tagli affermando che gli scienziati il ​​loro lavoro LGBTQ «non ha più alcun impatto sulle priorità dell’agenzia». In alcuni casi, l’agenzia ha affermato che la ricerca annullata era «basata sull’identità di genere», il che ha portato a risultati «non scientifici» che ignoravano le «realtà biologiche».   In altre lettere di licenziamento gli scienziati hanno detto che i loro studi erano errati perché «basati principalmente su categorie artificiali e non scientifiche, tra cui obiettivi di equità amorfi».   I tagli sono il risultato di un’impennata dei finanziamenti federali destinati alla ricerca LGBT avvenuta nell’ultimo decennio e dell’attivo incoraggiamento da parte dell’NIH a presentare proposte di sovvenzioni incentrate sui gruppi di minoranze sessuali e di genere, iniziato durante l’amministrazione Obama.   Gli alleati del presidente Trump hanno sostenuto che la ricerca è intrisa di pregiudizi ideologici.   Oltre a interrompere gli studi, i funzionari federali hanno rallentato il processo di erogazione delle sovvenzioni rallentando i pagamenti, ritardando le riunioni di revisione delle sovvenzioni e riducendo le nuove assegnazioni di sovvenzioni.  
  L’ente sanitario nazionale americano (National Institute of Health, o NIH) ha dichiarato in una nota: «l’NIH sta prendendo provvedimenti per interrompere i finanziamenti per la ricerca che non sono in linea con le priorità dell’NIH e dell’HHS. Continuiamo a impegnarci per riportare la nostra agenzia alla sua tradizione di sostenere una scienza basata sull’evidenza scientifica e basata sui migliori standard».   I tagli alla comunità LGBTQ hanno messo fine all’autismo non diagnosticato nelle minoranze sessuali e su alcuni tumori della gola e di altro tipo che colpiscono in modo sproporzionato gli omotransessuali, scrive il quotidiano neoeboraceno.   Apprendiamo quindi che era in progetto anche una pillola anticoncezionale e anti-AIDS al contempo: «i tagli al programma hanno messo a repentaglio la sperimentazione in corso di un prodotto che preverrebbe sia l’HIV sia la gravidanza, nonché una seconda sperimentazione che mira a combinare la consulenza sulla salute sessuale con la terapia comportamentale per ridurre la diffusione dell’HIV tra i giovani uomini appartenenti alle minoranze sessuali che fanno uso di stimolanti».   L’NIH ha interrotto anche i lavori sulle altre malattie sessualmente trasmissibili.   Anche la ricerca sulla transessualizzazione è stata fortemente colpita: «i funzionari federali hanno annullato diversi finanziamenti per esaminare i potenziali rischi della terapia ormonale di genere. I progetti hanno esaminato se la terapia ormonale potesse, ad esempio, aumentare il rischio di cancro al seno, malattie cardiovascolari, alterazioni dello sviluppo cerebrale o HIV».

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«Sono state annullate cinque sovvenzioni (…), tra cui una che esaminava i tassi notevolmente elevati di nati morti tra le donne LGBTQ».   La ricerca sanitaria americana, in pratica, è nel panico.   «Gli scienziati affermano che i ricercatori più giovani stanno già perdendo il lavoro nella ricerca sulle minoranze sessuali e di genere e stanno cancellando dalle loro biografie online ogni prova che attesti di aver lavorato in quel campo».

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Papa Leone XIV e la questione omotransessualista: in passato ha attaccato i media il gender nelle scuole

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La posizione di papa Leone XIV riguardo l’omosessualità è sembrata chiara nel 2012, quando attaccò la cultura popolare rea di promuovere uno «stile di vita omosessuale» e le famiglie omosessuali.

 

In un discorso ai vescovi tenuto quell’anno tuonò contro i media occidentali che fomentavano «simpatia per credenze e pratiche in contrasto con il Vangelo» mostrando «famiglie alternative composte da partner dello stesso sesso e dai loro figli adottivi».

 

Al tempo in cui era vescovo a Chiclayo, l’attuale papa aveva respinto un piano del governo peruviano per insegnare il genere nelle scuole: «la promozione dell’ideologia di genere è confusa, perché cerca di creare generi che non esistono», ha dichiarato a un quotidiano locale, secondo il New York Times.

 

Prevost non ha appoggiato, né pienamente rigettato come fecero invece tanti altri a partire dai vescovi africani, il documento sulle benedizioni omosessuali Fiducia Supplicans.

 

Tuttavia, il gesuita filo-LGBT James Martin, del gruppo dei gesuiti di Nuova York dietro la rivisa America,  ha lodato la sua elezione.

 

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«Conosco Papa Leone XIV come un uomo gentile, aperto, umile, modesto, deciso, laborioso, schietto, affidabile e con i piedi per terra”, ha scritto Martin. “Una scelta brillante. Che Dio lo benedica» ha scritto su X il gesuita che  Bergoglio portava in un palmo di mano.

 


Il gesuita Martin dice di averlo conosciuto al suo tavolo dell’ultimo sinodo.

 

Il sito Infovaticana ha scritto che Prevost era il candidato di Martin.

 

Non è chiaro se le sue posizioni siano cambiate. Come su molti altri temi, non si sa davvero pochissimo del nuovo papa.

 

Va ricordato come Bergoglio avesse scaldato i cuori di conservatori, tradizionalisti ed oppositori generici del genderismo quando, all’elezione, fu ricordata la sua strenua opposizione, da arcivescovo di Buenos Aires, ai matrimoni omosessuali, accusandoli di «venire dal demonio». Poi da papa Bergoglio governò circondandosi di tanti omosessuali patenti e aprendo in maniera indiscriminata ai transessuali.

 

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Immagine di Eja Encontro Juvenil Agostiniano Agostiniano via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported 

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