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Lucerna annulla il concerto della Netrebko, Berlino la invita a cantare

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Il concerto in Svizzera della cantante lirica russa Anna Jur’evna Netrebko, previsto per il 1° giugno, è stato annullato su richiesta delle autorità locali, hanno riferito ai media i rappresentanti della sala da concerto della città di Lucerna.

 

In una dichiarazione al quotidiano Luzerner Zeitung, la direzione del KKL (Kultur und Kongresszentrum Luzern) ha spiegato che «la percezione pubblica del solista resta controversa», riferendosi alle accuse secondo cui Netrebko rimane vicino al presidente russo Vladimir Putin, avendo rifiutato di prendere le distanze da lui dopo l’avvio del conflitto in Ucraina.

 

La sede del KKL ha inoltre affermato che la vicinanza del concerto alla data e al luogo della prossima Conferenza di pace in Ucraina, prevista per il 15 giugno al Burgenstock, nella città di Nidvaldo, avrebbe causato «una minaccia all’ordine pubblico», secondo quanto affermato da un politico lucernese, riporta EIRN. Ci sarebbero stati «almeno un migliaio» di manifestanti all’esibizione di Netrebko.

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Anche il consigliere comunale di Lucerna, Armin Hartmann, ha dichiarato ai media che l’ufficio del sindaco ha chiesto esplicitamente al KKL di annullare l’esibizione di Netrebko, affermando che «non riteniamo appropriato che un artista russo presumibilmente fedele al regime si esibisca a Lucerna».

 

Il sindaco Beat Zusli ha anche affermato che «un artista che ha preso le distanze dalla guerra ma non ha mai rinunciato al regime russo, non dovrebbe apparire in città», per non causare «danni alla reputazione» della regione.

 

In risposta, gli uffici della Netrebko ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna l’annullamento unilaterale della sua esibizione «contrariamente agli obblighi contrattuali» degli organizzatori e sottolinea che la conferenza di pace in Ucraina si terrà due settimane dopo il concerto previsto.

 

I rappresentanti della cantante hanno sottolineato che «nessuna delle quasi 100 esibizioni di Anna Netrebko dal marzo 2022 ha portato a un disturbo dell’ordine pubblico».

 

Il management della cantante ha anche sottolineato che, dopo lo scoppio del conflitto ucraino nel 2022, Netrebko si è espressa pubblicamente contro i combattimenti e ha chiesto la pace in Ucraina. Da allora non è più tornata in Russia, poiché vive in Austria dal 2006.

 

La questione Netrebko ha portato giovedì anche il ministero degli Esteri ucraino a denunciare la decisione dell’Opera di Stato di Berlino di riportare indietro il soprano russo di fama mondiale, una grande artista che era stata precedentemente «cancellata» per essersi rifiutata di denunciare il suo Paese.

 

«La voce dell’Ucraina in Germania dovrebbe essere ascoltata più forte del soprano Anna Netrebko», ha affermato il ministero di Kiev in un post su Facebook, rivelando che il regime ucraino aveva compiuto sforzi per impedire alla cantante russa di esibirsi a Berlino, ma i suoi sforzi «non hanno avuto la risposta adeguata».

 

La Netrebko prenderà parte alla première di venerdì del Macbeth. L’Ucraina intende protestare contro la sua presenza inviando l’ambasciatore Oleksiy Makeev alla mostra anti-russa allestita accanto al teatro dell’opera, accompagnato dal senatore per la cultura di Berlino Joseph Chialo, ha detto il ministero. Makeev ha anche pubblicato un editoriale in cui denuncia Netrebko in diversi organi di stampa tedeschi.

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La Staatsoper Unter den Linden, come viene ufficialmente chiamata l’opera berlinese, ha annunciato alla fine di agosto che intende riprendere la collaborazione con la Netrebko, adducendo che non si è esibita in Russia di recente.

 

Come riportato da Renovatio 21, la battaglia dell’Ucraina contro la Netrebko in Germania è risalente, e non si tratta della sola Germania: lo scorso settembre era emerso che pure le autorità ceche, sotto pressione, hanno annullato l’esibizione programmata di Netrebko a Praga il mese scorso.

 

La musica classica – settore di eccellenza di tanti artisti russi, dall’opera al balletto e oltre – è sempre più teatro della guerra della russofobia, con le pretese allucinanti del regime di Kiev spesso assecondate dai Paesi occidentali, nonché episodi al limite del tollerabile come quello della nona di Beethoven, cioè L’Inno alla gioia, dove viene ora inserita la parola «Slava», che ricorda ovviamente da vicino lo slogan banderista, cioè neonazista, «Slava Ukraini».

