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Economia

L’anticapitalismo di Padre Charles Coughlin, il vero microfono di Dio e della giustizia sociale

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Il filone più interessante della Destra del ‘900 è indubbiamente quello anticapitalista. Nel volume del professor Giorgio Galli con Luca Gallesi, L’Anticapitalismo di destra (Oaks Editrice, 2019) le ultime pagine del libro sono dedicate a Charles Edward Coughlin, un prete cattolico nordamericano. La collocazione politica di questo sacerdote non è soggetta ad alcun dubbio da parte delle poche fonti che parlano di lui, che riportano invariabilmente le accuse di essere stato un ammiratore di Hitler, di Mussolini, dei militaristi giapponesi, di aver addirittura rapporti con il Ku Klux Klan e, peggio di tutto, di essere antisemita.

 

 

Nella storia invece della Chiesa Cattolica in America, padre Coughlin è ricordato per essere stato – insieme a monsignor Fulton Sheen – il primo a comprendere l’importanza dei media per fare testimonianza della fede. Le sue trasmissioni radiofoniche avevano un seguito enorme, ogni settimana 30 milioni di americani lo ascoltavano, e le lettere che riceveva erano 80.000 alla settimana.

 

Nella storia invece della Chiesa Cattolica in America, padre Coughlin è ricordato per essere stato – insieme a monsignor Fulton Sheen – il primo a comprendere l’importanza dei media per fare testimonianza della fede. Le sue trasmissioni radiofoniche avevano un seguito enorme, ogni settimana 30 milioni di americani lo ascoltavano, e le lettere che riceveva erano 80.000 alla settimana

Ma le sue trasmissioni non erano solo devozionali o spirituali: padre Coughlin parlava di giustizia sociale, di socialismo e capitalismo, del potere delle banche. Era quindi seguito anche da chi non era cattolico, ma trovava nelle posizioni controcorrente del sacerdote un punto di riferimento e un faro di luvce nelle questioni sociali e politiche. Padre Charles Edward avrebbe potuto diventare un grande leader politico, ma era innanzitutto un sacerdote, un prete autentico preoccupato della cura d’anime, e quindi non assunse mai ruoli politici. In compenso, come vedremo, fu pugnalato alle spalle dal Vaticano stesso.

 

La storia di padre Coughlin inizia nel 1891 ad Hamilton, Ontario, Canada, dove viene alla luce questo figlio di poveri immigrati irlandesi sfuggiti alla terribile miseria in cui l’occupazione inglese aveva ridotto l’Isola. Viene chiamato Charles Edward, i nomi dell’ultimo Principe della dinastia degli Stuart che aveva cercato nel ‘700 di liberare Scozia e Irlanda. Cresce nel clima di profonda religiosità tipica degli irlandesi, e fin da ragazzo avverte la vocazione religiosa. Entra a far parte della Congregazione dei padre Basiliani, e viene ordinato prete a Toronto nel 1916.

 

Qualche anno dopo, il Vaticano chiede all’ordine religioso una modifica dei propri statuti e della regola. Padre Coughlin sembra non ritrovarsi più in queste modifiche, e decide di lasciare l’ordine. Diventa dunque un sacerdote diocesano, ma allo stesso tempo decide anche di lasciare il Canada. Varca dunque il confine e viene incardinato nell’arcidiocesi di Detroit, la grande città del Michigan dove sta esplodendo il fenomeno industriale della Ford.

 

Padre Coughlin viene mandato in diverse parrocchie, popolate da poveri immigrati per o più come lui di origine irlandese. Nel 1925 il vescovo gli chiede di fondare una nuova parrocchia, alla periferia della città di Royal Oak. È un quartiere dove i cattolici – piccola minoranza –non hanno ancora una chiesa. In un anno Padre Coughlin riesce ad edificare un santuario, che verrà dedicato al Piccolo Fiore, ovvero santa Teresa di Lisieux.

 

Il sacerdote possedeva un eloquio straordinario, capace di toccare il cuore degli ascoltatori, ma anche una lucida, acuta visione dei problemi economici, politici, sociali. Si era nel 1929, ed era iniziata la Grande Depressione. Un Grande Reset economico che si lasciò dietro una scia di lacrime, sangue, miseria e disperazione

Mentre il sacerdote sta lavorando alla costruzione della chiesa, avviene un episodio che sarà fondamentale per la vita e il destino del giovane sacerdote: la piccola comunità cattolica viene aggredita dai militanti del Ku Klux Klan, l’organizzazione razzista che agli inizi del ‘900 aveva spostato l’oggetto del proprio odio dai neri ai cattolici. Dopo l’aggressione, un’emittente radiofonica locale decide di concedere spazio a Padre Charles perché possa raccontare quello che è accaduto e difendere il suo piccolo gregge. Questa trasmissione rivelò la straordinaria capacità comunicativa del sacerdote. L’emittente chiese al padre di continuare la collaborazione, tenendo una propria rubrica che divenne seguitissima.

