Immigrazione
Scontri tra immigrati: 52 feriti al festival culturale eritreo in Svezia. Anarco-tirannide in azione
Caos ad un festival di immigrati eritrei a Stoccolma. Gruppi pro e contro il governo di Asmara si sono scontrati lo scorso giovedì, producendo violenze per 52 feriti e auto date alle fiamme con il tendone dell’evento. Lo riporta RMX news.
L’incubo potrebbe non essere finito: la polizia svedese si sta preparando per ulteriori disordini civili, nonostante le dozzine di arresti già effettuati.
I gravi disordini del al parco Järvafältet della capitale svedese sono scoppiati quando i manifestanti hanno preso d’assalto il festival e si sono scontrati con gli organizzatori dell’evento, che accusano di essere uno strumento della propaganda per il governo eritreo.
Circa 1.000 manifestanti hanno fatto irruzione attraverso le barriere della polizia e hanno iniziato ad abbattere le tende del festival, a dare fuoco ai veicoli e ad attaccare gli organizzatori con bastoni di legno. Otto persone sono state subito ricoverate in ospedale con ferite gravi, mentre una persona è stata arrestata con l’accusa di incendio doloso, hanno riferito i media locali.
Idag utspelades våldsamma scener vid en regimtrogen eritreansk festival på Järvafältet. Uppemot 1000 personer stormade ett tivoli på festivalområdet.
Tivolit revs av motdemonstranter och de använde tältstolpar och påkar mot polisen samt kastade stenar mot dem.
Totalt kaos helt… pic.twitter.com/7q228v8Wuy
— Färbåd Jalali (@farbodjalali) August 3, 2023
«Oltre ai 52 feriti, anche 3 agenti di polizia sono rimasti feriti, ma non è chiaro se siano stati attaccati o se le ferite siano avvenute durante il loro stesso lavoro», ha detto il portavoce della polizia Daniel Wikdahl.
Testimoni oculari hanno descritto le scene di violenza mentre i manifestanti cercavano di interrompere l’evento annuale, che secondo i critici viene utilizzato per promuovere il governo eritreo, mentre gli organizzatori dell’evento hanno accusato i manifestanti di essere «terroristi».
SVENSKA POLISEN, DEN SOM SKA SKYDDA TILLÅTER LAGLÖSA MISSHANDLA OSS OCH VÅRA RÄTTIGHETER @polisen_sthlm @SvD @Aftonbladet @sverigesregering pic.twitter.com/lV3lAopLBz
— Henok Tesfai (@hokkki) August 3, 2023
Il governo svedese ha criticato gli autori dei disordini civili e ha avvertito i cittadini eritrei a cui è stata data l’opportunità di vivere in Svezia dal portare violenza e disordini nel Paese.
«Non è ragionevole che la Svezia venga trascinata in questo modo nei conflitti interni di altri Paesi», ha scritto il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer in una dichiarazione all’agenzia di stampa svedese TT. «Se fuggi in Svezia per sfuggire alla violenza, o sei in visita temporanea, non devi causare violenza qui. Le risorse della polizia sono necessarie per scopi diversi dal tenere separati gruppi diversi l’uno dall’altro».
Le scene di violenza sono finite anche alla TV svedese, circolando poi sui social media. «È totale anarchia, non ho mai visto così tanti poliziotti in tutta la mia vita», ha detto un testimone oculare all’emittente svedese SVT.
Renovatio 21 si sente di correggere il testimone: non è anarchia, è anarco-tirannia. Il piano Kalergi, con i lustri e decenni di immigrati ad invadere le città europee, serve esattamente a questo: creare un panorama civile disperante, una violenza urbana ineludibile, di modo da demoralizzare il cittadino europeo e lasciare libero il manovratore di fare quello che più gli aggrada – derubare il popolo, sottometterlo, sterminarlo.
Esempi dell’anarco-tirannide sono sotto i nostri occhi ovunque in Europa: dalla Francia, dove le masse immigrate possono dar fuoco a metropoli e cittadine con estrema tranquillità e nell’impunità più rivoltante, all’Olanda, dove gli immigrati prosperano tra mafie e narcotraffico (per la felicità pure di qualche miliziano ISIS) mentre la polizia spara ai cittadini che protestano, le mense delle scuole elementari servono insetti ai bambini, e l’eutanasia ammazza oramai anche le persone con autismo.
Immagine screenshot da Telegram
Immigrazione
La «remigrazione» è una questione importante per la Svezia: parla il nuovo ministro per l’immigrazione di Stoccolma
Lo scorso martedì il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha presentato il suo governo riformato, in seguito alle inaspettate dimissioni del ministro degli Esteri Tobias Billström della scorsa settimana.
