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Spirito

Mons. Schneider: la messa tradizionale, anche a costo di un «esilio liturgico»

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In occasione della Conferenza sull’identità cattolica organizzata fatta dalla rivista The Remnant l’1 e 2 ottobre 2022 a Pittsburgh (Stati Uniti), mons. Athanasius Schneider ha rilasciato diverse dichiarazioni. Troveremo qui le parole più significative del Vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan), sulla Messa tradizionale e sulla persecuzione a cui è sottoposta a Roma e nelle diocesi.

 

 

Su LifeSiteNews del 4 ottobre si potevano leggere queste parole tratte dal suo convegno di Pittsburgh: «Il potere attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa tradizionale».

 

Parole forti integrate da questo saggio appello: «ma la nostra risposta non dev’essere né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza». Il presule ha anche affermato: «dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato una così rigida intolleranza».

 

E ha aggiunto: «non si può creare all’improvviso un nuovo rito — come ha fatto Paolo VI — e dichiarandolo voce esclusiva dello Spirito Santo ai nostri tempi, e allo stesso tempo tacciando il precedente rito — rimasto pressoché immutato nell’arco di almeno 1.000 anni — di essere carente e dannoso per la vita spirituale dei fedeli».

 

E precisa questa argomentazione, affermando che ciò «porta inevitabilmente alla conclusione che lo Spirito Santo contraddice Se Stesso».

 

Mons. Schneider va nel merito le critiche mosse, già nel 1969, dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci nel loro Breve esame:

 

«Senza dubbio il Novus Ordo di Paolo VI — ha affermato — indebolisce la chiarezza dottrinale relativa al carattere sacrificale della Messa e indebolisce notevolmente il carattere di sacralità e di mistero del culto stesso». Mentre la Messa tradizionale contiene e irradia «un’eminente integrità dottrinale e sublimità rituale».

 

Ecco spiegata l’ostilità di quanti perseguitano la Messa tradizionale:

 

«Lo splendore della verità, della sacralità e della soprannaturalità del rito tradizionale della Messa preoccupa quei chierici che occupano alte cariche della Chiesa in Vaticano e altri che hanno abbracciato una nuova posizione teologica rivoluzionaria, più vicina alla visione protestante dell’Eucaristia e del culto, caratterizzata dall’antropocentrismo e dal naturalismo».

 

E insiste: Paolo VI è «il primo papa in duemila anni ad aver osato realizzare una rivoluzione dell’Ordo della Messa, un’autentica rivoluzione». Tale dichiarazione, nel periodo in cui mons. Schneider pubblica il suo libro La messa cattolica (Chorabooks), fa desiderare che scelga la celebrazione esclusiva della messa tradizionale, lui che per ora celebra anche la Messa di Paolo VI in determinate circostanze.

 

Tanto più che, nel resto del suo intervento, invita con forza i sacerdoti e i fedeli legati alla Messa tradizionale a non temere una forma di “esilio liturgico”, accolto come una persecuzione sofferta per Dio.

 

Stabilisce poi questo parallelo storico: «l’attuale persecuzione contro un rito che la Chiesa romana ha custodito gelosamente e immutabilmente per almeno un millennio — quindi da molto prima del Concilio di Trento — sembra ora una situazione analoga alla persecuzione dell’integrità della fede cattolica durante la crisi ariana nel IV secolo».

 

«Coloro che all’epoca hanno mantenuto immutabile la fede cattolica sono stati banditi dalle chiese dalla stragrande maggioranza dei vescovi, e sono stati i primi a celebrare una sorta di messe clandestine».

 

E aggiunge al discorso dei persecutori: «possiamo dire agli uomini di chiesa spiritualmente accecati e arroganti dei nostri giorni — che disdegnano il tesoro del rito tradizionale della Messa e che perseguitano i cattolici che vi sono attaccati — “non riuscirete a sconfiggere e a estinguere il rito tradizionale della Messa”».

 

«Santo Padre Papa Francesco, Lei non riuscirà a estinguere il rito tradizionale della Messa. Perché? Perché sta combattendo contro l’opera che lo Spirito Santo ha intessuto così accuratamente e con tanta arte nel corso dei secoli e dei tempi».