 

Da lì a poco tempo, padre Coughlin venne contattato da una delle principali emittenti del Paese, la CBS, che gli chiese di proseguire sulle proprie frequenze le sue trasmissioni che riscuotevano sempre più successo. Il sacerdote possedeva un eloquio straordinario, capace di toccare il cuore degli ascoltatori, ma anche una lucida, acuta visione dei problemi economici, politici, sociali. Si era nel 1929, ed era iniziata la Grande Depressione. Un Grande Reset economico che si lasciò dietro una scia di lacrime, sangue, miseria e disperazione. Alla radio la voce di Padre Coughlin risuonava come una speranza, una delle pochissime che restassero.

 

Agli inizi, Coughlin, fu un sostenitore di Franklin Delano Roosevelt, poi ne divenne in seguito un severo critico, soprattutto per l’eccessiva connivenza del presidente statunitense verso i banchieri. La visione politico-economica di padre Coughlin coniugava un forte accento sulla contrapposizione tra economia reale e finanza, con la prima vista duramente danneggiata dal prevalere della seconda, all’approfondito richiamo a temi quali la giustizia sociale e il lavoro, a suo parere sottratti alla maggior parte della popolazione statunitense dagli eventi politici ed economici che avevano portato alla Grande Depressione.

 

Il pensiero che Padre Coughlin sviluppò in quegli anni ricorda molto quello del Distributismo di Chesterton e Belloc. Di fronte all’aumento della povertà in tutta l’America, al crollo dell’occupazione e all’aumento dell’incertezza sociale, ben visibile nel Michigan del tempo, Coughlin iniziò la sua radicale denuncia degli eccessi del capitalismo per cui divenne popolare

Il pensiero che Padre Coughlin sviluppò in quegli anni ricorda molto quello del Distributismo di Chesterton e Belloc. Di fronte all’aumento della povertà in tutta l’America, al crollo dell’occupazione e all’aumento dell’incertezza sociale, ben visibile nel Michigan del tempo, Coughlin iniziò la sua radicale denuncia degli eccessi del capitalismo per cui divenne popolare.

 

Era l’idea che il popolo fosse letteralmente relegato a un ruolo servile. Lo Stato servile era stato il lucidissimo saggio del 1911 con cui Hilaire Belloc aveva posto le basi del movimento del Distributismo.

 

Un concetto che riprendeva quello che il cattolico libertario Alexis de Toqueville aveva scritto nell’Ottocento: «vedo una folla innumerevole di uomini simili ed eguali che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed è come estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede; li tocca ma non li sente; non esiste che in se stesso e per se stesso».

 

Ciò che aveva sconvolto e distrutto l’antico assetto socio-economico formato da piccoli proprietari tutelati da associazioni di categoria, era stato l’irrompere nella storia del capitalismo, con le sue premesse non solo economiche e filosofiche, ma anche e soprattutto teologiche. Esso per Belloc non è una conseguenza del progresso industriale, come sostenuto dalla critica marxista,  ma una mentalità, o un’etica. “Il sistema industriale è stato una derivazione del capitalismo e  non la sua causa. (…) Il danno derivò dal fatto che l’Inghilterra, il vivaio del sistema industriale, era già preda di una ricca oligarchia prima che avesse inizio la serie di grandi scoperte.”

 

Alexis de Toqueville aveva scritto nell’Ottocento: «vedo una folla innumerevole di uomini simili ed eguali che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed è come estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede; li tocca ma non li sente; non esiste che in se stesso e per se stesso»

Le cause vanno ricercate nella Riforma protestante che si afferma in Inghilterra dall’alto per la volontà di Enrico VIII. Per Belloc ci sono dunque solo tre regimi sociali che possono rimpiazzare il capitalismo: la schiavitù, il socialismo, la proprietà, e quest’ultima – la massima diffusione della proprietà, come era stato sostenuto da papa Leone XIII nella prima enciclica sociale della Chiesa, la Rerum novarum – era la via da imboccare. «Per dare soluzione al problema del capitalismo bisogna liberarsi dell’appannaggio a pochi della proprietà, o della libertà, oppure di entrambi».

