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Psicofarmaci

Psicofarmaci SSRI e disfunzioni sessuali. Una lettrice ci manda la sua testimonianza

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Dopo gli articoli pubblicati di recente da Renovatio 21 sulla problematica degli psicofarmaci, ci scrive una lettrice, dando una testimonianza di ciò che ha passato lei.

 

Non si tratta del primo racconto di conseguenze nefaste da farmaci psichiatrici che raccogliamo, tuttavia questo, incentrato sul danno alla sfera sessuale a livello psicofisico, è rilevante e va raccontato in tutta la sua crudezza.

 

Il farmaco interessato è della classe degli SSRI, gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Secondo studi recenti, la teoria secondo cui la depressione sarebbe cagionata da carenza di serotonina nel cervello non ha vere basi scientifiche, se ciò fosse vero l’uso di tali farmaci risulterebbe non solo inutile, ma dannoso, visto gli accertati effetti collaterali delle pasticche prescritte dal medico.

 

Il giornalista americano Tucker Carlson, l’unico in tutta la volta dei media mondiali che si sta occupando del fenomeno, la settimana scorsa ha avuto il coraggio di parlare di questo problema in prima serata, notando come se un farmaco ti ruba la libido è un po’ come se ti stesse rubando l’anima. La campagna per la verità sulle droghe psichiatriche e i suoi effetti devastanti – in ispecie, i comportamenti violenti, forse alla base di tanti orrendi fatti di cronaca – non deve fermarsi per nessun motivo al mondo: e aiuta ricordare, come abbiamo fatto, che gli psicofarmaci costituiscono ora anche un grande problema ambientale, con i pesci dei fiumi impazziti a causa del consumo umano di queste sostanze e della conseguente escrezione nelle acque reflue.

 

Ma è sull’esistenza delle persone che si abbatte il danno maggiore della filiera psicofarmaceutica.  Ringraziamo tutti coloro che come la nostra lettrice troveranno il tempo e il coraggio di mandarci una simile testimonianza. Che questo possa essere di monito a tutti coloro che leggeranno oggi e in futuro.

 

State lontani dalle psicodroghe: per il bene vostro, per il bene di chi vi sta vicino, per il bene delle future generazioni, per il bene di tutti.

 

 

 

 

Gentile redazione di Renovatio 21

 

Ho letto molti articoli in questi giorni sul nuovo studio che sottolinea che non ci sono evidenze di nessi la carenza di serotonina nel cervello e depressione.

 

Vorrei raccontarvi brevemente la mia esperienza, nella speranza che possa aumentare la consapevolezza nei lettori su quelli che sono potenziali gravi rischi dei farmaci antidepressivi comunemente prescritti oggi.

 

Nove anni fa soffrivo di depressione. La depressione probabilmente era con me già da molto tempo, fin dall’adolescenza, a causa di traumi nella crescita, ansia sociale, solitudine, poca autostima.

 

Ho accettato quindi di prendere un antidepressivo. Mi è stato prescritto il Citalopram e l’ho preso per 10 mesi.

 

Ebbene, il farmaco mi ha aiutato in qualche modo a ridurre l’angoscia e i pensieri negativi. Oserei dire che è stato per me un riduttore di emozioni, forse in entrambi i sensi, sia di quelle buone che di quelle cattive.

 

Dato che soffrivo molto, l’effetto sul mio umore è stato positivo. Tuttavia, sin dalle prime settimane mi ha dato un effetto collaterale molto spiacevole, ovvero la disfunzione sessuale, che non mi ha abbandonato per tutti quei mesi.

 

Questo «dettaglio» mi ha spinto a sospendere il farmaco nel momento in cui ho incontrato un ragazzo con cui sono entrata in intimità.

 

Qui arrivò una «sorpresa» davvero amara e traumatizzante. Dopo aver tolto l’ultima goccia di Citalopram, ho scoperto che la mia normale reattività sessuale non stava affatto tornando!

