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Immigrazione

Sospesi i fondi USA per i gesuiti immigrazionisti: un messaggio di Trump a Bergoglio e alla Deep Church?

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La blitzkrieg di Trump e Musk contro il borsone internazionale del Deep State americano – l’agenzia USAID, budget 50 miliardi annui, da molti ritenuta un front di fatto della CIA – avrebbe mietuto una vittima che potrebbe avere un significato specifico: il Jesuit Refugee Service (JRS), gruppo religioso che si occupa di immigrazione.

 

Il 6 febbraio il sito JRS ha pubblicato una nota in cui scrive che l’organizzazione «esprime la sua preoccupazione per l’ordine di sospensione dei lavori degli Stati Uniti».

 

«Venerdì 24 gennaio, l’amministrazione Trump ha ordinato il congelamento di tutti gli aiuti esteri. Questo congelamento ha comportato anche un blocco totale del lavoro, in cui i finanziamenti per garantire anche le spese operative di base, le spese generali e il personale non potevano essere pagati» scrive il JRS. Le uniche esenzioni iniziali riguarderebbero programmi alimentari di emergenza e aiuti militari a Israele ed Egitto»

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«Attualmente, il JRS supporta il lavoro salvavita tra le popolazioni di rifugiati e sfollati in nove paesi in tutto il mondo con finanziamenti del Bureau for Population, Refugees, and Migration (DOS-PRM) del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti» spiegano i gesuiti. «Sono alcune delle persone più vulnerabili ed emarginate al mondo. I progetti globali finanziati dal PRM del JRS per l’anno fiscale 2025 ammontano a oltre 18 milioni di dollari in assistenza per servizi essenziali e vitali in Ciad, Colombia, Etiopia, India, Iraq, Sudafrica, Sudan del Sud, Thailandia e Uganda».

 

«Sebbene la notizia che il Segretario Rubio ha ampliato le esenzioni per l’assistenza umanitaria sia benvenuta, i programmi del JRS rimangono in una situazione precaria mentre attendiamo notizie dal DOS-PRM su quali dei nostri programmi e attività saranno esentati durante la revisione e quali continueranno dopo la conclusione del periodo di revisione» scrive il sito.

 

Nessuna cifra viene fornita: non è dato sapere quanto del budget dell’ente immigrazionista gesuita provenisse dalle tasche dell’USAID.

 

Tuttavia, in rete alcuni sottolineano come l’evento sia di portata notevole.

 

Il JRS, scrive il giornalista investigativo Michael O’Keefe, fosse «uno dei più grandi attori dell’immigrazione di massa in Irlanda/UE».

 

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«Ieri hanno annunciato che tutto il loro lavoro in tutto il mondo è stato interrotto! JRS Ireland è il gruppo che forniva le tende per la tendopoli dei migranti a Dublino. Assistono i migranti che entrano in Irlanda e lavorano per loro quando arrivano qui. Si tratta di uno sviluppo di enorme portata».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Irlanda è un Paese che sta avendo i suoi grossi problemi con l’ondata migratoria, con tanto di rivolte di popolo a seguito dell’accoltellamento di una donna e alcuni bambini da parte di un immigrato.

 

Il Jesuit Refugee Service (JRS) è un’organizzazione cattolica internazionale con la missione di accompagnare, servire e sostenere i rifugiati e altre persone costrette a spostarsi, affinché possano guarire, imparare e determinare il proprio futuro. Fondato nel novembre 1980 come opera della Compagnia di Gesù, il JRS è stato ufficialmente registrato il 19 marzo 2000 nella Città del Vaticano come fondazione. L’impulso a fondare il JRS venne dall’allora superiore generale dei gesuiti, lo scomparso Pedro Arrupe (missionario che visse tra le rovine atomiche di Hiroshima, in fase di beatificazione), che fu ispirato ad agire dalla difficile situazione dei boat people vietnamiti

 

Non è difficile tuttavia vedere che potrebbe arrivare dall’operazione un messaggio preciso. Perché, se facciamo un piccolo giuoco semantico, chi altri può venire in mente se applichiamo il tag «gesuita» più «filo-immigrazione»? Il lettore ha indovinato: Jorge Mario Bergoglio.