 

Se lo Stato servile è la prospettiva alla quale è avviata la società, a ciò si oppone solo una tradizione morale cristiana che in Europa ha avuto la sua storia, il suo radicamento e che sopravvive ancora.

 

Non il socialismo, poiché i riformatori socialisti non offrono proposte capaci di modifiche sostanziali, sia per una intrinseca debolezza del socialismo «umanista» e idealista, sia per l’altro tipo di socialismo, quello «pianificatore» che in nome del pragmatismo e della ricerca del potere non si indigna particolarmente dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma gli interessa solo far funzionare i membri della società, applicando gli schemi collettivisti programmati in cui si chiede il massimo dell’ordine. Inevitabilmente anche lo Stato socialista imbocca la deriva dello Stato servile.

 

Se Belloc aveva visto nell’utopia collettivista la premessa dello Stato tecnocratico e propone la dottrina sociale della Chiesa come sola autentica alternativa, fondata sui principi di solidarietà, di sussidiarietà e del bene comune, anche Coughlin propone nell’America degli Anni ’30 una dottrina che ripudia sia l’individualismo capitalista che nega la natura sociale dell’uomo e vede nella società solo un’associazione utilitaristica in vista degli interessi da tutelare, sia il collettivismo statalista che spoglia la persona della propria dignità di creatura, per ridurla ad oggetto dei processi sociali ed economici.

Belloc aveva visto nell’utopia collettivista la premessa dello Stato tecnocratico e propone la dottrina sociale della Chiesa come sola autentica alternativa, fondata sui principi di solidarietà, di sussidiarietà e del bene comune: «per dare soluzione al problema del capitalismo bisogna liberarsi dell’appannaggio a pochi della proprietà, o della libertà, oppure di entrambi»

 

Belloc denuncia i fenomeni della proletarizzazione di massa e della concentrazione capitalistica, della pianificazione economica di massa così come l’assoluta competizione del mercato. Quello per cui il sacerdote di origini irlandesi si batte è la Giustizia Sociale.

 

Coughlin denunciava l’usura, la speculazione finanziaria fine a se stessa, lo slegamento del profitto dall’economia reale che aveva creato la crisi. Nelle sue predicazioni non mancava di operare una profonda opera di informazione della popolazione sui versanti meno noti dell’inizio del cataclisma finanziario, su quali inganni fossero stati messi in atto per provocarlo, su quali fossero a suo dire stati i veri colpevoli della miseria dei cittadini, su quali fossero i principii di una sana economia.

 

Il rapporto individuo-società, libertà personale-ordinamento civile, ovvero persona-stato, è uno dei nodi cruciali della modernità.

 

Così come Belloc lo aveva affrontato alla radice, identificando nello Stato servile la vera dimensione del problema, in fondo rievocando l’analisi perfetta del cardinale inglese Manning che ogni conflitto umano è un conflitto teologico, ovvero che il dramma della modernità è nella scelta tra Dio e gli idoli, tra la civiltà cristiana e il nuovo paganesimo che adora potere, denaro e lussuria, così su questi temi intervenne anche Coughlin. Intervenne non con l’aplomb dell’accademico, ma con una passione che si potrebbe definire populista.

 

Coughlin denunciava l’usura, la speculazione finanziaria fine a se stessa, lo slegamento del profitto dall’economia reale che aveva creato la crisi. Nelle sue predicazioni non mancava di operare una profonda opera di informazione della popolazione sui versanti meno noti dell’inizio del cataclisma finanziario, su quali inganni fossero stati messi in atto per provocarlo, su quali fossero a suo dire stati i veri colpevoli della miseria dei cittadini, su quali fossero i principii di una sana economia.

Chesterton in un saggio del 1926, l’anno in cui Padre Charles aveva iniziato le sue trasmissioni radiofoniche, intitolato La nuova eresia, aveva scritto, dopo aver visitato gli Stati Uniti, che «la follia di domani non è a Mosca, bensì a Manhattan».

 

Padre Coughlin fece appello all’America profonda, popolare, della working class delle grandi città come all’America rurale. I punti fermi della dottrina sociale predicata da Coughlin erano: il diritto dei singoli e delle famiglie alla proprietà; il primato del lavoro sul capitale; il diritto ad una giusta gratificazione economica; una equa distribuzione della proprietà.

