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Misteri

Sparano agli UFO. Quindi credeteci

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Era iniziata col pallone sonda cinese di due settimane fa. Gli americani scoprivano così che un velivolo cinese aveva sorvolato l’intero Paese, anzi tutto il continente, dall’Alaska all’Atlantico, soffermandosi – si era detto – su siti di interesse strategico-nucleare.

 

Il lettore di Renovatio 21 ricorderà che proprio in questi giorni è partita l’isteria americana sul fatto che la Cina avrebbe più missili intercontinentali.

 

Per giorni non si è fatto niente. La Casa Bianca, dove risiede un presidente forse compromesso con la Cina per via degli affari suoi e del figlio (lo sostengono i dissidenti cinesi, lo sostengono i cinesi stessi) non sembrava interessata a reagire: del resto, si tratta solo la dimostrazione che lo spazio aereo americano può essere infiltrato da chiunque. Il Pentagono aveva dato una delle sue conferenze stampa più surreali: sì, è un pallone sonda cinese, ma non lo abbattiamo, per motivi di sicurezza, e poi non ha inviato nessun dato a Pechino (una cosa che non sappiamo come abbiano determinato, e che risulta comunque difficile da credere). L’antiaerea americana praticamente non esiste, così come il pudore, e il senso del ridicolo.

 

Dopo giorni di tentennamento, il pallone viene abbattuto da un caccia. L’ordine, insomma, è arrivato. Biden dice che per ripicca contro il Dragone disdice il suo viaggio diplomatico (facendo pensare a qualcuno che forse l’esitazione nel tirare giù l’apparecchio della superpotenza avversaria derivava proprio dalla incongrua volontà di non rovinarsi la missione); i cinesi dal canto loro dicono che la visita del presidente USA non era in programma.

 

Sembrava morta lì, con la relativa, per quanto bizzarra e a tratti sconvolgente, polemica politica: anche nell’era Trump c’erano tutti questi avvisatamente, è una cosa normale – anzi no, perché Trump e i suoi negano, anzi no, i palloni sonda c’erano ma chi li avvistava non diceva niente al presidente temendo che reagisse male. Di contro, in settimana era saltato fuori immediatamente un pallone sonda dichiarato dalla Cina nel suo spazio aereo, più qualche altro in Sud America.

 

Insomma, il fuoco non si poteva alimentare a lungo. Invece c’è stato l’incendio, l’escalation. Escalation verso, è il caso di dire, l’ignoto. Verso l’infinito. E oltre.

 

Ecco che un caccia americano tira giù un altro oggetto volante non identificato – tecnicamente, un UFO – in Alaska. Dicono che il velivolo aveva le dimensioni di un’auto, e, secondo quanto riportato, avrebbe interferito con la strumentazione dell’aereo militare che lo avrebbe poi abbattuto.

 

Un altro UFO viene trovato e colpito in Canada. Lo dice lo stesso Just Trudeau, capo del gabinetto di Ottawa «penetrato» dal Klaus Schwab, dichiarando che su segnalazione del NORAD (il centro di intercettazione dello spazio aereo del Nord America) ha poi dato il via libera ad un altro caccia americano.

 

Ne spunta uno ulteriore che levita sopra Lake Huron, nella regione dei grandi laghi statunitensi. Viene anche quello disintegrato da un aereo da combattimento dello Zio Sam. Siamo già arrivati al punto, tuttavia, in cui non si parla più né di palloni sonda, né di cinesi. Pare invece partito un processo per rendere il più enigmatico possibile il fenomeno: il velivolo del Lago Huron, aveva una «forma ottagonale», con dei fili attaccati ad esso.

 

Compaiono video in rete di comuni cittadini che se li vede sopra.

 

 

«Questi oggetti non assomigliavano molto ed erano molto più piccoli del pallone della Repubblica Popolare Cinese, e non li caratterizzeremo in modo definitivo fino a quando non saremo in grado di recuperare i detriti, su cui stiamo lavorando», aveva detto alla CNN un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale USA. Il generale Mark Milley, il più alto ufficiale militare degli Stati Uniti (nonché quello che aveva telefonato all’omologo cinese per dirgli che in caso a fine amministrazione Trump gli fosse ordinato un attacco alla Cina lui non lo farebbe), ha riconosciuto in una conferenza stampa a Bruxelles che il primo tentativo di abbattere l’oggetto sul Lago Huron è fallito. Il primo missile «è atterrato in modo innocuo» nell’acqua mentre un secondo missile ha abbattuto con successo l’oggetto, ha detto Milley.

 

Quindi, questi oggetti sono a prova di missile? Voi capite che l’idea del pallone sonda è oramai completamente abbandonata. Nella mente del cittadino sincero democratico che legge le notizie passate dal regime americano coi suoi soldati alle testate giornalistiche si dipingono altri quadri.

 

La domanda salta fuori subito: ma quindi, questi velivoli erano extraterrestri? I militari rispondono che non possono escluderlo. Bingo. Anche se poi la Casa Bianca negherà che si tratta di alieni, la macchina oramai è partita, la Finestra di Overton si è aperta: potremmo essere in presenza di un contatto – drammatico, violento – con gli alieni. Anzi, di più: potremmo essere agli albori di un’invasione aliena.

 

Per chi negli anni ha seguito l’argomento, la cosa può sembrare un po’ scioccante. È solo qualche anno che l’aviazione USA (così come hanno fatto nelle ultime due tre decadi altri generali belgi o messicani) ha cominciato a pubblicare i video degli avvistamenti di UFO, che adesso chiamato UAP («fenomeni aerei sconosciuti»), da parte dei piloti militari. Avvistamenti che, a quanto finalmente riportato, sono praticamente abituali. Ne abbiamo parlato su questo sito, e non sappiamo il motivo per cui improvvisamente stiano desecretando tutto il materiale; avevamo registrato, tuttavia, le prime reazioni politiche consistenti, come quella del senatore della Florida Marco Rubio, che cominciava a parlare degli UFO in termini di sicurezza nazionale, cioè dando una connotazione non più di fenomeni mistici o inspiegabili, ma di minacce militari.