 

Si tratta quindi di un possibile inizio di un redde rationem con il Vaticano bergogliano, giammai amico di Trump e votato integralmente all’immigrazione selvaggia in Occidente – cioè alla sostituzione etnica e religiosa?

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In molti se lo chiedono: l’inizio di un’operazione di pulizia anche sul fronte cattolico, dove l’attacco al Deep State sfocia giocoforza in un’operazione contro quella che monsignor Carlo Maria Viganò chiama «Deep Church», la «chiesa profonda», l’apparato occulto che manda avanti la macchina vaticana in accordo con i potentati mondialisti, a discapito della chiesa cattolica e dell’umanità tutta.

 

Segni di potenziali crolli dentro il potere segreto che tiene in pugno il cattolicesimo postconciliare si erano cominciati a registrare ancora giorni fa. America magazine, la rivista dei gesuiti americani – quelli come padre Martin, votati alla causa omotransessualista – avevano pubblicato lo scorso 31 gennaio un articolo intitolato «Il congelamento degli aiuti esteri di Trump è una “condanna a morte” per molti gruppi umanitari».

 

Il pezzo confermava che «i programmi dei gesuiti in tutto il mondo, in Africa, Asia e America Latina, sono stati sospesi in risposta al blocco dei finanziamenti».

 

«La sospensione dei finanziamenti per tre mesi proposta dall’amministrazione Trump sarà una condanna a morte per molti di loro» continua la rivista dei gesuiti statunitensi. «AJI [American Jesuits International, un’altra organizzazione umanitaria gesuita, ndr] sostiene iniziative di istruzione e sviluppo dei gesuiti in 35 paesi in tutto il mondo, tra cui la rete educativa dei gesuiti Fe y Alegría, attiva in 22 paesi in America Latina, Africa ed Europa. Preoccupata per la sopravvivenza di molti sforzi dei gesuiti che si basano sui finanziamenti degli Stati Uniti, AJI sollecita che tutti i finanziamenti internazionali vengano ripristinati il ​​più rapidamente possibile».

 

In pratica, l’impatto sulle operazioni gesuite, in particolare in quelle terzomondiste, cioè, oggi, immigrazioniste, pare certo.

 

Come può reagire il papato che ha fatto dell’immigrazione massiva il suo unico dogma e – abbiamo appreso – una fonte di guadagno?

 

Abbiamo visto negli ultimi giorni che la Conferenza Episcopale americana si trova dinanzi alla possibilità di scandali, con osservatori che hanno calcolato la quantità di miliardi di dollari ricevuti dai vescovi per «assistere» (cioè, far arrivare in massa) gli immigrati. In passato il lettore di Renovatio 21 può ricordare anche micro-scandali riguardo ONG che fornivano ai clandestini manuali e mappe per entrare in USA.

 

In Italia qualcosa di simile si è avuto quando inchieste giudiziarie e giornalistiche hanno toccato ONG di «assistenza marittima» degli immigrati «benedette» apertamente dal papa e che sarebbero state finanziate, secondo quanto riportato, con i danari della CEI (cioè, con l’8 per mille).

 

Davanti alle polemiche montanti su Luca Casarini, attivista immigrazionista già leader delle proteste di estrema sinistra dei decenni scorsi, il papà tenne la barra drittissima e difesa l’immigrazione selvaggia e le sue operazioni: il pontefice arrivò a coniare un «un peccato grave» di opposizione all’immigrazione. Come abbiamo scritto su Renovatio 21, si trattò di un caso di Roma locuta, causa finita – con tanto di Casarini invitato al Sinodo al pari di un monsignore.

