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Oligarcato

Klaus Schwab afferma che l’umanità deve essere «costretta a collaborare» con le élite globaliste

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Il fondatore e guru del gruppo estremista World Economic Forum Klaus Schwab ha detto ai delegati di una conferenza tenutasi questa settimana in Cina che l’umanità deve essere «costretta a collaborare» con le entità globaliste.

 

Intervenendo in Cina ad un evento intitolato «Incontro annuale dei nuovi campioni» del WEF, spesso soprannominato come la «Davos estiva», Schwab ha affermato che per portare avanti la «Quarta rivoluzione industriale», concetto da lui coniato, le élite devono portare avanti con determinazione il loro programma.

 

«Per guidare la futura crescita economica dobbiamo abbracciare l’innovazione e forzare la collaborazione tra settori, regioni, nazioni e culture per creare un futuro più pacifico, inclusivo, sostenibile e resiliente», ha proclamato Schwab. «In questo momento critico la partecipazione attiva di tutte le parti interessate è essenziale per garantire un percorso di sviluppo sostenibile».

 

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In un altro filmato dell’intervento è possibile sentire il vegliardo elvetico esaltare la diffusione dell’Intelligenza Artificiale e di altre tecnologie come una delle ragioni per cui l’umanità deve «lavorare insieme» all’élite globale.

 

 

Un passaggio obbligato è stato fatto per il tema dei «limiti alla crescita», concetto cardine del Club di Roma che equivale alla teoria della riduzione della popolazione terrestre. Come noto, Schwab è discepolo di Henry Kissinger, membro del Club di Roma e pianificatore del controllo della popolazione globale. I legami tra Davos e Club di Roma sono profondi.

 


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Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa il guru estremista aveva detto ai suoi discepoli del programma Young Global Leader – future figure apicali con il cui il WEF «penetra» i governi mondiali – che quando periranno i loro cervelli «saranno replicati con l’Intelligenza Artificiale».

 

A Davos lo scorso gennaio Schwab aveva dichiarato che le élite WEF avevano in ruolo di «amministratrici del futuro».

 

Il transumanismo élitista dello svizzero non è cosa nuova. Schwab è noto per aver teorizzato, in un libro che in Italia ha per qualche ragione la prefazione dell’erede Agnelli John Elkann, una «Quarta Rivoluzione Industriale» che opererà la fusione uomo-macchina, e non si è tirato indietro quando si è trattato di eccitarsi in pubblico, con a fianco il fondatore di Google Sergej Brin, riguardo all’idea di impiantare in testa alla popolazione un chip che ne legga e determini le emozioni e i pensieri.

 

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Schwab, l’architetto del cosiddetto Grande Reset, negli ultimi anni ha affermato di immaginare l’umanità in transizione verso una nuova era in cui ci sarà una «fusione delle nostre dimensioni fisica, digitale e biologica» in un «nuovo mondo».

 

Schwab ha dichiarato in precedenza che questa nuova era di integrazione con le «tecnologie digitali» significherà che «non sarà più necessario nemmeno indire elezioni». Su questa linea si è spinto fino a immaginare scansioni cerebrali negli aeroporti, di modo da vedere se il passeggero non abbia pensieri pericolosi. «I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.

 

Secondo un articolo del Wall Street Journal, la dirigenza WEF, incluso lo Schwab, sta affrontando accuse di sessismo e pure di razzismo. Dopo le sue dimissioni dal vertice del WEF date un mese fa, il potere parrebbe passato ai figli.

 

Lo Schwab, che l’anno scorso ha parlato apertis verbis di governo mondiale in grado di «padroneggiare» tecnologie come l’Intelligenza Artificiale e biologia sintetica.

 

Due anni fa alla Davos estiva lo Schwab aveva definito la Cina come modello da seguire. Egli dispone infatti di ottimi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, che elogia per le sue misure di controllo

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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic

 

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Misteri

Ghislaine Maxwell «pronta» a testimoniare a Washington

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Ghislaine Maxwell, storica partner di Jeffrey Epstein e della sua operazione, sarebbe incline a testimoniare al Congresso riguardo il caso per cui è, ad oggi, l’unica persona in carcere. La notizia arriva mentre infuria la polemica tra la base MAGA e il presidente Trump, che, nonostante le promesse elettorali, ora non vuole che si parli più del caso.   Secondo una fonte che ha parlato con il giornale britannico Daily Mail, «nonostante le voci, a Ghislaine non è mai stato offerto alcun tipo di patteggiamento. Sarebbe più che felice di presentarsi al Congresso e raccontare la sua storia».   «Nessuno del governo le ha mai chiesto di condividere ciò che sa. Rimane l’unica persona ad essere stata incarcerata in relazione a Epstein e accoglierebbe con favore l’opportunità di dire la verità al pubblico americano» scrive il tabloid inglese.   La Maxwell sostiene che avrebbe dovuto essere protetta dall’azione penale in base a un accordo di non persecuzione stipulato da Epstein, il suo ex amante e capo, nel 2007, quando accettò di dichiararsi colpevole di due accuse minori di prostituzione in un «accordo amichevole» che gli costò poco tempo dietro le sbarre.   Come riportato da Renovatio 21Ghislaine Maxwell è una delle figlie del magnate dei media inglese Robert Maxwell, che aveva cambiato nome nascondendo le sue origini ebraico-carpatiche: vero nome Ján Ludvík Hyman Binyamin Hoch, nato a Slatinske Doly in Rutenia (ora Ucraina) in una famiglia povera e numerosa che praticava l’ebraismo ortodosso e parlava solo yiddish. Robert Maxwell è stato definito come una «superspia» dello Stato di Israele, per il quale avrebbe trafficato segreti atomici. Morto misteriosamente nell’Atlantico mentre era sul suo panfilo (chiamato Lady Ghislaine), al funerale in Israele erano presenti vari capi del Mossad e vertici dello Stato Ebraico.