 

 

La vera obbedienza nella Chiesa

Rispondendo alle domande di Michael Matt, direttore di The Remnant, il 13 ottobre mons. Schneider ha chiarito la natura della vera obbedienza nella Chiesa, con elementi di spiegazione che ricordano quelli sviluppati da mons. Marcel Lefebvre, più di 40 anni fa:

 

«Dobbiamo continuare anche se in alcuni casi diciamo che non possiamo obbedire al Papa in questo momento perché ha emanato questi comandamenti o ordini che ovviamente minano la fede, o che ci tolgono il tesoro della liturgia; è la liturgia di tutta la Chiesa, non la sua, ma quella dei nostri padri e dei nostri santi, quindi ne abbiamo diritto».

 

«In questi casi, anche se disobbediremo formalmente, obbediremo a tutta la Chiesa di sempre, e anche, con tale disobbedienza formale, apparente, faremo onore alla Santa Sede custodendo i tesori della liturgia, che è un tesoro della Santa Sede, ma che è temporaneamente limitata o discriminata da coloro che attualmente ricoprono alte cariche nella Santa Sede».

 

In un’intervista rilasciata il 28 ottobre al direttore di LifeSiteNews, John-Henry Westen, mons. Schneider torna sulla persecuzione, evocando il tempo delle catacombe:

 

«Un esempio di questo tipo di situazione, sia per i fedeli che per i sacerdoti – di essere in qualche modo perseguitati ed emarginati da chi occupa le alte cariche nella Chiesa, dai vescovi – è quello che abbiamo conosciuto nel 4° secolo, con l’arianesimo».

 

«In quel tempo i vescovi validi, i vescovi leciti, comunque la maggioranza di loro, perseguitavano i veri cattolici che conservavano la tradizione della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Era la questione di vita o di morte per la verità, per la tradizione della fede. E così quelli venivano cacciati dalle chiese, costretti ad andare alle “radici”, alle messe all’aperto».

 

«In un certo senso, anche noi possiamo trovarci in situazioni del genere. Ed è già successo, soprattutto dopo Traditionis custodes. Ci sono luoghi dove le persone vengono letteralmente cacciate dalle parrocchie dove avevano avuto, per molti anni, la messa tradizionale in latino approvata da papa Benedetto XVI e dai vescovi locali».

 

«Oggi, nel nuovo contesto di Traditionis custodes, certi vescovi – ripeto – espellono letteralmente dalle chiese, dalle parrocchie, i migliori fedeli, i migliori sacerdoti: li espellono dalla chiesa parrocchiale che si chiama chiesa madre. E questi fedeli sono quindi costretti a cercare nuovi luoghi di culto, palestre, scuole o sale di riunione, etc.»

 

«È una situazione simile a una qualche forma di catacomba. Non sono letteralmente catacombe perché si può ancora celebrare pubblicamente, ma può essere paragonata al tempo delle catacombe perché non si possono utilizzare le strutture e gli edifici ufficiali della Chiesa».

 

E ricorda ancora cosa sia veramente l’obbedienza nella Chiesa:

 

«Dobbiamo chiarire il vero concetto e significato dell’obbedienza. San Tommaso d’Aquino dice che l’obbedienza assoluta, incondizionata, la dobbiamo solo a Dio, ma a nessuna creatura, nemmeno al Papa stesso. L’obbedienza verso il Papa e i vescovi nella Chiesa è dunque un’obbedienza limitata».

 

«Quindi, quando il Papa o i vescovi ordinano qualcosa che mina manifestamente la pienezza della fede cattolica e la pienezza della liturgia cattolica – quel tesoro della Chiesa, la Messa tradizionale latina –, è dannoso perché mina la purezza della fede; minando la purezza della santità della liturgia, miniamo tutta la Chiesa».

 

«Riduciamo il bene della Chiesa, il bene spirituale della Chiesa. Riduciamo il bene delle nostre anime. E a questo, non possiamo collaborare. Come potremmo collaborare a sminuire la purezza della fede, come potremmo collaborare a sminuire il carattere sacro, sublime della liturgia della Santa Messa, la millenaria Messa tradizionale di tutti i santi?»