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Quindi, è troppo tardi: la direzione del papato è presa, e, anche volendo, una virata del barcone non è più possibile. Cambiare colore ora non è possibile, nemmeno per un gesuita.

 

Il vento, tuttavia, ora spira in direzione totalmente contraria. Anzi, non è nemmeno un vento, è una tempesta, proprio come dicevano anni fa i fautori del culto messianista trumpiano QAnon.

 

Qualcuno, nel giro di chi osserva le cose da vicino, ora mormora: salteranno fuori documenti anche sul fatale 2013, quando Ratzinger abdicò per intronare sul Soglio il papa che odia i cattolici tradizionali e ama i transessuali, il papa degli immigrati, le cui azioni, sin dalle prime settimane, furono un grande spot per richiamare più immigrati possibili nel vecchio continente – a spese del contribuente italiano ed europeo, che in cambio si è trovato le sue città degradate e rese invivibili.

 

Non sappiamo se ciò si realizzerà, tuttavia è vero: tra Stato profondo e chiesa profonda, i punti di contatto ci sono, e qui li abbiamo discussi ad abundantiam.

 

Nell’incredibile momento che stiamo vivendo, potremmo riuscire a vedere anche questa: rivelazioni allucinanti, prove schiaccianti sulla nequizia del Sacro Palazzo occupato. La volontà, a Trump e soci, sembra non mancare: rammentate per un secondo che in questo momento gli USA sono usciti dall’OMS e dall’Accordo climatico di Parigi, dichiarato l’interesse per annettere varie regioni del loro emisfero, e con un colpo di penna Trump ha cancellato i transessuali da esercito e sport femminili, e perfino iniziato l’abolizione delle cannucce di carta – un trionfo per l’esistenza quotidiana di tutti.

 

Stiamo a vedere: di certo, come da grande tradizione americana, anche questa guerra, se vi sarà, sarà un grande spettacolo.

 

Siam qui con i popcorni alla mano.

 

Roberto Dal Bosco

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Famiglia

Il servizio sanitario britannico difende i «benefici» del matrimonio tra cugini di primo grado

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Attivisti e politici britannici hanno criticato il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) per aver sostenuto i «benefici» dei matrimoni tra cugini di primo grado, paragonando il rischio genetico di tali unioni a quello di avere figli in età avanzata o di consumare fumo e alcol durante la gravidanza.   I matrimoni tra cugini sono legali in Gran Bretagna dal XVI secolo, quando Enrico VIII modificò le norme di parentela per sposare Catherine Howard, cugina di Anna Bolena. La legge attuale vieta i matrimoni tra genitori, figli e fratelli, ma consente quelli tra cugini di primo grado. Il fenomeno è spesso ora discusso a causa della pratica diffusa presso la comunità di immigrati dal Pakistan e zone limitrofe.   Il deputato conservatore Richard Holden ha proposto un disegno di legge per vietare tali unioni, sostenendo che mettono a rischio la salute dei bambini. La proposta è tornata alla Camera dei Comuni la settimana scorsa e dovrebbe essere discussa in seconda lettura all’inizio del prossimo anno.   In risposta alle richieste di riforma, il Genomics Education Programme dell’NHS ha pubblicato un articolo che valuta l’opportunità di un divieto, citando «vari potenziali benefici, tra cui sistemi di supporto più efficaci per le famiglie allargate e vantaggi economici». Pur riconoscendo un maggiore rischio di patologie congenite, l’NHS lo ha paragonato a quello della genitorialità tardiva o del consumo di fumo e alcol in gravidanza.   Un precedente documento di un trust NHS di Bradford, riportato dai media, indicava che i matrimoni tra cugini, legati a circa il 30% dei difetti congeniti locali, erano paragonabili al ritardo della maternità oltre i 34 anni nelle donne bianche, descrivendo entrambe come pratiche culturali influenzate da valori sociali.