 

Come riportato da Renovatio 21, la furia russofoba era tracimata anche in Italia, facendo saltare in provincia di Vicenza il balletto Il lago dei cigni di Tchaikovskij, compositore che ha la colpa di essere russo.

 

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Immagine di Manfred Werner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Partito l’ingresso ai concerti con identificazione facciale

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La HYBE, un’azienda sudcoreana di intrattenimento musicale che gestisce grandi star asiatiche, ha annunciato di voler introdurre un sistema di riconoscimento facciale digitale per poter accedere agli eventi live dei propri artisti. Questo nuovo sistema chiamato Face Pass, verrà utilizzato per la prima volta in occasione dei due concerti che i TWS terranno i prossimi 14 e 16 febbraio presso l’Handball Gymnasium dell’Olympic Park di Seul.   «Il Face Pass, che sarà utilizzato in parallelo alle modalità di accesso convenzionali, è basato sulle tecnologie offerte dall’app Toss e dalla piattaforma di ticketing Interpark Triple: registrando i propri dati biometrici prima degli show, sarà possibile accedere alle aree di concerto sfruttando varchi preferenziali, evitando le code per i controlli» leggiamo in un artico comparso su MusicBiz.   «Con una registrazione facciale una tantum, i fan possono entrare nei locali in modo semplice e comodo, migliorando la loro esperienza complessiva. Puntiamo a espandere questo servizio a livello globale per creare un ambiente confortevole in cui i fan di tutto il mondo possano godersi le esibizioni senza problemi», ha spiegato Kim Tae-ho, Chief Operating Officer di HYBE.

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Fortunatamente la stampa locale ha sottolineato i dubbi sul versante della privacy, in quanto la gestione di questi dati biometrici è questione molto delicata e dare i propri dati così intimi e personali in mano ad un’azienda privata suscita qualche ragionevole perplessità.   Inoltre, come accaduto qualche mese fa, i siti di queste grandi agenzie, possono essere hackerati e i dati sensibili dei loro clienti possono finire in mano a chiunque, in barba alla riservatezza, come accaduto nel giugno scorso all’importante agenzia americana TicketMaster.   Il riconoscimento facciale e i dati biometrici, non sono cosa di oggi. Le multinazionali che detengono i diritti per i grandi eventi, come abbiamo appena letto, si stanno portando avanti in questo senso, dicendo al pubblico che con questa nuova tecnologia si eviteranno le tanto noiose file ai tornelli, senza poi però spiegare bene che fine fanno i nostri dati.   La cosiddetta pandemia COVID è stata prodromica in questo, tanto che, come riportato da Renovatio 21, già nei primissimi giorni dallo scoppio di questo virus, alcuni esperti di settore hanno detto che «l’identificazione biometrica può aiutare a verificare coloro che hanno già avuto l’infezione e garantire che i soggetti vulnerabili ricevano il vaccino quando verrà lanciato».    Tant’è che abbiamo assistito, dopo la riapertura al pubblico dei concerti e degli spettacoli in genere, l’accesso alle venues era vincolato alla scansione del tanto discusso greenpass. Infatti ai concerti si poteva accedere solo se si era marchiati con un qr code è che dimostrava lo stato di vaccinazione contro il COVID-19. Il «razzismo vaccinale» conquistò il rock, che in teoria era la musica trasgressiva per antonomasia.   Vogliamo ricordarci di come alcuni degli indomiti idoli del rock – compresi quelli nostrani – nell’era pandemica schernivano chi non la pensava come loro, chi nutriva qualche ragionevole dubbio sull’efficacia delle mascherine, sul beneficio incondizionato dei lockdown e sulla magia salvifica del «santo siero» anti-COVID. Tutti, in coro monofonico, lodarono il vaccino attraverso i propri canali social e finanche urlandolo ai propri concerti con quel fare spocchioso o di chi stava facendo la cosa giusta e doveva indottrinare i dissidenti.   A tutt’oggi, oramai lontani – si spera – dall’incubo pandemico, questa tecnologia rimane e viene implementata.   Sempre sulle colonne di Renovatio 21, pochi mesi fa scrivemmo che Visa, uno dei due maggiori processori di pagamento al mondo, sembra stia passando all’autenticazione basata su dati biometrici, almeno secondo un brevetto che ha richiesto. Se il brevetto di Visa – progettato, secondo la dichiarazione del colosso, per fornire «modelli biometrici per l’autenticazione che preserva la privacy» – fosse approvato e implementato, il risultato finale sarebbe la sostituzione dei PIN con l’identificazione biometrica.   I grandi filantropi non perdono occasione di cavalcare l’onda di questi cambiamenti e sponsorizzano la ricerca e l’implemento di un sistema globale di identificazione. La Bill and Melinda Gates Foundation ha promesso 1,27 miliardi di dollari per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con 200 milioni di dollari destinati direttamente alla creazione di un sistema di identificazione digitale globale invasivo.   Il pacchetto da 200 milioni di dollari sarà utilizzato per creare un’infrastruttura che «comprende strumenti come sistemi di pagamento interoperabili, ID digitale, sistemi di condivisione dei dati e database di stato civile» che afferma per rendere i Paesi «più resilienti a crisi come carenza di cibo, minacce per la salute pubblica e cambiamenti climatici, nonché per aiutare nella pandemia e nella ripresa economica».

