Epidemie
Perché è ora di riaprire scuole ed asili

Sono passati più di due mesi da quando le Regioni più colpite dall’emergenza COVID-19 hanno deciso di chiudere senza pietà tutti i servizi educativi: asili nido, scuole materne, scuole più in generale.
Dopo poco ha fatto seguito il Governo, chiudendo tutto, incluse le università.
Lo Stato e le Regioni, sostanzialmente, hanno scaricato la palla tutta addosso alla famiglie, che da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, si sono trovate con i figli a casa, abbandonate da tutti i servizi per i quali hanno sempre pagato le tasse che il nostro Paese affibbia al cittadino.
Lo Stato e le Regioni, sostanzialmente, hanno scaricato la palla tutta addosso alla famiglie, che da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, si sono trovate con i figli a casa, abbandonate da tutti i servizi per i quali hanno sempre pagato le tasse che il nostro Paese affibbia al cittadino
Non siamo certo dei fan della scuola pubblica, e nemmeno di quel modello di famiglia che la società moderna ha voluto creare, dove i genitori fanno figli (pochi) per piazzarli all’asilo quando ancora nemmeno camminano. Madri costrette a lavorare per pagare le rette dell’asilo: un discreto paradosso, insomma.
Allo stesso tempo non possiamo non vedere nelle decisioni prese a fine febbraio qualcosa di veramente ingiusto, perché non si è lasciato nemmeno il tempo alle famiglie lavoratrici di organizzarsi, né tanto meno si è offerto loro un aiuto, un supporto, qualcosa di alternativo per far fronte all’emergenza organizzativa.
In quel frangente certamente i dati disponibili erano pochi, e nello tsunami che stava travolgendo l’Italia nessuno, fra virologi e politici, ci aveva veramente capito qualcosa — e a dire il vero nemmeno adesso a quanto pare.
Non si è lasciato nemmeno il tempo alle famiglie lavoratrici di organizzarsi, né tanto meno si è offerto loro un aiuto
È però indubbio che il danno venutosi a creare non riguarda solo i genitori, ma anche e soprattutto i bambini, scaraventati in una dimensione piuttosto confusa e provandoli, fra chiusura di asili e quarantena forzata, di ogni spazio sociale. I bambini sono stati senza dubbio i veri dimenticati.
Nelle città ci sono creature rimaste chiuse in appartamento per più di due mesi. Se pensiamo poi ad un dato inconfutabile, ovvero alla mancanza di famiglie numerose e, quindi, di bambini sempre più soli, privi di fratellini o sorelline con cui giocare, o magari con divari di età che rendono difficile l’aggregazione nelle varie forme di gioco, la faccenda si fa ancora più drammatica.
Come recentemente ricordato, gli asili e le scuole chiudevano ex abrupto per evitare ogni spazio di pubblica aggregazione, mentre le RSA rimanevano indisturbatamente aperte senza alcun tipo di interesse o intervento pratico per evitare il peggio. Per quanto riguarda le seconde, sapevamo come sarebbe andata perché i dati mondiali parlavano già chiaro, fissando le percentuali di mortalità sopra gli ottant’anni oltre il 20% (dato al ribasso); per quanto riguarda i primi si sapeva ancora poco, ma ora si sa molto di più.
Gli asili e le scuole chiudevano ex abrupto per evitare ogni spazio di pubblica aggregazione, mentre le RSA rimanevano indisturbatamente aperte senza alcun tipo di interesse o intervento pratico per evitare il peggio
Per quanto si siano verificate nel mondo alcune morti di bambini infettati da SARS-CovV2, e per quanto i contagi non siano mancati, i dati complessivi sono certamente ottimistici. In Italia i neonati infettati sono stati poco più di 20, ad esempio, e tutti sono guariti senza grossi problemi. Lo stesso è valso per bambini più grandi.
