Psicofarmaci

Psicofarmaci SSRI e disfunzioni sessuali. Una lettrice ci manda la sua testimonianza

Pubblicato

il

Dopo gli articoli pubblicati di recente da Renovatio 21 sulla problematica degli psicofarmaci, ci scrive una lettrice, dando una testimonianza di ciò che ha passato lei.

 

Non si tratta del primo racconto di conseguenze nefaste da farmaci psichiatrici che raccogliamo, tuttavia questo, incentrato sul danno alla sfera sessuale a livello psicofisico, è rilevante e va raccontato in tutta la sua crudezza.

 

Il farmaco interessato è della classe degli SSRI, gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Secondo studi recenti, la teoria secondo cui la depressione sarebbe cagionata da carenza di serotonina nel cervello non ha vere basi scientifiche, se ciò fosse vero l’uso di tali farmaci risulterebbe non solo inutile, ma dannoso, visto gli accertati effetti collaterali delle pasticche prescritte dal medico.

 

Il giornalista americano Tucker Carlson, l’unico in tutta la volta dei media mondiali che si sta occupando del fenomeno, la settimana scorsa ha avuto il coraggio di parlare di questo problema in prima serata, notando come se un farmaco ti ruba la libido è un po’ come se ti stesse rubando l’anima. La campagna per la verità sulle droghe psichiatriche e i suoi effetti devastanti – in ispecie, i comportamenti violenti, forse alla base di tanti orrendi fatti di cronaca – non deve fermarsi per nessun motivo al mondo: e aiuta ricordare, come abbiamo fatto, che gli psicofarmaci costituiscono ora anche un grande problema ambientale, con i pesci dei fiumi impazziti a causa del consumo umano di queste sostanze e della conseguente escrezione nelle acque reflue.

 

Ma è sull’esistenza delle persone che si abbatte il danno maggiore della filiera psicofarmaceutica.  Ringraziamo tutti coloro che come la nostra lettrice troveranno il tempo e il coraggio di mandarci una simile testimonianza. Che questo possa essere di monito a tutti coloro che leggeranno oggi e in futuro.

 

State lontani dalle psicodroghe: per il bene vostro, per il bene di chi vi sta vicino, per il bene delle future generazioni, per il bene di tutti.

 

 

 

 

Gentile redazione di Renovatio 21

 

Ho letto molti articoli in questi giorni sul nuovo studio che sottolinea che non ci sono evidenze di nessi la carenza di serotonina nel cervello e depressione.

 

Vorrei raccontarvi brevemente la mia esperienza, nella speranza che possa aumentare la consapevolezza nei lettori su quelli che sono potenziali gravi rischi dei farmaci antidepressivi comunemente prescritti oggi.

 

Nove anni fa soffrivo di depressione. La depressione probabilmente era con me già da molto tempo, fin dall’adolescenza, a causa di traumi nella crescita, ansia sociale, solitudine, poca autostima.

 

Ho accettato quindi di prendere un antidepressivo. Mi è stato prescritto il Citalopram e l’ho preso per 10 mesi.

 

Ebbene, il farmaco mi ha aiutato in qualche modo a ridurre l’angoscia e i pensieri negativi. Oserei dire che è stato per me un riduttore di emozioni, forse in entrambi i sensi, sia di quelle buone che di quelle cattive.

 

Dato che soffrivo molto, l’effetto sul mio umore è stato positivo. Tuttavia, sin dalle prime settimane mi ha dato un effetto collaterale molto spiacevole, ovvero la disfunzione sessuale, che non mi ha abbandonato per tutti quei mesi.

 

Questo «dettaglio» mi ha spinto a sospendere il farmaco nel momento in cui ho incontrato un ragazzo con cui sono entrata in intimità.

 

Qui arrivò una «sorpresa» davvero amara e traumatizzante. Dopo aver tolto l’ultima goccia di Citalopram, ho scoperto che la mia normale reattività sessuale non stava affatto tornando!

 

Ho aspettato diversi giorni, ho aspettato settimane, e la preoccupazione aumentava.

 

Lo psichiatra mi diceva che non potevo attribuire questi problemi al farmaco «che era ormai fuori dal mio organismo». Ma le prove erano schiaccianti: prima del farmaco non avevo mai avuto nemmeno l’ombra di tali problemi!

 

Questa disfunzione sessuale causata dallo psicofarmaco, così come da altri antidepressivi serotoninergici, è chiamata Disfunzione Sessuale Post-SSRI (PSSD). L’ho scoperta da sola attraverso ricerche su internet.

 

Il mio psichiatra non ne era a conoscenza e sono stata io a portargli la documentazione scientifica su case report e review esistenti dal 2006.

 

La PSSD può comparire anche dopo sole poche dosi, o dopo anni di trattamento che non dava particolari problemi, e può presentarsi come una continuazione di effetti insorti durante il trattamento o emergere al momento della sospensione del trattamento, e protrarsi per anni, decenni – in altre parole può essere permanente.

 

Io ne soffro da allora, da quando ho consumato l’ultima goccia di Citalopram, senza alcun miglioramento.

 

Perdere la mia sessualità è stato in assoluto il trauma più grande della mia vita. Qualcosa che ha per forza un grande significato, che definisce una certa parte dell’identità della persona, delle sue aspirazioni, delle sue relazioni.

 

Ora non ho perso del tutto il desiderio di intimità; i sintomi più evidenti della PSSD nel mio caso sono la scomparsa della risposta eccitatoria e l’orgasmo, che è diventato difficile da raggiungere ed è meccanico e diverso, non più davvero piacevole.

 

Ci sono altri sintomi che spesso accompagnano le disfunzioni sessuali in altre persone affette da PSSD, che sono uomini e donne, anche giovanissimi, come il forte ottundimento emotivo e l’anedonia generalizzata; ho letto le loro descrizioni nei gruppi di pazienti affetti da PSSD e ho capito che alcune dosi di antidepressivo SSRI/SNRI possono rovinare completamente la vita di alcune persone «sfortunate» (probabilmente per via di vulnerabilità genetiche) in modo attualmente imprevedibile.

 

Gli antidepressivi sono spesso prescritti per situazioni lievi e temporanee, e per una varietà sempre più ampia di problematiche, considerati «efficaci, sicuri e versatili»… ed anche se solo una minoranza di persone rimane danneggiata dalla sindrome post-SSRI, il solo fatto che questo rischio esista dovrebbe rendere la prescrizione di questi farmaci molto più accorta!

 

Conosco sempre più giovani che vorrebbero poter tornare indietro per non prendere mai quel «banale» antidepressivo, dei cui gravi rischi non erano neppure stati avvisati.

 

I pazienti, dopo essere stati feriti e abbandonati dal sistema sanitario, si trovano in community online sempre più numerose e cercano di finanziare con donazioni la ricerca scientifica sulla PSSD nella speranza di trovare una cura, di ritrovare se stessi.

 

Grazie per avermi ascoltato.

 

 

L.A.

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version