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I veterani francesi chiedono la trasparenza sull’Ucraina: nuovo pronunciamento nell’esercito di Parigi?

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Un gruppo di veterani francesi di alto rango ha chiesto un maggiore controllo sull’impegno militare del Paese in Ucraina.

 

In una lettera inviata ai presidenti di entrambe le camere del Parlamento, gli ex ufficiali hanno esortato i legislatori a tenere un dibattito formale sulle forniture di armi e sulla continua presenza di truppe francesi a sostegno degli sforzi bellici di Kiev.

 

La lettera, intitolata «Risoluzione dei cittadini», è stata pubblicata all’inizio di questa settimana su Place d’Armes, una piattaforma che consente ai militari in servizio e in congedo di esprimere opinioni sulla politica nazionale. Includeva un appello pubblico ai cittadini a firmare la risoluzione a loro sostegno.

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Gli autori hanno sostenuto che il coinvolgimento militare della Francia in Ucraina senza un mandato parlamentare e le consegne di armi senza un dibattito pubblico violano la Costituzione e il Codice penale francesi, affermando che dal 2022 non è stata fornita alcuna comunicazione chiara al Parlamento sulla possibile presenza di truppe francesi in Ucraina, nonostante l’obbligo legale di informare i legislatori di qualsiasi «intervento militare».

 

Nella lettera si sollecita il parlamento a pubblicare «tutte le informazioni» sulla presenza delle truppe sul Journal Officiel, la gazzetta ufficiale del paese, e a «organizzare un dibattito con votazione sulla continuazione di questo intervento» entro 15 giorni dal ricevimento della lettera.

 

Nel documento si sottolinea inoltre che il patto di sicurezza franco-ucraino firmato l’anno scorso, che includeva 3 miliardi di euro in aiuti e un sostegno militare pluriennale, non è stato ratificato dal Parlamento, nonostante la Costituzione richieda tale ratifica per i trattati che hanno importanti implicazioni finanziarie per lo Stato.

 

«La mancanza di una regolare ratifica parlamentare solleva la questione della legalità della fornitura di armi dalle riserve dell’esercito francese all’Ucraina per usarle contro la Russia, con la quale il nostro Paese non è in guerra», si legge nella lettera.

 

La lettera ha anche evidenziato le recenti dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron in merito al potenziale dispiegamento di truppe in Ucraina e alla condivisione delle capacità nucleari con i partner europei. Gli autori hanno sostenuto che tali decisioni richiedono un dibattito parlamentare per garantirne la legittimità.

 

Commentando la lettera, il presidente dell’associazione Place d’Armes, Jean-Pierre Fabre-Bernadac, ha dichiarato a Sud Radio che essa riflette la crescente preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo al coinvolgimento del Paese in Ucraina.

 

«È una favola? Esiste una realtà delle truppe francesi sul suolo ucraino? Questo sarà chiarito dall’Assemblea Nazionale e dal Senato», ha affermato. «L’esercito è al servizio della nazione. Non è al servizio di un uomo o di un regime».I l testo, dice, non è stato redatto dalla sua associazione, ma da professionisti militari, tra cui 26 ex generali dell’esercito.

 

I presidenti del Senato e dell’Assemblea Nazionale non hanno ancora risposto pubblicamente alla lettera, mentre i principali media francesi ne hanno ampiamente taciuto l’esistenza. Tuttavia, il documento è stato firmato da oltre 14.000 persone dalla sua pubblicazione.

 

 

Nonostante le numerose segnalazioni di truppe occidentali in Ucraina, i sostenitori di Kiev hanno evitato di confermare qualsiasi schieramento ufficiale. La Russia si è ripetutamente opposta alla presenza di forze occidentali, con qualsiasi pretesto, nella zona di combattimento, avvertendo che tale mossa sarebbe stata considerata un coinvolgimento diretto nel conflitto.

 

I tamburi di guerra contro la Russia – divenuto principale avversario di Parigi per l’Africa francofona – rullano da diverso tempo, e in maniera sempre più aperta.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il capo di stato maggiore dell’esercito francese, generale Pierre Schill, aveva dichiarato Francia è pronta ad affrontare qualunque sviluppo si svolga a livello internazionale ed è preparata per gli «impegni più duri» per proteggersi: in sostanza, stava dicendo che il Paese era pronto alla guerra. Erano i giorni in cui il presidente francese aveva ripetutamente rifiutato di escludere che truppe occidentali vengano inviate in Ucraina per aiutare Kiev nella sua lotta contro Mosca, che aveva descritto apertis verbis come un «avversario» di Parigi.

