Maternità
Pillola abortiva, conseguenze mortali: in GB trapelano sconvolgenti email
Un e-mail trapelata ai media mostra che le autorità sanitarie britanniche sono a conoscenza di ben 2 morti di madri legate alle pillole abortive fai-da-te. Due donne in Inghilterra sono morte dopo aver assunto pillole abortive inviate per posta, secondo un’e-mail trapelata da un’ostetrica capo del NHS, il servizio sanitario nazionale britannico. Lo riporta Lifesitenews
L’e-mail emerge ora nel momento di una revisione giudiziaria delle norme del governo sul coronavirus che autorizzano le donne in Inghilterra a uccidere i loro figli prematuri a casa utilizzando entrambe le pillole per un aborto chimico precoce.
Oltre alle madri morte, l’e-mail dice che più donne sono state ricoverate in ospedale con gravi complicazioni di salute dopo aver preso le pillole e che la polizia sta indagando su tre incidenti relativi alle pillole abortive inviate per posta, incluso un bambino sospettato di essere stato ucciso dopo essere nato vivo
Oltre alle madri morte, l’e-mail dice che più donne sono state ricoverate in ospedale con gravi complicazioni di salute dopo aver preso le pillole e che la polizia sta indagando su tre incidenti relativi alle pillole abortive inviate per posta, incluso un bambino sospettato di essere stato ucciso dopo essere nato vivo.
«[Siamo] consapevoli che ci sono state due morti materne legate a questo problema», si legge nell’e-mail.
«Un caso in cui una donna è stata trovata a casa la mattina dopo aver iniziato il processo e un secondo in cui una donna si è presentata con sepsi ed è morta molto rapidamente nel reparto di pronto soccorso. Nessuna di queste donne era nota al nostro servizio di maternità o ginecologia per quanto ne sappiamo».
«[Siamo] consapevoli che ci sono state due morti materne legate a questo problema», si legge nell’e-mail
C’è stato anche un quasi incidente in cui una donna aveva ricevuto le pillole per posta e poi ha desiderato un’ecografia , si è scoperto che erano 32 settimane», continua l’e-mail.
«Ci sono 3 indagini di polizia … collegate a questi incidenti e una di queste è attualmente un’indagine per omicidio in quanto si teme che il bambino sia nato vivo», continua l’e-mail.
All’inizio di luglio, un tentativo della lobby abortista del Regno Unito di approvare una legislazione per consentire in modo permanente alle donne di procurarsi gli aborti a casa mediante pillole abortive è stato ritardato dopo che il governo aveva promesso di tenere una consultazione pubblica sulla questione.
«Ci sono 3 indagini di polizia … collegate a questi incidenti e una di queste è attualmente un’indagine per omicidio in quanto si teme che il bambino sia nato vivo»
Quando ha annunciato il piano del governo di tenere una consultazione pubblica, il ministro per le donne Victoria Atkins ha affermato che le misure attuali sarebbero state mantenute fino a quando la consultazione non si fosse conclusa e non fosse stata presa una decisione.
L’Italia, nel frattempo, riesce addirittura ad andare oltre alla Gran Bretagna, spesso vertice della Necrocultura globale.
Controllo delle nascite
India, una speciale task force della polizia contro feticidi e infanticidi femminili
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’iniziativa in risposta all’ultimo caso di uccisione di una neonata. A denunciare la vicenda il nonno della bambina, insospettito dalla spiegazione del decesso fornita dalla figlia. Medico cattolico plaude all’iniziativa: «urgente» promuovere «valore e dignità» delle donne fin dal concepimento.
Una speciale task force contro i casi di infanticidio di bambine e di omicidio di feti femminili a Vellore. È l’iniziativa lanciata dal governo del Tamil Nadu, nel Sud dell’India, in risposta ad un recente caso di cronaca, in cui una coppia è stata arrestata in seguito alla morte della loro figlia.
Secondo la polizia distrettuale della città il 28enne Jeeva e la moglie Dayana, di 20 anni, originari del villaggio di Yeliur, nel distretto di Vellore sono stati fermati il 6 settembre scorso per aver presumibilmente avvelenato la bambina. Ad avviare l’inchiesta la denuncia presentata da Saravanan, il padre di Dayana e nonno della vittima, che si è rivolto alla locale caserma di polizia (Sho) di Veppankulam, dopo essersi insospettito sulle cause del decesso.
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Interpellato da AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro del Comitato per la vita umana dell’arcidiocesi di Delhi (Ahlc) e già membro della Pontificia accademia per la vita, plaude all’iniziativa perché è «urgente» promuovere «valore e dignità» delle donne fin dal concepimento.
Ricordando che la Chiesa l’8 settembre celebra il compleanno di Maria, madre di Gesù, egli sottolinea una volta di più l’importanza di contrastare pratiche diffuse come «infanticidio femminile e ferticidio». E ribadisce la contrarietà ai test di determinazione del sesso e gli aborti selettivi, auspicando «un cambiamento nelle coscienze» del Paese, valorizzando programmi di tutela e protezione come il «Cradle Baby Scheme» del Tamil Nadu per i bambini abbandonati.