Come riportato da Renovatio 21, le dimissioni del Billström hanno preso molti di sorpresa: si tratta del ministro che aveva portato Stoccolma nella NATO.
Nel rimpasto, è sembrata evidente una rinnovata attenzione alla gestione dell’immigrazione.
Maria Malmer Stenergard, ex ministro delle migrazioni, sostituirà Billström come capo del ministero degli esteri. Sarà sostituita come ministro delle migrazioni da Johan Forssell, ex ministro degli aiuti e del commercio estero. Entrambi appartengono al Moderata samlingspartiet (il «Partito moderato») del Kristersson.
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In un’intervista dopo la nomina, il nuovo ministro delle migrazioni ha affermato che mantenere al minimo l’immigrazione per asilo per un lungo periodo sarà una priorità. Forssell ha detto a quotidiano Aftonbladet che «la cosa importante ora è che non torniamo alla politica precedente, che ha messo la Svezia in una situazione molto difficile. Molte persone ne sono state colpite».
Sebbene la remigrazione non sia stata finora al centro della politica governativa, la situazione sta cambiando, ha affermato Forssell.
«Torneremo su questo problema», ha affermato, citando il piano della Danimarca, che paga gli immigrati per tornare nel loro paese di origine, come una soluzione da considerare. «È chiaro che è un problema importante per la Svezia e per questo governo».
Il sito European Conservative cita un rapporto pubblicato di recente dall’economista Joachim Ruist, incaricato dal governo svedese di trovare modi per convincere gli immigrati a rimigrare, aveva concluso che «non è possibile trovare metodi del genere».
Il rapporto affermava che aumentare l’«indennità di rimpatrio» al livello danese di 350.000 corone svedesi (30.600 euro) a persona avrebbe portato a non più di 700 persone che rimigrano ogni anno. Ruist aveva precedentemente presentato un’analisi che stimava il costo per il Paese a 74.000 corone svedesi (circa 6.400 euro) per migrante all’anno.
Forssell non ha voluto approfondire la proposta del governo attualmente in lavorazione, ma ha detto di vedere diversi vantaggi nel supportare la remigrazione.
«Le persone che sono arrivate in Svezia potrebbero non sentire che la vita è andata come avevano immaginato, che desiderano ardentemente tornare nel loro paese d’origine ma non hanno le finanze o altri mezzi per farlo. Non pensiamo che sia strano essere in grado di facilitare un simile sviluppo», ha dichiarato.
I partiti di opposizione in Svezia hanno criticato l’idea di pagare gli immigrati per farli tornare nei loro Paesi d’origine, affermando che ciò sarebbe contrario al concetto di integrazione e farebbe sentire gli immigrati indesiderati, riporta l’European Conservative.
Mentre gli esperti svedesi hanno sollevato preoccupazioni sulla mancanza di esperienza del nuovo ministro delle finanze Malmer Stenergard nel campo della politica estera, il primo ministro Kristersson ha indicato i suoi negoziati internazionali come ministro delle migrazioni come prova del contrario.
«È stata determinante nell’attuazione del patto sulle migrazioni e ha una vasta rete internazionale», ha dichiarato il Kristersson a Expressen.
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Non sono previsti grandi cambiamenti di politica con il nuovo ministro degli esteri. La Svezia continuerà a supportare l’Ucraina, lavorando all’integrazione della NATO e alla cooperazione con i paesi vicini, e sosterrà un cessate il fuoco e una soluzione a due stati in Israele, ha affermato Malmer Stenergard.
Il leader dello Sverigedemokraterna (il Partito Democratico svedese, considerato dalla stampa mainstream come «populista» se non di «estrama destra») Jimmie Åkesson è stato soddisfatto delle due nomine. «Siamo stati soddisfatti di Forssell nel ruolo di ministro degli aiuti e del commercio estero. Ora possiamo portare una persona che è fedele all’accordo di Tidö in questa posizione e un ministro degli esteri con un forte profilo sulle questioni migratorie. Questo può avvantaggiarci a lungo termine», ha detto a Expressen.
L’accordo di Tidö è l’accordo politico negoziato tra i partiti di governo e i Democratici Svedesi, che ha rotto il precedente cordone sanitario contro il partito critico nei confronti dell’immigrazione e gli ha consentito di esercitare un’influenza formale sulla politica del governo senza farne parte.
Il termine Remigrazione («Remigration»), molto in uso nei movimenti populisti ed identitari europei, prescrive il ritorno degli immigrati nei loro luoghi di origine, anche a mezzo della deportazione coatta.
