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Geopolitica

La fondazione di George Clooney vuole arrestare i giornalisti russi

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L’organizzazione co-fondata dal divo di Hollywood George Clooney ha dichiarato aperta la caccia ai giornalisti russi, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. Lo riporta la testata governativa russa RT.

 

La dichiarazione arriva dopo che è stato rivelato che la Clooney Foundation for Justice (CFJ) ha spinto per mandati di arresto segreti per personaggi dei media russi.

 

Il celeberrimo attore e cineasta insieme alla moglie, l’avvocato per i diritti umani Amal Clooney, hanno fondato il CFJ nel 2016 con l’obiettivo di «combattere l’ingiustizia sistemica contro le comunità vulnerabili» in tutto il mondo, secondo la dichiarazione di intenti dell’ente.

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Dal 2022, un progetto della fondazione chiamato The Docket spinge per il perseguimento dei cosiddetti «propagandisti russi», sostenendo che i media di Mosca sono complici di un supposto «incitamento al genocidio» in Ucraina. La direttrice legale del Docket, Anna Neistat, ha affermato che la sua squadra sta «documentando i crimini russi» e presentando casi ai pubblici ministeri in vari paesi, scrive RT.

 

La Neistat, che è di origine sovietica e in precedenza ha lavorato presso Amnesty International e Human Rights Watch, ha dichiarato la settimana scorsa a Voice of America, realtà mediatica finanziata dallo Stato americano, di non voler identificare i «propagandisti» per nome perché la sua squadra vuole che i pubblici ministeri emettano mandati di arresto a sorpresa.

 

«Non vogliamo che queste persone sappiano dei mandati. Al contrario, vogliamo che si rechino in altri paesi e lì vengano arrestati», avrebbe dichiarato, secondo quanto riportato dalla testata russa.

 

Nel corso della sua carriera la Neistat ha condotto indagini in Siria, Afghanistan e Cecenia russa. Ha anche coperto la questione del colpo di Stato sostenuto dall’Occidente a Kiev – il cosiddetto golpe di Maidan del 2014 – e, a seguire, le ostilità nel Donbass. Dopo l’inizio del conflitto su vasta scala in Ucraina nel 2022, avrebbe affermato che questo tipo di lavoro è diventato una «priorità» e una questione «personale», scrive RT.

 

Le osservazioni della dirigente della Fondazione Clooney sono state accolte con favore dagli alti funzionari ucraini. Andrey Yermak, capo dello staff di Vladimir Zelens’kyj, ha definito i commenti «molto importanti» e ha affermato che erano in linea con gli obiettivi di Kiev di sanzionare «i propagandisti russi».

 

In un post su Telegram venerdì, la Zakharova ha osservato, con la consueta caustica sagacia, che uno degli obiettivi dichiarati della fondazione è la protezione dei giornalisti. «A quanto pare, la protezione dei giornalisti – nel modo in cui la intendono i Clooney – li perseguita attraverso procedimenti penali motivati ​​politicamente ed etnicamente», ha scritto la portavoce degli Esteri del Cremlino.

 

«Non è un segreto che la russofobia paga bene in Occidente. A quanto pare, questi due specialisti di pubbliche relazioni sono pronti a tutto per soldi. Ecco perché hanno deciso di intraprendere un safari giudiziario prendendo di mira i giornalisti russi», ha tuonato la Zakharova.

 

«Abbiamo capito molto bene sia Clooney che la sua organizzazione», ha continuato Zakharova. «Pertanto, vorremmo invitarli a impegnarsi in un aiuto reale ai giornalisti e ottenere un elenco dei cittadini che sono morti a Bucha».

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Bucha, un sobborgo settentrionale di Kiev, è stato sotto il controllo delle truppe russe fino alla fine di marzo 2022, quando si sono ritirate come «gesto di buona volontà» verso l’Ucraina mentre i colloqui di pace continuavano a Istanbul. Il governo ucraino ha affermato di aver trovato lì centinaia di civili morti il ​​1° aprile, dopo che le forze di Kiev erano entrate nella città, e ha citato il «massacro» per interrompere i negoziati.