 

Se ricordate quei video, notate come anche solo «agganciare» – cioè centrare l’oggetto volante nel bersaglio visivo del sistema d’arma – fosse arduo assai, al punto che circola quel filmato con le risate di soddisfazione del pilota yankee che riesce ad agganciare l’UFO. Gli aviatori cominciano a parlare: questi oggetti si muovono a velocità incredibili, con accelerazioni non naturali, ed ancora più innaturali sono le manovre con le quali cambiano direzione in modo repentino, irrazionale. Alcuni dicono che possono tranquillamente andare sott’acqua con i medesimi movimenti.

 

 

Sparare agli UFO, in tutti questi racconti, non solo è materialmente impossibile: è qualcosa che non verrebbe mai ordinato dai vertici. Di più: difficile non ricordare l’incidente Mantell. Nel 1948 un 25enne pilota militare del Kentucky guidò uno squadrone di caccia verso Maysville, in Kentucky, dove decine di persone dicevano di aver avvistato qualcosa in cielo. La squadra lo trovò, e lo descrisse come un oggetto metallico di grandi dimensioni, privo di ali, che in velocità si nascose dietro le nuvole. I piloti decisero di tornare alla base, ma non il capitano Mantell. «Mi sto avvicinando per dare un’occhiata. È proprio davanti, sopra di me e si muove ad una velocità pari alla metà della mia. Sembra un velivolo gigantesco, senza ali. Sto salendo e se non riuscirò ad avvicinarmi, abbandonerò l’inseguimento». Da qui si perse il contatto. Poche ore dopo, i resti del P-51 di Mantell furono trovati vicino alla cittadina di Franklin distribuiti su un territorio di 800 metri quadrati. Fu rivenuto il cadavere del capitano, il cui orologio da polso si era fermato, bizzarramente, alle 15.19 (gli aerei erano decollati alle 13:45). Le indagini dissero che probabilmente Mantell aveva perso conoscenza per mancanza di ossigeno, e che aveva scambiato per un UFO il pianeta Venere o – ma guarda – un pallone sonda Skyhook. Per chi invece vuole credere all’altra ipotesi, si tratta tecnicamente di un Incontro Ravvicinato del VII tipo, ossia il tipo di contatto alieno che cagiona la morte dell’umano.

 

Forse anche per episodi come questo la guerra UFO, anche per questo caso, è stata da sempre un tabù. Per qualche motivo, ora stanno spingendo, più o meno a livello subliminale, l’idea di una guerra con gli alieni.

 

Stiamo testimoniano ora un rovesciamento scioccante. Chi scrive una ventina di anni fa partecipò ad una conferenza in provincia, eventi piccoli e innocui fatti dalle associazioni ufologiche nazionali. Niente di che: c’era un chimico che faceva vedere un materiale che si riteneva provenisse dallo spazio, forse in un momento e in un luogo di avvistamenti, se ricordo bene. La serata fu funestata da un signore che interrompeva ad alta voce in continuazione per spiegare che quegli avvistamenti, come ogni altro, era semplicemente un pallone sonda. Continuava a ripeterlo: prima con interventi lunghi, poi con frasi più brevi, poi ripetendo sinteticamente pallone sonda. Pallone sonda. Pallone sonda. Ad un certo punto la sala cominciava pure a ridere, e forse avevo contribuito anche io perché all’ennesimo «pallone sonda» avevo istintivamente fatto il verso del cane che abbaia.

 

Il signore, probabilmente del giro degli scettici professionisti, non faceva che ripetere coraggiosamente quello che era l’argomento principe del «negazionismo ufologico» (massì, chiamiamolo così): tu credi di aver visto un UFO, invece era solo un pallone sonda. Un ufologo mi confidò che l’argomentazione era talmente radicata che addirittura le Forze dell’Ordine, bombardate da telefonate del paesino dove sarebbe apparso qualcosa in cielo, l’indomani tirerebbero fuori il pallone, magari anche fisicamente, sonda per sedare la dissonanza cognitiva generale ingeneratasi. Quanto mi si raccontava potrebbe essere solo acido complottismo pro-ufologico di provincia. Tuttavia è innegabile: laddove c’era uno scettico di UFO, c’era il pallone sonda.

 

Ora sia all’inversione totale: laddove c’è il pallone sonda, ci dicono che potrebbe essere un UFO.

 

Si tratta di qualcosa di enorme, perché gli effetti sulla popolazione di una rivelazione dell’esistenza della vita extraterrestre sono sconosciuti, e nessun amministratore, che sia il sindaco del paesino o il presidente degli Stati Uniti, vorrebbe mai trovarsi a gestire una cosa del genere: anzi, proprio per questo, per decenni si è buttata acqua sul fuoco.

 

E quindi? Perché lo stanno facendo? Perché ci parlano ora di aerei militari che abbattono dischi volanti?

 

Qualcuno dice che è per distogliere l’attenzione da fenomeni più macrologici, come le accuse di Seymour Hersh sulla responsabilità della Casa Bianca e della Marina USA sulla distruzione dei gasdotti Nord Stream. Oppure il fatto che l’Ucraina si appresta ad essere travolta dalla nuova fase dell’operazione militare russa.