 

Ho aspettato diversi giorni, ho aspettato settimane, e la preoccupazione aumentava.

 

Lo psichiatra mi diceva che non potevo attribuire questi problemi al farmaco «che era ormai fuori dal mio organismo». Ma le prove erano schiaccianti: prima del farmaco non avevo mai avuto nemmeno l’ombra di tali problemi!

 

Questa disfunzione sessuale causata dallo psicofarmaco, così come da altri antidepressivi serotoninergici, è chiamata Disfunzione Sessuale Post-SSRI (PSSD). L’ho scoperta da sola attraverso ricerche su internet.

 

Il mio psichiatra non ne era a conoscenza e sono stata io a portargli la documentazione scientifica su case report e review esistenti dal 2006.

 

La PSSD può comparire anche dopo sole poche dosi, o dopo anni di trattamento che non dava particolari problemi, e può presentarsi come una continuazione di effetti insorti durante il trattamento o emergere al momento della sospensione del trattamento, e protrarsi per anni, decenni – in altre parole può essere permanente.

 

Io ne soffro da allora, da quando ho consumato l’ultima goccia di Citalopram, senza alcun miglioramento.

 

Perdere la mia sessualità è stato in assoluto il trauma più grande della mia vita. Qualcosa che ha per forza un grande significato, che definisce una certa parte dell’identità della persona, delle sue aspirazioni, delle sue relazioni.

 

Ora non ho perso del tutto il desiderio di intimità; i sintomi più evidenti della PSSD nel mio caso sono la scomparsa della risposta eccitatoria e l’orgasmo, che è diventato difficile da raggiungere ed è meccanico e diverso, non più davvero piacevole.

 

Ci sono altri sintomi che spesso accompagnano le disfunzioni sessuali in altre persone affette da PSSD, che sono uomini e donne, anche giovanissimi, come il forte ottundimento emotivo e l’anedonia generalizzata; ho letto le loro descrizioni nei gruppi di pazienti affetti da PSSD e ho capito che alcune dosi di antidepressivo SSRI/SNRI possono rovinare completamente la vita di alcune persone «sfortunate» (probabilmente per via di vulnerabilità genetiche) in modo attualmente imprevedibile.

 

Gli antidepressivi sono spesso prescritti per situazioni lievi e temporanee, e per una varietà sempre più ampia di problematiche, considerati «efficaci, sicuri e versatili»… ed anche se solo una minoranza di persone rimane danneggiata dalla sindrome post-SSRI, il solo fatto che questo rischio esista dovrebbe rendere la prescrizione di questi farmaci molto più accorta!

 

Conosco sempre più giovani che vorrebbero poter tornare indietro per non prendere mai quel «banale» antidepressivo, dei cui gravi rischi non erano neppure stati avvisati.

 

I pazienti, dopo essere stati feriti e abbandonati dal sistema sanitario, si trovano in community online sempre più numerose e cercano di finanziare con donazioni la ricerca scientifica sulla PSSD nella speranza di trovare una cura, di ritrovare se stessi.

 

Grazie per avermi ascoltato.

 

 

L.A.

 

 

 

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Psicofarmaci

Farmaci come il Prozac contengono sostanze chimiche PFAS e finiscono nelle nostre acque

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Una nuova ricerca suggerisce che i farmaci fluorurati, una categoria che include farmaci noti come Prozac e Flonase, sono presenti nelle riserve idriche di milioni di persone.

 

Una nuova ricerca suggerisce che i farmaci fluorurati, una categoria che include farmaci noti come Prozac e Flonase, sono presenti nelle riserve idriche di milioni di persone.

 

Questi farmaci e i loro prodotti di degradazione sono tecnicamente classificati come sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), note anche come «sostanze chimiche eterne», che in quanto classe chimica sono oggetto di preoccupazione sanitaria a livello mondiale.

 

Uno studio pubblicato il 6 gennaio su Proceedings of the National Academy of Sciences ha scoperto che la maggior parte dei PFAS che entrano ed escono dagli impianti di trattamento delle acque reflue è composta da questi farmaci fluorurati.