 

Il manifesto delle idee di Padre Charles fu il libro Il denaro! Domande e rispostepubblicato nel 1936 a cura della National Union for Social Justice, movimento di cui Coughlin era stato tra i fondatori. Un libro tradotto ed edito in Italia nel fatidico 2020 dalle Edizioni Mimesis. Un libro dove non si ha alcun riscontro delle accuse mosse al sacerdote: fascismo, filonazismo, antisemitismo.

 

Se non c’è assolutamente nulla di tutto questo (del resto Padre Coughlin smentì sempre di essere antisemita), questo saggio, scritto nella forma «catechetica» cattolica di un tempo, cioè con domande e relative risposte, fu un vero appello a quello che Coughlin chiamò «il popolo oppresso d’America», e si colloca nella tradizione patriottica del populismo nordamericano.

 

Il suo sostegno politico a Roosevelt fino al 1934, la sua ostilità successiva al New Deal, l’appoggio al Governatore della Louisiana Huey Long (assassinato nel 1935), la sua opposizione all’entrata in guerra degli Stati Uniti, si collocano nel quadro di quella tradizione. Su tale base e sulla efficace forma, come detto quasi catechistica, di domande e risposte, vengono documentati i mali di un sistema creditizio che era diventato una colossale truffa, con la creazione dal nulla, da parte di banchieri privati, di denaro destinato a finanziare l’economia produttiva, ma usato solo a fini speculativi.

Chesterton: «la follia di domani non è a Mosca, bensì a Manhattan».

 

Il libro, come sottolinea Giorgio Galli nella prefazione all’edizione italiana, uscì in un 1936 ricco di eventi: in marzo Hitler aveva rimilitarizzato la Renania e poi annunciato le prime leggi razziali. In marzo Mussolini aveva fondato il nuovo impero di Roma, mentre il Giappone minacciava la Cina (che invaderà l’anno dopo); in agosto erano iniziati a Mosca i processi coi quali Stalin sterminerà la vecchia guardia leninista, lo stesso mese che vide a Berlino l’inizio delle Olimpiadi, che sanzionarono il rinnovato prestigio della Germania.

 

Coughlin non si occupò di tutto questo. A nome dell’Unione Nazionale per la Giustizia Sociale, da lui fondata, esorta i suoi concittadini: «Dovete agire come gli apostoli che hanno scoperto la verità. Dovete diffondere il vangelo della libertà finanziaria anche a costo della vostra stessa vita. Guardate il piede dell’oppressore in Russia che calpesta la libertà! Visualizzate i milioni di persone irrigimentate in Germania e in Italia!»(p. 177) .

 

«Dovete agire come gli apostoli che hanno scoperto la verità. Dovete diffondere il vangelo della libertà finanziaria anche a costo della vostra stessa vita. Guardate il piede dell’oppressore in Russia che calpesta la libertà! Visualizzate i milioni di persone irrigimentate in Germania e in Italia!»

Il suo linguaggio, schietto e diretto, come quando chiama «internazionalisti» i banchieri apolidi internazionali, oppure quando, spiegando la sua opposizione a Rooosevelt dopo il 1934, lo paragona a Lenin, e si pone la domanda:  «il cosiddetto New Deal, attraverso il Golden Bill del 1934, e il Banking Act del 1935, ci porta verso la giustizia sociale o verso il Leninismo?», per rispondere:

 

«Con la completa privatizzazione centralizzata della coniatura e la regolamentazione del denaro nelle mani dei banchieri internazionali e creando debiti inutili per il mantenimento di questi banchieri, ci ha condotto verso il Leninismo, al quale contrappone “la dottrina della democrazia, la dottrina dell’americanismo” » (p. 134).

 

Coughlin pone una distinzione basata su quella fondamentale differenza tra capitale onesto e capitale moderno:

 

«Ci sono due tipi di capitalismo, vale a dire il capitalismo onesto e quello moderno. Il capitalismo onesto usa la proprietà allo scopo di produrre ricchezza per i suoi proprietari e per il benessere della società. Il capitalismo moderno non solo usa la proprietà di altri per produrre ricchezza, ma concentra la ricchezza nelle mani di pochi e permette prestiti fittizi di denaro a fini distruttivi» (p. 111), tanto da giustificare la domanda: «qual è oggi la principale attività criminale dei creatori di moneta privati?», con la risposta: «oggi la principale attività criminale dei creatori di moneta privati è l’alterazione della totalità della moneta in circolazione in modo da modificare i livelli dei prezzi e quindi manipolare il potere della moneta di ripagare i debiti» (p. 167).