Pensiamo agli studi condotti dal Dott. Andrea Crisanti presso Vo’ Euganeo, provincia di Padova, dal 21 febbraio scorso diventato il primo cluster di coronavirus in Veneto, dove tutta la popolazione è stata sottoposta al tampone naso-faringeo riuscendo così ad individuare anche i soggetti asintomatici, isolandoli ed arginando il contagio: il risultato di questi studi fatti sul campo hanno dimostrato che i bambini dagli 0 ai 10 anni non hanno contratto il virus:
«I bambini sotto i 10 anni, seppure conviventi con infettati in grado di infettare, non si infettano. E se sono negativi non infettano», afferma Crisanti.
«I bambini sotto i 10 anni, seppure conviventi con infettati in grado di infettare, non si infettano. E se sono negativi non infettano» afferma il dottor Crisanti.
Un altro studio a supporto della tesi di Crisanti è stato condotto in Francia, dove un bambino di nove anni, nonostante avesse contratto il COVID-19, non ha contagiato nessuno.
Il primo caso di coronavirus in Francia si verificò infatti a fine gennaio, nel comune di Contamines-Montjoie, un paese di un migliaia di abitanti a ridosso del Monte Bianco, in Alta Savoia. Steve Walsh, uomo d’affari di Hove, divenne il primo britannico a essere positivo al coronavirus dopo aver partecipato a una conferenza a Singapore nel gennaio scorso.
Walsh raggiunse gli amici in montagna, nello chalet di Contamines abitato da due famiglie: una residente nel paese, e un’altra venuta in vacanza dall’Inghilterra. In tre giorni, dal 25 al 28 gennaio, l’uomo contaminò 12 persone, tra le quali il bambino di nove anni che frequenta la scuola a Contamines e partecipa a corsi anche in altri istituti delle vicine Saint-Gervais e Thonon-Les-Bains.
In Francia, dove un bambino di nove anni, nonostante avesse contratto il COVID-19, non ha contagiato nessuno
Le autorità, attraverso un’indagine condotta da Public Health France, rivelarono che il bambino non trasmise a nessuno dei suoi fratelli né a chiunque altro sia entrato in contatto con lui il virus. Risalendo a tutti i contatti che il bambino aveva avuto in quel periodo, furono 172 le persone individuate e messe in quarantena a scopo preventivo e cautelativo. Nessuna di esse, però, risultò poi contagiata.
Il rapporto sull’indagine fu pubblicato su Clinical Infectious Diseases, dimostrando, attraverso vari test, come il bambino fosse stato infettato da Sars-Cov-2, il virus che causa Covid-19, e anche dall’influenza e da un comune virus del raffreddore. Mentre entrambi i suoi fratelli hanno preso le ultime due infezioni, ovvero influenza e rino-faringite, nessuno di loro contrasse il nCoV.
«Un bambino, co-infettato da altri virus respiratori, ha frequentato tre scuole mentre era sintomatico, ma non ha trasmesso il virus, suggerendo potenziali diverse dinamiche di trasmissione nei bambini», afferma Kostas Danis, un epidemiologo di Public Health France all’agenzia di stampa francese AFP.
«I bambini potrebbero non essere una fonte importante di trasmissione di questo nuovo virus»
I ricercatori francesi furono concordi nell’affermare che, poiché in genere i bambini presentano solo lievi sintomi, possono trasmettere il virus molto meno degli adulti infetti: «I bambini potrebbero non essere una fonte importante di trasmissione di questo nuovo virus».
La risposta immunitaria dei bambini è infatti nettamente diversa rispetto a quella di adulti e anziani, visto che i primi sono capaci di eliminare molto più rapidamente le infezioni, in particolare quelle nuove, e di presentare solo sintomi molto lievi, come si è potuto constatare nell’arco del picco epidemico anche qui in Italia.
Gli studi condotti sul caso dell’Alta Savoia sono gli stessi che hanno in qualche modo convinto Macron a riapparire dall’11 maggio le scuole dell’infanzia e le scuole primarie, seppur su base volontaria e a discrezione delle autorità locali.