 

In particolare, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dei prodotti farmaceutici non veniva eliminata dall’acqua mediante le pratiche convenzionali di trattamento delle acque reflue.

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Questo materiale farmaceutico «non viene trattato nell’impianto di trattamento delle acque reflue e non si decompone», ha affermato Bridger Ruyle, coautore dello studio e ricercatore presso la New York University. «E sappiamo che [queste sostanze chimiche] possono rientrare nelle riserve di acqua potabile».

 

Lo studio stima che questo materiale contamini l’approvvigionamento idrico di circa 23 milioni di americani, ha affermato Ruyle.

 

Questi farmaci finiscono nelle acque reflue dopo essere stati escreti dalle persone. Circa il 50% delle utenze di acqua potabile si trovano a valle di un impianto di scarico delle acque reflue e utilizzano regolarmente quantità variabili di quest’acqua.

 

Una piccola parte di questo materiale era composta da soli quattro farmaci e da uno dei loro metaboliti: il farmaco per l’artrite Celecoxib (Celebrex); flecainide (Tambocor), prescritto per l’aritmia; maraviroc (Selzentry) e uno dei suoi metaboliti, usati per curare l’HIV; e sitaglipt (Januvia), un farmaco per il diabete.

 

«Non sappiamo molto su quali siano le esposizioni o i rischi per la salute» per coloro che bevono piccole concentrazioni di questa sostanza, ha affermato Ruyle.

 

«Questo studio sottolinea la presenza di rifiuti farmaceutici organofluorurati nell’ambiente e sottolinea l’urgente necessità di comprendere quali siano i rischi per la salute di questi composti».

 

Gli scienziati definiscono PFAS come qualsiasi molecola organica che abbia almeno un atomo di carbonio completamente fluorurato, vale a dire legato a tre atomi di fluoro.

 

La maggior parte dei PFAS ha molti più legami carbonio-fluoro di questo tipo, il che li rende estremamente resistenti alla rottura. Tali legami sono quasi inesistenti in natura e non essenziali per la vita.

 

Di solito, quando si eseguono test per i PFAS, si utilizzano misure individuali per sostanze chimiche specifiche, come l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS), entrambi notoriamente particolarmente pericolosi.

 

Nell’aprile 2024, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) ha fissato per la prima volta dei limiti per questi e altri quattro PFAS.

 

Secondo l’EPA, l’esposizione ai PFAS è stata collegata a «tumori mortali, effetti sul fegato e sul cuore e danni al sistema immunitario e allo sviluppo di neonati e bambini».

 

Tuttavia, lo studio ha rilevato che questi sei tipi di PFAS costituivano in media solo il 7-8% della massa di PFAS in entrata e in uscita dagli impianti di trattamento delle acque reflue.

 

In questo articolo i ricercatori hanno utilizzato un metodo unico per misurare la quantità totale di organofluoro, ovvero la quantità di gruppi carbonio-fluoro.

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Tutti i PFAS e i fluorocarburi hanno questi gruppi chimici. Ciò fornisce una misura dell’organofluoro estraibile o EOF.

 

Questo metodo ha il vantaggio di fornire un ritratto completo di cosa sono i PFAS nell’ambiente. L’Unione Europea ha diverse normative che lavorano su misure simili, limitando i PFAS totali, mentre gli Stati Uniti non ne hanno nessuna.

 

Questo studio sottolinea l’importanza di valutare i PFAS totali e il tipo di miscele complesse presenti nell’ambiente, piuttosto che analizzare ciascuna sostanza chimica una per una, ha affermato Ruyle.

 

Lo studio ha esaminato queste sostanze chimiche in otto impianti di trattamento delle acque potabili (noti come impianti di trattamento di proprietà pubblica, o POTW) in tutto il paese, simili per dimensioni e metodi tecnologici a quelli che servono il 70% degli Stati Uniti.