 

«Immagina, George, che fino ad oggi nessuno sappia esattamente chi i media occidentali – comprese la CNN e la BBC – hanno mostrato mentre giaceva per le strade di Bucha. Pubblicate la lista [dei loro nomi] e salvate i giornalisti occidentali dal disonore storico», ha dichiarato la portavoce della diplomazia russa. «Sarebbe impagabile. Fino ad allora, hai un prezzo da pagare».

 

Mosca ha accusato le truppe ucraine di prendere di mira deliberatamente i giornalisti russi che si occupavano del conflitto tra i due Paesi. Ad aprile, Semyon Yeryomin, che lavorava per il quotidiano Izvestia, è stato ucciso da un drone kamikaze ucraino. Altre vittime includono i corrispondenti di guerra Rostislav Zhuravlev e Boris Maksudov, entrambi uccisi nel 2023.

 

Clooney ha in seguito minimizzato le affermazioni secondo cui la fondazione fondata con la moglie Amal sta pianificando di cercare l’arresto di «propagandisti russi».

 

«Qualcuno nella nostra fondazione ha parlato male», si legge in un breve messaggio diffuso lunedì sui social della fondazione e attribuito a Clooney.

 

«Noi della Fondazione Clooney non perseguiremmo mai i giornalisti, anche se non fossimo d’accordo con loro», ha aggiunto l’attore, dopo aver notato che suo padre, Nick, lavora nei media. «Abbiamo una lunga esperienza nella protezione dei giornalisti».

 

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha liquidato il team legale di The Docket definendolo «pazzo» per aver preso di mira i giornalisti. La crociata lanciata dalla Clooney Foundation for Justice per arrestare i reporter russi è scandalosa e oltrepassa ogni confine, ha detto il Peskov.

 

«Suggerisco che i giornalisti russi chiedano a questi pazzi come giustificano tutto ciò», ha dichiarato lo scorso venerdì in un’intervista all’agenzia di stampa russa TASS.

 

Vasilij Piskarev, capo della commissione della Duma di Stato per l’ingerenza straniera negli affari interni, ha dichiarato che la Russia non lascerà senza risposta le azioni dell’ente del Clooney, aggiungendo che i parlamentari russi prenderanno in considerazione la possibilità di etichettare la ONG come «indesiderabile», una mossa che essenzialmente vieterebbe le operazioni nel Paese.

 

Mosca ha negato le accuse legate alla commissione di crimini di guerra in Ucraina. Come gli Stati Uniti, la Russia non riconosce l’autorità legale della Corte Penale Internazionale.

 

La fondazione ha rivelato il mese scorso che la moglie di Clooney, Amal, un’avvocatessa libanese-britannica per i diritti umani, faceva parte di un comitato legale internazionale che aveva raccomandato alla Corte Penale Internazionale di imporre accuse di crimini di guerra contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della difesa Yoav Gallant, così come tre leader del gruppo militante palestinese Hamas, in relazione al conflitto a Gaza.

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Come riportato da Renovatio 21, Biden avrebbe recentemente snobbato l’impegno con Zelens’kyj in Svizzera per il ridicolo «vertice di pace» (senza la Russia!) per essere presente ad un evento di raccolta fondi dei Clooney, temendo di perdere il loro appoggio in vista delle elezioni di novembre a causa del suo sostegno allo Stato Ebraico nella catastrofe di Gaza.

 

Significative, sorprendenti frizioni tra Clooney e Mosca si sono avute anche in altri occasioni.

 

Come riportato da Renovatio 21, nell’estate 2023 Clooney chiese di sanzionare e perseguire il gruppo Wagner in un’editoriale apparso sul settimanale The Economist.

 

Assieme allo scrittore John Pendergast, che in passato ha fatto parte del Consiglio Nazionale della Sicurezza USA sotto Clinton, Clooney ha detto che ci sarebbe «una opportunità senza precedenti» per contrastare l’influenza russa in Africa, che, come noto, passa per la Wagner.