 

A ottobre 2024 il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu aveva parlato di «deterrenza convenzionale» in Ucraina. Il Lecornu aveva prima dichiarato che ««la minaccia più grande per la Francia (…) a parte i gruppi terroristici, è chiaramente la Federazione Russa».

 

Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina.

 

Gli stessi francesi, secondo un sondaggio, sono contrari all’idea di soldati schierati su territorio ucraino proposta da Macron, il quale, bizzarramente, aveva poi chiesto un cessate il fuoco per le Olimpiadi di Parigi.

 

Come riportato da Renovatio 21migliaia di soldati francesi andranno in Romania per simulazioni di combattimento contro la Russia la prossima primavera.

 

Quattro mesi fa il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha affermato che l’Ucraina potrebbe utilizzare missili francesi per attaccare obiettivi nel territorio russo riconosciuto a livello internazionale.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa vi era stato un enigmatico pronunciamento dei miltiari francesi riguardo la situazione interna della Francia: «la guerra civile si sta preparando e voi lo sapete perfettamente» avevano scritto dei soldati in una lettera a tutte le istituzioni che ripeteva in sostanza quanto già fatto poco prima da ufficiali in pensione.

 

«I vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane… sono migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti» scrivevano i militari.

 

«Afghanistan, Mali, Repubblica Centrafricana o altrove, molti di noi hanno subito il fuoco nemico. Alcuni lì hanno lasciato dei compagni. Hanno offerto la loro pelle per distruggere l’islamismo a cui state facendo concessioni sul nostro suolo (…) questa decadenza, la abbiamo vista in molti Paesi in crisi. Precede il crollo. Annuncia caos e violenza e, contrariamente a quanto voi affermate qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un “pronunciamento militare” ma da un’insurrezione civile».

 

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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

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Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix

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Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.   Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».   «I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.   Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.   Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver prioritizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia  
 
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Come Putin ha passato il suo 73° compleanno: simboli e significati

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Il presidente russo Vladimir Putin ha raccontato il significato della scelta di celebrare il suo 73° compleanno, lo scorso 7 ottobre, insieme ai militari nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di San Pietroburgo. Le sue parole sono arrivate durante la conferenza stampa del 10 ottobre a Dushanbe, capitale del Tagikistan, in risposta a una domanda del conduttore televisivo Pavel Zarubin.

 

Lo Zarubin ha ricordato che il capo del Cremlino aveva trascorso il suo compleanno «con i militari nella Cattedrale di Pietro e Paolo a San Pietroburgo, nel sepolcro con le tombe degli imperatori russi, a partire da Pietro il Grande». Poi ha chiesto: «Perché lì? E perché con i militari?»

 

Putin ha risposto offrendo quella che ha definito una lezione di storia e cultura russa, sottolineando il ruolo delle forze armate nel destino del Paese:
«penso che sia chiaro il motivo per cui ero con i militari. Perché il destino della Russia è in gran parte, è sempre esclusivamente nelle mani del popolo russo. E in questo momento, i nostri militari sono in primo piano, in prima linea, nel senso letterale e figurato del termine».

 

«Come avrete notato, ho incontrato i comandanti di tutti i nostri gruppi di forze attivi sulla linea di ingaggio. Li ho invitati alla cerimonia di Pietro e Paolo» ha spiegato il presidente della Federazione Russa. «Perché? Credo sia chiaro. Perché fu Pietro I a gettare le fondamenta essenziali dello Stato russo contemporaneo, comunque lo si voglia chiamare: Impero Russo o Unione Sovietica… Nel frattempo, i nostri militari in generale – comandanti, soldati e ufficiali sul campo – stanno, di fatto, difendendo ciò che Pietro I creò e ciò che i suoi successori continuarono a rafforzare… Cioè, quel giorno abbiamo reso omaggio a coloro che hanno dato un contributo unico e fondamentale alla fondazione del nostro Stato».

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Putin ha spiegato di aver poi proseguito la giornata con un aggiornamento operativo insieme ai comandanti. «Abbiamo avuto un incontro con i colleghi militari. Mi hanno riferito sulla situazione in ogni sezione del fronte, le sezioni di cui erano personalmente responsabili. Dopo l’incontro, abbiamo pranzato insieme, continuando, di fatto, la stessa conversazione in modo informale».

 

Alla domanda di Zarubin se i presenti gli avessero portato dei regali, Putin ha sorriso: «certo che sì. C’erano diversi regali a tema militare: statuette e libri. Eppure due di questi hanno un valore speciale. Uno dei comandanti mi ha dato due icone che i nostri soldati indossavano, e quelle icone hanno salvato loro la vita. Le icone erano segnate dai proiettili e i soldati me le hanno inviate in dono. Sono loro molto grato. Farò in modo di trovarle e parlare con loro. Anche ora, cogliendo l’occasione, vorrei trasmettere loro, tramite i media, le mie più sincere parole di gratitudine. E che il Signore li protegga come ha fatto prima».