 

Qualcun altro ha ripescato invece una vecchia teoria della cospirazione che girava nei primi anni Novanta, il Progetto Blue Beam, una parola che è diventata trend su Twitter non appena i militari americani hanno cominciato a parlare degli abbattimenti senza specificare che si trattava di palloni sonda cinese (secondo quanto riportato dai media, con fonti interne, gli ulti abbattuti sarebbero invece proprio palloni sonda americani: stanno sparando a loro stessi…).

 

Il Progetto Blue Beam era uno dei cavalli di battaglia di Serge Monast (1945-1996), giornalista e saggista canadese che si dedicò anima e corpo allo studio delle cospirazioni massoniche globaliste, cioè il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale. Un personaggio conosciuto, anche se non troppo, in certi ambienti. Qualcuno dice che il personaggio di Mel Gibson nella pellicola hollywoodiana Ipotesi di Complotto sia ispirata a lui.

 

Nel 1994 il Monast diede alle stampe il suo libro più conosciuto, Project Blue Beam (NASA), in cui affermava che l’ente spaziale americano, in combutta con l’ONU, stava tentando di imporre una nuova religione mondiale dell’Anticristo per mezzo di una tecnologia in grado di proiettare in cielo immensi ologrammi, che avrebbero potuto, oltre che rappresentare un’invasione aliena, anche simulare visualmente qualcosa che sarebbe stato interpretato come la Seconda Venuta di Gesù Cristo.

 

Dai tempi di Monast e del proto-complottismo pre-internet, quello degli «olografari» è purtroppo un problema che affligge tutta la scena di chi non si beve le versioni ufficiali: nel 2001 dissero che gli aerei che colpirono le Torri Gemelle erano ologrammi, ed ecco che chiunque volesse mettere in dubbio la versione ufficiale (quella per cui la Torre 7 sarebbe caduta di suo, così, per simpatia) si ritrovava seduta in autobus a fianco del complottista olografico, che oggi vive per lo più spacciando video commerciali trovati in rete come fossero realtà, ad esempio il video della balena che emerge nella palestra della scuola: di fatto, uno spot tutto fatto in computer grafica di Magic Leap, una deludente società statunitense di realtà aumentata (avete presente: si fa con occhiali visori specifici o con il vostro telefonino), che dopo anni in cui prendeva immani finanziamenti di venture capital senza mostrare niente ad un certo punto cominciò a pubblicare video come questi. Gli ologrammi non c’entrano nulla.

 

 

 

 

Tuttavia, non è sbagliato pensare all’intera operazione degli alieni come ad un processo di «ingegneria religiosa».

 

Lo disse Ronald Reagan, che aveva una sincerità intellettuale tutta sua, in un memorabile discorso alle Nazioni Unite: ogni divergenza tra le Nazioni sarebbe spazzata via se ci rendessimo conto di una minaccia esterna al pianeta.

 

Un governo mondiale, quindi, potrebbe tranquillamente essere installato una volta manifestatasi concretamente la minaccia, o anche la sola esistenza, di una razza aliena.

 

Di più: la «rivelazione aliena», secondo alcuni studi di think tank vecchi di settant’anni, agirebbe come solvente della religione, in particolare quella cristiana, perché attacco diretto all’Incarnazione, da cui discende, per logica, il cosiddetto «eccezionalismo umano» (quello che tanti animalisti o ecologisti ora contestano): l’uomo non sarebbe più, definitivamente, al centro del Creato, e nemmeno la religione potrebbe più rivendicare l’umanità come figlia prediletta di Dio, che l’ha fatta a sua immagine e somiglianza.

 

Insomma, è innegabili che tutto il racconto degli alieni può essere uno degli strumenti per il Reset definitivo dell’Ordine dei secoli e per la conseguente ricostruzione del pianeta secondo i dettami del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Dobbiamo dire che i tempi non sembrano in nessun modo maturi, ma c’è da dire che ci lavorano da anni. Pensate al film del 1951 Ultimatum alla Terra. Trama: da un disco volante scende l’alieno umanoide Klaatu, che prende il nome terrestre Carpenter («falegname»: sì, come Gesù). Egli comunica che se i Paesi non saranno disarmati e formeranno un governo mondiale la Terra verrà distrutta; ha lì un robot gigante di nome Gort, dotato di laser distruttivo, a dimostrare che non si scherza. Klaatu, per convincere le autorità ad ascoltarlo, genera anche dei blackout della corrente elettrica in tutto il pianeta (sì). La polizia ad un certo punto gli spara, la ragazza del film riesce a fermare la rappresaglia del robottone. Klaatu risorge grazie ad un macchinario contenuto nel suo disco volante.

 

Un falegname sceso dal cielo per avvisarci, messo a morte dalle autorità umane ma poi risorto. Praticamente un racconto ispirato alla religione cristiana (con tanto di «Madonna» che intercede per fermare l’Ira di Dio), solo che in palio qui c’è proprio il governo mondiale contro cui ci mette in guardia San Giovanni nell’Apocalisse. Quindi, più che per Cristo, questa antica cine-storia aliena è tutta per l’Anticristo.

 

Faccio l’esempio di questo vecchissimo film perché le ditate che ci possiamo trovare sopra sono interessanti. Il produttore esecutivo, Darryl Zanuck, era un buon amico dell’esperto di guerra psicologica Charles Douglas Jackson, che ufficialmente era dirigente della rivista Time, ma che lavorava anche come stratega chiave nel Consiglio di strategia psicologica, un programma istituito dalla CIA per diffondere determinate idee e influenzare l’opinione pubblica a favore del governo. C.D. Jackson, uomo della campagna elettorale di Eisenhower con un posto all’ONU, per lo più lo chiamano così, è considerato anche come il principale attore del tentavo di controllo da parte degli USA della credenza religiosa, in particolare tramite l’infiltrazione del Vaticano del dopoguerra. (Diciamo pure che è l’uomo che comprò immediatamente il filmato Zapruder, quello che mostrava l’assassinio di Kennedy, e lo mise in un caveau del palazzo di Time a Manhattan, cono scopo di «proteggere l’integrità del film»).