Dietro a questa scelta c’è stata la spinta del professor Jean-François Delfraissy, presidente del Consiglio scientifico COVID-19 e stretto collaboratore di Macron per far fronte all’emergenza sanitaria. L’immunologo francese ribadiva già in tempi non sospetti che nessuna scuola in Francia sembrava essere stata fonte di focolaio circa l’infezione. Già quando chiuse le scuole in via precauzionale, Macron spiegò che sulla base delle conoscenze scientifiche presenti in quel periodo, i bambini non parevano essere soggetti in grado di ammalarsi gravemente, pur potendo essere potenziali untori.
Con il passare del tempo, e soprattutto dopo il caso Alta Savoia, anche questa convinzione venne accantonata, quantomeno in Francia.
La pneumo-pediatra Isabelle Sermet-Gaudelus dell’ospedale Necker di Parigi, rilasciando un’intervista al Figaro, dichiara che i bambini positivi al COVID erano pochissimi:
«Sappiamo che ci sono meno test positivi rispetto agli adulti nei bambini che vengono in ospedale».
«Sappiamo che ci sono meno test positivi rispetto agli adulti nei bambini che vengono in ospedale».
Attualmente ci sono altri 15 studi portati avanti in Francia ed effettuati sulla popolazione più giovane per capire come reagisce realmente al COVID-19, e per confermare o meno la nuova ipotesi sulla scarsa contagiosità dei bambini.
Probabilmente non solo i bambini presentano sintomi meno gravi, ma a quanto pare contraggono – e quindi trasmettono – il virus meno di quanto si potesse credere inizialmente
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda si situa anche uno studio cinese pubblicato il 24 febbraio scorso sul Journal of the American Medical Association, che si basa su circa 44.000 casi confermati COVID-19: fra questi i bambini contaminati di età inferiore a 10 anni sono meno dell’1%, e i giovani dai 10 ai 19 anni sono l’1%.
Da tutto questo si evince che probabilmente non solo i bambini presentano sintomi meno gravi, ma a quanto pare contraggono – e quindi trasmettono – il virus meno di quanto si potesse credere inizialmente.
Ecco un valido motivo, insieme a quello dettato dalle evidenze dei dati clinici che confermano un depotenziamento del virus, per riaprire subito asili, scuole, servizi educativi e ogni genere di parco giochi, cercando tuttalpiù soluzioni semplici affinché non si creino assembramenti da parti di adulti — quelli che, permetteteci di dire, non paiono essere affatto mancati a Milano per la solenne celebrazione del costosissimo ritorno a casa di Silvia Romano.
Cristiano Lugli
Epidemie
Il Congo dichiara una nuova epidemia di Ebola

Almeno 16 persone, tra cui quattro operatori sanitari, sono morte a causa di una nuova epidemia del mortale virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), hanno annunciato le autorità del paese dell’Africa centrale.
Finora sono stati segnalati 28 casi sospetti nella provincia di Kasai e i test di laboratorio hanno confermato il ceppo zairese della malattia, ha affermato giovedì il ministero della Salute congolese in una nota.
«Il tasso di mortalità è stimato al 57%, anche se le indagini e le analisi di laboratorio continuano a definire la situazione», ha affermato il ministero, aggiungendo che gli ultimi casi segnano la 16a epidemia registrata nella Repubblica Democratica del Congo.
Sostieni Renovatio 21
Il governo ha dichiarato di aver schierato squadre di risposta rapida, supportate da esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), per potenziare la sorveglianza epidemiologica e istituire strutture di triage e isolamento.
L’Ebola, una febbre emorragica altamente contagiosa, si diffonde attraverso il contatto diretto con fluidi corporei o tessuti infetti. I sintomi includono spesso febbre alta, affaticamento, mal di testa, mal di gola, vomito, diarrea, eruzioni cutanee ed emorragie interne o esterne.