 

In una situazione del genere, abbiamo l’obbligo (non si tratta solo di dire che «possiamo» in certe occasioni) di dire al Santo Padre, ai vescovi, «con tutto il rispetto e l’amore che vi dobbiamo, non possiamo eseguire questi ordini che date perché nuocciono al bene della nostra santa Madre Chiesa».

 

«Quindi dobbiamo cercare altri luoghi, essendo anche in qualche modo formalmente disobbedienti. Ma in realtà saremo obbedienti alla nostra santa Madre Chiesa, che è più grande di ogni papa particolare. La Santa Madre Chiesa è più grande di un papa particolare! E così, obbediamo alla nostra santa Madre Chiesa».

 

«Obbediamo ai papi di tutti i tempi che hanno promosso, difeso, protetto la purezza della fede cattolica, incondizionatamente, senza compromessi, e che hanno anche difeso la santità e l’immutabile liturgia della Santa Messa nel corso dei secoli».

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

Immagine di Lawrence OP via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

 

 

 

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Spirito

«Satana è il grande scenografo del Nuovo Ordine». Omelia di Pentecoste di mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la solennità di Pentecoste. L’audio della stessa è caricato qui sotto; ricordiamo, come riportato, che l’omelia dell’arcivescovo per la Santa Pasqua è stata censurata da YouTube che l’ha rimossa dal canale di Renovatio 21 sulla piattaforma.

 

 

 

 

OMELIA

nella Solennità di Pentecoste

 

Emitte Spiritum tuum, et creabuntur,

et renovabis faciem terræ.

Ps 103 ,30

 

Qual è la caratteristica dell’Amore? La sua gratuità. Chi ama, ama senza aspettarsi nulla in cambio. Chi ama è felice che il Bene di cui gode possa essere condiviso dall’amato. Chi ama non ha mezze misure: ama totalmente, senza riserve. Chi ama vuole il bene dell’amato, sa dire di no.

 

Questo è vero al massimo grado quando l’Amore è divino, quando l’Amore del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre è così perfetto e infinito da essere la Terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo Paraclito. 

 

La magnificenza è segno distintivo dei sovrani e dei principi, che alla magnificenza di Dio ispirano la propria liberalità, così come alla divina giustizia conformano il loro governo. Ma nulla può competere con la grandiosità dell’opera di Dio: una grandiosità infinita tanto nell’ordine della Creazione, quanto – e in modo infinitamente superiore – nell’ordine della Redenzione.

 

Una magnificenza divina nelle sue perfezioni, sconfinata nella sua capacità di irradiarsi, simile alla benefica luce del Sole, colmando tutti e ciascuno di grazie e favori immeritati e gratuiti. Ed è la gratuità assoluta che contraddistingue l’opera di Nostro Signore, stabilita sin dall’eternità dei tempi per riparare al peccato di Adamo mediante l’Incarnazione, la Passione e la Morte dell’Uomo-Dio.

 

Gratuiti sono anche i Doni dello Spirito Santo; gratuita è la Grazia, gratis data, concessa gratuitamente. Gratuita l’eternità beata che ci è preparata in Cielo; gratuita la santificazione che la Chiesa opera mediante i Sacramenti e il Santo Sacrificio della Messa. 

 

Ma se la gratia, la gratuità assoluta del Bene che ci viene da Dio, è una nota divina che unisce onnipotenza e misericordia nel mirabile vincolo della Carità; dall’altra parte, tutto ciò che viene da Satana ha un prezzo, nulla è gratuito, perché non ha nulla da dare e tutto da rubare con l’inganno e la menzogna; perché viene da chi vuole il nostro male presente ed eterno, invidiando sommamente la Redenzione di Cristo e ancor più l’umiltà della Vergine Immacolata, che gratuitamente la Santissima Trinità ha ornato del privilegio di essere concepita senza macchia di peccato, per essere degno tabernacolo dell’Altissimo. 