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Holden ha duramente criticato la pubblicazione, dichiarando che «il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe smettere di sottomettersi a pratiche culturali dannose e oppressive», accusando il governo laburista di ignorare le richieste di vietare tali unioni, definite «una porta secondaria per l’immigrazione».   I critici hanno sostenuto che le linee guida dell’NHS ostacolano gli sforzi di sensibilizzazione. Aisha Ali-Khan, che ha perso tre fratelli a causa di problemi di salute legati al matrimonio tra cugini dei suoi genitori, ha dichiarato al *Daily Mail* di non voler vedere «altre famiglie passare quello che abbiamo passato noi». Aneeta Prem, presidente della Freedom Charity, ha definito tali unioni un «rischio per la tutela».   Un portavoce dell’NHS ha chiarito che l’articolo rappresenta un «riassunto delle ricerche e dei dibattiti politici esistenti», non una posizione ufficiale, aggiungendo che l’educazione e la consulenza genetica sarebbero più efficaci di un divieto.   Nel 2017 era emersa la storia del quartiere di Redbridge, nell’East London, dove si era detto che la mortalità infantile e altri problemi di salute potevano essere  collegati alla diffusione di matrimoni tra cugini di primo e secondo grado nelle famiglie di origine sudasiatica.   Il Consiglio di Redbridge era stato informato dal Child Death Overview Panel (CDOP) che le «relazioni consanguinee» tra coppie almeno cugine di secondo grado hanno contribuito al 19% delle circa 200 morti infantili registrate tra il 2008 e il 2016. Durante una riunione del Consiglio per la salute e il benessere, era emerso che le cause dei decessi erano «anomalie genetiche e congenite».   I matrimoni tra consanguinei sono legali nel Regno Unito. Una ricerca del 2016 stima che fino al 40% dei matrimoni in Egitto coinvolga almeno cugini di secondo grado. A Redbridge, la maggior parte di queste unioni riguarda coppie di origine pakistana, ma il rapporto indica che il fenomeno si estende anche a famiglie di nomadi.   La Gran Bretagna non è l’unico Paese toccato dal problema.   Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il governo svedese stava valutando una modifica della legge che vieterebbe i matrimoni tra cugini, una mossa volta principalmente a limitare problemi come l’oppressione dell’onore, diffusa nelle comunità di migranti. ttualmente, la legge svedese proibisce i matrimoni tra genitori e figli o fratelli germani, sebbene i fratellastri possano sposarsi con un’esenzione. I matrimoni tra cugini sono ancora legali, ma questo potrebbe cambiare presto.   In Norvegia, la scorsa estate è stata promulgata una legge simile, in cui i funzionari hanno sottolineato l’aumento del rischio di malattie genetiche e complicazioni per la salute causate dalla consanguineità. Tra questi rischi rientrano tassi più elevati di nati morti e mortalità infantile.   Il problema dell’endogamia delle comunità islamiche non riguarda solo la Svezia, e viene discusso, sia pur a bassa voce, da alcuni anni.   Già negli anni 2000 erano emersi dati secondo cui «il 70% di tutti i pakistani è consanguineo e in Turchia la percentuale è tra il 25% e il 30%» scriveva nel 2010 un articolo di PJ Media. «Una stima approssimativa rivela che quasi la metà di tutti coloro che vivono nel mondo arabo è consanguinea. Una grande percentuale di genitori che sono imparentati proviene da famiglie in cui il matrimonio misto è una tradizione da generazioni».