Il Congo ha registrato l’ultima volta il virus nel 2022 nella provincia di Equateur, dopo una devastante epidemia tra il 2018 e il 2020 che ha ucciso quasi 2.300 persone. Il paese, attualmente alle prese con un conflitto armato nelle sue province orientali ricche di minerali, alimentato dal gruppo ribelle M23, ha anche sperimentato gravi epidemie negli ultimi mesi, che vanno da quelle descritte come «misteriose» al virus Mpox , precedentemente noto come vaiolo delle scimmie.
L’OMS ha dichiarato che consegnerà due tonnellate di forniture, tra cui dispositivi di protezione individuale, attrezzature per laboratori mobili e medicinali, per sostenere Kinshasa. Ha aggiunto che il Congo dispone di una scorta di trattamenti e di 2.000 dosi del vaccino Ervebo, che saranno inviate nel Kasai per vaccinare i contatti e gli operatori sanitari in prima linea.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di quest’anno, anche la vicina Uganda ha dichiarato una nuova epidemia di Ebola dopo che un’infermiera di 32 anni è morta per insufficienza multiorgano. L’OMS ha registrato 14 casi, di cui 12 confermati e due probabili, con quattro decessi.
Come riportato da Renovatio 21, la lotta in Congo tra le forze governative e i ribelli del gruppo M23 secondo molti sostenuto dal Ruanda, sta continuando in queste ore, con i ribelli ad accusare gli accordi di pace.
Aiuta Renovatio 21
Nel frattempo si consumano anche cruenti attacchi contro i villaggi cristiani, con diecine di morti.
Come riportato da Renovatio 21, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva lanciato un allarme secondo cui gli scontri in corso nella città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, potrebbero causare la fuga di campioni di Ebola e di altri agenti patogeni da un laboratorio.
Come riportato da Renovatio 21, dichiarazioni di allarme simili sono state lanciate due anni fa dall’OMS anche nel caso del conflitto in Sudan, con rischi riguardo a biolaboratori che, abbiamo appreso, sono siti pure lì.
A maggio 2024 era emerso che scienziati cinesi hanno progettato in un laboratorio un virus con elementi dell’Ebola che ha ucciso un gruppo di criceti.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di World Bank Photo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Armi biologiche
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio

Un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria suggerisce che il virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 mostra segni di «ingegneria deliberata» e che queste caratteristiche, tra cui la proteina spike presente anche nei vaccini mRNA contro il COVID-19, sono responsabili di danni alla salute diffusi a livello globale.
Lo studio, redatto da 11 esperti scientifici e legali, è stato pubblicato nell’edizione autunnale del Journal of American Physicians and Surgeons.
Gli autori sostengono che le caratteristiche artificiali del SARS-CoV-2 e dei vaccini mRNA contro il COVID-19 siano probabilmente il risultato di una controversa ricerca sull’acquisizione di funzione, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi biologiche. La ricerca sul guadagno di funzione, che aumenta la trasmissibilità o la virulenza dei virus, è spesso utilizzata nello sviluppo dei vaccini.Secondo il documento, la diffusione del COVID-19, seguita dalla distribuzione dei vaccini a mRNA, ha provocato danni alla salute senza precedenti, che vanno da «malattie autoimmuni e catastrofi cardiovascolari a complicazioni della gravidanza e tumori aggressivi».
«Lungi dall’essere benigni, questi vaccini hanno provocato danni profondi, sconvolgendo quasi tutti gli apparati del corpo umano e contribuendo a livelli di morbilità e mortalità senza precedenti», afferma il documento. Il dottor Andrew Zywiec, primario presso Zywiec & Porter, è l’autore principale dello studio. Ha affermato che lo studio rivela un «modello di danno troppo costante e pervasivo per essere liquidato come casuale». «La tossicità sistemica scatenata da questi interventi, che si manifesta sotto forma di malattie autoimmuni, devastazioni cardiovascolari, tumori aggressivi e danni riproduttivi catastrofici, rappresenta non solo un fallimento della salute pubblica, ma un profondo tradimento della fiducia» ha aggiunto. Joseph Sansone, Ph.D., uno psicoterapeuta che ha intentato una causa per vietare i vaccini a mRNA in Florida, ha affermato che l’articolo è «estremamente significativo» in quanto è «il primo articolo di una rivista peer-reviewed che afferma che sia il COVID che le iniezioni di COVID violano la Convenzione sulle armi biologiche e che sia il COVID-19 che le iniezioni di COVID sono armi biologiche».Il virus SARS-CoV-2 è «indicativo di manipolazione di laboratorio»
Secondo l’articolo, il virus SARS-CoV-2 «presenta molteplici caratteristiche genomiche indicative di manipolazione di laboratorio», tra cui il sito di scissione della furina, che «aumenta l’infettività» e che è «assente nei virus simili alla SARS presenti in natura».
