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Geopolitica

Il papa bacia la bandiera ucraina della centuria del golpe di Maidan

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Come riportato dai giornali, papa Francesco durante l’udienza del mercoledì ha dedicato la sua attenzione alla questione Ucraina.

 

Ad un certo punto dell’incontro, il pontefice ha srotolato una bandiera ucraina, dicendo con tono grave e solenne:

 

«Ieri, proprio da Bucha, mi hanno portato questa bandiera… Questa bandiera viene dalla guerra. Proprio da quella città martoriata, Bucha».

 

Il Vaticano, quindi, sembrerebbe sposare la tesi ucraino-americana del massacro ad opera dei russi.

 

«Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina  anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, come il massacro di Bucha» ha detto il papa regnante, che ha continuato parlando di «crudeltà sempre più orrende compiute anche contro civili, donne e bambini inermi… Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al cielo e implora: si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione».

 

«Anche qui – ha detto Bergoglio – ci sono alcuni bambini ucraini che ci accompagnano. Salutiamoli e preghiamo insieme con loro… Questi bambini sono dovuti fuggire e arrivare a una terra strana… Questo è uno dei frutti della guerra, non dimentichiamolo. E non dimentichiamo il popolo ucraino… È duro essere sradicato dalla propria terra per una guerra».

 

Tuttavia, vogliamo concentrarci su un dettaglio. La bandiera mostrata in mondovisione dal pontefice, che egli diceva di provenire da Bucha, era segnata con delle scritte. Un simbolo cruciforme più delle parole in cirillico: «Kosats’ka Sotnja Maidanu».

 

Cioè, la «Centuria Cosacca di Maidan». Maidan, come noto, è il nome della piazza di Kiev dove tra, scontri e morti ammazzati (con l’opera di misteriosi cecchini che spararono dai tetti), fu l’epicentro della «Rivoluzione della Dignità», ossia il golpe contro il governo del presidente Janukovic, considerato filorusso.

 

La «centuria» («sotnja») corrisponde ad un termine che nelle lingue slave corrisponde a unità combattenti da cento uomini.  In piazza Maidan, le forze di opposizioni vollero definirsi «centurie».

 

A quanto ci dice un esperto, la «Centuria Cosacca del Maidan è una unità che ha preso parte agli scontri a Kiev nel 2013-2014». La bandiera di Bucha esposta in sacra mondovisione dal papa sembra essere la loro.

 


Incredibilmente, nessuno dei giornali milionari, con i loro vaticanisti, si è chiesto cosa vi fosse scritto su quel drappo.

 

La cosa non è di poco conto: perché, per aggiungere al simbolismo, il papa quella bandiera la ha baciata.

 

Bergoglio baciava una bandiera consegnata da un’unità paramilitare che inneggia al colpo di Stato del 2014? Un golpe che peraltro, ricordiamolo, ebbe le sue violenze e i suoi morti, e da cui è scaturito, tra nazisti e oligarchi sempre più corrotti, il caso che ha portato la situazione attuale…

 

 

Il Bergoglio si rende conto di quanto questo possa rappresentare un sacro endorsement di una delle due parti in campo, sin nella sua base più violenta e controversa?

 

Sapeva quel che faceva?

 

Ce lo siamo chiesti anche dinanzi alla bizzarra consacrazione alla Madonna di qualche settimana fa, che comprendeva la Russia più l’Ucraina più l’umanità: insomma tutto meno che ciò che era stato demandato da Nostra Signora a Fatima, peraltro mai citata – nonostante le voci per cui a volerne parlare con il romano pontefice, una diecina anni fa, sarebbe stato lo stesso Putin…

 

A questo punto, è lecito aspettarsi dalla Santa Sede una visita a Zelenskyj, in chiara funzione antirussa: un gesto di rischio da Bergoglio, che gli genererebbe l’attenzione che cerca, non diversamente dalla pericolosa visita in Iraq di dicembre 2021, quella con il primo volo al mondo totalmente vaccinato.