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La questione, che alcuni osservatori fanno risalire proprio alla cultura musulmana, si riflette con decisione nelle comunità immigrate: «la ricerca della BBC ha anche scoperto che mentre i pakistani britannici rappresentavano solo il 3,4% di tutte le nascite in Gran Bretagna, rappresentavano il 30% di tutti i bambini britannici con disturbi recessivi e un tasso più elevato di mortalità infantile» continua PJ Media.   «Le prove mediche dimostrano che una delle conseguenze negative della consanguineità è un aumento del 100 percento del rischio di nati morti. Uno studio che confronta norvegesi e pakistani mostra che il rischio che il bambino muoia durante il travaglio aumenta del 50%. Il rischio di morte per disturbi autosomici recessivi, ad esempio fibrosi cistica e atrofia muscolare spinale, è 18 volte più alto. Il rischio di morte per malformazioni è 10 volte più alto».   «Anche la salute mentale è a rischio: la probabilità di depressione è più alta nelle comunità in cui sono elevati anche i matrimoni tra consanguinei. Più il parente di sangue è vicino, maggiore è il rischio di ritardo mentale e fisico e di malattia schizofrenica» scrive il sito. «La ricerca mostra che se i genitori sono cugini, l’intelligenza scende di 10-16 punti di QI. Il rischio di avere un QI inferiore a 70 (criterio per essere “ritardati”) aumenta del 400 percento tra i bambini nati da matrimoni tra cugini».   «Un articolo accademico pubblicato dall’Accademia nazionale indiana delle scienze ha scoperto che “l’insorgenza di vari profili sociali come la fissazione visiva, il sorriso sociale, le crisi epilettiche sonore, l’espressione orale e l’afferrare le mani sono significativamente ritardati tra i neonati consanguinei”. Un altro studio ha scoperto che i ragazzi delle scuole indiane musulmane i cui genitori erano cugini di primo grado hanno ottenuto risultati significativamente inferiori rispetto ai ragazzi i cui genitori non erano imparentati in un test non verbale sull’intelligenza».   I dati riportati dall’articolo, oramai vecchio di 14 anni, sono impietosi, specie per il Nord Europa: «si stima che un terzo di tutte le persone disabili a Copenaghen abbia origini straniere. Il sessantaquattro percento dei bambini delle scuole in Danimarca con genitori arabi è analfabeta dopo 10 anni nel sistema scolastico danese. Lo stesso studio conclude che nella capacità di lettura, matematica e scienze, il modello è lo stesso: “Le competenze degli immigrati bilingui (in gran parte musulmani) sono estremamente scarse rispetto ai loro compagni di classe danesi”».   «Questi problemi all’interno dell’Islam comportano molti danni per i paesi occidentali. Le spese relative agli immigrati musulmani con disabilità mentali e fisiche, ad esempio, prosciugano gravemente i bilanci e le risorse delle nostre società. Guardate la Danimarca, ad esempio: un terzo del bilancio per le scuole del Paese viene speso per bambini con bisogni speciali. I bambini musulmani sono ampiamente sovrarappresentati tra questi bambini. Più della metà di tutti i bambini nelle scuole per bambini con disabilità mentali e fisiche a Copenaghen sono stranieri, di cui i musulmani sono di gran lunga il gruppo più numeroso. Uno studio conclude che “la consanguineità degli stranieri costa milioni ai nostri comuni” a causa dei molti bambini e adulti disabili».   Anni addietro vi era già stato il caso a Londra di un parlamentare del partito laburista abbia chiesto il divieto di matrimonio tra cugini di primo grado.  

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Immagine: Hans Holbein the Younger (1497/1498–1543), Enrico VIII d’Inghilterra (circa 1537), Thyssen-Bornemisza Museum, Madrid. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia  
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Immigrazione

Mons. Viganò: storia delle migrazioni di massa come ingegneria sociale

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lasciato su X un intenso commento riguardo al fenomeno delle migrazioni di massa e alla loro storia.

 

Il prelato lombardo pone la sua densa riflessione a commento di un post del gesuita filo-omotransessualista James Martin che promuoveva un’iniziativa immigrazionista della Conferenza Episcopale USA  ispirata a Santa Francesca Cabrini.