 

Satana, il mercante di morte. Satana, l’eterno ingannatore, colui che vende con la frode ciò che non gli appartiene e con la frode compra la nostra anima immortale, barattandola con il nulla di falsi beni, effimeri e mendaci. Ed è l’inganno, la simulazione, la menzogna che vediamo regnare nel campo avversario. Una menzogna che Satana vuole sia riconosciuta per tale, ma nonostante ciò approvata e accolta.

 

Perché mentre l’opera di Dio è opera di verità – provenendo da Lui che è Verità assoluta – l’opera del diavolo è finzione. Satana è il grande scenografo della realtà virtuale del mondo odierno, della società globalista schiava del Nuovo Ordine, in cui la simulazione e la contraffazione sono il marchio dell’azione dell’Avversario. 

 

 

«Che bella bambina: sembra una bambola!», sentiamo dire. «Che bel panorama: sembra una cartolina!» In queste espressioni comuni, usate spesso ingenuamente, si mostra la matrice fraudolenta dell’opera del Nemico, che come creatura è incapace di creare dal nulla, e deve quindi ricorrere all’imitazione del Creatore per ingannare noi uomini.

 

Il Principe di questo mondo ci propone modelli artefatti e falsi, che sembrano ciò che non sono e che non sono mossi – come le opere di Dio – da Carità infinita, ma da livido odio verso la divina Maestà e verso le Sue creature.

 

La maternità surrogata, la manipolazione genetica, la bioingegneria, il transumanesimo e le oscene mutilazioni della transizione di genere, la parodia del matrimonio omosessuale, il delirio di poter decidere vita e morte con l’aborto e l’eutanasia sono tutte menzogne e frodi del mentitore, del simulatore, della simia Dei

 

Non diversamente avviene anche nel sacro recinto, dove da sempre gli eretici e gli apostati pretendono di sostituire le perfezioni della divina Rivelazione con le loro contraffazioni; anzi, presentandosi essi stessi per ciò che non sono, come falsi pastori, come falsi profeti, come anticristi.

 

Lo stesso Anticristo, che regnerà negli ultimi tempi prima di essere sterminato dal soffio di Cristo, è un simulatore, un imitatore fraudolento del vero Cristo. È un impostore anche il profeta dell’Anticristo, colui che nell’Apocalisse viene presentato come il suo manutengolo, il capo della Religione dell’Umanità, il predicatore dell’ecologismo e dell’umanesimo massonico. 

 

Se guardiamo alla situazione disastrosa in cui versa la Sposa di Cristo, vi ritroviamo incistati come tumori maligni tutti quei falsi pastori e mercenari che della menzogna e dell’inganno fanno la propria ragione di vita, e che, come i loro simili nella sfera civile, si presentano come promotori di pace e fratellanza, come difensori dei deboli, dei poveri e dei diseredati, mentre in realtà sono servi dei potenti, complici dei tiranni, fautori di divisione e spietati verso i loro nemici, ossia i buoni Cristiani. Ma soprattutto: contro Dio, contro Gesù Cristo, contro la Santissima Vergine Maria, contro la Santa Chiesa.

 

Tutto, nelle loro azioni, è falso: falso il sinodo della sinodalità, che sotto le apparenze di un vero Sinodo adultera la Fede; false le presunte consultazioni del popolo di Dio, pilotate con l’inganno; false le loro istanze sulla dignità della donna, usata per scardinare il Sacerdozio Cattolico; falsa la loro carità verso i peccatori, che non ammoniscono ma anzi confermano nel peccato perdendo le loro anime.

 

Falso anche lo «spirito» che ispira i loro deliri; falso il «dio delle sorprese» che legittima i loro errori; falsa la loro «pentecoste» che contraddice l’azione del Paraclito e falsa la loro «chiesa» che eclissa la vera Chiesa di Cristo.

 

Falsa, scandalosa e criminale, la parodia di sacramento a cui è stato eretto un siero sperimentale che tramite la tecnologia mRNA modifica il genoma umano, ma che Bergoglio non ha esitato a definire sacrilegamente come «atto d’amore» e «luce di speranza per tutti».