 

In questo caso, ci sarebbe da temere moltissimo: un attacco al papa in terra ucraina, non sarebbe per caso l’innesco più definitivo della Terza Guerra Mondiale, verso cui Zelenskyj e i falchi USA ci stanno trascinando senza pietà?

 

Riuscite a vedere il possibile disegno? Chiedetevi: cui prodest

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

Geopolitica

Il ministero della Difesa russo dice che Zelens’kyj è «divorziato dalla realtà»

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Il ministro della Difesa russo ha affermato mercoledì che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky o è «divorziato dalla realtà» dopo essere stato ingannato dai suoi comandanti militari, oppure sta intenzionalmente mentendo alla propria nazione.

 

La critica è scaturita in risposta alle dichiarazioni dello Zelens’kyj sulla situazione a Kupjansk, dove egli sosteneva che le truppe di Mosca fossero state respinte. L’esercito russo ha sostenuto il contrario.

 

«Il capo del regime di Kiev è completamente estraneo alla realtà e, dopo aver ascoltato rapporti falsi dal [comandante in capo delle forze armate Aleksandr] Syrsky, non ha alcun controllo sulla situazione operativa sul terreno», si legge nella nota russa.

 

«In alternativa, è consapevole della situazione disperata e della vera posizione delle forze armate ucraine a Kupyansk. Per questo cerca di continuare a occultare la verità al popolo ucraino e ai suoi sponsor occidentali, a costo della morte ignobile di migliaia di soldati ucraini.»

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Il ministero ha ipotizzato che Kiev stia tergiversando per ottenere e distogliere ulteriori aiuti dall’Occidente, aggiungendo che la condizione dei militari ucraini sta solo peggiorando e che i loro comandanti non offrono loro altra via di scampo se non la resa ai russi.

 

Zelens’kyj aveva in precedenza dichiarato che la presenza militare russa vicino a Kupyansk si limitava a sole 60 truppe e che l’esercito ucraino aveva un piano per completare un «colpo» nella zona, di cui si era rifiutato di rivelare i dettagli.

 

Il governo ucraino ha respinto le notizie russe secondo cui le sue forze sarebbero accerchiate in due settori specifici del fronte, con oltre 10.000 soldati intrappolati. La settimana scorsa Kiev ha schierato unità d’élite vicino a Krasnoarmijs’k (nota in Ucraina nel 2016 come Pokrovsk), che avrebbero subito gravi perdite nel tentativo di consolidare le posizioni.

 

A fine ottobre, il presidente russo Vladimir Putin aveva evidenziato la situazione critica degli ucraini nei pressi di Kupjansk e Krasnoarmijs’k , invitando Kiev ad accettare la resa onorevole delle truppe assediate.

 

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La polizia fa irruzione in una discoteca in Ucraina per una canzone russa

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Secondo i media locali, la polizia ha perquisito nel fine settimana una discoteca nella città portuale ucraina di Odessa, dopo la segnalazione della riproduzione di una canzone in lingua russa e del fatto che numerosi ospiti la stessero cantando in coro.   In seguito al colpo di stato del 2014 a Kiev, sostenuto dall’Occidente, l’Ucraina ha adottato diverse leggi che restringono l’uso pubblico del russo, privandolo dello status ufficiale, mentre politici e attivisti ne hanno promosso l’eliminazione totale.   Un video dell’esibizione, diffuso da Strana.ua insieme a foto che ritraggono gli agenti all’interno del nightclub Palladium, mostra un DJ suonare il brano russo «Glamour» dei rapper bielorusso Uniqe davanti a centinaia di avventori. Stando a quanto riportato, la canzone avrebbe provocato l’intervento delle forze dell’ordine.  