 

«Le migrazioni di popolazioni rese povere da operazioni di ingegneria sociale nell’Ottocento – volute dalla medesima élite che oggi imperversa a livello globale con l’Agenda 2030 – richiedevano un intervento della Chiesa a protezione dei Cattolici sfruttati, lontani dalla Patria e dalle famiglie, esposti alla corruzione dei vizi e dei peccati che trovavano spazio anche nei ceti più poveri, in una società liberale e consumista in cui i Cattolici (specialmente gli Italiani, gli Irlandesi e gli Ispanici) erano considerati socialmente inferiori dai WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant)» scrive l’arcivescovo.

 

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«L’opera di Santa Cabrini fu di apostolato, di predicazione della Dottrina cattolica, di conversione dei peccatori, di assistenza pastorale, di insegnamento e trasmissione di una formazione professionale che riscattasse la manodopera schivizzata dalle multinazionali, che già allora lucravano sulle masse».

 

«Nulla a che vedere con i migranti irregolari di oggi, usati come contingenti di assalto per l’islamizzazione dell’Occidente cristiano, e in particolare delle Nazioni cattoliche, contro le quali non a caso si scatena la sostituzione etnica e la propaganda di morte e sterilità dell’ideologia woke. O sfruttati per alimentare il turpe mercato della prostituzione (anche minorile), della criminalità e della predazione degli organi. O trattati come merce umana, da cui trarre profitto col business dell’accoglienza (generosamente sponsorizzata, fino a pochi mesi fa, da USAID e da altre agenzie governative a scopo eversivo)» accusa il prelato lombardo.

 

«Il farisaismo della Conferenza Episcopale Americana giunge a mistificare lo zelo veramente apostolico di Santa Francesca Saverio Cabrini – il cui nome onora un altro grande Santo, convertitore a Cristo di migliaia di idolatri, pagani, giudei ed eretici – presentando la Fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù come un’anticipatrice dell’immigrazionismo suicida e della scristianizzazione dell’Occidente».

 

«D’altra parte, la menzogna e la frode sono il marchio di fabbrica della chiesa sinodale e dei suoi propagandisti: James Martin non poteva non applaudire all’ennesima prova di ipocrisia della Conferenza Episcopale Americana» nota Sua Eccellenza.

 

Non si tratta della prima volta che monsignor Viganò affronta lucidamente la catastrofe dell’immigrazione, da lui definita come «ingegneria sociale del globalismo».

 

«L’invasione di immigrati clandestini è voluta dall’élite globalista con due scopi: il primo è la sostituzione etnica nelle nazioni al fine di cancellarne l’identità, le tradizioni e la fede. Il secondo è alimentare il racket dei negrieri e delle organizzazioni pseudoassistenziali che lucrano sul fenomeno migratorio (tanto laiche quanto ecclesiastiche)» aveva scritto, sottolineando la natura religiosa del fenomeno, l’ex nunzio apostolico nel settembre 2023. «La prova della strumentalità di questa invasione sta nel fatto che la maggioranza dei clandestini è di religione islamica o indù, e che provengono da regioni in cui non ci sono conflitti»

 

«Viceversa, non vi è praticamente nessun corridoio umanitario per accogliere i profughi di stati in cui vi è la guerra civile e in cui i Cristiani sono perseguitati» aveva continuato monsignore. «Se infatti l’Europa accogliesse rifugiati Cristiani, rafforzerebbe la loro presenza e non creerebbe alcun conflitto sociale, mentre vuole ottenere lo scopo diametralmente opposto».

 

«Quella cui assistiamo è di fatto una migrazione forzata, che depaupera gli Stati d’origine di tanti uomini e giovani che potrebbero renderne saldi i governi e prospera la Nazione, per fare di essi criminali, schiavi, vittime dei turpi traffici di pervertiti o del mercato della predazione degli organi» aveva dichiarato monsignore Viganò lo scorso febbraio. «Centinaia di migliaia di minori scompaiono ogni anno nel nulla, con la complicità di chi perverte la carità cristiana nella colpevole contraffazione di un’accoglienza per trarne profitto».