Diverse altre caratteristiche del virus SARS-CoV-2 «migliorano l’evasione immunologica e la trasmissibilità tramite aerosol», rendendo il virus «insolitamente resistente… e cinque volte più stabile nell’aria» rispetto ad altri virus respiratori.«Queste caratteristiche combinate, insieme ai modelli di mutazione del virus, sono una forte prova che il SARS-CoV-2 non avrebbe potuto evolversi naturalmente», afferma il documento.
L’articolo cita due articoli di riviste scientifiche sottoposte a revisione paritaria, redatti da scienziati militari, che affermano che il SARS-CoV-2 contiene «prove di manipolazione» che rendono il virus un «patogeno attraente» per le sue caratteristiche, che ricordano quelle di un’arma biologica.
Queste manipolazioni «rappresentano una violazione della Convenzione sulle armi biologiche», sostiene il documento. Promulgata nel 1975, la convenzione «proibisce di fatto lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, il trasferimento, lo stoccaggio e l’uso di armi biologiche e tossiche». È stata firmata da quasi 200 Paesi.Un articolo accusa Fauci di aver deliberatamente nascosto le origini del SARS-CoV-2
Secondo il documento, la ricerca sull’acquisizione di funzione implica «tecniche di manipolazione virale» che possono portare allo sviluppo di agenti patogeni vietati dalla convenzione. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti, in particolare il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, guidato dal dottor Anthony Fauci fino al 2022, è da tempo coinvolto nella ricerca sul guadagno di funzione, «inclusa una collaborazione di lunga data tra istituzioni finanziate dagli Stati Uniti e il Wuhan Institute of Virology» in Cina. I sostenitori della «teoria della fuga dal laboratorio» sulle origini del SARS-CoV-2 sostengono che la ricerca sul guadagno di funzione nel laboratorio di Wuhan e una successiva fuga di notizie abbiano portato allo scoppio dell’epidemia globale di COVID-19, che è stata insabbiata. Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo dedicato al COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIA, l’FBI, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il Congresso degli Stati Uniti e diverse agenzie di Intelligence straniere hanno avallato questa teoria. Il documento fa riferimento al Progetto DEFUSE, una proposta presentata dall’EcoHealth Alliance e dagli scienziati di Wuhan alla Defense Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti nel 2018. Sebbene la proposta sia stata respinta, descriveva la creazione di coronavirus con caratteristiche che ne aumentavano l’infettività, tra cui il sito di scissione della furina. EcoHealth Alliance e il suo ex presidente, il dottor Peter Daszak, hanno collaborato con i ricercatori di Wuhan. L’anno scorso, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha sospeso tutti i finanziamenti per EcoHealth Alliance dopo aver scoperto che l’organizzazione non aveva monitorato adeguatamente gli esperimenti rischiosi sul coronavirus. Il documento afferma che Fauci e l’intelligence statunitense non hanno mai rivelato l’esistenza della ricerca. Al contrario, «hanno oscurato quella che è, di fatto, la prova dell’intenzione di produrre un virus molto simile a quello che ha causato la pandemia di COVID-19». L’articolo cita una teleconferenza del 1° febbraio 2020 con Fauci e importanti virologi, tra cui diversi coautori dell’ormai famigerato articolo «The proximal origin of SARS-CoV-2». L’articolo, che promuoveva l’origine naturale del COVID-19, è stato pubblicato su Nature Medicine nel marzo 2020. Sebbene diversi coautori di «Proximal Origin» abbiano espresso dubbi sul fatto che il SARS-CoV-2 si sia sviluppato naturalmente, Fauci «ha cercato di sopprimere» tali preoccupazioni durante la chiamata del 1° febbraio 2020. «Proximal