Economia
Gazprom sospende l’invio di gas naturale nei Paesi Bassi
Il colosso energetico russo Gazprom ha annunciato di aver sospeso completamente le esportazioni di gas naturale verso i Paesi Bassi, perché si sono rifiutati di pagare in rubli.
«GasTerra non asi accorderà alle richieste di pagamento di Gazprom», ha affermato ieri in un comunicato GasTerra, società olandese, parzialmente di proprietà dello Stato, attiva nel commercio e nella fornitura di gas naturale a livello mondiale.
GasTerra è in parte di proprietà dello Stato olandese ed opera quindi per conto del governo.
Circa il 15% delle forniture di gas naturale del Paese proviene dalla Russia.
«La cessazione della fornitura da parte di Gazprom comporta che, da qui al 1 ottobre 2022, data di scadenza del contratto, non saranno consegnati circa 2 miliardi di m3 di gas contrattuale. GasTerra lo ha anticipato acquistando gas da altri fornitori» scrive il comunicato.
Anche la Danimarca potrebbe essere tagliata a breve: la danese Orsted ha respinto la richiesta di pagare in rubli e avverte che le sue forniture da Gazprom potrebbero essere tagliate.
Il presidente croato Zoran Milanovic ha commentato immaginando come il presidente russo Putin sorriderà davanti a questo ultimo round di sanzioni dell’UE contro la Russia, che includerebbe un embargo sulla maggior parte del petrolio spedito dalla Russia ai paesi europei.
«Puoi anche introdurre un embargo sul gas contro la Russia. Perché no?» il leader croato ha osservato in una conversazione con i giornalisti il 31 maggio, ha riferito TASS.
«Purtroppo le sanzioni non funzionano, forse, a un certo punto lo faranno. E il rublo non è sceso, la Russia non sente nulla di tutto ciò dal punto di vista finanziario, e quando lo farà, la guerra sarà finita. Il prezzo sarà pagato dai cittadini europei mentre Vladimir Putin sorriderà soddisfatto», ha spiegato il presidente Milanovic.
Il croato ha poi affermato che ci saranno altri clienti per il petrolio e il gas russo, soprattutto a causa dell’elevata domanda di prodotti energetici.
Come riportato da Renovatio 21, una società di ricerca norvegese ha recentemente calcolato che i prezzi del gas naturale liquefatto (GNL) potrebbero triplicare entro fine anno.
I Paesi più colpiti in Europa dal taglio del gas russo (per harakiri europeo) sono Italia e Germania.
Il governo di Berlino, che ha già avviato le procedure di emergenza energetica, sta resistendo alle pressioni da parte della grande industria, ma procede ostinato nella sua politica russofoba e suicida, che già ha causato blackout parziale del sistema ferroviario tedesco.
La cosa colpisce ancora di più considerando che il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck ha ammesso che un taglio immediato del gas russo potrebbe avere come conseguenza disordini civili in tutta la Germania.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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