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Militaria

Ucraina, TV USA cancella documentario che rivela che solo il «30%» degli «aiuti» militari occidentali arrivano a destinazione

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Il canale TV americano CBS News ha curiosamente cancellato un documentario in cui diceva di aver scoperto come solo il «30%» dell’assistenza militare inviata in Ucraina dai Paesi occidentali durante i primi mesi del conflitto con la Russia fosse effettivamente arrivata al fronte. Lo riporta la testata governativa russa Sputnik.

 

Il documentario «Arming Ukraine» («Armando l’Ucraina), il cui linko era stato diffuso sui social, è sparito: cliccando sul collegamento si viene riportati ad un umiliante «The page cannot be found» («Impossibile trovare la pagina»).

 

Qualcuno deve essersi arrabbiato, e deve aver alzato la cornetta.

 

Di fatto, la CBS News ha annunciato lunedì di aver «rimosso un tweet che promuoveva» il documento, ma a noi sembra che anche il documentario stesso sia sparito.

 


 

Di più: l’emittente ha pure assicurato, sulla base di non si sa quale dato, che da quando è stato filmato quel documentario ora desaparecido, il controllo sulle consegne di armi alle forze ucraine è migliorato.

 

«Inoltre, l’esercito americano ha confermato che l’addetto alla difesa, il generale di brigata Garrick M. Harmon, è arrivato a Kiev ad agosto per il controllo e il monitoraggio degli armamenti. Stiamo aggiornando il nostro documentario per riflettere queste nuove informazioni e trasmetterlo in un secondo momento», ha spiegato la rete.

 

Nel documentario, Jonas Ohman, CEO di Blue-Yellow, un gruppo con sede in Lituania coinvolto nella consegna di equipaggiamento militare in Ucraina, aveva detto al corrispondente di CBS News Adam Yamaguchi che solo un terzo delle decine di miliardi di dollari di supporto inviato in Ucraina dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della NATO stava raggiungendo l’esercito ucraino.

 

«Sai, tuta questa roba arriva al confine, e poi qualcosa succede… e forse il 30% raggiunge la sua destinazione finale» avrebbbe detto Ohman alla CBS.

 

L’Ohman aveva offerto suggerimenti su cosa succede al resto dell’attrezzatura, dicendo che «ci sono signori del potere, oligarchi, attori politici» che operano nel Paese.

 

L’amministratore delegato della società lituana ha anche offerto una nuova spiegazione del motivo per cui l’Occidente deve assicurarsi che l’Ucraina «vinca» nel conflitto con la Russia. «Se perdiamo la guerra, avremo un tipo di zona grigia, uno scenario di stato semi-fallito o qualcosa del genere. Se succederà – con molte risorse letali incagliate in un posto e poi perdi – allora devi affrontarne le conseguenze», ha detto oscuramente.

 

Viene in mente quanto preconizzato su Renovatio 21 mesi addietro: una «zona di barbarie» estesa a tutta l’Europa con veterani nazisti ucraini armati fino ai denti a farla da padroni.

 

Come riportato da Renovatio 21, era emerso poche settimane fa come lo stesso Pentagono non avesse idea di che fine facessero le armi una volta varcato il confine, con la certezza che in parte finiscano al mercato nero.

 

Il ramo arabo della testata russa Sputnik ha scoperto che grandi quantità di armi americane regalate a Kiev sono ora sul Dark Web.

 

Ancora prima, alcuni di questi armamenti erano spuntati fuori in Siria, nella zona ancora turbolenta, e infestata di terroristi islamisti, di Idlib.

 

La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova ha preconizzato come le armi occidentali regalate agli ucraini finiranno nelle mani dei terroristi operanti in Europa.

 

La stessa Europol ha dichiarato che le armi spedite in Ucraina come «aiuti» saranno da gruppi criminali nel prossimo futuro.

 

 

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Geopolitica

Macron dice che con l’Ucraina sconfitta i missili russi minacceranno la Francia. Crosetto parla di «spiralizzazione del conflitto»

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Una vittoria totale della Russia sull’Ucraina, nella quale l’intero paese venisse sconfitto, sarebbe dannosa per la sicurezza europea e della NATO, poiché potrebbe consentire a Mosca di piazzare missili alle porte dell’UE, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron.

 

Sabato, in un’intervista al quotidiano francese La Tribune, Macron, che notoriamente ha rifiutato di escludere l’invio di truppe occidentali in Ucraina, ha ancora una volta sostenuto una politica di «ambiguità strategica» nei confronti della Russia, sostenendo che l’idea chiave alla base di tale approccio è per proiettare forza «senza fornire troppi dettagli».

 

Descrivendo la Russia come «un avversario», il presidente francese ha sottolineato che stabilire «limiti a priori» sarebbe interpretato come debolezza. «Dobbiamo togliergli ogni visibilità, perché è ciò che crea la capacità di deterrenza», ha sostenuto.