«Oggi la principale attività criminale dei creatori di moneta privati è l’alterazione della totalità della moneta in circolazione in modo da modificare i livelli dei prezzi e quindi manipolare il potere della moneta di ripagare i debiti»

 

A proposito dell’ipotizzato antisemitismo di Coughlin, va detto che in tutto questo libro i banchieri «internazionalisti» non vengono mai identificati come ebrei o con una prevalenza giudaica; i Rothschild sono citati solo due volte, per le loro opinioni di banchieri e senza giudizi su di loro.

 

La cruciale distinzione tra il capitalismo «onesto» e quello «moderno», si può tradurre come capitale prima e dopo la finanziarizzazione e questo suggerisce un confronto tra Coughlin e Marx.

 

Il giudizio del pensatore cattolico è chiaro: «Karl Marx ha mai attaccato i privilegi della creazione di denatro privato e i banchieri internazionali? No, il suo intero sistema non propone l’abolizione del potere illecito di creare e distruggere il denaro privato, bensì il suo consolidamento sotto un sistema di completo dominio economico politico e religioso sul mondo intero da parte di pochi internazionalisti» (p. 105).

 

La cruciale distinzione tra il capitalismo «onesto» e quello «moderno», si può tradurre come capitale prima e dopo la finanziarizzazione e questo suggerisce un confronto tra Coughlin e Marx

Per esaminare il percorso intellettuale di Marx, va detto che egli poteva studiare solo il capitalismo produttivo («onesto», cioè prima della involuzione finanziaria) , e che, poiché ne vedeva l’epicentro spostarsi negli Stati Uniti, stanco di attendere invano la rivoluzione socialista in Europa, pensò di spostarvi la sua Prima Internazionale. Ma fu dal suo «intero sistema» che derivò la prima analisi del processo di finanziarizzazione, Il capitale finanziario (terza edizione italiana, Feltrinelli, 1976), di Rudolf Hilferding (geniale come teorico, mediocre come ministro dell’economia di Weimar).

 

Ma l’Internazionale fu sciolta, e negli Stati Uniti il marxismo non attecchì, forse vi è più vivo oggi, a livello accademico, se non politico: si veda come esemplare Per un nuovo socialismo e una reale democrazia – Come essere anticapitalisti nel XXI secolo (edizione italiana Punto Rosso 2018) di Elik Olin Wright , di orientamento marxista.

 

L’anticapitalismo di destra di Coughlin, con La dottrina della democrazia, la dottrina dell’americanismo, non riuscì a fermare sul nascere l’ascesa delle grandi multinazionali che Coughlin aveva profeticamente individuato in tutta la loro pericolosità. E a mettere fuori gioco lo straordinario sacerdote apostolo della Dottrina Sociale fu Roosevelt con l’appoggio e l’intervento determinante del Vaticano.

 

Per impedire che si realizzassero gli obiettivi di Roosevelt, il sacerdote fu tra i fondatori , con Charles Lindbergh e il senatore Wheeler, dei comitati «America First»

Il riformismo moderato del New Deal aveva esaurito il rilancio dell’economia americana nel 1937. Il secondo mandato di Roosevelt si imperniò dunque sul riarmo, sulla trasformazione in quello che egli definiva «arsenale della democrazia», nella preparazione alla guerra. Coughlin la previde, e ripose molte sue speranze in Long, protettore dei «bianchi poveri» del Sud post-schiavista; per impedire che si realizzassero gli obiettivi di Roosevelt, il sacerdote fu tra i fondatori , con Charles Lindbergh e il senatore Wheeler, dei comitati «America First» (slogan che sarebbe stato ripreso con successo, oltre mezzo secolo dopo, da Donald Trump, che da presidente, per la sua condiscendenza ai banchieri, avrebbe certamente deluso il nostro autore, come lo aveva deluso Roosevelt).

 

Si assiste, nel 1941, al paradosso di un Paese che entra in guerra per difendere democrazia e libertà di parola nel mondo intero e, intanto, la mutila in casa propria. Fu vietato a Coughlin di parlare alla radio, mentre lo ascoltavano milioni di persone. Per farlo tacere Roosevelt fece ricorso ai suoi contatti col mondo cattolico, lui che pure era radicalmente protestante. Cercò di esercitare pressioni sull’arcivescovo di Detroit Michael Gallagher, che però difese strenuamente il proprio sacerdote.