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Come già scritto su Renovatio 21, documenti delle Nazioni Unite sostengono non solo l’introduzione dell’ID digitale, ma la sua connessione ai conti bancari dei cittadini. «Gli ID digitali collegati a conti bancari o di denaro mobile possono migliorare l’erogazione della copertura di protezione sociale e servire a raggiungere meglio i beneficiari ammissibili. Le tecnologie digitali possono aiutare a ridurre perdite, errori e costi nella progettazione dei programmi di protezione sociale» scrive il rapporto, parlando di «un futuro digitale aperto, libero, sicuro e incentrato sull’uomo».   Gli Stati Uniti, con l’uscente amministrazione Biden, stava redigendo un ordine esecutivo affinché i governi federali e statali accelerino l’adozione dell’identità digitale e sviluppino un sistema di identità online uniforme, gestito dal governo, per verificare l’identità e l’età e accedere ai siti web e ai servizi pubblici.   Questo sistema di identificazione digitale potrebbe funzionare con l’uso di scansioni biometriche come il riconoscimento facciale per «aiutare a verificare meglio l’identità online».   Francesco Rondolini  

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I Soundgarden assumono una cantante nera obesa che si lancia dal palco, ma nessuno la sorregge

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Il gruppo rock Sound Garden, assai popolare negli anni Novanta all’altezza dell’esplosione della musica cosiddetta grunge, si è raramente presentata in pubblico negli ultimi decenni, specie dopo la morte del cantante Chris Cornell all’età di 52 anni nel 2017.

 

La band di Seattle si è limitato a pochi spettacoli, di solito con un cantante ospite al posto del defunto Cornell. Alcuni hanno ipotizzato che la band abbia provato nuovi cantanti per un potenziale ritorno, usando il nome «Nudedragons» («Draghi nudi»: in realtà un anagramma di «Soundgarden»).

 

Tuttavia, la maggior parte delle loro collaborazioni sono state con cantanti donne che non assomigliano per niente a Chris Cornell, la cui voce e carisma restano indimenticati – al punto che esistono teorie della cospirazione articolate sulla sua morte, che non sarebbe avvenuta per suicidio: sarebbe stato eliminato violentemente perché in procinto, anche lui, di rivelare un circuito di traffico pedofilo di bambini. Un sussurro complottista simile corre nei riguardi di un altro suicida d’eccellenza, il popolarissimo chef e scrittore Anthony Bourdain.

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Nel loro spettacolo più recente durante un evento di beneficenza i Soundgarden hanno portato una cantante attivista nera di nome Shaina Shepherd, residente a Seattle, Washington, che definisce il suo lavoro un mix tra «gospel e garbage metal». Renovatio 21 ammette di non sapere cosa sia il garbage metal, arriva solo al thrash metal. Notiamo però che il mondo del rock ha esaurito persino la fantasia per i nomi di generi e sottogeneri.

 

Durante il concerto, la treccioluta cantante, tremendamente sovrappeso, ha deciso di lanciarsi dal palco: il famoso stage dive, pratica inveterata nel circuito rock di un tempo, piuttosto utilizzata anche nei dorati anni Novanta dei grunge e del resto della cosiddetta «musica alternativa».

 

Il risultato è stato drammatico, e si è sfiorata la tragedia. Di fatto, quando l’obesa ugola afroamericana si è lanciata dal palco, nessuno tra il pubblico ha voluto sorreggerla.

 

 

 

Nei video in circolazione si sente la Shepherd esclamare «Sapevo di essere troppo pesante per voi figli di puttana…» mentre qualcuno tentava di metterla in piedi dopo il suo imbarazzante precipitare verso la nuda terra.