 

Certo, ci lavorano da tanto tempo – e con tanti soldi. Anche la sceneggiatura dell’invasione aliena, circola da un pezzo, e con gli scopi che oramai il lettore conosce, scopi che sappiamo esistere da secoli.

 

Ogni tanto la vogliono riattivare. Può servire per distrarci, momentaneamente. A lungo termine, sappiamo tuttavia a cosa serve: a togliere agli esseri umani la loro dignità, a renderli manipolabili, spendibili, manovrabili ed eliminabili a piacere.

 

Gli alieni e le loro storie servono a de-umanizzare il pianeta, e non potrebbe essere altrimenti. De-umanizzare, de-cristianizzare, de-sovranizzare. E una grande opera di ingegneria sociale e religiosa, politica e financo biologica.

 

A questo punto ci ritorna in mente un’altra opera audiovisiva, ritenuta più bassa, forse con meno impronte del Deep State sopra. Ricorderete la mini-serie TV in tre episodi, seguitissimi anche da noi, che in Italia fu chiamata impropriamente Visitors – quella con la sigla inquietante ed irresistibile. Parlava dell’arrivo degli alieni sulla terra: scendono dai loro dischi volanti eleganti, diplomatici, ordinati, impeccabili nella loro promessa di aiutare l’umanità. Vengono in pace ed amicizia. Presidenti e maggioranze mondiali si esaltano. Un gruppo di persone realizza invece che si tratta di una razza di rettili antropomorfi appena mascherata, il cui fine è sottomettere l’umanità e probabilmente mangiarsela pure. Questa Resistenza di esseri umani che hanno capito la colossale, apocalittica menzogna in cui vivono, decide di colpire gli alieni in un momento preciso, la cerimonia con la quale essi vogliono donare agli umani e alle loro autorità collaboratrici un vaccino contro il cancro.

 

Eh. Sì. Vabbeh. Ci siamo capiti. Bella intuizione. State certi che una trama del genere, oggi, non sarebbe possibile farla passare in TV.

 

Non è che servono i palloni sonda UFO o gli ologrammi Blue Beam. Il programma è tutto in bella vista, e qui non facciamo che ripetervelo. Perché riguarda davvero le vostre vite. Materialmente, a livello biomolecolare.

 

Qualcosa di alieno è stato appena sparato nelle cellule della maggioranza degli esseri umani. Questo è l’Incontro ravvicinato che dovrebbe interessarvi di più. Il resto, in effetti, è spettacolo di contorno, è arma di distrazione di massa, una parte della propaganda del sistema transnazionale della Cultura della Morte.

 

«Credeghe ai UFO», credici agli UFO, è un’espressione con cui in Veneto si apostrofa l’ingenuità e la dabbenaggine di qualcuno. Ebbene, ora ce lo stanno ordinando, raccontandoci pure degli F-22 che li abbattono.

 

La situazione è, davvero, alienante.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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«Onde di pressione acustica sconosciute»: misteriose scosse su un’isola danese vicina al Nord Stream

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Una serie di scosse inspiegabili hanno colpito l’isola danese di Bornholm. Gli scienziati non capiscono: inizialmente si era suggerito che fossero causate da terremoti o da esplosioni controllate dalla Polonia.

 

Tuttavia nuove ricerche sostengono che le enormi vibrazioni misteriose sono state causate da onde di pressione acustica, ma rimane ancora un mistero su cosa stia causando esattamente il fenomeno.

 

I residenti di Bornholm hanno riferito di oltre 60 casi di scosse simili a terremoti, descrivendo un profondo rumore, scosse e cambiamenti nella pressione dell’orecchio durante il pomeriggio di sabato scorso. L’entità delle scosse è stata misurata a 2,3 sulla scala Richter.

 

Non sono stati segnalati feriti, ma sono stati osservati alcuni danni minori alla proprietà, tra cui un muro rotto di una casa, riporta il sito russo Sputnik.

 

I sismologi inizialmente hanno ipotizzato che i tremori potessero essere collegati a esplosioni controllate in Polonia, avvenute poco prima delle segnalazioni di scosse su Bornholm.

 

Le autorità polacche avevano rivelato un’intensa attività militare durante l’esercitazione Anakonda23 a Ustka, nel nord della Polonia. L’esercitazione ha coinvolto caccia a reazione e colpi veri di munizioni di artiglieria, suggerendo una potenziale connessione con l’evento atmosferico non identificato che ha causato i tremori su Bornholm.

 

Tuttavia, il servizio geologico della Danimarca e della Groenlandia ha escluso la possibilità, affermando che i tremori hanno avuto origine da un evento atmosferico, piuttosto che da terremoti o esplosioni controllate.

 

Bornholm, con una popolazione di circa 40.000 abitanti, è un’isola rocciosa situata nel Mar Baltico, a sud della Svezia, a nord-est della Germania e a nord della Polonia.

 

L’indagine sui misteriosi tremori di Bornholm rimane in corso, con scienziati e autorità che lavorano diligentemente per determinare la fonte delle onde di pressione acustica. Al momento, i residenti dell’isola rimangono in allerta, desiderosi di risposte che mettano a tacere le loro preoccupazioni.

 

In particolare tuttavia va ricordato che l’isola si trova vicina al punto in cui i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 sono stati sabotati nel settembre 2022.  Ciò apre a uno scenario piuttosto cupo.

