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Il cantante dei Kiss contro gli antivaccinisti: «Se sei disposto a camminare in mezzo a noi non vaccinato, sei un nemico»
Il bassista e cantante dell’un tempo celebre gruppo musicale Kiss Gene Simmons ha definito «nemici» color che rifiutano il vaccino.
«Se sei disposto a camminare tra noi non vaccinato, sei un nemico», ha detto mercoledì il membro dei Kiss in un’intervista al sito TalkShopLive.
«Non mi importa delle tue convinzioni politiche», ha detto il Simmons mentre discuteva dell’annullamento delle date del tour all’inizio di quest’anno e quando lui e il compagno di band, Paul Stanley, sono risultati positivi al coronavirus dopo essere stati vaccinati.
«Non ti è permesso infettare nessuno solo perché pensi di avere diritti che sono deliranti»
«Non ti è permesso infettare nessuno solo perché pensi di avere diritti che sono deliranti», ha detto il settantaduenne, proseguendo con una serie di fruste similitudini.
«Non hai il diritto di passare con il semaforo rosso, in realtà il governo ha il diritto di dirti di fermarti», ha continuato.
«Se ti dicono che non puoi fumare in un edificio, non puoi fumare in un edificio. E non è perché vogliono toglierti i diritti, è perché il resto di noi lo odia. Non vogliamo annusare il tuo fumo».
«Non voglio prendere la tua malattia», ha aggiunto Simmons, senza spiegare cosa abbia in realtà da temere, visto che il «salvifico siero» dovrebbe renderlo immune al COVID.
Ma il rocker dalla «lingua lunga» rimarca convinto delle sue idee:
«Non voglio prendere la tua malattia»
«Non voglio rischiare la mia vita solo perché vuoi passare con il semaforo rosso. Tutta questa idea, questa idea delirante e malvagia che puoi fare quello che vuoi e che il resto del mondo sia dannato è davvero terribile».
«Per l’amor di Dio, se ho intenzione di sbadigliare in tua presenza, mi metterò la mano davanti alla bocca. Sbadigliare non è un’azione che mette in pericolo di vita. Il tuo COVID potrebbe essere un pericolo di vita e non voglio prenderlo».
Non pago della serqua di stereotipi fatti piovere sulla povera gente dalla pedana della celebrità, in un discorso di qualunquismo contro la politica, è arrivato a teorizzare «l’umanesimo e l’umanità sono ciò di cui tutti dovremmo preoccuparci. Ama il tuo prossimo come te stesso», ha detto Simmons, uno strano riferimento cristiano per un cittadino israeliano figlio di ebrei ungheresi – Gene Simmons in realtà è nato ad Haifa con il nome di Chaim Weitz.
Simmons ha letteralmente liquidato tutti quelli che non sono concordi con lui come «terrapiattisti»
Citando il presunto bilancio mondale delle vittime stilato dalla John Hopkins University, Simmons ha paragonato i negazionisti del coronavirus alla «gente della Flat Earth Society» – cioè ha letteralmente liquidato tutti quelli che non sono concordi con lui come «terrapiattisti».
Oramai della cosiddetta ribellione del rock’n’roll non è rimasto più nulla; certo è che il Simmons ha dimenticato i ribelli anni Settanta dove la loro carriera era fatto non solo di musica, ma anche di vita sregolata fino agli eccessi, di risse, di incidenti e financo di rischi mortali correlati a tutta la macchina organizzativa del tour.
Forse a quel tempo, data la giovane età, vi sentivate davvero ribelli nell’essere pacchiani e strafottenti – come del resto ne danno puntuale testimonianza i 4 membri storici della vostra crew Oreckinto, Smalling, Munroe e Campise in bel libro denso di aneddoti – ma oggi siete ridotti a questo, ad essere totalmente allineati a un sistema che non consente contraddittorio.
Ma se il rock è morto, il blues vive nelle parole di vera ribellione al sistema pandemico di Eric Clapton e Van Morrison.
