Immigrazione
La Svizzera annuncia il divieto del burqa
Il divieto di indossare coperture facciali nei luoghi pubblici in Svizzera entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, ha annunciato il governo. La controversa misura, ampiamente nota come «divieto del burqa», è stata approvata in un referendum nazionale due anni fa.
La data di entrata in vigore del divieto è stata fissata dal Consiglio federale, la massima autorità esecutiva in Svizzera, in una riunione di mercoledì. Chiunque si copra il volto in pubblico in tutto il Paese sarà punito con una multa fino a 1.000 franchi svizzeri (circa mille euro), ha affermato il governo in una dichiarazione.
Il divieto riguarda gli abiti musulmani (burqa e niqab) e i passamontagna e i fazzoletti utilizzati dai manifestanti.
Il divieto non riguarda aerei, sedi diplomatiche e consolari e luoghi di culto, ha affermato il governo. Il mascheramento è consentito anche per motivi di salute, sicurezza, condizioni climatiche e costumi locali, nonché per spettacoli artistici e di intrattenimento e per scopi pubblicitari, ha aggiunto la dichiarazione.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Il referendum di marzo 2021 si è tenuto a seguito di un’iniziativa popolare, «Sì al divieto di mascheramento». La proposta è stata approvata dal 51,2% degli elettori svizzeri e poi adottata dal parlamento a settembre 2023. La proposta è stata sostenuta dal Partito popolare svizzero di destra, il gruppo più numeroso in parlamento.
Il governo svizzero si era opposto alla misura in quanto eccessiva, sostenendo che il divieto avrebbe potuto danneggiare il turismo. La maggior parte delle donne musulmane che indossano il velo in Svizzera sono visitatrici provenienti dagli stati del Golfo Persico, ha osservato l’AP.
Il divieto è stato condannato anche dalle associazioni musulmane del Paese.
Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST) della Svizzera, della popolazione residente permanente di età pari o superiore a 15 anni, che ammonta a circa 7,5 milioni di persone, il 5,7% è musulmano.
In Italia, Francia, Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Paesi Bassi e Spagna sono in vigore divieti sul burqa, un velo che copre tutto il corpo con una rete intorno agli occhi, e sul niqab, un velo che lascia una fessura per gli occhi.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito che i datori di lavoro governativi possono vietare l’uso di abiti religiosi nell’interesse di mantenere un «ambiente amministrativo del tutto neutrale». La decisione è arrivata dopo che una donna musulmana ha citato in giudizio il suo datore di lavoro municipale in Belgio per averle detto di togliersi l’hijab sul lavoro.
Come riportato da Renovatio 21, secondo statistiche recenti attualmente il numero di persone che si dichiarano «senza religione» ora superano i cattolici.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Rama via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 France
Immigrazione
Musk torna a dire che «la guerra civile in Gran Bretagna è inevitabile»
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Civil war in Britain is inevitable.
Just a question of when. https://t.co/SpmcPkziZr — Elon Musk (@elonmusk) October 29, 2025
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Enough is enough https://t.co/DiD1umOc53
— Elon Musk (@elonmusk) October 29, 2025
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immigrazione
Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali
Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.
I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.
Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».
Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.
Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.
Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).
Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».
I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».
Aiuta Renovatio 21
Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».
A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.
I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.
Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immigrazione
La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Pensiero2 settimane faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Pensiero6 giorni faMiseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
-



Necrocultura2 settimane fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Oligarcato2 settimane faPapa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale
-



Politica2 settimane faI vaccini, l’euro, l’OMS e le proteste pro-Palestina. Renovatio 21 intervista il senatore Borghi
-



Spirito1 settimana fa«Umiliazione della Chiesa dinanzi a un eretico concubinario globalista»: Mons. Viganò sulla preghiera congiunta del re britannico col papa
-



Spirito2 settimane faPapa Leone XIII sarebbe pronto a sciogliere l’Opus Dei
-



Salute1 settimana faI malori della 43ª settimana 2025