 

Il Cremlino ha successivamente diffuso una galleria fotografica che mostra Putin, il ministro della Difesa Andrei Belousov, il capo dell’FSB Aleksandr Bortnikov e diversi comandanti militari durante la cerimonia religiosa nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dove è sepolto Pietro il Grande.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

 

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La Svezia farà scorta di cibo per la Terza Guerra Mondiale

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La Svezia ha dichiarato che tornerà ad accumulare scorte di cibo e prodotti agricoli per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda, motivando la decisione con quella che i funzionari descrivono come una crescente minaccia russa. Mosca ha smentito tali accuse, ribadendo di non rappresentare un pericolo per i Paesi della NATO o dell’UE.   Martedì, il Consiglio svedese per l’agricoltura ha annunciato la creazione di riserve di emergenza di cereali e altri beni essenziali per garantire ai cittadini l’accesso a cibo sufficiente «in caso di crisi grave e, nello scenario estremo, di guerra». Il governo ha destinato circa 57 milioni di dollari nel bilancio 2026 per finanziare l’iniziativa.   Secondo il ministro della Difesa civile Carl-Oskar Bohlin, i primi depositi saranno collocati nel nord del Paese, per la sua «importanza militare strategica» e il basso livello di autosufficienza cerealicola, sottolineando che «non c’è tempo da perdere».

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Le scorte saranno costituite tra il 2026 e il 2028, con l’obiettivo di assicurare riserve alimentari pari a 3.000 calorie giornaliere per persona in uno stato di massima allerta, come indicato dal Consiglio dell’Agricoltura.   Nel frattempo, i parlamentari della vicina Finlandia hanno annunciato che il prossimo mese condurranno esercitazioni segrete per prepararsi a operare in condizioni di guerra, citando anch’essi una presunta minaccia russa.   Mosca ha più volte denunciato quella che definisce un’isteria anti-russa e un allarmismo alimentato dai leader dell’Europa occidentale, sottolineando di non avere né motivazioni né intenzioni di intraprendere azioni ostili contro Paesi dell’UE o della NATO. I funzionari russi hanno definito tali accuse assurde, sostenendo che servono a giustificare bilanci militari gonfiati e la progressiva militarizzazione del blocco.   Intervenendo all’inizio di ottobre al Valdai Discussion Club, il presidente russo Vladimir Putin ha definito «sciocca» l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO nel 2023, aggiungendo che Mosca non ha mai avuto problemi con questi Paesi, con cui ha mantenuto a lungo relazioni amichevoli.   Putin ha osservato che i due Stati nordici «hanno perso i vantaggi del loro status di neutralità» entrando nel blocco guidato dagli Stati Uniti, una decisione che, a suo avviso, ha compromesso inutilmente la stabilità regionale senza rafforzare la loro sicurezza.   Come riportato da Renovatio 21, già a fine 2024 era emerso che Paesi nordici come Svezia e Finlandia avevano pubblicato informazioni in cui consigliano le loro popolazioni su come prepararsi a una possibile guerra o ad altre crisi inaspettate.   Sempre al termine dell’anno passato, un rapporto UE pubblicato dall’ex presidente finlandese Sauli Niinisto invitava i cittadini europei ad iniziare ad accumulare scorte di beni sufficienti per tre giorni, per essere pronti a fronteggiare potenziali disastri, tra cui un conflitto nucleare.   Negli ultimi anni vari Paesi hanno preparato iniziative per promuovere l’educazione alla sopravvivenza in caso di conflitto. Lo scorso aprile il popolare giornale londinese Daily Mail, che cita esperti di sicurezza anonimi aveva scritto che le famiglie britanniche dovrebbero preparare kit di sopravvivenza di emergenza da 72 ore per paura che la Russia possa sabotare le condutture energetiche della Gran Bretagna

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A marzo il governo francese ha annunciato di voler distribuire un «manuale di sopravvivenza» a ogni famiglia per preparare i cittadini ad eventi catastrofici, tra cui la guerra.   Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa la Polonia aveva avviato un programma di distribuzione di pastiglie di iodio ai soccorritori, a cominciare dai vigili del fuoco regionali (i quali a loro volta possono distribuirle alla popolazione generale) in caso di un possibile disastro radioattivo presso la più grande centrale nucleare d’Europa.   La Germania sta valutando di preparare alla guerra già i bambini delle scuole.  

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