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Macron ha inoltre sottolineato che l’Ucraina è fondamentale per la sicurezza della Francia perché si trova a soli 1.500 chilometri dai suoi confini. «Se la Russia vince, un secondo dopo, non ci sarà più alcuna sicurezza in Romania, Polonia, Lituania e nemmeno nel nostro Paese. La capacità e la portata dei missili balistici russi ci espongono tutti», ha affermato.

 

I commenti del presidente arrivano dopo che, il mese scorso, aveva suggerito che le nazioni occidentali «dovrebbero legittimamente chiedersi» se dovrebbero inviare truppe in Ucraina «se i russi dovessero sfondare la linea del fronte, e se ci fosse una richiesta ucraina».

 

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha risposto definendo la dichiarazione del Macron «molto importante e molto pericolosa», aggiungendo che è un’ulteriore testimonianza del coinvolgimento diretto di Parigi nel conflitto. Anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha avvertito che delle forze NATO «non rimarrà nulla» se verranno inviate in prima linea in Ucraina.

 

Alcune nazioni occidentali si sono espresse contro l’invio di truppe in Ucraina, compreso il Regno Unito, uno dei più convinti sostenitori di Kiev. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha insistito venerdì sul fatto che, mentre Londra continuerà a sostenere l’Ucraina, i soldati della NATO nel Paese «potrebbero costituire una pericolosa escalation».

 

Il presidente russo Vladimir Putin, tuttavia, ha ripetutamente respinto l’ipotesi secondo cui Mosca potrebbe attaccare la NATO come «una sciocchezza», affermando che il suo Paese non aveva alcun interesse a farlo.

 

Nel frattempo, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha attaccato Macron per i suoi commenti continui su possibili forze occidentali in Ucraina.

 

Crosetto ha affermato al Corriere della Sera che, se personalmente non può giudicare il presidente di un «Paese amico come la Francia», allo stesso tempo non riesce a comprendere « la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano la tensione».

 

Il ministro ha inoltre escluso la possibilità che l’Italia invii le proprie forze per intervenire direttamente nel conflitto ucraino, perché «a differenza di altri, noi abbiamo nel nostro ordinamento il divieto esplicito di interventi militari diretti, al di fuori di quanto previsto dalle leggi e dalla Costituzione». «Possiamo prevedere interventi armati solo su mandato internazionale, ad esempio in attuazione di una risoluzione dell’ONU» ha continuato il capo del Dicastero della Difesa.

 

«Quello ipotizzato in Ucraina non solo non rientrerebbe in questo caso, ma innescherebbe una ulteriore spiralizzazione del conflitto che non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini. Insomma, non esistono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto».

 

Anche il ministro degli Esteri dell’Ungheria – che è Paese NATO – Peter Szijjarto ha condannato le osservazioni del presidente francese, spiegando che se un membro della NATO «impegna truppe di terra, ci sarà uno scontro diretto NATO-Russia e sarà allora la Terza Guerra Mondiale».

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Il primo ministro della Slovacchia – pure nazione NATO – Robert Fico ha anche sottolineato che la NATO non ha alcuna giustificazione per inviare truppe in Ucraina perché il paese non è uno Stato membro e ha promesso che «nessun soldato slovacco metterà piede oltre il confine slovacco-ucraino».

 

Come riportato da Renovatio 21, le minacce francesi hanno invece trovato terreno fertile in Finlandia, Paese appena divenuto membro della NATO.

 

Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina. Putin ha sostenuto che truppe di Stati NATO già stanno operando sul fronte ucraino, e che l’Occidente sta flirtando con la guerra nucleare e la distruzione della civiltà.

 

Gli stessi francesi, secondo un sondaggio, sono contrari all’idea di soldati schierati su territorio ucraino proposta da Macron, il quale, bizzarramente, ha poi chiesto un cessate il fuoco per le Olimpiadi di Parigi della prossima estate.

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 Immagine di EU2017EE Estonian Presidency via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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Gli ucraini con l’HIV presteranno servizio nell’esercito