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Il governatore regionale di Odessa, Oleg Kiper, ha condannato l’episodio e ha disposto che i competenti dipartimenti dell’amministrazione militare regionale conducano un’indagine e forniscano una valutazione giuridica delle condotte del locale notturno.   «Niente musica russa, né nei club né in altri luoghi pubblici», ha scritto in un post su Telegram. «Odessa è una città ucraina. Per chiunque se ne fosse dimenticato, questo è un promemoria».   Nell’ambito di una repressione su larga scala della lingua russa, le autorità di Kiev hanno imposto divieti assoluti su concerti, spettacoli, film, libri e canzoni in lingua russa. Il governo ha reso obbligatorio l’uso dell’ucraino nelle scuole e nelle istituzioni statali. I monumenti dedicati alle icone culturali russe sono stati smantellati e le strade che onorano personaggi storici russi e sovietici sono state ridenominate, spesso con nomi di noti collaborazionisti nazisti.   Anche Odessa, dove il russo rimane la prima lingua per molte persone, ha assistito a un’ondata di rimozioni di monumenti, tra cui lo smantellamento di un busto del poeta Aleksandr Pushkin, installato nel 1889 e dichiarato patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO.   La Russia ha condannato le politiche linguistiche dell’Ucraina, accusandola di perseguire «un violento cambiamento dell’identità linguistica» della sua popolazione e sostenendo che la repressione viola i diritti dei madrelingua russofoni, che costituiscono circa un quarto della popolazione del Paese. Ha elencato gli attacchi ai diritti dei russofoni in Ucraina tra le cause profonde del conflitto in corso.   Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa Odessa fu teatro di una petizione che chiedeva al presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di commemorare l’attore pornografico americano gay Billy Herrington sostituendo quella dell’imperatrice russa Caterina la Grande, cioè la fondatrice della città stessa.  

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Geopolitica

Orban: Tusk ha trasformato la Polonia in vassallo di Bruxelles

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Secondo il primo ministro ungherese Vittorio Orban, il leader polacco Donald Tusk ha trasformato il suo paese in un «vassallo di Bruxelles» ed è diventato «uno dei più rumorosi guerrafondai» d’Europa, nonostante la crescente stanchezza dei polacchi nei confronti del conflitto in Ucraina.

 

Sabato Orban ha pubblicato queste dichiarazioni su X, sostenendo che la retorica bellicosa di Tusk sul conflitto era un tentativo di distrarre i polacchi dai problemi interni.

 

«È diventato uno dei più rumorosi guerrafondai d’Europa, eppure la sua politica di guerra sta fallendo: l’Ucraina sta esaurendo i fondi europei e il popolo polacco è stanco della guerra», ha scritto l’Orban. «Non può cambiare rotta perché ha trasformato la Polonia in un vassallo di Bruxelles».

 

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All’inizio della settimana, Tusk si è scagliato contro Orban durante un’intervista televisiva, sostenendo che per il primo ministro ungherese «Bruxelles, la democrazia e uno stato di diritto trasparente sono un problema».

 

Secondo un sondaggio pubblicato lunedì dall’emittente pubblica TVP, oltre la metà dei polacchi disapprovava l’operato di Tusk come primo ministro. Con la sua popolarità in calo, la sua coalizione ha perso le elezioni presidenziali di inizio anno contro il conservatore Karol Nawrocki, sostenuto dal partito di opposizione PiS.

 

Nonostante il crescente sentimento anti-ucraino in patria, Tusk ha esortato i membri dell’UE a continuare a finanziare Kiev con tutti i mezzi necessari. «Dobbiamo riconoscere che questa è la nostra guerra», ha dichiarato a un forum sulla sicurezza a Varsavia a settembre.

 

Orban ha a lungo sfidato l’UE sul suo sostegno militare all’Ucraina, rifiutandosi di inviare armi e sostenendo che i «burocrati guerrafondai di Bruxelles» stanno trascinando Budapest in un conflitto totale con la Russia.

 

All’inizio di quest’anno, il blocco ha accelerato il suo rafforzamento militare, investendo massicciamente nella produzione congiunta di armi con l’Ucraina, citando la presunta minaccia della Russia, accuse che Mosca ha respinto.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni il ministro degli Esteri di Budapest Pietro Szijjarto aveva accusato Tusk di «difendere i terroristi» in seguito alla sua richiesta di sospendere le indagini tedesche sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream.

 

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