 

Falso il rispetto del Creato della «chiesa amazzonica», che rende culto idolatrico alla Madre Terra e ratifica le manipolazioni della geoingegneria contro la natura che Dio ha creato. 

 

Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium: et tui amoris in eis ignem accende. La divina Liturgia del giorno di Pentecoste è un inno allo Spirito Santo, anzi: un canto d’amore della Chiesa all’Amore divino, che procede dal Padre e dal Figlio. Nel Graduale della Messa, a sottolineare la potenza di questa invocazione, abbiamo pronunciato queste parole in ginocchio: Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli, e accendi in essi il fuoco del tuo amore. Un fuoco che illumina con la Fede le nostre menti e riscalda di Carità i nostri cuori. 

 

Lo Spirito Santo – che è Spirito di Verità – agisce nel silenzio: il silenzio del nostro cuore che si lascia consigliare e ispirare; il silenzio del raccoglimento di questa chiesa, in cui la dignitosa compostezza della divina Liturgia si inchina all’azione del Paraclito invocato dai Ministri a benedire e santificare cose e persone; il silenzio di tante anime che nel mondo sembrano senza voce, sovrastate dallo strepito infernale delle schiere del Nemico, ma che fanno la volontà di Dio.

 

E nel silenzio si compiono i più incredibili miracoli dello Spirito Santo, che ci elargisce con divina magnificenza i Suoi doni, che sono gratuiti, come gratuita è appunto la Grazia soprannaturale. 

 

Imploriamo il Consolatore – dulcis hospes animæ, dolce ospite dell’anima – con le parole della splendida Sequenza di Pentecoste, perché sia per noi riposo nella fatica di affrontare i nostri quotidiani doveri, refrigerio nel torrido deserto di questo mondo ribelle, consolazione nelle lacrime che versiamo al vedere martoriata la Sua Sposa in terra.

 

Possa il Paraclito purificare ogni sozzura di peccato, bagnare con la Grazia l’aridità di tante anime, curare le ferite del nostro cuore che sanguina per questa passio Ecclesiæ che pare senza fine.

 

Pieghi alla volontà di Dio la durezza dei peccatori, alimenti con la fiamma della Carità l’apostolato dei Pastori, sostenga la Fede di tanti che vacillano dinanzi all’apparente trionfo del male. 

 

Vieni, Santo Spirito e rinnova la faccia della terra, che il Padre ha creato, che il Figlio ha redento, che Tu santifichi per mezzo della Santa Chiesa.

 

E così sia. 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

 

28 Maggio 2023

Dominica Pentecostes

 

 

 

 

 

Immagine di Sailko via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

 

 

 

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Gender

Piani avanzati per la benedizione delle coppie omosessuali o risposate in Germania

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Il gruppo di lavoro per l’educazione familiare cattolica ha pubblicato un documento in cui formula proposte liturgiche per le celebrazioni della benedizione delle coppie omosessuali o dei divorziati risposati.

 

Martina Kreidler-Kos, responsabile del dipartimento pastorale di Osnabrück, ha contribuito alla stesura del documento. In un’intervista, parla delle prospettive di benedizione per queste coppie.

 

«Le consultazioni sono iniziate circa tre anni fa. Non si era ancora nel contesto del processo sinodale, ma segue l’esperienza pastorale delle coppie impossibilitate a sposarsi nella Chiesa e che cercano una benedizione. I responsabili della pastorale nelle diverse diocesi, di fronte a questa esperienza, hanno riflettuto su come rispondere a questa richiesta».

 

Quindi ci sono dei laici «responsabili della pastorale»? Al posto dei vescovi forse…

 

«Ci sono coppie che desiderano ricevere una benedizione, ma non esiste un modo stabilito per farlo. Questo desiderio esiste in tutte le diocesi. Nel 2018, il decano di Francoforte ha pubblicato un documento con proposte sulle condizioni per una possibile benedizione in futuro».

 

«Sono state preparate due formule: una più grande per una cerimonia religiosa o una messa, e una più breve e più semplice. Perché due forme? Alcune coppie e le loro famiglie, amici o ospiti, si sentono a disagio in una celebrazione eucaristica. Per molti, questo quadro è loro estraneo. In questo caso, una forma più ridotta è più appropriata».