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Le persone affette da HIV, tubercolosi e cancro, così come alcune persone con dipendenze da sostanze, saranno costrette a prestare servizio nelle forze armate ucraine, secondo la nuova bozza di regole pubblicata venerdì dal ministero della Difesa di Kiev.   Le nuove regole eliminano lo status di «ammissibilità parziale», costringendo coloro che precedentemente erano qualificati come tali a frequentare una commissione medica militare per la rivalutazione, ha spiegato il ministero. Gli ufficiali militari decideranno se la salute dei recluti consentirà loro di prestare servizio in prima linea o di svolgere lavori meno impegnativi nelle retrovie.   Ad esempio, i malati di tubercolosi verranno respinti solo se presentano gravi danni ai polmoni e rappresentano una minaccia di infezione attiva. Alle persone con malattie attive meno gravi verrà ordinato di presentarsi per un nuovo esame entro sei mesi. A quelli ritenuti «clinicamente curati» verranno assegnati ruoli meno impegnativi, mentre i pazienti con “cambiamenti residui dopo una tubercolosi trattata” potranno essere inviati in prima linea.   Anche i malati di cancro e le persone sieropositive in remissione sono considerati idonei per alcune o tutte le posizioni militari secondo le nuove regole, a seconda della loro funzionalità.   Il ministero sta adottando lo stesso approccio nei confronti delle malattie mentali. Ritiene idonee a svolgere compiti non di combattimento le persone affette da episodi «rari» di schizofrenia o da una dipendenza da sostanze «lieve». I pazienti con disturbo da stress post-traumatico verranno completamente respinti solo se soffrono di problemi «gravi manifestati» e saranno temporaneamente interdetti dal servizio dopo aver subito un episodio recente.

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All’inizio di quest’anno, Zelens’kyj ha affermato che l’Ucraina aveva subito solo 31.000 morti tra i soldati nel conflitto con la Russia, una cifra che persino i media occidentali favorevoli a Kiev hanno definito un eufemismo.   L’esercito ucraino intende arruolare centinaia di migliaia di truppe aggiuntive, spiegando che i soldati esausti in prima linea devono ruotare e riposarsi. Nel redigere le riforme, i legislatori hanno considerato il diritto di dimettersi dall’esercito dopo un certo periodo di servizio. Il governo ha affermato che non ci sarà alcuna smobilitazione finché durerà il conflitto con la Russia.   Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha stimato venerdì che le vittime militari ucraine solo quest’anno hanno superato le 111.000, scrive il sito governativo russo RT.   Il reclutamento di sieropositivi, tubercolotici e malati di mente era già stato discusso dalla politica ucraina mesi fa.   Come riportato da Renovatio 21, a gennaio, per la prima volta dall’inizio del conflitto, il ministero della Difesa ha acquistato 50.000 uniformi femminili. Mesi fa era emerso che tutte le donne in Ucraina che hanno una formazione medica o farmaceutica sarebbero state obbligate a registrarsi presso l’esercito.   Al momento, la leva ucraina è risparmiati ai circensi, ma riguardo all’esclusione dei sacerdoti cattolici è in discussione.   Nel frattempo, decine di renitenti alla leva muoiono cercando di lasciare il Paese.

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Esplosioni in un’azienda di armi tedesca

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Un incendio ha avvolto uno stabilimento a Berlino appartenente al produttore tedesco di armi Diehl, hanno riferito i vigili del fuoco locali. L’azienda produce il sistema di difesa aerea IRIS-T, diverse unità delle quali il governo tedesco ha fornito all’Ucraina dalla fine del 2022. Lo riporta RT.

 

Venerdì, in un post su X, i vigili del fuoco di Berlino hanno riferito che «sta bruciando un edificio industriale in cui sono immagazzinati anche prodotti chimici» e che 190 persone erano state dispiegate sul posto. «I test sulla qualità dell’aria vengono condotti continuamente» nella zona, aggiunge il messaggio.

 

Dall’inizio dell’incendio, che dura da più di cinque ore, sono state osservate diverse grandi detonazioni all’interno della struttura. Un rappresentante dei vigili del fuoco ha dichiarato alla stampa che i soccorsi non sono ancora riusciti a riportare la situazione sotto controllo e che l’operazione dovrebbe durare fino a tarda notte.

 

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Il Berliner Zeitung ha riferito che l’impianto industriale aveva, tra gli altri materiali, una scorta di acido solforico e cianuro di rame. Secondo il giornale, citando i funzionari dei servizi di emergenza, livelli elevati di inquinamento sono stati rilevati finora solo nelle immediate vicinanze dell’edificio in fiamme.

 

In un post successivo su X, i vigili del fuoco hanno consigliato ai residenti di chiudere porte e finestre e di spegnere l’aria condizionata.

 

Anche il Berliner Zeitung ha citato un portavoce dei vigili del fuoco, secondo cui l’incendio ha interessato un’area di circa 2.000 metri quadrati. A causa delle sostanze chimiche pericolose all’interno dell’impianto, i vigili del fuoco non possono entrare nei locali e stanno spegnendo le fiamme dall’esterno.

 

Le autorità non hanno ad ora fornito dettagli sulle cause dell’incendio.

 

Il sito web di Diehl afferma che la società ha testato il primo prototipo del sistema di difesa aerea IRIS-T nel 1996, seguito dall’esercito tedesco e dagli eserciti di diverse altre nazioni.

 

 

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Immagine screenshot da Twitter

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