 

Il bombardamento del Nord Stream 2, annunciato dall’amministrazione Biden e (secondo il reporter premio Pulitzer Seymour Hersh) operato segretamente dalla stessa, è già di per sé considerabile come un atto di terrorismo, se non un atto di guerra, con ricadute ambientali che lo rendono uno dei più grandi disastri ecologici di tutti i tempi, con quantità immani di gas liberate in acqua e nell’atmosfera. Degli esiti ambientali dell’attacco antirusso non parla, ovviamente, nessuno.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel corso del mese i media danesi avevano rimesso in circolo la storia per cui sarebbe stata Mosca a bombardare la sua stessa grande infrastruttura gasiera.

 

 

 

 

 

Immagine di Lilly M via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic.

 

 

 

 

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Epstein incontrava l’attuale capo della CIA. E pure l’ex premier israeliano, i Rothschild e Noam Chomsky

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Il caso Epstein continua a regalare rivelazioni scioccanti. Le ultime sembrano uscite dalla Gazzetta del complottista, solo che stavolta lo scrive una grande testata del mainstream internazionale. CIA, Rothschild, uomini di Kissinger, l’ex premier israeliano Ehud Barak,  l’immancabile Fondazione Gates persino il linguista Noam Chomsky: tutti nomi contenuti in un exposé del Wall Street Journal.

 

La gigantesca notizia con cui partire è quella per cui l’attuale direttore della CIA, William Burns, ha incontrato diverse volte Epstein.

 

Nel 2014 Burns ha avuto almeno tre meeting con Jeffrey Epstein. All’epoca il Burns era il vice segretario di stato di Obama – e va notato che tali incontri sono avvenuti dopo che Epstein era stato condannato per sfruttamento sessuale di minori.

 

Burns ed Epstein si sono incontrati per la prima volta a Washington prima che Burns visitasse Epstein e la sua residenza a Manhattan, secondo una serie di documenti trapelati che includono gli orari di Epstein che non erano contenuti nella famosa «agendina nera» dei suoi contatti (peraltro zeppa di nomi italiani, cosa che la stampa nazionale ha bellamente ignorato) o dei registri di volo del cosiddetto Lolita Express, l’aereo usato da Epstein e dai suoi ospiti per gli spostamenti, spesso nella famosa tenuta di Saint James, nelle Isole Vergini americane, dove accoglieva gli «amici» con quantità di ragazzine giovanissime.

 

Burns, che è diventato direttore della CIA sotto Biden nel 2021, ha incontrato Epstein mentre si preparava a lasciare la sua posizione nel governo, secondo la portavoce della CIA Tammy Kupperman Thorp.

 

«Il direttore non sapeva nulla di lui, a parte il fatto che è stato presentato come esperto nel settore dei servizi finanziari e ha offerto consigli generali sulla transizione al settore privato», ha detto la portavoce del principale servizio segreto statunitense, aggiungendo che i due «non avevano alcuna relazione».

 

Bisogna ammettere che è curioso: l’uomo che diverrà capo del massimo servizio d’Intelligence del Paese e finanche del mondo – uno che andrà a gestire il più profondo sistema di informazione esistente – non sapeva nulla dei precedenti di questo tizio che andava a incontrare, nemmeno le chiacchiere che giravano sul suo conto. Le quali chiacchiere, come riportato da Renovatio 21, c’erano.

 

Burns è un diplomatico che aveva ricoperto il delicato ruolo di ambasciatore USA a Mosca. Nel 2014, al momento degli incontri, era vice segretario di Stato americano.

 

«Quell’agosto era previsto un pranzo presso l’ufficio dello studio legale Steptoe & Johnson a Washington» scrive il Wall Street Journal. «Epstein ha programmato due appuntamenti serali quel settembre con il signor Burns nella sua casa di città, mostrano i documenti. Dopo uno degli incontri programmati, Epstein ha pianificato che il suo autista portasse il signor Burns all’aeroporto».

 

«Il signor Burns ricorda di essere stato presentato a Washington da un amico comune e di aver incontrato brevemente Epstein una volta a New York, ha detto la signora Thorp. “Il direttore non ricorda alcun ulteriore contatto, inclusa la ricezione di un passaggio per l’aeroporto”».

 

Un mese dopo l’incontro con Epstein, nell’ottobre 2014, Burns si è dimesso da questo ruolo al Dipartimento di Stato per servire come presidente del Carnegie Endowment for International Peace, un think tank per la politica estera di cui il Cremlino ha chiuso la filiale moscovita nell’aprile 2022. Burns avrebbe gestito il think tank fino a quando non è stato nominato da Biden per servire come direttore della CIA all’inizio del 2021.

 

Secondo quanto riportato dal giornale di Nuova York, Epstein ha avuto anche dozzine di incontri con Kathryn Ruemmler, l’allora avvocato della Casa Bianca di Obama, che nel 2020 è diventata il principale avvocato della grande banca d’affari Goldman Sachs. Epstein avrebbe anche pianificato che lei lo raggiungesse nel 2015 in un viaggio a Parigi (dove operava il suo «socio» Jean-Luc Brunel, scout di modelle, trovato anche lui impiccato in carcere l’anno passato) e nel 2017 per visitare la sua isola privata nei Caraibi.

 

Secondo un portavoce di Goldman Sachs, la Ruemmler aveva una «relazione professionale» con Epstein legata al suo ruolo presso lo studio legale Latham & Watkins LLP e non viaggiava con lui. «Mi pento di aver mai conosciuto Jeffrey Epstein», ha dichiarato l’ex avvocato della presidenza Obama.

 

Secondo i documenti citati dal WSJ, Epstein «ha chiesto di avere a portata di mano involtini di sushi di avocado durante l’incontro con la Ruemmler. Ha visitato gli appartamenti che stava pensando di acquistare. Nell’ottobre 2014, Epstein era a conoscenza dei suoi piani di viaggio e ha detto ad un assistente di controllare il suo volo. “Vedi se c’è un posto in prima classe”, ha scritto, “se è così fai un upgrade”».

