Bioetica
La «coscienza sanitaria del mondo» e il genocidio per il «benessere universale»
Sia la commercializzazione della pillola del giorno dopo (di seguito indicata semplicemente col suo nome commerciale di Norlevo), sia la diffusione in Italia delle pratiche di clonazione umana sono state significativamente reclamate e giustificate dal loro principale sponsor, l’(ex) Ministro della Sanità Umberto Veronesi, sulla base di una asserita necessità di tenere il passo degli altri paesi occidentali (segnatamente USA, Inghilterra e Francia).
Per quanto riguarda il Norlevo, il ministro si è addirittura appellato ad una normativa dell’Unione Europea che implicava l’obbligo di mettere in commercio questa pillola anche in Italia.
Questa perdita di sovranità nazionale che ci porta e ci porterà sempre più ad un progressivo imbarbarimento non deve stupire, sol che si considerino le linee guida espressamente declinate dal governo mondiale, così come le possiamo leggere in un fondamentale documento programmatico dell’onusiana Organizzazione Mondiale della Sanità (di seguito indicata come OMS).
Il documento è del maggio 1998 e reca per titolo: «La salute per tutti nel 21° secolo».
Le espressioni di sapore vagamente fantascientifico ed orwelliano che figurano nel titolo di questo articolo («coscienza sanitaria del mondo», «promozione del benessere universale») non sono altro che letterali citazioni tratte da questo stesso documento.
«In qualità di coscienza sanitaria del mondo, l’OMS propugnerà la salute mondiale (…) fra gli Stati e all’interno di essi, individuerà le politiche e le azioni concrete benefiche o dannose per la salute»
Ne ripropongo di seguito alcuni stralci, quanto mai opportuni per illuminare sull’internazionalismo attuale, che anche se non è più quello «proletario» di marxiana memoria, non è tuttavia meno proclive di quello al brutale sterminio di innocenti, genocidio finalizzato beninteso – more solito – alla «promozione del benessere universale».
«Agiremo insieme” si dice nella dichiarazione “per affrontare le minacce comuni nei confronti della salute e per promuovere il benessere universale».
Sotto il titolo pretenzioso e vagamente sinistro: «Il ruolo dell’OMS nel 21° secolo» leggiamo:
«L’OMS continuerà a sviluppare norme e standard a livello mondiale, istituire sistemi di sorveglianza a livello mondiale nei confronti delle minacce sovranazionali alla salute»
«In qualità di coscienza sanitaria del mondo, l’OMS propugnerà la salute mondiale (…) fra gli Stati e all’interno di essi, individuerà le politiche e le azioni concrete benefiche o dannose per la salute. L’OMS continuerà a sviluppare norme e standard a livello mondiale, istituire sistemi di sorveglianza a livello mondiale nei confronti delle minacce sovranazionali alla salute (…)».
Inoltre: «(…) ci sarà (…) necessità di principi (…) ed impegni etici e scientifici globali, alcuni di essi con carattere giuridicamente vincolante (…). Un forte sistema mondiale di governo consentirà la realizzazione completa di quanto previsto (…). La vigilanza attiva (…) costituisce il punto di partenza per una azione mondiale».
«Un forte sistema mondiale di governo consentirà la realizzazione completa di quanto previsto (…). La vigilanza attiva (…) costituisce il punto di partenza per una azione mondiale »
«L’OMS assicurerà che sistemi globali di (…) sorveglianza forniscano informazioni tempestive sulle minacce sovranazionali alla salute.».
«L’OMS vigilerà in modo particolare (…) sull’individuazione di segnali premonitori di nuove minacce per la salute. (…) I sistemi che collegano i livelli locali (…) con l’OMS consentiranno che le notizie che provengono da situazioni locali sulle minacce alla salute o ai diritti umani vengano diffuse in modo rapido e globale, permettendo di adottare una serie di azioni concordate»(nn. da 98 a 101 del documento citato).
Ora, la domanda decisiva che dobbiamo porci al riguardo è la seguente: cosa si intende qui per salute?
«L’OMS assicurerà che sistemi globali di (…) sorveglianza forniscano informazioni tempestive sulle minacce sovranazionali alla salute».
Quale concezione etica e persino biologica della vita umana è sottesa a questi pomposi proclami, a queste autoinvestiture che se non avessero risvolti drammatici sarebbero semplicemente – anche nei toni – risibili e puerili?
Dottor Luca Poli
«L’OMS vigilerà in modo particolare (…) sull’individuazione di segnali premonitori di nuove minacce per la salute»
Medico
Immagine di United States Mission Geneva via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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