Immagine di Tilly antoine via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
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«Brokeback Mountain», il film con i cowboy gay vietato in Russia
L’organismo di controllo dei media russo, Roskomnadzor, ha bloccato diversi siti web che ospitavano copie pirata del melodramma premio Oscar del 2005 I segreti di Brokeback Mountain, incentrato sulla storia d’amore tra due cowboy gay.
Il dramma è stato diretto dal grande cineasta americano-taiwanese Ang Lee, che vede come protagonisti il compianto attore australiano vincitore del premio Oscar Heath Ledger e il meno carismatico Jake Gyllenhaal, è ambientato nello Wyoming degli anni Sessanta e racconta la storia di due cowboy che si legano sentimentalmente e pure carnalmente – da notare che Brokeback si traduce impudicamente in «dietro rotto».
Il film è stato descritto come il «primo western gay» e ha vinto numerosi premi alla sua uscita nel 2005, tra cui gli Oscar per il miglior regista, la migliore sceneggiatura non originale e la migliore colonna sonora.
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In seguito all’adozione di una nuova legge russa che vieta la propaganda LGBT, che ha introdotto pesanti multe per le violazioni, il Roskomnadzor ha pubblicato un elenco di film e serie TV che dovrebbero essere vietati nel Paese per ottemperare alla nuova legislazione.
Brokeback Mountain era tra i film sulla lista nera e successivamente è stato rimosso da tutti i servizi ufficiali di streaming video.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso, la Corte Suprema della Russia ha anche messo fuori legge il «movimento pubblico internazionale LGBT» e lo ha definito un «gruppo estremista», accusandolo di seminare «discordia sociale e religiosa» nel Paese.
A marzo, il Servizio federale di monitoraggio finanziario della Russia ha ampliato la sua designazione di persone e organizzazioni ritenute coinvolte in attività estremiste o terroristiche, includendo il «movimento LGBT» e le sue «unità strutturali».
Nel frattempo, il presidente russo Vladimiro Putin ha chiarito che le autorità non hanno alcun problema con ciò che i membri della comunità gay fanno nella loro vita personale, purché «non lo ostentino» in pubblico e non coinvolgano bambini.
Il Putin è anche espresso contro la promozione di «relazioni sessuali non tradizionali» come parte di un’iniziativa per promuovere i «valori della famiglia» iniziata durante il suo terzo mandato presidenziale all’inizio del 2010.
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Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre, interrogato sul tema dal regista serbo Emir Kusturica 9° Forum internazionale della cultura a San Pietroburgo, Putin aveva espresso parole di favore rispetto al diritto all’espressione artistica delle minoranze, inclusa quella omosessuale.
Kusturica chiesto a Putin se la sua opinione sui temi LGBTQ diventasse un requisito obbligatorio per vincere alcuni concorsi cinematografici in Occidente.
«Sì, in effetti, vediamo che in vari concorsi nei paesi occidentali, per vincere qualcosa, devi raccontare, scrivere o mostrare la vita delle minoranze sessuali, dei transgender e dei trasformatori [sic] – con molti nomi diversi per loro», ha affermato il presidente russo.
«Ma ti dirò una cosa inaspettata. Anche loro – questi argomenti e queste persone – hanno il diritto di vincere, mostrare e raccontare, perché anche questo fa parte della società. Questo è anche ciò con cui vivono le persone. È brutto se vincono semplicemente ogni tipo di competizione, non serve a niente».
Il presidente ha sottolineato che «l’uguaglianza» dovrebbe essere un principio universale, anche nei concorsi culturali.
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«Il Signore degli Anelli»: il capolavoro di Tolkien settant’anni dopo
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Netflix accusata di «aver ferito i sentimenti nazionali» degli indiani
Nuova Delhi ha accusato il colosso statunitense dello streaming Netflix di aver ferito i sentimenti nazionali dopo che ai terroristi musulmani sono stati dati nomi indù in una nuova serie TV, scatenando indignazione in tutto il Paese.
La controversia è scoppiata dopo la recente uscita di IC 814 – The Kandahar Hijack, diretto da Anubhav Sinha. La trama è basata sul dirottamento del volo Indian Airlines 814 del 1999 da parte del gruppo terroristico pakistano Harkat-ul-Mujahideen.