 

Va rammentato, anche qui, che tali incontri avvenivano in seguito alla condanna di Epstein nel 2006 per aver abusato sessualmente di ragazze in Florida di appena 14 anni.

 

A poche settimane dalla partenza di Ruemmler dalla Casa Bianca di Obama nel 2014, Epstein ha programmato un pranzo nella sua casa di città, seguito da una serie di incontri per presentarla ai suoi conoscenti.

 

I due si sono incontrati per la prima volta quando Epstein l’ha chiamata per chiederle se fosse interessata a rappresentare la Bill & Melinda Gates Foundation, una relazione che non è mai andata a buon fine.

 

«Epstein e il suo staff hanno discusso se la signora Ruemmler, che ora ha 52 anni, sarebbe stata a disagio con la presenza di giovani donne che lavoravano come assistenti e personale presso la residenza cittadina, mostrano i documenti» scrive il WSJ. «Le donne hanno inviato un’e-mail a Epstein in due occasioni per chiedere se dovevano evitare la casa mentre la signora Ruemmler era lì. Epstein ha detto a una delle donne che non la voleva intorno, e a un’altra che non era un problema, mostrano i documenti».

 

«La signora Ruemmler non ha visto nulla che potesse portarla a essere preoccupata nella residenza cittadina e non ha espresso alcuna preoccupazione, ha detto il portavoce di Goldman» continua il giornale americano.

 

Epstein ha anche collegato Ruemmler con Ariane de Rothschild, attuale CEO della banca privata svizzera Edmond de Rothschild Group. Lo studio legale di Ruemmler è stato assunto dalla banca per aiutarli con le questioni normative statunitensi, secondo la banca e il portavoce di Goldman.

 

La De Rothschild, che è entrata per matrimonio nella famosa famiglia di banchieri, ha incontrato Epstein più di una dozzina di volte.

 

«Nel settembre 2013, Epstein ha chiesto aiuto alla signora de Rothschild in una e-mail per trovare una nuova assistente, “donna… multilingue, organizzata”. “Chiederò in giro”, ha risposto la signora de Rothschild via e-mail. Ha acquistato quasi 1 milione di dollari di oggetti all’asta per conto di Epstein nel 2014 e nel 2015, mostrano i documenti» scrive il WSJ.

 

«La signora de Rothschild è stata nominata presidente della banca nel gennaio 2015. Quell’ottobre, lei ed Epstein hanno negoziato un contratto da 25 milioni di dollari per la Southern Trust Co. di Epstein per fornire “l’analisi del rischio e l’applicazione e l’uso di determinati algoritmi” per la banca, secondo una proposta esaminata dal Journal».

 

Nel 2019, dopo l’arresto di Epstein, la banca avrebbe affermato che la signora de Rothschild non ha mai incontrato Epstein e non aveva legami d’affari con lui. La banca avrebbe ammesso al Journal di aver mentito nella sua precedente dichiarazione e che la signora de Rothschild ed Epstein si sono incontrati come parte dei suoi normali doveri bancari.

 

Un altro ospite di Epstein nominato nelle ultime rivelazioni è l’ex premier israeliano Ehud Barak, un ex commando delle operazioni speciali dello Stato Ebraico nei suoi conflitti (era in squadra durante l’operazione Entebbe con Yonathan Netanyahu, fratello dell’attuale premier morto durante il raid ugandese) poi divenuto leader dei laburisti di Tel Aviv – il principale partito che si oppone al Likud di Netanyahu.

 

Della frequentazione epsteiniana di Barak si sapeva da molto tempo, con i giornali a pubblicare negli anni foto di lui con la sciarpa a coprirgli il volto fuori dal palazzo di Epstein. I due avrebbero investito in una startup di software video e geolocalizzazione nel 2015. L’ex premier dello Stato ebraico ha ammesso di non sapere quante volte ha incontrato il presunto finanziere, e di aver visitato due delle sue case di Manhattan più, una volta, la famosa isola.

 

Barak aveva detto alla testata Daily Beast di aver incontrato Epstein per la prima volta nel 2002 circa, quando è stato presentato dall’ex presidente israeliano Shimon Peres. Avrebbe detto che sia Bill che Hillary Clinton sarebbero stati presenti ad una festa di Epstein così come «molte persone famose e importanti».

 

La cifra israeliana dell’inghippo assume significato perché in molti rumoreggiano sulla possibilità che l’intero traffico di Epstein fosse in realtà un’operazione di honeypot da parte del Mossad, ossia una trappola per uomini potenti che uscivano dalle giornate con Epstein pesantemente compromessi. La tesi sarebbe suffragata, secondo i suoi sostenitori, dal fatto che la «socia» inseparabile di Epstein Ghislaine Maxwell fosse figlia di un’altra supposta spia israeliana, il magnate inglese (ma di origine ebraico-boema) Robert Maxwell, al cui funerale in Israele erano bizzarramente presenti mezza dozzina di capi del Mossad.

 

A scrivere dell’affiliazione di Maxwell padre con il Mossad fu il reporter premio Pulitzer Seymour Hersh un suo libro sull’atomica di Tel Aviv, The Samson Option: secondo le sue ricerche fu Maxwell ad avvisare gli israeliani delle intenzioni del fisico nucleare Vanunu, poi rapito a Roma nel 1986 e sparito per molti anni. Un recentissimo libro in due volumi scritto dalla ricercatrice americana Whitney Webb,  One Nation Under Blackmail: The Sordid Union Between Intelligence and Organized Crime That Gave Rise to Jeffrey Epstein, accenna alla voce di un possibile incontro personale tra Epstein e Robert Maxwell, circostanza mai uscita prima.