 

Poi, nel 1939 divenne arcivescovo di New York Francis Joseph Spellman, un sacerdote che aveva lavorato a Roma alla Segreteria di Stato, dove era diventato amico del cardinale Pacelli. Una volta salito al soglio Pontificio, Pio XII tra le primissime nomine fece arcivescovo di New York e quindi cardinale Spellman, che era su posizioni conservatrici, affini a quelle del Santo Padre.

 

Fu vietato a Coughlin di parlare alla radio, mentre lo ascoltavano milioni di persone. Per farlo tacere Roosevelt fece ricorso ai suoi contatti col mondo cattolico, lui che pure era radicalmente protestante

Spellman fu usato da Roosevelt, con il quale entrò subito in buoni rapporti, contro padre Coughlin. L’obiettivo era chiudergli la bocca. Il Presidente non poteva sopportare le critiche che gli venivano fatte esplicitamente attraverso la radio e gli scritti di Padre Charles. Coughlin doveva essere messo a tacere, possibilmente allontanato anche dallo stato sacerdotale.

 

Alla fine del 1939 Spellman, sempre più vicino a Roosevelt, venne nominato dal Vaticano Responsabile dei cattolici delle Forze Armate degli Stati Uniti. Molto spesso lasciava la sua diocesi per stare in mezzo ai Berretti Verdi.

 

L’asse Roosevelt-Spellman-Roma schiantò Coughlin. L’occasione fu il pensionamento dell’arcivescovo Gallagher, che sempre aveva difeso Padre Charles, che venne sostituito da un uomo di Spellman, monsignor Mooney. A quel punto Coughlin poteva essere colpito e affondato per autorità del suo diretto superiore ecclesiastico. Così, nell’arco di poco tempo, gli fu impedito di parlare alla radio, di scrivere, di partecipare ad attività sociali. Fu confinato nel suo Santuario del Piccolo Fiore. E fu fortunato a non subire altri provvedimenti canonici (il sogno di Roosevelt era la riduzione allo stato laicale) solo perché con grande umiltà e obbedienza accettò di essere solo un semplice, umile parroco di una remota parrocchia del Michigan, fino a quando si ritirò nel 1966.

L’asse Roosevelt-Spellman-Roma schiantò Coughlin. Fu la fine del movimento della Social Justice. La fine del sogno di Coughlin di permeare l’anticapitalismo di destra di valori cristiani. Il sogno di fermare il nuovo capitalismo finanziario rampante

 

Fu la fine del movimento della Social Justice. La fine del sogno di Coughlin di permeare l’anticapitalismo di destra di valori cristiani. Il sogno di fermare il nuovo capitalismo finanziario rampante. Padre Charles si era chiesto: «queste fasi del processo di liquidazione delle Banche della Federal Reserve sono in armonia con la dottrina cristiana?». E aveva risposto: «Sì, seguono l’esempio di Cristo che rovescia i banchi dei cambiavalute e li scaccia dal Tempio. La giustizia sociale cristiana esige che a questi cambiavalute venga restituito solo quello che hanno elargito». (p. 153).

 

Ma il nostro aveva avvertito sin dall’inizio: «Se, da un lato, tutti gli uomini hanno diritto a pari opportunità, dall’altro non tutti hanno diritto allo stesso compenso e alla stessa ricchezza personale, poiché alcuni lavorano più duramente e in modo più intelligente di altri. Alcuni sono pigri e propensi a spendere senza misura» (p. 29).

 

Il fatto è che scrivendo Il denaro! Domande e risposte il filosofo cristiano non tenne conto del fatto che chi lavora più e meglio degli altri, spesso lo ritiene motivo sufficiente per spingersi ad «attività criminali» nei confronti di questi «altri».

«Queste fasi del processo di liquidazione delle Banche della Federal Reserve sono in armonia con la dottrina cristiana? Sì, seguono l’esempio di Cristo che rovescia i banchi dei cambiavalute e li scaccia dal Tempio. La giustizia sociale cristiana esige che a questi cambiavalute venga restituito solo quello che hanno elargito»

 

E il Vaticano darà loro ragione, censurando Coughlin e costringendolo a ritirarsi in una parrocchia isolata e a esercitarvi il suo sacerdozio fino alla morte.

 

Ma il libro dedicato «al popolo oppresso d’America» gli sopravvisse, così come la sua testimonianza esemplarmente dignitosa e coraggiosa.