 

Douglas Main

 

Pubblicato originariamente da The New Lede

Douglas Main è un collaboratore di The New Lede.

 

© 7 gennaio 2025 , Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Cina

Studente cinese uccide otto persone in una serie di accoltellamenti: era in cura farmacologica?

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Otto persone sono state uccise e 17 ferite in un accoltellamento di massa della settimana scorsa in un campus universitario nella città cinese orientale di Yixing. Il sospettato è stato descritto dalle forze dell’ordine come uno studente che non ha superato gli esami ed è tornato al college per sfogare la sua rabbia.   L’attacco è avvenuto sabato sera al Wuxi Vocational Institute of Arts and Technology nella città di Yixing nella provincia di Jiangsu. Il sospettato ventunenne è stato arrestato sulla scena e ha confessato gli omicidi «senza esitazione», ha affermato la polizia di Yixing in una dichiarazione condivisa con le agenzie di stampa cinesi e internazionali.   Secondo la dichiarazione, l’autore era un neolaureato ed era arrabbiato per «non aver superato un esame, non aver ricevuto un certificato di laurea ed essere insoddisfatto della retribuzione del tirocinio».

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«È tornato a scuola per esprimere la sua rabbia e commettere questi omicidi», ha detto la polizia.   L’attacco è avvenuto cinque giorni dopo che un uomo ha travolto con la sua auto una folla di persone fuori da uno stadio nella città meridionale di Zhuhai, uccidendone almeno 35. La polizia ha affermato che l’aggressore era infuriato per un recente divorzio. Poco più di un mese prima, un uomo aveva ucciso tre persone e ne aveva ferite 15 in un accoltellamento in un supermercato di Shanghai. Un’indagine della polizia ha stabilito che il sospettato si era infuriato per «ragioni finanziarie personali».   In Cina le armi da fuoco sono severamente controllate, di conseguenza, gli atti di violenza di massa tendono a coinvolgere i coltelli. Si sono registrati attacchi a stazioni (luoghi molto affollati, e disciplinati, nelle città cinesi), ma i più tremendi di questi incidenti hanno avuto luogo tutti nelle scuole, con un massacro del 2012 alla scuola elementare del villaggio di Chenpeng nella provincia di Henan paragonato dai media occidentali alla sparatoria di massa avvenuta lo stesso giorno alla scuola elementare di Sandy Hook nello Stato americano del Connecticut.   In entrambi gli attacchi, gli assassini sono riusciti a uccidere circa due dozzine di persone. A differenza del caso di Sandy Hook, l’aggressore del villaggio di Chenpeng è stato arrestato vivo e in seguito condannato a morte.   Le armi da fuoco saranno pure bandite in Cina, tuttavia non lo sono quelli che alcuni ritengono essere i veri fattori scatenanti della violenza cieca improvvisa che si impadronisce di alcuni soggetti: parliamo, come sa il lettore di Renovatio 21, degli psicofarmaci. Gli antidepressivi possono essere ottenuti in Cina con prescrizione svolta online. Studi hanno mostrato come il consumo di droghe psichiatriche sia in crescita nella Repubblica Popolare.   Uno studio del 2014 segnalava che gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – cioè fluoxetina (Prozac), citalopram, escitalopram, fluvoxamina, paroxetina o sertralina) — «sono diventati gli antidepressivi più frequentemente utilizzati in Cina negli ultimi decenni», ora preferiti angli antidepressivi triciclici (TCA).   Una ricerca pubblicata dall’Australianz & New Zealand Journal of Psychiatry riportava dati epidemiologici per cui «la prevalenza su 12 mesi di disordini depressivi era 3,5% della popolazione generale della Cina (Lu et al., 2021). L’ascesa dei disordini depressivi si è accompagnata all’incremento di farmaci antidepressivi».