 

Un altro nome emerso in queste ore è quello di Joshua Cooper Ramo, allora co-amministratore delegato della società di consulenza aziendale di Henry Kissinger, l’onnipotente ex segretario di Stato USA che, oltre che amico degli Agnelli (e quindi pure tifoso della Juve), si è appreso essere con probabilità il vero mentore di Klaus Schwab.

 

«Il signor Ramo è stato anche invitato a una colazione nella residenza cittadina nel settembre 2013 con l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak, un altro ospite abituale, come mostrano i documenti».

 

Nelle carte del WSJ compaiono quindi un certo numero di professori e accademici, tra cui spicca il nome del più riverito linguista nonché attivista goscista mondiale, Noam Chomsky, che avrebbe incontrato Epstein in incontri in cui era presente sempre il Barak.

 

«Barak ha anche incontrato Epstein nel 2015 con il signor Chomsky, ora 94enne, professore di linguistica e attivista politico che è stato critico nei confronti del capitalismo e della politica estera degli Stati Uniti (…) Chomsky ha detto che Epstein ha organizzato l’incontro con il signor Barak per discutere “le politiche di Israele riguardo alle questioni palestinesi e all’arena internazionale» scrive la testata.

 

«Il signor Barak ha affermato di aver incontrato spesso Epstein durante i viaggi a New York ed è stato presentato a persone come il signor Ramo e il signor Chomsky per discutere di geopolitica o altri argomenti. “Spesso ha portato altre persone interessanti, dall’arte o dalla cultura, dalla legge o dalla scienza, dalla finanza, dalla diplomazia o dalla filantropia”, ha detto Barak».

 

Alla domanda postagli ora dai giornalisti sulla sua relazione con Epstein, Noam Chomsky ha dichiarato: «la prima risposta è che non sono affari tuoi. O di nessuno. La seconda è che lo conoscevo e ci siamo incontrati occasionalmente».

 

Come riportato da Renovatio 21, non è noto a tutti che il Chomsky – che è di origine ebraica come Barak ed Epstein – iniziò a lavorare negli anni cinquanta in progetti di carattere militare: fu consulente su questo progetto sponsorizzato dall’aeronautica militare al laboratorio per l’elettronica MITRE. Noi lo ricordiamo tuttavia per l’intervista del 2021 in cui disse che «i non vaccinati vanno imprigionati».

 

Dopo che Epstein ha donato 850 mila dollari al MIT tra il 2002 e il 2017 e 9,1 milioni ad Harvard tra il 1998 e il 2008, Chomsky ha dichiarato in un’intervista del 2020 che persone «peggiori di Epstein» avevano donato al MIT. All’epoca non aveva rivelato la loro amicizia, e ora afferma che al momento dei loro incontri, «quello che si sapeva di Jeffrey Epstein era che era stato condannato per un crimine e aveva scontato la pena. Secondo le leggi e le norme statunitensi, ciò produce una tabula rasa».

 

Come noto, Alexander Acosta, il procuratore della Florida che nel 2006 – poi segretario del Lavoro nell’amministrazione Trump – diede ad Epstein una pena assai lieve, ha confessato che qualcuno gli disse, all’epoca, di lasciar perdere Epstein, perché «è roba dell’Intelligence».

 

Eric Weinstein, matematico che lavora nei fondi di Peter Thiel e autore di podcast che ha raccontato il suo sconcerto durante il suo unico incontro di lavoro con Epstein – nel quale, dice si rese conto che il miliardario non sapeva nulla di finanza – tira le somme di questa nuova infornata di rivelazioni.

 

«Ho affermato che Epstein OVVIAMENTE non era un grande finanziere da molto prima del suo arresto in Florida nel 2006» scrive Weinstein in un tweet. «Questi leader lo stanno incontrando anni dopo la sua condanna e incarcerazione»

«La domanda centrale rimane: Jeffrey Epstein era un costrutto della comunità dell’Intelligence, che in quanto predatore sponsorizzato dallo Stato non può essere indagato dai media che collaborano con il governo per “ragioni di sicurezza nazionale”».

 

«Ciò dovrebbe suonare più folle di quanto non faccia oggi».

 

Epstein «è morto», ripetè in modo inquietante Bill Gates durante un’intervista TV in cui gli si chiedeva della loro strana amicizia, anche quella andata avanti negli anni successivi alla condanna di Epstein. Sui motivi di questa amicizia, Renovatio 21 ha provato a fare qualche ipotesi.

 

C’è un detto anglofono: «dead man tell no tale», l’uomo morto non può raccontare storie. Non sembra, tuttavia, il caso di Epstein, «suicidato» in carcere oramai quattro anni fa in un momento fatale in cui, per pura coincidenza, le guardie non stavano attente e le telecamere erano disfunzionanti.

 

Più si va avanti, più la storia del morto salta fuori: perché tale storia è semplicemente enorme, tocca punti nodali del potere finanziario e politico globale, al punto da diventare impossibile da insabbiare.

 

Del resto, la lista definitiva non è ancora uscita. E Ghislaine, quella che si sospetta abbia ereditato dal padre la sua connessione con i servizi israeliani, è ancora viva, anche se in carcere.

 

È a questo punto che ci torna in mente quella sua strana apparizione a Los Angeles, quando era ancora latitante. Fu trovata nel dehors di un fast food, dove si fece fotografare mentre leggeva un libro.

 

 

Il titolo del libro The Book of Honor: The Secret Lives and Deaths of CIA Operatives. Tradotto: «Il libro d’onore: le vite segrete e le morti degli agenti della CIA».

 

Perché nel grande costrutto di Intelligence globale che è l’operazione Epstein forse non c’erano dentro solo gli israeliani.

 

 

 

 

 

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Misteri

L’assassino di John Lennon sotto il controllo del programma CIA MK Ultra?