La Svezia non è l’unico Paese ad aver cambiato il verso del discorso sulla questione migratoria – aprendo cioè la Finestra di Overton dal lato opposto rispetto al sistema.
Come riportato da Renovatio 21, il partito AfD parla non solo di fine dell’immigrazionein Germania, ma di remigrazione degli stranieri illegalmente presenti sul territorio.
In Austria il partito FPO vuole nominare un «commissario per la remigrazione» che supervisionerà la deportazione degli immigrati clandestini.
In Italia, dove al governo dovrebbe esserci un partito di destra, il tema della remigrazione è inaudito. Tuttavia, proprio sotto il governo di un partito definito da alcuni come nazionalista se non «postfascista», abbiamo visto aumentare il numero degli sbarchi.
Quando c’era Lei, i barconi arrivano in orario. A frotte.
E i partiti europei che seriamente vogliono risolvere il problema migratorio hanno preso nota.
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Immagine di Swedish Presidency of the Council of the EU via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Alimentazione
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Immigrazione
Arrestato immigrato siriano: complottava di uccidere soldati tedeschi
La polizia del land tedesco della Baviera ha arrestato un migrante siriano per aver presumibilmente pianificato di accoltellare a morte diversi soldati. L’arresto avviene mentre la Germania rafforza la sicurezza dei suoi confini in una stretta sui «gruppi terroristici islamici».
Il 27enne è stato arrestato giovedì e accusato di aver pianificato un «grave atto di violenza che mette in pericolo lo Stato», hanno affermato i procuratori di Monaco in una dichiarazione ai media tedeschi venerdì.
Il sospettato, che i procuratori hanno descritto come un «presunto seguace di un’ideologia islamica radicale», ha recentemente acquisito due coltelli da 40 cm e ha pianificato di «attaccare i soldati della Bundeswehr» (cioè l’esercito tedesco) nella città bavarese di Hof, dove si sarebbero radunati vicino a una caserma militare durante la pausa pranzo, si legge nella dichiarazione.
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L’uomo siriano intendeva «ucciderne il maggior numero possibile» per «attirare l’attenzione e creare un senso di incertezza tra la popolazione», si legge nella dichiarazione.
Il sospettato è arrivato in Germania come richiedente asilo nel 2014, ha detto venerdì ai giornalisti il ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann. La polizia ha ricevuto una soffiata mercoledì da qualcuno nella sua cerchia sociale che lo ha descritto come un tossicodipendente instabile, ha aggiunto Hermann.
La Germania ospita quasi un milione di richiedenti asilo siriani, la maggior parte dei quali è arrivata dopo che l’ex cancelliera Angela Merkel ha aperto le frontiere del Paese nel 2015 e ha annunciato che non sarebbero stati imposti limiti alle domande di asilo.
Dopo un decennio di attentati, accoltellamenti , sparatorie e attacchi con camion, la Germania, perfino sotto il governo verde-socialista, ha iniziato ad invertire la catastrofica politica della Merkel. Il ministro degli Interni Nancy Faeser ha annunciato lunedì che i controlli dei passaporti saranno reintrodotti ai confini terrestri del paese per i prossimi sei mesi, nel tentativo di frenare l’immigrazione illegale e affrontare le minacce dei “gruppi terroristici islamici” e della criminalità organizzata transnazionale.
L’annuncio della Faeser è arrivato meno di un mese dopo che un richiedente asilo siriano si è consegnato alla polizia dopo aver accoltellato a morte tre persone e averne ferite altre otto in un attacco a un «Diversity Festival» nella città di Solingen. L’ISIS ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.
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Cittadine tedesche sono state teatro di continui episodi della violenza immigrata, spesso a base di accoltellamenti. Il capo di un sindacato della polizei negli scorsi giorni ha pubblicato un video-discorso di denuncia in cui dichiarava che «la crisi dell’immigrazione è prima di tutto una crisi criminale».
Dopo gli attacchi, i partiti anti-immigrazione Alternative für Deutschland (AfD) e Sahra Wagenknecht Alliance (BSW) hanno ottenuto significativi guadagni nelle elezioni statali in Turingia e Sassonia.
L’AfD è attualmente al primo posto nei sondaggi nel Brandeburgo, dove si terranno altre elezioni statali più avanti nel mese.
Come riportato da Renovatio 21, AfD parla non solo di fine dell’immigrazione nel Paese, ma di remigrazione degli stranieri illegalmente presenti sul territorio.
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Immagine di Rene Mentschke via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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