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Il quotidiano cinese di lingua inglese China Daily ancora nel 2006 pubblicava un articolo intitolato «Alcuni antidepressivi aumentano il rischio di violenza».   «Anche i nuovi antidepressivi, già sospettati di aumentare il rischio di suicidio, potrebbero indurre la violenza in alcune persone, hanno riferito lunedì i ricercatori. Hanno scoperto che i soggetti che assumevano l’antidepressivo Paxil della GlaxoSmithKline avevano il doppio delle probabilità di manifestare quello che è stato definito un “evento di ostilità” rispetto a coloro a cui era stato somministrato un placebo» scrive il giornale cinese.   «Il Paxil, noto genericamente come paroxetina, appartiene a una classe di farmaci chiamati inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o SSRI. Sono finiti sotto esame quando alcuni medici hanno segnalato che gli adolescenti che assumevano questi farmaci potevano essere più inclini al suicidio».   «Nel 2004, la Food and Drug Administration statunitense ha concluso che vi era un rischio più elevato di comportamento suicida tra bambini e adolescenti e ha ordinato forti avvertenze sulle etichette di diversi farmaci SSRI. Ha sollecitato un attento monitoraggio degli adulti. David Healy e David Menkes dell’Università di Cardiff in Gran Bretagna e Andrew Herxheimer del Cochrane Center hanno utilizzato diverse fonti di informazione per verificare quale fosse il rischio di comportamenti violenti tra le persone che assumevano SSRI» continua il quotidiano di Pechino.   «Tra questi rientrano i dati sulla paroxetina presentati al gruppo di lavoro di esperti del Comitato per la sicurezza dei medicinali del Regno Unito da GlaxoSmithKline, casi legali ed e-mail di 1.374 pazienti in risposta a un programma televisivo britannico sull’argomento. Hanno scoperto che 60 persone su 9.219 che avevano assunto Paxil, ovvero lo 0,65 percento, avevano avuto “un episodio di ostilità”, rispetto alle 20 persone su 6.455 a cui era stato somministrato un placebo, ovvero lo 0,31%».   Tale antico avvertimento deve essere sfumato negli anni – come del resto è successo anche in Occidente, mentre il potere delle multinazionali farmaceutiche – vere padrone del consenso scientifico e quindi dell’universo sanitario – aumentava a dismisura ovunque.  

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Psicofarmaci

Farmaci della morte: cosa succede quando gli antidepressivi scatenano istinti omicidi?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nel suo webinar «Mad in America», il dottor David Healy ha presentato una serie di casi tragici che coinvolgono persone che conducevano vite stabili fino a quando non sono stati prescritti loro antidepressivi che li hanno portati a diventare aggressivi e in alcuni casi omicidi.

 

La questione degli omicidi indotti dagli antidepressivi pone l’attenzione sui problemi più ampi legati ai farmaci da prescrizione, ha affermato lo psichiatra Dr. David Healy durante un webinar del 5 ottobre.

 

Tra questi problemi rientrano l’incapacità dei professionisti sanitari di riconoscere gli effetti collaterali gravi dei farmaci e la tendenza del sistema giudiziario a proteggere le aziende farmaceutiche, non le persone.

 

Healy, uno dei massimi esperti di inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) del Regno Unito, studia gli antidepressivi da 40 anni come ricercatore, medico e consulente per Big Pharma.

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Nel webinar ha presentato casi di persone che conducevano vite stabili e sane, finché non sono stati prescritti loro antidepressivi, dopodiché sono diventate aggressive, deliranti e omicide.

 

Tali impulsi si placarono una volta che le persone smisero di assumere i farmaci. Tuttavia, in molti dei casi evidenziati da Healy, quando smisero di assumere i farmaci, avevano già commesso un omicidio.

 

Un caso ben documentato ha coinvolto il dodicenne Christopher Pittman. Pittman aveva iniziato a mostrare un comportamento aggressivo, litigando con altri bambini e comportandosi in modo estremamente agitato in chiesa, quasi immediatamente dopo aver assunto Zoloft.