 

 

Paolo Gulisano

 

 

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni.

 

 

 

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Economia

La Turchia sospende ogni commercio con Israele

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Il governo turco ha sospeso tutti gli scambi con Israele in risposta alla guerra di Gaza, ha dichiarato il Ministero del Commercio di Ankara in una dichiarazione pubblicata giovedì sui social media.

 

La Turchia è stato uno dei critici più feroci di Israele da quando è scoppiato il conflitto con Hamas in ottobre. La sospensione di tutte le operazioni di esportazione e importazione è stata introdotta in risposta all’«aggressione dello Stato ebraico contro la Palestina in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani», si legge nella dichiarazione.

 

Ankara attuerà rigorosamente le nuove misure finché Israele non consentirà un flusso ininterrotto e sufficiente di aiuti umanitari a Gaza, aggiunge il documento.

 

Israele è stato accusato dalle Nazioni Unite e dai gruppi per i diritti umani di ostacolare la consegna degli aiuti nell’enclave. I funzionari turchi si coordineranno con l’Autorità Palestinese per garantire che i palestinesi non siano colpiti dalla sospensione del commercio, ha affermato il ministero.

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La sospensione totale fa seguito alle restrizioni imposte il mese scorso da Ankara sulle esportazioni verso Israele di 54 categorie di prodotti tra cui materiali da costruzione, macchinari e vari prodotti chimici. La Turchia aveva precedentemente smesso di inviare a Israele qualsiasi merce che potesse essere utilizzata per scopi militari.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il governo turco ha imposto restrizioni alle esportazioni verso Israele per 54 categorie di prodotti.

 

In risposta alle ultime restrizioni, il ministero degli Esteri israeliano ha accusato la leadership turca di «ignorare gli accordi commerciali internazionali». Giovedì il ministro degli Esteri Israel Katz ha scritto su X che «bloccando i porti per le importazioni e le esportazioni israeliane», il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si stava comportando come un «dittatore». Israele cercherà di «creare alternative» per il commercio con la Turchia, concentrandosi sulla «produzione locale e sulle importazioni da altri Paesi», ha aggiunto il Katz.

 

 

Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza».

 

Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UEa Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità».

 

Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968.

 

Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza.

 

Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas.

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Immagine di Haim Zach / Government Press Office of Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 

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Economia

La Republic First Bank fallisce: la crisi bancaria USA non è finita

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La Republic First Bank (RFB), una piccola banca regionale con sede a Filadelfia, che aveva un patrimonio di 6 miliardi di dollari, è fallita il 26 aprile. Loriporta EIRN.   La Federal Deposit Insurance Corporation, che aveva rilevato la Republic First Bank (da Republic Bank), ha venduto la banca alla Fulton Bank con sede a Lancaster, Pennsylvania.   La Fulton Bank ha acquisito 4 miliardi di dollari di depositi della Republic First Bank e 2,9 miliardi di dollari di prestiti. Come parte dei termini della transazione, la FDIC fornirà 1 miliardo di dollari alla Fulton Bank, il che significa che la FDIC, di fatto una filiale del governo statunitense, assorbirà una parte di 1 miliardo di dollari delle perdite, una buona quota.   La Fulton Bank ora si vanta di essere una banca con un patrimonio di 32,8 miliardi di dollari. Ciò che non dice è che ora il 43% dei suoi prestiti – ovvero 14,1 miliardi di dollari – sono prestiti al mercato immobiliare commerciale statunitense da 23mila miliardi di dollari, che sta crollando di mese in mese.   Non si tratta di un caso isolato.