 

Occorre quindi preparare una benedizione per le coppie che hanno difficoltà con il centro stesso della vita cristiana, e da cui la benedizione trae la sua forza. Quindi cosa rappresenta questa cerimonia?

«La tipologia e la forma di queste celebrazioni è un punto delicato che porta a molte deviazioni, a seconda che ci si allontani o meno da un rito simile. Per questo ci siamo battuti affinché la cerimonia nuziale e la benedizione non siano in competizione tra loro: dove le persone si amano, Dio è presente».

 

Un’affermazione che non ha senso. L’amore nel disordine – adulterio o contro natura – non è segno della presenza di Dio perché va contro la sua legge, una legge che ci è stata data per salvarci.

 

«Ci sono ancora persone nella Chiesa che credono che la benedizione valga meno. Questo è un errore: il sacramento del matrimonio è chiaramente inserito in un contesto ecclesiastico, mentre una cerimonia di benedizione è soprattutto una celebrazione dell’emancipazione di una coppia».

 

Al contrario, la benedizione celebra il fatto di sottomettersi alla legge divina.

 

«Da marzo abbiamo la risoluzione del Cammino sinodale, che dice “sì” in linea di principio alle cerimonie di benedizione per tutte le coppie. Un gruppo di lavoro della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi deve elaborare una forma vincolante».

 

«È del tutto appropriato, perché anche questo compromesso è stato raggiunto con il nostro aiuto. Questo significa che offriamo il nostro testo come base di lavoro per questo gruppo, che quindi non deve partire da zero».

 

«La gerarchia a Roma ha una posizione chiara su queste celebrazioni: non dovrebbero esistere. Ma dobbiamo accettare di essere in tensione: qui la realtà pastorale e la nostra convinzione teologica, là le direttive di Roma. Potremmo non essere in grado di risolvere questo problema, ma ci sforziamo sempre di mantenere un buon rapporto in tutte le cose».

 

In altre parole: le dichiarazioni magistrali non ci riguardano. Bisogna andare avanti. Lo scisma è in cammino.

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CCO.

 

 

 

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Gender

Il Papa dice che non sta preparando un’enciclica sul gender

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In un’intervista al quotidiano argentino La Nación, Papa Francesco ha detto che non sta lavorando a una nuova enciclica o a un documento sull’ideologia di genere. Il Sommo Pontefice ha risposto alle domande di Elisabetta Piqué, alla Casa Santa Marta in occasione del decimo anniversario della sua elezione, il 13 marzo 2013.

 

Trasmessa il 10 marzo 2023, degli estratti di questa intervista sono stati pubblicati da Vatican News il giorno successivo. «No», non sta preparando una nuova enciclica, ha assicurato la giornalista argentina, mentre alcune indiscrezioni suggerivano che fosse al lavoro sulla questione del gender.

 

Francesco ha detto che non gli è stato chiesto di scrivere un documento a tema gender. Il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, ha però dichiarato di aver fatto questa richiesta al Papa. (Cfr. l’articolo: «Ideologia di genere: il cardinale Eijk insiste»).

 

A questo proposito, ribadisce di «distinguere sempre tra la pastorale delle persone di diverso orientamento sessuale e l’ideologia di genere. Sono due cose diverse. L’ideologia di genere, attualmente, è una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose. Va oltre la sfera sessuale».

 

«Perché è pericolosa? Perché diluisce le differenze, e la ricchezza degli uomini e delle donne e di tutta l’umanità è la tensione delle differenze. Si sviluppa nella tensione delle differenze. La questione del genere diluisce le differenze e rende il mondo uguale, tutto ottuso, tutto uguale. E questo va contro la vocazione umana».

 

Questa ideologia non è la «via del progresso» e, in definitiva, «cancella l’umanità».

 

In questa occasione il Papa ha tenuto a precisare di aver applicato nell’ultimo decennio quanto era stato fissato prima del conclave del 2013 che lo ha eletto: «è stato lo stesso Collegio cardinalizio a stabilire la rotta. Non ho fatto altro che avviare tutto questo».

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

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