 

Meno di un mese dopo aver iniziato a prendere il farmaco, ha detto di aver sentito una voce dirgli di uccidere i nonni, con cui viveva. Quella notte, ha sparato loro e ha bruciato la loro casa.

 

Nel 2005, Pittman fu condannato a 30 anni di prigione, dopo che una giuria si rifiutò di stabilire che lo Zoloft era la causa del suo comportamento omicida. Tuttavia, il giudice del circuito statunitense Daniel Pieper gli diede la sentenza più clemente possibile.

 

Healy ha citato la dichiarazione di Pieper durante la sentenza:

 

«Sembra che l’intero sistema medico si ribalti se non puoi fare affidamento sui farmaci prescritti dal tuo medico. Ti costringe potenzialmente a una situazione di impegno a vita se quel farmaco induce un effetto di cui non sei consapevole quando lo prendi. C’è qualcosa di sconcertante in questo… probabilmente di natura legale, questo mi preoccupa».

 

Nello stesso anno, poco prima del verdetto, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense iniziò a richiedere che gli SSRI come lo Zoloft riportassero avvertenze sul suicidio, ha riportato il New York Times. In Canada, gli SSRI riportano anche un’ulteriore avvertenza: un potenziale aumento di ostilità, aggressività e «danni agli altri».

 

Il produttore di Zoloft, Pfizer, ha sostenuto che il farmaco era sicuro. Tuttavia, secondo il Times, Pfizer ha anche riferito subito dopo il verdetto che altri 14 casi penali hanno incolpato Zoloft per le azioni delle persone.

 

Eli Lilly, il produttore del Prozac, ha confermato che il farmaco è stato accusato in oltre 75 casi penali. La casa farmaceutica ha affermato di non essere a conoscenza di alcun caso in cui la difesa abbia avuto successo.

 

Questo è esattamente il problema, secondo Healy. Oggi, quasi 20 anni dopo il caso di Pittman, nessuna giuria ha assolto una persona che ha affermato che gli antidepressivi l’hanno portata a commettere un omicidio.

 

Tuttavia, ci sono stati alcuni casi in cui i tribunali hanno riconosciuto il legame tra antidepressivi e omicidio, ha affermato Healy.

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In un caso, un uomo ha ucciso la moglie, i figli e se stesso 48 ore dopo essere stato messo sotto l’SSRI della GSK, Paxil. Uno dei mariti della figlia ha fatto causa alla GSK nel Wyoming e ha ottenuto un risarcimento finanziario.

 

In Australia, il caso di un uomo che ha ucciso la moglie dopo che gli era stato prescritto lo Zoloft è stato ascoltato da un giudice, non da una giuria. Il giudice ha respinto le accuse, stabilendo che lo Zoloft era la causa del comportamento dell’uomo.

 

Healy ha detto che quando queste difese, che accusavano gli antidepressivi di comportamenti violenti, sono emerse per la prima volta, Pfizer e GSK hanno sviluppato una strategia per combatterle. Il manuale del pubblico ministero per lo Zoloft, che Healy ha detto è stato in seguito rifinito e rivisto, era un manuale per i pubblici ministeri per confutare la «difesa Zoloft».

 

La confutazione del manuale si basa sulle affermazioni secondo cui la violenza è comune negli Stati Uniti e che la FDA ha ritenuto il farmaco sicuro. Consiglia inoltre agli avvocati di sottolineare la mancanza di prove statisticamente significative da studi clinici in doppio cieco controllati con placebo che colleghino causalmente Zoloft a comportamenti aggressivi o ad acatisia, che sono forti sentimenti soggettivi di disagio o angoscia che potrebbero anche indurre comportamenti violenti.

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Le aziende farmaceutiche conoscerebbero i pericoli ma manipolerebbero i dati

Durante il webinar «Mad in America», Healy ha delineato una lunga storia del legame tra droghe e «automatismo», ovvero quando le droghe producono azioni involontarie nelle persone che le assumono. Tali azioni involontarie possono spaziare dal camminare avanti e indietro al sonnambulismo all’omicidio.