 

Poi la cantante è tornata barcollante sul palco, stordita. L’errore di calcolo della Shepherda è stato di fisica elementare, nota Zerohedge, «unito al fatto che la maggior parte dei fan dei Soundgarden ha ormai 50 anni e si è rapidamente spostata per evitare un altro costoso viaggio dal chiropratico».

 

 

«Probabilmente ha lasciato al suolo un dente» scrive amaro un commentatore di YouTube sotto il video che riprende l’intero concerto, che di per sé non è parso troppo memorabile.

 

Quello del tuffo sulla folla che finisce a terra è un evento raro, ma capitato. La sua comicità è stata riprodotta dall’attore bideniano Jack Black nella pellicola School of Rock ()

 

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Le immagini parlano di tante cose: sicuramente della fine di un’era, di una musica, oltre che del senso del decoro e del principio di realtà. È finita l’era del rock apollineo, dove i musicisti erano bellissimi anche con i jeans strappati. Il rock ucciso dal razzismo zelota gender-woke, dove la deformità, l’aberrazione, è premiata – anche quando è chiaro che il pubblico, letteralmente, non la regge.

 

Alcuni fan hanno notato che Shepherd non era molto brava a cantare le canzoni della band, sostenendo che se stavano davvero cercando un sostituto talentuoso per Chris Cornell, avrebbero dovuto parlare con la figlia di Cornell.

 

 

Il triste concerto, con la cantante obesa ferita dalla sua hybris e dalla gravità terrestre, tuttavia appare più rassicurante di altri: qui sappiamo perfettamente che da dove viene il male che colpisce il musicista, mentre in tantissimi altri casi, ampiamente riportati da Renovatio 21, malori improvvisi colpiscono sul palco, talvolta cagionando la morte.

 

Anche lì, a pensarci bene, c’è un grande segno di decadenza del rock, che da musica sedicente «ribelle» è diventata frusto megafono del conformismo e della propaganda politica, biopolitica dello Stato moderno: Renovatio 21 ha spesso ricordato quante band, quanti grandi nomi della musica hanno non solo raccomandato la vaccinazione, ma impedito a non vaccinati di accedere ai concerti.

 

Come nel caso dei Foo Fighters, un ulteriore nome che discende dall’età dell’oro del grunge (il cantante e chitarrista Dave Grohl era batterista dei Nirvana, altro grande capofila della musica promanante da Seattle), il cui percussionista è morto improvvisamente a 50 anni mentre era in tour in Sud America: il loro spettacoli erano rigorosamente proibiti ai non sierati.

 

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Giovane cantante australiana abbandonata dalla sua etichetta discografiche per i testi contro Big Pharma, guerra e corruzione

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Una cantante australiana sarebbe stata cacciata dalla sua etichetta a causa di testi che criticavano le grandi aziende farmaceutiche che traggono profitto dalla pandemia globale, dalla corruzione politica, dalle guerre straniere e altro ancora.   La cantante Iyah May afferma che la sua canzone, Karmageddon, che tocca anche il tema della cancel culture (cioè la tendenza ad eliminare totalmente voci sgradite dal discorso pubblico), ha ironicamente portato alla sua stessa cancellazione, con il suo manager che ha rescisso il suo contratto per il suo rifiuto di cambiare il testo.   «Il mio manager ha rescisso il nostro contratto perché non volevo cambiare il testo di questa canzone», ha scritto la May su Instagram il mese scorso.  

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«Vorrei che questa storia non fosse vera, ma lo è. Ero titubante nel condividere questa informazione, ma più condivido questa canzone, più mi rendo conto di non essere l’unica a provare questa sensazione», ha spiegato la May in un altro post.   «Il mio manager non era d’accordo con il testo della mia canzone e si è rifiutato di lavorare con me e supportarmi finché non avessi cambiato il testo», ha dichiarato May in un successivo aggiornamento di Instagram, aggiungendo, «quindi ho detto “ciao”».   Il testo della canzone Karmageddon recita:   Virus artificiale guarda milioni di persone morire / Il più grande profitto delle loro vite Ecco l’inflazione, questo è il tuo premio / Questo è Karmageddon Accendi le notizie e mangia le loro bugie / Kim o Kanye scelgono una parte Cultura della cancellazione, che atmosfera / Questo è Karmageddon Le aziende giurano di non mentire mai / I politici corrotti a vita Più che una guerra, è un genocidio / Questo è Karmageddon     Secondo la May, nonostante la separazione dall’etichetta, la sua canzone ha iniziato a riscuotere successo, anche grazie al cosiddetto effetto Streisand (cioè l’aumento di popolarità successivo ad un tentativo di censura) che apparentemente ha contribuito a rafforzarla.

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