 

Nel suo articolo per il giornale dei Rothschild – house organ del neoliberismo e della globalizzazione secondo Washington consensus – il Clooney scrive come il gruppo di Prigozhin sia per Mosca una delle «iniziative di politica estera di maggior successo nell’ultimo decennio» nonché un’«atrocità».

 

Quello che i media descrivevano come l’ex compagno della velina Elisabetta Canalis descrive la Wagner come «un virus» e sostiene che la sua presenza africana continuerà. Tuttavia, il periodo di transizione può essere utilizzato dalle Nazioni occidentali per «agire sia contro l’operazione che contro il suo ideatore».

 

«Dovrebbero creare una coalizione ad hoc mirata a smantellare l’impero commerciale del gruppo, basandosi sulle lezioni tratte da sforzi simili incentrati sullo Stato Islamico e su al-Qaeda», suggerì sull’Economist il testimonial del caffè in capsule.

 

George Clooney, attore e cineasta di cui è difficile ricordare un ruolo in un film di preciso che non sia quello del dottore brizzolato e sciupafemmine nella serie nosocomiale E.R., più che per le profonde capacità geopolitiche, è noto per il suo inscalfibile status di divo.

 

Uomo dalla vita privata chiacchierata (negli anni 2000 Brad Pitt disse che avrebbe sposato l’allora compagna Angelina Jolie «quando George Clooney sposerà il suo boyfriend»; probabilmente scherzava), in Italia è noto per avere, come tanti ricchi russi, una casa sul Lago di Como, che ora ha messo in affitto per matrimoni e quant’altro alla modica cifra di 30 mila euro ad evento.

 

Il padre di Clooney, Nick, nel 2004 ha tentato di correre per un seggio da deputato democratico del Kentucky al Congresso USA, fallendo. Padre e figli nei primi anni 2000 sono stati coinvolti in operazioni umanitarie riguardanti il Darfur, le cui tensioni portarono alla secessione dal Sudan della nuova entità statale detta Sud Sudan.

 

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Immagine di Glyn Lowe via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution 2.0 Generic;immagine tagliata

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Geopolitica

«Crimine contro l’umanità di sterminio»: commissione ONU contro Israele. Vari Paesi sanzionano ministri dello Stato Ebraico

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La Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati ha pubblicato un rapporto di 19 pagine che dichiara le forze israeliane colpevoli di crimini di guerra, tra cui attacchi diretti contro civili e omicidi volontari, negli attacchi contro strutture scolastiche che hanno causato vittime civili.   «Uccidendo civili che si riparavano in scuole e siti religiosi, le forze di sicurezza israeliane hanno commesso il crimine contro l’umanità di sterminio. Sebbene la distruzione di beni culturali, comprese le strutture scolastiche, non costituisca di per sé un atto genocida, le prove di tale condotta possono comunque dedurre l’intento genocida di distruggere un gruppo protetto» scrive il rapporto.   «Israele ha annientato il sistema educativo di Gaza e distrutto oltre la metà di tutti i siti religiosi e culturali della Striscia di Gaza».