Origin» è diventato uno degli articoli più citati del 2020, con oltre 6 milioni di accessi. Nel 2023, The Nation ha riportato che oltre 2.000 testate giornalistiche hanno citato l’articolo. Successivamente, il governo degli Stati Uniti, la comunità scientifica e i media hanno utilizzato il termine «origine prossimale» per promuovere la teoria «zoonotica» – o dell’origine naturale – dell’origine del SARS-CoV-2 e per screditare i sostenitori della «teoria della fuga di laboratorio». «L’occultamento deliberato di caratteristiche genomiche critiche ha ritardato la consapevolezza pubblica e gli sforzi di mitigazione della pandemia, consentendo potenzialmente una diffusione più ampia e un maggior numero di decessi», afferma il documento. A maggio, il presidente Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che ha sospeso la ricerca sul guadagno di funzione negli Stati Uniti per 120 giorni, in attesa dello sviluppo di un nuovo quadro normativo. Ha inoltre interrotto i finanziamenti statunitensi per tale ricerca in alcuni Paesi.La proteina Spike potrebbe causare danni irreversibili
Secondo gli autori dello studio, lo sviluppo del SARS-CoV-2 e delle caratteristiche del COVID-19 che presentano proprietà di acquisizione di funzione simili hanno causato danni significativi alla salute pubblica globale. Il documento fa riferimento alle statistiche del Defense Medical Epidemiology Database che mostrano un aumento significativo dell’incidenza di miocardite (151,4%), embolia polmonare (43,6%), disfunzione ovarica (34,9%), malattia ipertensiva (22,9%), sindrome di Guillain-Barré (14,9%), cancro esofageo (12,5%) e cancro al seno (7%) nel 2021, l’anno in cui i vaccini contro il COVID-19 sono stati distribuiti a livello globale. Ulteriori dati militari statunitensi citati nel documento mostrano «aumenti persistenti» di miocardite, cancro agli organi digestivi, cancro al cervello e altre lesioni tra il 2022 e il 2025. Anche i danni riproduttivi sono aumentati significativamente in seguito alla distribuzione dei vaccini contro il COVID-19, sostiene il documento. Cita dati provenienti da fonti quali il Vaccine Adverse Event Reporting System ( VAERS ), gestito dal governo statunitense, il rapporto di sorveglianza post-marketing di Pfizer del 2021 e i dati degli studi clinici di fase 2/3 per il suo vaccino contro il COVID-19, che mostrano un aumento di aborti spontanei, nati morti e decessi neonatali. Lo studio cita la proteina spike nei vaccini mRNA contro il COVID-19 come uno dei probabili fattori responsabili dell’aumento dell’incidenza di tumori e altre patologie negli ultimi anni. «L’espressione proteica prolungata, esemplificata dal rilevamento della proteina spike S1 oltre 700 giorni dopo la vaccinazione contro il COVID, sottolinea il potenziale di danni irreversibili», afferma il documento. Il documento sostiene che la soppressione di «trattamenti comprovati o promettenti» come l’idrossiclorochina a favore dell’obbligo vaccinale universale contro il COVID-19 – e la decisione politica di implementare la vaccinazione di massa durante la pandemia – hanno ulteriormente aggravato la salute pubblica globale e hanno avuto «effetti dannosi sulla fiducia del pubblico». Il documento è stato pubblicato proprio mentre la Food and Drug Administration statunitense, all’inizio di questa settimana, ha interrotto l’ampia autorizzazione dei vaccini contro il COVID-19, limitando le iniezioni alle persone ad alto rischio di contrarre la malattia grave. All’inizio di questo mese, l’HHS ha annunciato di aver cancellato quasi 500 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni per lo sviluppo di vaccini a mRNA. Un numero crescente di scienziati ha chiesto la sospensione o il ritiro dei vaccini a mRNA. Gli autori dello studio hanno affermato che i loro