Secondo una dichiarazione del Ministero dell’Interno indiano del 1999, i dirottatori si rivolgevano l’un l’altro con «Capo», «Dottore», «Burger», «Bhola» e «Shankar». Gli stessi nomi sono stati adottati dalla serie Netflix, nonostante il fatto che i veri nomi dei terroristi siano ora noti: Ibrahim Athar, Shahid Akhtar Sayed, Sunny Ahmed Qazi, Mistri Zahoor Ibrahim e Shakir.
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Subito dopo l’uscita della serie, il 29 agosto, i social media sono stati inondati di richieste di boicottaggio sia della serie che della piattaforma di streaming a causa della rappresentazione dei dirottatori.
Secondo i media indiani, il Ministero dell’Informazione e della Radiodiffusione ha convocato la responsabile dei contenuti di Netflix India, Monika Shergill, per chiedere spiegazioni sulla controversia. «Nessuno dovrebbe giocare con i sentimenti del Paese, i sentimenti dovrebbero essere rispettati. Non siamo così liberali», ha affermato un funzionario, secondo il New Indian Express.
L’agenzia di stampa ANI ha riferito, citando fonti del governo indiano, che le autorità stanno prendendo la questione «molto seriamente» e il gigante dello streaming ha anche «garantito» che tutti i contenuti futuri saranno sensibili ai sentimenti nazionali.
Il volo Indian Airlines 814, che volava da Kathmandu, Nepal a Delhi, fu dirottato il 24 dicembre 1999 da cinque uomini dopo essere entrato nello spazio aereo indiano.
L’aereo fu dirottato a Kandahar, nell’Afghanistan governato dai talebani. I dirottatori volevano ottenere il rilascio di tre terroristi legati al Pakistan, Ahmed Omar Saeed Sheikh, Masood Azhar e Mushtaq Ahmed Zargar, e Nuova Delhi acconsentì a rilasciarli.
«I dirottatori dell’IC-814 erano terroristi temuti, che hanno acquisito alias per nascondere le loro identità musulmane», ha scritto Amit Malviya, un importante leader del Bharatiya Janata Party (BJP), su X. Distorcendo i loro nomi, ha affermato Malviya, il regista ha legittimato il loro intento criminale. «Decenni dopo, la gente penserà che gli indù abbiano dirottato l’IC-814», ha scritto.
«Cosa impedisce al governo di Narendra Modi [di arrestare] sia lo scrittore che il regista della controversa serie web?» ha commentato un utente X sotto il post di Malviya. L’hashtag #BoycottNetflix ha iniziato a essere di tendenza su X in mezzo alle proteste.
Gli attivisti indù si erano precedentemente offesi in relazione a un film in lingua tamil su Netflix intitolato Annapoorani: The Goddess of Food per la sua presunta promozione del matrimonio interreligioso tra indù e musulmani. Netflix ha rimosso il film in tutto il mondo dopo che l’attivista per i diritti indù Ramesh Solanki e il gruppo di destra Vishva Hindu Paris avevano presentato un rapporto di prima informazione (FIR) contro la società di streaming e i registi.
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In seguito alle proteste, Netflix ha aggiornato martedì il disclaimer della serie. «A beneficio del pubblico che non ha familiarità con il dirottamento del volo Indian Airlines 814 del 1999, il disclaimer di apertura è stato aggiornato per includere i nomi reali e in codice dei dirottatori», ha affermato la piattaforma in una dichiarazione.
Secondo Business Standard, l’India sarebbe diventata il secondo mercato più grande per Netflix in termini di nuovi abbonati paganti aggiunti nel secondo trimestre del 2024.
Una situazione non troppo dissimile, sia pur a parti invertite, era capitata alla versione italiana del film vincitore di otto premi Oscar The Millionaire (2008). In una sequenza di un pogrom contro la baraccopoli, un errore di traduzione poteva lasciare pensare gli spettatori che gli assalitori fossero musulmani, quando invece si trattava di estremisti indù. Dopo la protesta dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), la casa di distribuzione porse scuse ufficiali, e il dialogo fu quindi rettificato nella versione DVD del film e in quelle trasmesse in TV.
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