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La commissione è stata istituita dalle Nazioni Unite per indagare sulle violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati da Israele.   La commissione, composta da tre membri, ha affermato che gli attacchi israeliani «hanno preso di mira siti religiosi che fungevano da luoghi di rifugio, uccidendo centinaia di persone, tra cui donne e bambini».   Il presidente della Commissione, Navi Pillay, un giudice sudafricano di alto rango, ha dichiarato in una dichiarazione allegata al rapporto: «stiamo assistendo a sempre più segnali che Israele stia conducendo una campagna concertata per cancellare la vita palestinese a Gaza (…) I bambini di Gaza hanno perso la loro infanzia. Sono costretti a preoccuparsi della sopravvivenza tra attacchi, incertezza, fame e condizioni di vita subumane».   Il rapporto si concentra sugli orrori a Gaza, ma la sua missione include anche la Cisgiordania. Lì ha rilevato che Israele aveva «fatto poco» per affrontare gli attacchi contro i civili nei territori palestinesi occupati nel loro complesso, compresa Gerusalemme Est, e in Israele stesso, affermando che lo Stato Ebraico non aveva a sufficienza prevenuto e perseguito le operazioni dei coloni ebrei in Cisgiordania, i quali «hanno intenzionalmente preso di mira strutture scolastiche e studenti per terrorizzare le comunità (palestinesi) e costringerle ad abbandonare le loro case».   Piuttosto, le autorità israeliane hanno in alcuni casi arrestato insegnanti e studenti israeliani e palestinesi che avevano «espresso preoccupazione o solidarietà con la popolazione civile di Gaza». La Commissione ha esortato il governo israeliano a cessare gli attacchi alle istituzioni culturali, religiose ed educative, a «porre immediatamente fine all’occupazione illegale del territorio palestinese» e a cessare ogni attività di insediamento.   Viene affermato che il governo del Primo Ministro Benjamin Netanyahu dovrebbe conformarsi pienamente alle misure provvisorie disposte dalla Corte Internazionale di Giustizia. La Corte ha ordinato a Israele di «prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio contro la popolazione di Gaza» e di consentire il passaggio di tutti gli aiuti umanitari.  
  Nel frattempo vari governi mondiali stanno reagendo al disastro continuo a Gaza.   «Oggi, i ministri degli Esteri di Australia, Canada, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito hanno annunciato sanzioni e altre misure nei confronti di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich per aver incitato alla violenza contro i palestinesi in Cisgiordania», si legge in una dichiarazione rilasciata il 10 giugno.   I cinque Paesi denunciano la violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania, di cui si sono registrati quasi 2.000 casi confermati dall’inizio dello scorso anno, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite.   «Siamo fermamente impegnati nella soluzione dei due stati e continueremo a lavorare con i nostri partner per la sua attuazione», si legge nella dichiarazione. «È l’unico modo per garantire sicurezza e dignità a israeliani e palestinesi e assicurare una stabilità a lungo termine nella regione, ma è messo a repentaglio dalla violenza dei coloni estremisti e dall’espansione degli insediamenti».   Concentrandosi specificamente sui due ministri sionisti estremisti, la dichiarazione afferma che «Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno incitato alla violenza estremista e a gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi. La retorica estremista che promuove lo sfollamento forzato dei palestinesi e la creazione di nuovi insediamenti israeliani è spaventosa e pericolosa. Queste azioni sono inaccettabili. Abbiamo ampiamente interpellato il governo israeliano su questo tema, eppure i violenti continuano ad agire con incoraggiamento e impunità. Per questo motivo abbiamo intrapreso questa azione ora: per assicurare i responsabili alle loro responsabilità. Il governo israeliano deve rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e lo esortiamo ad adottare misure significative per porre fine alla retorica estremista, violenta ed espansionista».

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Questa azione giunge una settimana prima della conferenza ONU sulla soluzione dei due Stati, che si terrà dal 17 al 20 giugno. Gli Stati Uniti hanno condannato le sanzioni in un comunicato stampa del Segretario di Stato Marco Rubio, che afferma: «queste sanzioni non promuovono gli sforzi guidati dagli Stati Uniti per raggiungere un cessate il fuoco, riportare a casa tutti gli ostaggi e porre fine alla guerra».   «Gli Stati Uniti sollecitano la revoca delle sanzioni e si schierano fianco a fianco con Israele» dichiara Rubio.   Come riportato da Renovatio 21i nelle scorse ore Israele ha ulteriormente alzato la posta in gioco attaccando direttamente Teheran e uccidendo alti vertici dei Pasdaran.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International  
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Geopolitica

Il presidente del Senato messicano chiede agli immigrati clandestini di riprendersi un terzo del territorio USA

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Martedì, il presidente del Senato messicano ha proposto di costruire un muro all’interno degli Stati Uniti e di riprendersi i territori americani che quasi 200 anni fa appartenevano al Messico.

 

Il commento arriva un mese dopo che la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha minacciato di «mobilitare» i cittadini messicani residenti negli Stati Uniti se verrà approvata una tassa proposta del 3,5% sulle rimesse dei non cittadini (denaro inviato ai familiari residenti in Messico).