L’ultima vicenda di cronaca è emersa grazie alla coraggiosa denuncia del nonno della piccola vittima, non convinto dal racconto della figlia secondo cui la neonata sarebbe morta dopo aver perso sangue dal naso e dalle orecchie. In seguito alle indagini, i genitori hanno ammesso di averla uccisa perché «si aspettavano che il secondo figlio fosse un maschio». Ora le forze dell’ordine hanno predisposto la formazione di una unità speciale, chiamata a indagare su tutti i casi di morte di bambine piccole registrati nell’ultimo anno nello Stato.
In passato si sono verificati diversi casi di morte di feti o di infanticidi femminili nel distretto di Vellore. Secondo le statistiche, almeno uno o due decessi per ingestione di latte (secondo la versione ufficiale) e tutti riguardavano bambine.
L’amministrazione distrettuale aveva già inviato una missiva agli ufficiali medici perché considerassero le seconde figlie come «neonati ad alto rischio» e da seguire ogni settimana per almeno un mese. Le autorità hanno anche dato direttiva a tutti gli ospedali di monitorare i progressi delle partorienti e di inviare una squadra composta da infermiere e tecnici del villaggio per controllare delle bambine.
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Il dipartimento medico dello Stato ha anche intensificato l’applicazione della legge sulle tecniche diagnostiche pre-concezionali e prenatali (PCPNDT) del 1994 per cercare di arginare i feticidi femminili.
A questo si aggiunge il giro di vite sui centri di screening illegali che venivano utilizzati per l’identificazione del sesso.
Un paio di anni fa, nel distretto di Tiruvannamalai, sempre nel Tamil Nadu, sono stati chiusi ben 22 di questi centri. Dopo che la polizia di Vellore ha registrato un caso di infanticidio femminile contro Jeeva e Dayana, la squadra speciale di polizia controllerà infine i casi di aborti e interruzioni mediche di gravidanza (MTP) dell’ultimo anno in ogni distretto.
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Alimentazione
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Maternità
Neonato abbandonato sugli scogli, rintracciata la madre. I giornali parlano, ovviamente, di «degrado»
Domenica scorsa un neonato è stato trovato morto dentro uno zaino abbandonato sugli scogli di Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria. Il bambino – di sesso maschile, a differenza delle prime indiscrezioni che parlavano di una femmina – aveva ancora il cordone ombelicale attaccato.
Il cadavere del bimbo era stato trovato ieri da alcuni pescatori della zona. Secondo quanto riportato da ReggioToday, «il colore scuro della pelle, probabilmente dovuto al trauma del parto, insieme alla placenta e al cordone ombelicale ancora attaccati, hanno tratto in inganno i primi soccorritori».
Oggi i giornali nazionali insistono tutti, come in un’excusatio non petita, che la persona individuata, una ragazzina di 13 anni, è di nazionalità italiana. La giovane madre è stata trovata e ricoverata in ospedale a causa di una setticemia. Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano sarebbe «accompagnata dalla madre e da un’altra familiare, oltre che dalle forze di polizia».
Il parto sembra essere avvenuto lo scorso fine settimana, ma nessun dettaglio della vicenda sembra chiaro. Gli investigatori e gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sui dettagli del caso, che si svolge in un contesto di «grave degrado».
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L’autopsia disposta per oggi presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria servirà a capire se la morte del neonato è anteriore all’abbandono sugli scogli.
Le indagini, coordinate fra gli altri dal PM Giuseppe Creazzo – già noto come procuratore di Firenze ai tempi di Renzi – sono volte a «ricostruire l’intero quadro delle responsabilità già nelle prossime ore quando sperano di rispondere a un’altra delega della Procura: se la decisione di abbandonare il neonato è stata assunta solo dalla minorenne (che non è imputabile) o se quest’ultima è stata condizionata da qualcuno più grande di lei che l’ha costretta a non recarsi in ospedale quando è arrivato il momento del parto», scrive Il Fatto. «Con le dovute cautele, gli investigatori stanno cercando di capire chi è il padre del neonato e se la gravidanza sia stata il frutto di una violenza. Una risposta che, vista l’età della madre, sembra scontata e non fa che confermare il contesto degradato in cui le vittime sono due: il neonato e la ragazzina».
Curioso: due mesi fa aveva scritto un articolo intitolato «Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?». Oggi vediamo l’automatismo pavloviano realizzarsi ancora: feto morto, e i giornali a ripetere «degrado», «disagio», «contesto degradato».
Notiamo inoltre che si tratta di un caso piuttosto raro: molto spesso non sentiamo dai giornali che si è identificata la madre di un feto trovato nel cassonetto, un grande classico degli ultimi decenni, sulla cui vera dinamica Renovatio 21 ha iniziato avanzare qualche dubbio.
Parimenti, non hanno mai padre e madre rintracciati, né indagine approfondite, i feti che qui e là vengono trovati in barattoli abbandonati o semisepolti in giro per l’Italia, in specie in aree verdi.
Né abbiamo saputo dai giornali chi erano le madri di quei tanti feti trovati in un barile in quel capannone di Granarolo, fuori Bologna: si è detto che sarebbero appartenuti ad un ente universitario, e qualcuno può considerare il mistero risolto così. Noi mica tanto: da dove venivano quei bambini? Perché i loro cadaveri venivano stivati in quel modo?
Domande per fatti che, a differenza di questo dramma reggino, spariscono immediatamente dalle cronache.
Due mesi fa Renovatio 21 aveva scritto un articolo intitolato «un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?» Ora il «disagio sociale» davanti ad un feto morto è gridato in prima pagina.
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Immagine screenshot da YouTube
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