Psicofarmaci
Il lutto come «disturbo mentale»: l’ultima del manuale-bibbia degli psichiatri
L’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, abbreviato in genere in DSM – la «bibbia” della psichiatria – presenta un disturbo nuovo di zecca: il lutto eccessivo per una persona cara defunta.
Lo riporta il New York Times. L’inclusione del nuovo «disturbo» della psicheumana segna la fine di un prolungato dibattito nel campo della salute mentale, spingendo ricercatori e medici a considerare il dolore intenso da lutto come un obiettivo per il «trattamento» medico, e cioè l’ingresso della persona in lutto nella filiera psichiatrica, con certa distribuzione di psicofarmaci: unaa una manna finanziaria per le aziende farmaceutiche, viste che di lutti, al momento, continuano ad essercene parecchi.
«La nuova diagnosi, disturbo da lutto prolungato, è stata progettata per essere applicata a una fetta ristretta della popolazione che è incapace, struggendosi e rimuginando un anno dopo una perdita e incapace di tornare alle attività precedenti».
«La sua inclusione nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali significa che i medici possono ora fatturare alle compagnie assicurative il trattamento delle persone per la condizione».
Gli psichiatri hanno spinto per il riconoscimento di questo «disturbo del lutto» sin dagli anni ’90. E alcuni dei trattamenti sperimentali in esame coinvolgono farmaci che in precedenza sono stati utilizzati principalmente per il trattamento dell’alcolismo e del disturbo da uso di oppioidi.
Alcuni esempi di individui che soffrono di disturbo del lutto includono vedove o vedovi che non hanno mai superato la perdita del coniuge e genitori che lottano per superare la perdita di un figlio.
I fautori della psichiatrizzazione del lutto si rendono conto che la loro è un’alterazione della società umana così come la conosciamo.
«Una diagnosi, sperano [gli psichiatri], che consentirà ai medici di aiutare una parte della popolazione che, nel corso della storia, si è ritirata in isolamento dopo terribili perdite».
«Erano le vedove che si vestirono di nero per il resto della loro vita, che si ritirarono dai contatti sociali e vissero il resto della loro vita in memoria del marito o della moglie che avevano perso», ha detto il dottor Paul S. Appelbaum, che è presidente del comitato direttivo che sovrintende alle revisioni della quinta edizione del DSM.
«Erano i genitori che non l’hanno mai superato, ed è così che ne abbiamo parlato”, ha detto. “Colloquialmente, diremmo che non hanno mai superato la perdita di quel bambino».
Ma ora, grazie ad una bella dose di psico-droghe, saremo anestetizzati dal dolore dell’esistenza, anche quando esso bussa in modo tale che è impossibile, è innaturale, tenergli la porta chiusa.
Tuttavia, molti psichiatri si oppongono all’inclusione di questo «disturbo del lutto» nel DSM-5, sostenendo che porterà inevitabilmente a molti «falsi positivi», poiché sarà difficile distinguere tra livelli di dolore normali e anormali, avvertendo che «la designazione rischia di patologizzare un aspetto fondamentale dell’esperienza umana».
Del resto, sappiamo tutti bene qual è la missione, per antica storica ammissione di un grande manager, delle farmaceutiche: vendere medicinali ai sani. La comparsa di «patologie» come la sindrome premestruale (che, ovviamente ha i suoi farmaci) o il presunto disturbo da deficit dell’attenzione (ADHD) che fa assumere anfetamine ai bambini, sono esempi lampanti di come Big Pharma possa lucrare su qualcosa che non troppo tempo fa erano «quei giorni» o il «bambino vivace».
La promessa della vita senza il dolore è qualcosa di cui è intriso il mondo moderno, consciamente o inconsciamente. Renovatio 21 ha discusso il tema, cercando di mostrare come esso non solo porta al consumo di farmaci psichiatrici, ma spinge i giovani verso una disperazione materialmente suicida.
La psichiatra innalza ciò che giova alla Cultura della Morte (e i suoi maledetti mercanti) e nasconde ciò che potrebbe nuocerle.
Il lettore deve sapere che riguardo ad una versione precedente del DSM-V , quella del 2013, di discusse della parziale derubricazione della pedofilia come disturbo psichico.
La modifica fu poi parzialmente ritirata, ma il passo in avanti venne fatto.
Pedofilia sì, lutto no. Non è che la Scienza e Big Pharma ci preparano ad un mondo di morte e perversione?
Psicofarmaci
L’esercizio fisico può essere più efficace degli antidepressivi nel trattamento della depressione
Un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica BMJ ha scoperto che l’esercizio fisico sarebbe moderatamente efficace nel trattamento della depressione rispetto ai trattamenti esistenti se usato da solo o in combinazione con altre terapie consolidate.
Inoltre, i benefici derivanti dall’esercizio «tendevano ad essere proporzionali all’intensità prescritta», il che significa che un’attività più vigorosa ha prodotto benefici più significativi.
Per identificare la quantità e il tipo di esercizio ideale per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, gli esperti australiani hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di 14.170 persone con disturbi depressivi maggiori provenienti da 218 studi unici e hanno classificato l’efficacia delle diverse forme di esercizio rispetto ai trattamenti esistenti, come la psicoterapia, gli antidepressivi e le condizioni di controllo.
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Gli studiosi hanno scoperto che il camminare o fare jogging, l’allenamento per la forza e danza erano le modalità di esercizio più efficaci se usate da sole senza cure mediche e che alcuni esercizi influenzavano uomini e donne in modo diverso.