 

Il neurofarmacologo svedese e premio Nobel Arvid Carlsson, MD, Ph.D., ha creato il primo SSRI, Zelmid, che è stato immesso sul mercato nel 1982. Carlsson ha riconosciuto fin dall’inizio che i farmaci avrebbero avuto effetti positivi per alcune persone e negativi per altre, ha affermato Healy.

 

Quando Pfizer iniziò a commercializzare Zoloft nel 1992, Carlsson, sapendo che gli SSRI agiscono in modo diverso sulle persone, consigliò all’azienda di monitorare attentamente come le diverse persone rispondevano al farmaco. Ma quell’approccio andava contro gli ambiziosi piani di Pfizer di far prescrivere il farmaco su larga scala, sostituendo farmaci che creano dipendenza come il valium, ha detto Healy.

 

Secondo Healy, all’epoca la Pfizer sapeva già che lo Zoloft aveva causato impulsi suicidi e omicidi, anche nei volontari sani coinvolti nella sperimentazione.

 

La sfida nell’identificare questi gravi effetti avversi è aggravata dal fatto che «oggi i medici hanno grandi difficoltà» a monitorare come un farmaco agisce realmente su ogni paziente, anziché come il medico ritiene che il farmaco dovrebbe funzionare.

 

«Sono sempre più persone che leggono libri e non riescono a vedere e sentire cosa succede quando si assumono queste droghe», ha affermato.

 

Healy ritiene che la maggior parte delle persone creda erroneamente che gli SSRI agiscano sul cervello, ma che la maggior parte dei loro effetti si verifichi nell’organismo.

 

I farmaci sono pensati per produrre un «effetto serenico», o effetto anti-aggressivo, cosa che spesso fanno. Il problema è che in alcune persone hanno l’effetto opposto.

 

Gli SSRI riducono l’input sensoriale dal corpo al cervello, il che può causare sensazioni di intorpidimento fisico ed emotivo, ha detto Healy. Ecco perché gli SSRI sono spesso associati alla perdita della libido e alla disfunzione sessuale.

 

I farmaci agiscono meno curando una malattia e più cambiando la personalità, ha detto. L’attenuazione emotiva e i sentimenti di aggressività e acatisia sono ciò che può far sì che i farmaci inducano al suicidio o all’omicidio.

 

Healy ha illustrato una serie di esempi, tra cui casi documentati nella letteratura scientifica e casi da lui stesso osservati nella sua pratica clinica di persone che hanno sperimentato cambiamenti di personalità drammatici e violenti, cambiamenti che sono scomparsi una volta smesso di assumere i farmaci.

 

Ha anche affermato che aziende come Pfizer e GSK, con la piena consapevolezza della FDA, avrebbero manipolato e occultato gran parte dei dati che indicavano che farmaci come Zoloft erano inefficaci per le condizioni che avrebbero dovuto curare o inducevano comportamenti aggressivi verso se stessi o gli altri.

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Healy ha affermato che gli studi alterati delle case farmaceutiche sarebbero stati poi pubblicati su riviste come il New England Journal of Medicine.

 

Healy ha detto che crede che la maggior parte delle persone abbia grande fiducia in queste istituzioni. Questo rende difficile per loro accettare che la FDA possa autorizzare un farmaco che potrebbe indurre una persona a commettere un omicidio, o che le riviste più importanti possano pubblicare i risultati di sperimentazioni prodotte da Big Pharma.

 

«La più grande concentrazione di “fake news” su questa terra si concentra sui farmaci che ti dà il tuo medico. Non solo gli SSRI, ma tutti», ha detto.

 

Healy ha chiesto un ritorno a una pratica clinica della medicina in cui dottori e pazienti dialogano e insieme analizzano come un farmaco influisce su ogni paziente. Ha anche chiesto un sistema legale che riconosca quando i farmaci hanno causato gravi problemi.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 9 ottobre 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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