risultati rafforzano queste richieste. «L’aumento delle malattie autoimmuni, dei tumori aggressivi, delle interruzioni di gravidanza, dei decessi cardiovascolari, della frammentazione sociale e dei rischi incombenti delle piattaforme avanzate di mRNA richiedono un’immediata sospensione dell’uso di vaccini a mRNA e di prodotti biologici, indagini approfondite sui motivi alla base di questa violazione senza precedenti della fiducia pubblica e misure robuste per ripristinare terapie sicure e pratiche etiche di salute pubblica» hanno affermato. La dottoressa Irene Mavrakakis, una delle coautrici dell’articolo e professoressa associata presso il dipartimento di Chirurgia del Philadelphia College of Osteopathic Medicine, ha affermato che l’articolo sostiene le richieste di «ritiro completo di tutti i vaccini e farmaci biologici contro il COVID-19 e di una moratoria su tutti i farmaci biologici a mRNA». La Mavrakakis ha anche chiesto che vengano «perseguiti penalmente i decisori che sono stati penalmente negligenti e hanno mancato ai loro doveri». Ha affermato che i produttori di vaccini dovrebbero essere privati dell’immunità di cui godono ai sensi del National Childhood Vaccine Injury Act del 1986 e del Public Readiness and Emergency Preparedness Act ( PREP Act ) del 2005. Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, concorda. Ha affermato che la ricerca sul guadagno di funzione «avrà sempre i suoi sostenitori», ma l’umanità si trova ad affrontare «rischi estremi e inevitabilmente paga un prezzo elevato per tale ricerca». «I laboratori possono avere perdite, e lo fanno», ha affermato. «Un singolo evento al Wuhan Institute of Virology alla fine del 2019 ha causato innumerevoli sofferenze e morti. Finché non saremo in grado di costruire un laboratorio a prova di perdite, non dovremmo assemblare virus che potrebbero devastare il mondo al suo interno». Michael Nevradakis Ph.D. © 29 agosto 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Caso di verme divoratore di carne umana in USA

Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha segnalato il primo caso umano di verme divoratore di carne umana associato ai viaggi nel Maryland, dopo il ritorno di un «paziente» da El Salvador. Lo riporta l’agenzia Reuters, citante il portavoce dell’HHS Andrew G. Nixon
Si tratta di una creatura chiamata New World screwworm (verme a vite del Nuovo Mondo), il cui nome scientifico è Cochliomyia hominivorax, conosciuta come «Mosca assassina», una specie di mosca parassita le cui larve (o vermi) mangiano i tessuti vivi degli animali a sangue caldo.
Non sono stati resi noti dettagli sullo status di immigrazione del paziente, sebbene sia importante sottolineare che il Maryland è una roccaforte dell’estrema sinistra del Partito Democratico USA e un Sanctuary State, uno Stato-rifugio per gli immigrati.
Sostieni Renovatio 21
Dal 2023, le larve di mosca assassina si stanno spostando verso nord dall’America Centrale attraverso il Messico, con un nuovo caso identificato a luglio a circa 400 miglia a sud del confine statunitense, a Veracruz. La risposta del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) è stata quella di chiudere le attività transfrontaliere dei porti di ingresso del bestiame negli Stati Uniti per mitigare la minaccia alla biosicurezza.
«L’HHS ha segnalato negli Stati Uniti il primo caso umano di parassita del Nuovo Mondo associato ai viaggi. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno confermato la presenza del parassita il 4 agosto in un paziente di ritorno da El Salvador» scrive Reuters. «Fonti del settore avevano precedentemente riferito a Reuters che il paziente proveniva dal Guatemala, e le email della Beef Alliance avevano diffuso questa versione ai responsabili dell’allevamento. L’HHS non ha chiarito la discrepanza».