In particolare, camminare e fare jogging sono risultati efficaci sia per gli uomini che per le donne, mentre l’allenamento della forza e il ciclismo sono risultati più efficaci per le donne e i giovani. L’esercizio aerobico ha avuto un impatto positivo più sugli uomini che sulle donne se usato con la psicoterapia.
In tutte le modalità, esercizi più intensi come la corsa, l’allenamento a intervalli, l’allenamento della forza e l’esercizio aerobico misto hanno prodotto maggiori benefici, sebbene anche un’attività fisica leggera come camminare o lo yoga abbia comunque fornito «effetti clinicamente significativi». I benefici dell’esercizio fisico erano ugualmente efficaci a diverse dosi settimanali per i soggetti con altre condizioni mediche e livelli basali di depressione.
Nel complesso, la danza ha superato tutti gli altri esercizi e i trattamenti consolidati per la depressione, inclusi gli psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e la terapia cognitivo comportamentale.
«Sulla base dei nostri risultati, la danza sembra essere un trattamento promettente per la depressione, con ampi effetti riscontrati rispetto ad altri interventi nella nostra revisione», hanno scritto gli autori. Tuttavia, il numero limitato di studi, il basso numero di partecipanti e i pregiudizi nella progettazione degli studi hanno impedito loro di raccomandare la danza in modo più forte.
Sebbene i ricercatori abbiano affermato che la loro revisione presenta dei limiti, i loro risultati supportano l’inclusione dell’esercizio fisico, in particolare dell’esercizio vigoroso, nelle linee guida della pratica clinica per la depressione.
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«Sebbene la fiducia in molti dei risultati fosse bassa, le linee guida terapeutiche potrebbero essere eccessivamente prudenti raccomandando condizionatamente l’esercizio fisico come trattamento complementare o alternativo per i pazienti in cui la psicoterapia o la farmacoterapia sono inefficaci o inaccettabili», hanno scritto. «Invece, le linee guida per la depressione dovrebbero includere prescrizioni per l’esercizio fisico e considerare l’adattamento della modalità alle caratteristiche dei partecipanti e raccomandare esercizi di intensità più vigorosa».
Renovatio 21 mette in guardia da anni rispetto ai problemi ingenerati dal consumo di psicofarmaci, che vanno dalle disfunzioni sessuali, ai problemi psichici, alla dipendenza, alle malattie cardiache, ai comportamenti violenti contro di sé e contro gli altri.
Secondo alcuni, casi di violenza domestica, i grandi casi di cronaca nera e pure le continue stragi immotivate in tutto il mondo potrebbero essere riconducibili alle psicodroghe legali distribuite con leggerezza alla popolazione anche in Italia, con milioni di prescrizioni, aumentate, ovviamente, durante i lockdown, specie nei più piccoli.
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Cancro
Psicofarmaco prescritto ai bambini associato ad un aumento del rischio di glaucoma: studi
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Psicofarmaci
Delitto nella chiesa abbandonata di Aosta, il sospettato «usa farmaci contro la depressione»
Il ragazzo sospettato del delitto nella chiesa abbandonata di Equilivaz, in provincia di Aosta, dove è stata trovata una ragazza sgozzata e pugnalata, ha avuto un malore mentre veniva portato nel palazzo di Giustizia di Grenoble, città francese appena dopo il confine.
Il malore, scrivono i giornali, si è avuto poco prima dell’udienza per la sua eventuale estradizione in Italia. Il giovane di famiglia nordafricana residente in Italia, respinge ogni accusa.
Nell’impossibilità di procedere senza l’indagato, l’udienza presso la chambre d’instruction della Corte d’Appello di Grenoble è stata rimandata al 25 aprile.
Il ragazzo è stato portato in ospedale.
«Giudici e avvocato ipotizzano possa aver assunto una dose eccessiva di farmaci antidepressivi» scrive l’ANSA. «Durante l’udienza – riporta la stampa francese –il suo legale e la corte hanno riferito che il ragazzo segue un trattamento farmacologico antidepressivo: il malore potrebbe essere legato a un sovradosaggio».
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La domanda che vorremmo porre – anche questa volta – è: gli psicofarmaci il ragazzo li prendeva anche prima di essere arrestato?
Perché, ricordiamo anche come nell’altro caso con al centro una ragazza morta – il caso Cecchettin, che per qualche ragione ha avuto molta più eco di questo – ad un certo punto siano saltate fuori le droghe psichiatriche per il sospettato. In carcere infatti, Filippo Turetta ha chiesto psicofarmaci. Anche allora, come oggi, ci chiediamo se non ne stesse già assumendo anche prima.
Renovatio 21 ha scritto giorni, quando ancora non era stato trovato ed arrestato il ragazzo, fa che la pista del «femminicidio satanico-patriarcale», buttata lì forse pavlovianamente da qualche giornale, sarebbe presto sparita.
Ebbene, abbiamo certezza del fatto che la pista sul possibile ruolo delle psicodroghe mediche in questa tragedia non solo sparirà, ma nemmeno verrà mai presa in considerazione.
Nonostante il volume immenso di storie in merito, il muro sulla violenza estrema come possibile effetto collaterale degli psicofarmaci non è ancora crollato. Di conseguenza, stragi iniziate in farmacia, sotto precisa prescrizione del medico, continueranno ovunque.
L’importante, a questo punto, è semplicemente che qualcuno tenga nota. Il lettore, se è arrivato fino a questo punto, è nel club.
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Immagine screenshot da YouTube
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