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A marzo, la New York Community Bank (NYCB) con un patrimonio di 114 miliardi di dollari, è fallita, anche se non è stato definito un fallimento, dal momento che un gruppo di investimento guidato dal segretario al Tesoro dell’ex presidente Trump Steve Mnuchin, ha acquistato la NYCB, con importanti finanziamenti governativi. assistenza. L’acquisizione della Republic Bank da parte della Fulton Bank e la acquisizione della NYCB da parte del gruppo Mnuchin dimostrano che la crisi bancaria statunitense è in atto e che i problemi vengono semplicemente riciclati, non risolti.   Secondo quanto riportato, Republic First Bancorp è una delle banche che è stata sotto crescente pressione a causa di tassi di interesse persistentemente elevati e di valori in rapida diminuzione sui prestiti immobiliari commerciali. PNC Financial (l’ottava più grande d’America) e M&T Bank (la 21ª più grande d’America) hanno recentemente riportato cali di profitto a due cifre nei primi tre mesi di quest’anno poiché i tassi di interesse più alti intaccano i loro profitti.   «Il collasso della banca regionale degli Stati Uniti solleva bandiera rossa per grandi shock» gongola il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times. I cinesi riportano, a differenza di tanti giornali occidentali, la notizia di questa ulteriore crepa del sistema bancario e immobiliare USA – tuttavia, come noto, anche il Dragone ha i suoi problemi con palazzi e banche.   Come riportato da Renovatio 21, la crisi bancaria, che non è ancora manifestata nella sua vera forma, può avere come fine l’introduzione definitiva della moneta virtuale da Banca Centrale, cioè il bitcoin di Stato, che non tollererà come concorrente né il contante né le criptovalute, e che renderà obsolete ed inutili le banche: ogni transazione, ogni danaro del sistema apparterrà ad una piattaforma di Stato (o, nel caso dell’euro digitale, Super-Stato) che verrà usata anche per controllarvi, sorvegliando ed impedendo i vostri acquisti nelle modalità previste dal danaro programmabile (limitazioni di tempo, spazio, qualità dell’oggetto acquistato, etc.).

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Economia

BlackRock si unisce al pressing sull’Arabia Saudita: deve uscire dai BRICS

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L’Arabia Saudita è oggetto di una pressione da parte di tutta la corte progettata per tirarla fuori dai BRICS e riallinearla con Londra e Washington.

 

Nello stesso momento in cui il Segretario di Stato americano Tony Blinken era in Arabia Saudita questa settimana per lavorare sulla «normalizzazione delle relazioni» tra Israele e Arabia Saudita – vale a dire, affinché i Sauditi riconoscano Israele in cambio di un patto militare con gli Stati Uniti – erano presenti nel regno wahabita anche Larry Fink e altri alti dirigenti di BlackRock per firmare un accordo con il governo saudita per il lancio della società BlackRock Riyadh Investment Management.

 

La nuova entità, detta anche BRIM, sarà una nuova «società di investimento multi-class» a Riyadh, con 5 miliardi di dollari di capitale iniziale di origine saudita, che dovrà «gestire fondi che investono principalmente in Arabia Saudita ma anche nel resto del Medio Oriente e del Nord Africa», ha riferito il Financial Times.

 

«L’obiettivo è attrarre ulteriori capitali esteri in Arabia Saudita e rafforzare i suoi mercati dei capitali attraverso una gamma di fondi di investimento gestiti da BlackRock», che ha in gestione una bella somma di 10,5 trilioni di dollari. Il CEO di BlackRock Larry Fink ha dichiarato in una nota che «l’Arabia Saudita è diventata una destinazione sempre più attraente per gli investimenti internazionali… e siamo lieti di offrire agli investitori di tutto il mondo l’opportunità di parteciparvi».

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L’Arabia Saudita aveva segnalato il suo interesse ad entrare nei BRICS ancora due anni fa.

 

Come riportato da Renovatio 21, pare che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – capo de facto del regno islamico – cinque mesi fa abbia snobbato i britannici per incontrare il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Negli stessi mesi il Regno aveva stipulato con la Cina un accordo di scambio per il commercio senza dollari.

 

Lo scambio di petrolio senza l’intermediazione del dollaro, iniziata nel 2022 con le dichiarazioni dei sauditi sulla volontà di vendere il greggio alla Cina facendosi pagare in yuan, porterà alla dedollarizzazione definitiva del commercio globale.

 

A gennaio 2023, il ministro delle finanze dell’Arabia Saudita Mohammed Al-Jadaan ha dichiarato al World Economic Forum che il Regno è aperto a discutere il commercio di valute diverse dal dollaro USA.

 

«Non ci sono problemi con la discussione su come stabiliamo i nostri accordi commerciali, se è in dollari USA, se è l’euro, se è il riyal saudita», aveva detto Al-Jadaan in un’intervista a Bloomberg TV durante il WEF di Davos. «Non credo che stiamo respingendo o escludendo qualsiasi discussione che contribuirà a migliorare il commercio in tutto il mondo».

 

Il rapporto tra la Casa Saud e Washington, con gli americani impegnati a difendere la famiglia reale araba in cambio dell’uso del dollaro nel commercio del greggio (come da accordi presi sul Grande Lago Amaro tra Roosevelt e il re saudita Abdulaziz nel 1945) sembra essere arrivato al termine.

 

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