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Come ripetuto da Renovatio 21, è sempre più impossibile non vedere come si tratti, ictu oculi, di una strategia di sostituzione della popolazione occidentale: da un punto di vista etnico così come financo da un punto di vista religioso.

 

Il fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco ha trattato in modo approfondito questo tema durante una conferenza a Rimini di qualche anno fa

 

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Immigrazione

Trump sull’immigrazione: l’Europa occidentale è stata invasa e «andrà all’inferno»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che le politiche di frontiere aperte e le «idee suicide in materia di energia» porteranno alla «morte dell’Europa occidentale», sottolineando l’urgenza di intervenire per cambiare direzione.   «Questo non può essere sostenuto», ha dichiarato Trump martedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, definendo la crisi delle migrazioni incontrollate «la questione politica numero uno del nostro tempo».   «I vostri Paesi sono in rovina», ha affermato, accusando l’ONU di finanziare un «assalto ai paesi occidentali e ai loro confini», citando i 372 milioni di dollari spesi dall’organizzazione nel 2024 per sostenere circa 624.000 persone che migrano negli Stati Uniti.   Il presidente americano poi sostenuto che l’Europa è in «gravi guai» ed è stata «invasa» da una «forza di immigrati clandestini» senza precedenti che si sta «riversando» nel continente. Ha criticato i leader europei per la loro inattività, attribuita al politicamente corretto.  

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Trump ha fatto riferimento a Londra e al suo «terribile sindaco», Sadiq Khan, sostenendo che la città è cambiata in modo irriconoscibile e si sta muovendo verso la legge islamica della sharia.   «Ciò che rende il mondo così bello è che ogni Paese è unico. Ma per rimanere tale, ogni nazione sovrana deve avere il diritto di controllare i propri confini e di limitare il numero di migranti che entrano nel proprio Paese», ha affermato, sottolineando che, sebbene gli Stati Uniti continuino a mostrare compassione verso le persone che hanno realmente sofferto nei loro paesi d’origine, è fondamentale «risolvere i problemi nei loro paesi, non crearne di nuovi nei nostri» importando persone provenienti da contesti culturali e religiosi diversi che violano la legge e presentano false richieste di asilo.   «Lo fate perché volete essere gentili», ha detto Trump, rivolgendosi ai leader europei. «Volete essere politicamente corretti e state distruggendo la vostra tradizione», ha aggiunto, chiedendo la fine del «fallito esperimento delle frontiere aperte».   «Nel 2024, quasi il 50% dei detenuti nelle carceri tedesche erano cittadini stranieri o migranti… In Svizzera, la percentuale è del 72%… Quando le vostre carceri saranno piene di cosiddetti richiedenti asilo che hanno ricambiato la gentilezza con il crimine, sarà il momento di porre fine al fallito esperimento delle frontiere aperte» ha continuato il presidente americano.   Trump ha quindi attaccato frontalmente l’ONU, e proprio dallo scranno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.   «Non solo l’ONU non risolve i problemi che dovrebbe risolvere, ma troppo spesso crea nuovi problemi… Le Nazioni Unite stanno finanziando un attacco ai paesi occidentali e ai loro confini… L’ONU dovrebbe fermare le invasioni, non crearle e non finanziarle».   «Il nostro messaggio è molto semplice: se entri illegalmente negli Stati Uniti, finirai in prigione, o tornerai da dove sei venuto, o forse anche più lontano» ha detto Trump. «Qualsiasi sistema che porti al traffico di massa di bambini è intrinsecamente malvagio, eppure è esattamente ciò che ha fatto l’agenda migratoria globalista… In America, quei giorni sono finiti. L’amministrazione Trump sta lavorando per scovare i criminali che stanno causando questo problema».  

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