 

Gerardo Fernández Noroña, presidente del Senato messicano, mostrò una mappa del Messico del 1830 e affermò che molte zone di quella che oggi è l’America sono la «patria» degli immigrati clandestini messicani.

 

«Costruiremo il muro e lo pagheremo. Ma lo faremo secondo la mappa del Messico del 1830… I messicani si erano insediati in questi territori prima degli Stati Uniti. I messicani che vivono lì vivono in quella che è sempre stata la loro patria», ha detto.

 

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Noroña ha affermato inoltre che il Messico era stato «spogliato» delle sue terre nel 1846 e ha chiesto come il governo americano potesse osare dire che avrebbe «liberato» Los Angeles mentre erano in corso violente rivolte. In realtà, la vittoria degli Stati Uniti nella guerra contro il Messico fu la ragione per cui il Messico perse i territori.

 

Il politico ha continuato ad accusare l’amministrazione Trump di violare «la dignità dei migranti», confondendo gli immigrati con gli immigrati illegali.

 

A maggio, il presidente Sheinbaum ha discusso della potenziale tassa statunitense sulle rimesse dei «migranti» messicani, affermando: «se necessario, ci mobiliteremo. Non vogliamo tasse sulle rimesse dei nostri connazionali. Dagli Stati Uniti al Messico».

 

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Il senatore repubblicano del Missouri Eric Schmittha risposto alla minaccia suggerendo di aumentare l’imposta al 15%.

 

La retorica del governo messicano sta già alimentando il fuoco negli Stati Uniti, poiché mercoledì, in una conferenza stampa tenuta dal capo della polizia di San Antonio, William McManus, è stata rivelata una protesta «Riprendiamoci l’Alamo» programmata per mercoledì sera.

 

Sabato si terranno in tutta l’America manifestazioni anti-Trump, con gruppi goscisti e ONG che organizzeranno le manifestazioni dette «No Kings» in tutti gli Stati Uniti.

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Geopolitica

Israele ha attaccato l’Iran. Khamenei promette «severe punizioni»

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Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato venerdì che l’aeronautica militare israeliana ha condotto un attacco «preventivo» in Iran.   I media iraniani hanno riferito di esplosioni a Teheran e di intercettazioni di missili.   È stata dichiarata la situazione di emergenza in tutto Israele. «A seguito dell’attacco preventivo dello Stato di Israele contro l’Iran, è previsto nell’immediato futuro un attacco missilistico e con droni contro lo Stato di Israele e la sua popolazione civile», ha affermato il Katz.   Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato che i loro caccia hanno colpito decine di obiettivi in ​​tutto l’Iran, tra cui installazioni militari e un impianto di arricchimento nucleare a Natanz. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che l’obiettivo dell’operazione era impedire all’Iran di acquisire la capacità di sviluppare armi nucleari.   Secondo i media iraniani, tra le vittime ci sono Hossein Salami, comandante del Corpo d’élite delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell’Iran, il vice capo di stato maggiore dell’esercito Gholam Ali Rashid e gli scienziati nucleari Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoon Abbasi.  

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«Pochi istanti fa, Israele ha lanciato l’Operazione “Leone nascente”, un’operazione militare mirata per contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele. L’operazione continuerà per tutti i giorni necessari a rimuovere questa minaccia» ha dichiarato il premier dello Stato Giudaico Beniamino Netanyahu in un videomessaggio.  