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Un nuovo documentario mette in dubbio la versione ufficiale della morte di John Lennon. Lo riporta la testata britannica Daily Mail.

 

L’autore e produttore televisivo britannico David Whelan ha esaminato una serie di documenti e ha parlato con diversi testimoni chiave sulla sparatoria mortale di Lennon l’8 dicembre 1980, e ha trovato incongruenze preoccupanti che sollevano interrogativi su come sia effettivamente avvenuta l’uccisione.

 

Secondo la versione ufficiale, l’ex Beatles è stato assassinato da Mark David Chapman, un uomo solo e disturbato, che aveva aspettato  il Lennon fuori dal Dakota Building a Manhattan, luogo in cui il musicista aveva un appartamento con la moglie Yoko Ono. Chapman, a cui di recente è stata negata la libertà, gli ha sparato cinque volte sulla schiena.

 

Tuttavia Whelan sostiene che Lennon aveva invece ferite sul petto. «Penso che Mark Chapman stesse potenzialmente sparando con una pistola o pensando che stesse sparando con una pistola forse a salve», ha dichiarato il documentarista britannico. «Pensa di aver fatto qualcosa che non avrebbe potuto fare, quindi l’unica conclusione a cui posso giungere è che potrebbe esserci stato un secondo tiratore o era molto probabile che ci fosse un secondo tiratore nell’area del vestibolo sulle scale».

 

«Quando ho parlato con i medici e le infermiere dell’epoca che hanno curato John – e hanno visto le sue ferite molte volte – sono tutti d’accordo sul fatto che chiunque abbia sparato a John era molto vicino a lui e si trovava davanti a uno o due piedi di distanza» vela lo Whelan.

 

I medici avrebbero parlato di ferite al petto vicino al cuore. «È quasi impossibile per Mark Chapman averlo fatto da dove si trovava ed era buio. Era a 20-25 piedi da John».

 

«È una valutazione inquietante e preoccupante, ne sono ben consapevole, ma non vedo altra spiegazione per le ferite di John», ammette il documentarista britannico.

 

Le rivelazioni non finiscono qui. Chapman potrebbe essere stato «preparato» dalla CIA per eseguire l’omicidio del celeberrimo musicista, ha affermato Whelan, citando un’insolita serie di eventi che hanno preceduto il suo processo.

 

Gli avvocati di Chapman puntavano ad un processo in cui avrebbero chiesto l’insanità mentale, tuttavia il Chapman, d’un tratto, si dichiarò colpevole e cominciò a parlare di «vocine nella sua testa» che gli avevano ordinato di farlo.

 

Fondamentalmente, sostiene Whelan, questo voltafaccia è avvenuto solo dopo che Chapman è stato visitato nella sua cella da vari psichiatri impiegati dai suoi avvocati difensori.

 

Tre di quei medici erano coinvolti nell’ipnosi e uno di loro, il dottor Milton Kline, aveva lavorato con la CIA al suo famigerato programma di controllo mentale MK Ultra, elaborato e longevo progetto che i servizi americani avevano inventato al fine di studiare tecniche di controllo mentale.

 

Nel 1979, il dottor Kline si era vantato in un documentario televisivo che un uomo poteva essere programmato per uccidere tramite ipnosi, tramite il programma MK Ultra.

 

«Perché a Kline, insieme ad altri due esperti di ipnosi, sia stato chiesto dagli avvocati di incontrare Chapman, non è chiaro, anche se non è impossibile che la difesa stesse già considerando di avanzare l’idea che il loro cliente fosse stato ipnotizzato per compiere il suo crimine» scrive il Daily Mail.

 

Negli anni scorsi era emerso che la CIA e l’FBI avevano spiato Lennon, noto per le sue posizioni contrarie alla guerra del Vietnam, e si opponeva grandemente all’amministrazione Nixon, come dettaglia il documentario The U.S. vs. John Lennon. Qualcuno è arrivato a sostenere che uno degli asset incaricati dai servizi americani di spiare il Lennone era Elvis Presley.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli esperimenti MK Ultra svolti dalla CIA comprendevano dosare LSD a cittadini inconsapevoli, esperimenti su bambini danesi, e altre torture, come quella ideata al college contro il giovanissimo genio matematico Theodor Kaczynsky, convinto da un professore di psicologia di essere disprezzato da tutti, inclusa la sua famiglia. Il ragazzo ne fu turbato e mai riuscì ad avere una vita sociale normale, trasformandosi negli anni nell’assassino ecoterrorista seriale chiamato dai media UNAbomber.

 

Altri personaggi noti passati per MK Ultra sarebbero Charles Manson, leader di una setta stragista, e il mafioso irlandese americano Whitey Bulger, per lungo tempo imprendibile per le autorità USA, con le quali, sarebbe emerso poi, aveva rapporti come informatore (oltre ad essere fratello di un importantissimo politico democratico del Massachussetts). Entrambe le figure erano state «reclutate» nel programma di esperimenti durante il loro soggiorno in carcere.

 

Alcune tecniche di controllo mentale MK Ultra potrebbe essere in uso ancora oggi, e non solo presso i servizi americani.

 

Chapman era un grande fan del romanzo di J.D. Salinger Il giovane Holden, un libro che ricorre nella storia degli attentati di alto profilo: era un avido lettore del libro anche  John Hinckley, che nel 1981 provò ad assassinare Ronald Reagan, così come aveva con sé una copia del libro Robert Bardo, l’uomo che assassinò l’attrice e cantante Rebecca Schaefer a Hollywood nel 1989.

 

L’idea era stata ripresa nel film Ipotesi di complotto (1997), dove il personaggio di Mel Gibson è programmato da esperimenti di controllo mentale CIA ad acquistare il romanzo ogni volta che lo vede.

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CCO via Wikimedia

 

 

 

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