L’HHS afferma che il rischio per la salute pubblica degli Stati Uniti è molto basso. Quest’anno non sono stati segnalati casi di contagio tra gli animali negli Stati Uniti.
Gli esseri umani possono sopravvivere alle infestazioni dal verme a vite del Nuovo Mondo con un trattamento adeguato, ma questo è il primo caso negli Stati Uniti che ha fatto scattare l’allarme tra i funzionari della sanità pubblica e l’industria del bestiame. Se non trattati, questi parassiti possono uccidere gli ospiti, come bovini, animali selvatici e animali domestici.
Il Segretario del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) Brooke Rollins ha recentemente annunciato i piani per un nuovo impianto sterile per mosche in Texas (base aerea miliare di Moore), ispirato alle passate campagne di eradicazione. La costruzione della struttura richiederà dai 2 ai 3 anni.
Anche il Messico sta costruendo un impianto per la produzione di mosche sterili da 51 milioni di dollari nel Sud. Attualmente, ne esiste solo uno (a Panama City), che produce 100 milioni di mosche sterili a settimana, ma ne serviranno 500 milioni per respingere le infestazioni fino al Darien Gap.
Aiuta Renovatio 21
L’USDA stima che un’epidemia di verme della vite senza fine del Texas potrebbe devastare l’industria bovina, causando perdite per 1,8 miliardi di dollari tra mortalità del bestiame, manodopera e costi di trattamento. La minaccia biologica arriva in un momento in cui il patrimonio bovino nazionale è il più piccolo degli ultimi 70 anni, i prezzi della carne bovina sono a livelli record e i margini di profitto degli allevamenti intensivi rimangono estremamente ridotti.
Una serie di fattori, tra cui la riduzione delle mandrie, la siccità e le tariffe doganali, sta facendo salire i prezzi della carne bovina nei supermercati a livelli record …
L’USDA classifica ufficialmente i vermi della vite come una «minaccia per la biosicurezza agricola» e, visti i recenti casi di cittadini cinesi sorpresi a introdurre clandestinamente funghi «agroterroristici» nel Paese, viene da chiedersi se questi parassiti potrebbero essere utilizzati come arma da parte di avversari stranieri per una guerra ibrida.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA già in passato sono stati teatro di casi di batterio vibrio vulnificus, organismo noto per divorare la carne delle infezioni, detto anche batterio carnivoro. Parimenti, sono emersi altre creature inquietanti come l’ameba mangia cervello, segnalata nei fiumi del Nebraska e in Missouri.
Prioni sarebbero invece stati alla base anche di un’epidemia del 2019 di cervi-zombie: ai poveri ungulati, già martoriati dalle zecche portatrici di Lyme che ritengono il loro manto peloso il luogo migliore per accoppiarsi, viene «mangiato» il cervello da proteine infette, ingenerando così nelle tenere bestie cornute comportamenti di zomberia pura.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
-
Spirito2 settimane fa
Vescovo messicano «concelebra» la messa con una «sacerdotessa» lesbica anglicana «sposata» che ha ricevuto l’Eucaristia
-
Armi biologiche1 settimana fa
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio
-
Spirito1 settimana fa
Leone punisca l’omoeresia: mons. Viganò sull’udienza papale concessa a padre Martin
-
Vaccini1 settimana fa
Vaccino COVID, mentre Reuters faceva «fact-cheking sulla «disinformazione» il suo CEO faceva anche parte del CdA di Pfizer
-
Spirito2 settimane fa
Don Giussani, errori ed misteri di Comunione e Liberazione. Una vecchia intervista con Don Ennio Innocenti
-
Gender2 settimane fa
Transessuale fa strage in chiesa in una scuola cattolica: nichilismo, psicofarmaci o possessione demoniaca?
-
Salute2 settimane fa
I malori della 35ª settimana 2025
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca conferma attacchi missilistici ipersonici contro l’Ucraina