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L’attacco arriva dopo settimane di tensioni latenti in seguito al fallimento dei negoziati sul programma nucleare iraniano. Il mese scorso, diverse testate giornalistiche avevano riportato che Israele aveva discusso con gli Stati Uniti di possibili attacchi contro i siti nucleari iraniani.   Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente accusato Teheran di «rallentare» i negoziati e ha ribadito che il suo obiettivo è il completo smantellamento del programma nucleare iraniano. L’Iran ha negato di voler sviluppare armi nucleari, sostenendo che le sue attività nucleari sono esclusivamente a fini civili.   L’Iran risponderà agli attacchi israeliani sul suo territorio, ha dichiarato venerdì la Guida Suprema Ali Khamenei, confermando che nell’attacco sono rimasti uccisi alcuni comandanti di alto rango.   In una dichiarazione rilasciata venerdì mattina, Khamenei ha avvertito che Israele «dovrebbe aspettarsi punizioni severe», accusando l’esercito dello Stato di Israele di aver colpito zone residenziali, ma ha anche riconosciuto che «diversi comandanti e scienziati» sono stati uccisi.   Lo Stato maggiore delle forze armate iraniane ha descritto l’attacco come una «palese aggressione» e ha promesso una risposta «schiacciante».   L’attacco è avvenuto pochi giorni prima del sesto round di colloqui nucleari tra Stati Uniti e Iran, previsto per domenica in Oman. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente accusato Teheran di «rallentare» i negoziati dopo che i round precedenti non erano riusciti a raggiungere una svolta. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha sottolineato che Washington non è coinvolta negli attacchi israeliani.   L’Iran ha negato di voler acquisire armi nucleari, sostenendo invece il proprio diritto a condurre ricerche nucleari per scopi civili.   Diversi target di alto profilo sarebbero stati colpiti nell’attacco.   Secondo quanto riportato da diverse agenzie di stampa locali, il maggiore generale Hossein Salami, comandante del Corpo d’élite delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell’Iran, è stato ucciso nel raid dello Stato Ebraico.   Secondo quanto riportato da Press TV, tra le vittime figura anche il vice capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il generale di divisione Gholam Ali Rashid, insieme agli scienziati nucleari Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoon Abbasi.

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I funzionari iraniani non hanno rilasciato dichiarazioni su vittime o danni sul terreno. Tuttavia, i media locali hanno riferito che alcuni civili sono stati uccisi durante attacchi contro aree residenziali a Teheran.   Come riportato da Renovatio 21, l’attacco israeliano era nell’aria da settimane. Due mesi fa il presidente americano Trumpo aveva bocciato il piano di Israele di incursione contro Teheran.   All’inizio di quest’anno, Israele avrebbe proposto «una vasta campagna di bombardamenti» per distruggere gli impianti nucleari iraniani, secondo il New York Times, ma Trump si è rifiutato di sostenerla, optando invece per la diplomazia. Da allora, secondo Reuters, lo Stato Ebraico sta prendendo in considerazione un «attacco più limitato» che richiederebbe un supporto minimo da parte degli Stati Uniti.   Come riportato da Renovatio 21, secondo quanto riferito il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva respinto la proposta israeliana di attacchi «estensivi», optando invece per la diplomazia.   Come riportato da Renovatio 21, a novembre funzionari dello Stato Giudaico avevano rivelato che un sito nucleare segreto sarebbe stato distrutto negli attacchi all’Iran due mesi fa.   Mesi fa alcuni funzionari militari al Times of Israel avevano dichiarato che l’aeronautica militare israeliana si stava preparando per «potenziali attacchi» alle strutture nucleari iraniane.   Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica AIEA), Rafael Grossi, aveva messo in guardia Israele dal prendere di mira gli impianti nucleari iraniani, poiché ciò è proibito dal diritto internazionale e potrebbe avere conseguenze disastrose per l’intera regione. Le tensioni atomiche tra iraniani e israeliani erano sensibili ancora due anni fa quando il Grossi aveva visitato Israele.

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Ancora nel 2022, Netanyahu rivendicava il diritto di attaccare le strutture nucleari dell’Iran. Lo scorso mese esperti militari americani hanno offerto un’analisi per cui Israele non avrebbe la capacità militare di distruggere il programma nucleare iraniano – un lavoro che dovrebbe fare, quindi, l’aviazione USA.   Come riportato da Renovatio 21, l’Iran aveva provocato lo Stato Ebraico, avvertendo di sapere dove sono nascoste le sue armi nucleari.   Scosse sismiche in territorio persiano mesi fa avevano fatto pensare a possibili esperimenti nucleari segreti da parte della Repubblica Islamica.   Secondo analisti militari, Israele non avrebbe le capacità tecniche di portare avanti   

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