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La Maxwell sta attualmente scontando una pena di 20 anni presso l’Istituto correzionale federale di Tallahassee per traffico di ragazze minorenni a fini sessuali, dove ha adottato la «fede ebraica del defunto padre», ricevendo di conseguenza, con l’aiuto di un’organizzazione del movimento ebraico Chabad-Lubavitch, il beneficio di differenze nei pasti e nell’estensione del tempo libero.   Ghislaine è ritenuta essere un collegamento tra il caso Epstein e i servizi israeliani, sempre più sospettati di essere dietro l’immane operazione di ricatto dei potenti della Terra filmati mentre facevano sesso con ninfette nell’isola di San Giacomo piccolo nelle Isole Vergini britanniche o nelle magioni di Epstein (in Florida, in Nuovo Messico, a Parigi, a Nuova York aveva il più grande palazzo della città).   La Maxwell, è emerso, ha fatto vari viaggi con Bill Clinton, di cui, secondo le voci, sarebbe stata pure amante.   Nel frattempo continua a infuriare la polemica sulla dichiarazione del Dipartimento di Giustizia secondo cui non esiste una «lista dei clienti» di Epstein e sulla pubblicazione di video dall’interno del Metropolitan Correctional Center di New York che, secondo il dipartimento di Giustizia, dimostrano il suicidio dell’uomo nel 2019 mentre era detenuto con l’accusa di traffico sessuale. Dal video, tuttavia, manca un minuto.   Ad un giornalista che nel giorno dell’arresto della Maxwell chiedeva un commento a Trump, che la conosce personalmente come figura costante nel mondo dei party altolocati a Nuova York ed in Florida, il presidente reagì augurando alla donna buona fortuna.

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Misteri

Le teorie di Tucker Carlson: l’Intelligence statunitense sta proteggendo la rete di Epstein, non il presidente Trump

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Tucker Carlson sta sollevando nuove preoccupazioni circa un possibile insabbiamento da parte dell’intelligence del caso Jeffrey Epstein, questa volta coinvolgendo agenzie statunitensi e israeliane, nonché l’alleata di Trump ed ex procuratore generale della Florida Pam Bondi.

 

Durante una recente trasmissione, Carlson ha parlato del rifiuto del procuratore generale degli Stati Uniti Bondi di rendere pubblici i fascicoli sigillati su Epstein, insieme all’annuncio dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia secondo cui Epstein non aveva una lista di clienti e si era effettivamente suicidato.

 

Carlson ha proposto due teorie per le parole di Bondi. La prima: «Trump è coinvolto, Trump è sulla lista, hanno una registrazione di Trump che fa qualcosa di orribile».

 

Ma Carlson ha subito respinto l’ipotesi, sottolineando di aver parlato con Trump di Epstein e di ritenere che non fosse coinvolto in attività «inquietanti», sottolineando che l’amministrazione Biden detiene le prove e probabilmente avrebbe agito se ci fossero stati i presupposti.

 

La seconda teoria di Carlson: i servizi segreti sono «al centro di questa storia» e sono protetti. Il suo ospite, il giornalista Saagar Enjeti (cui Tucker offrì il suo primo lavoro nel settore anni fa), ha concordato: «questa è la spiegazione più ovvia», ha detto Enjeti, riferendosi a precedenti casi di pedofilia legati alla CIA. Ha osservato che l’agenzia aveva evitato di essere perseguita per paura che i sospettati rivelassero «fonti e metodi» in tribunale.

 

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Lo scambio è andato in onda mentre i critici accusavano Bondi di aver alterato la sua versione dei fatti. In precedenza aveva fatto riferimento a «decine di migliaia di video di Epstein con bambini», ma in seguito aveva affermato che si trattava di video di pornografia infantile scaricati da Epstein. Gli osservatori affermano che questa revisione modifica la posta in gioco legale e narrativa, sollevando dubbi sulla credibilità.

 

Anche Donald Trump è apparso impaziente. «State ancora parlando di Jeffrey Epstein? È incredibile», ha detto in un video accanto a Bondi. Il video ha scatenato le reazioni negative dei sostenitori di lunga data di Trump, tra cui l’ex consigliere di Trump Elon Musk, che ha ripubblicato commenti critici sui commenti di Trump e Bondi su X:

 

Musk aveva precedentemente affermato che Trump stesso fosse implicato nei dossier Epstein. Pur avendo ritrattato e scusato le accuse, di recente ha ipotizzato che anche Steve Bannon fosse coinvolto.

 

Tuttavia, l’ospite di Carlson ha suggerito che i commenti di Bondi avessero un altro scopo. «La bugia è un segnale per tutti gli altri coinvolti», ha detto. «La bugia non è per te e per me. La bugia serve a far sì che coloro che sono coinvolti dicano: “Non importa cosa accada, noi vi proteggeremo”».

 

I documenti in questione rimangono secretati. Non è chiaro se verranno alla luce ulteriori rivelazioni su Epstein, ma le dichiarazioni di Trump non risolveranno la questione.

 

Durante il podcast, Tucker e il suo ospite hanno sottolineato il ruolo di Israele nelle trame della politica profonda americana.

 

Come riportato da Renovatio 21, vari osservatori stanno spiegando che il caso Epstein non andrà da nessuna parte perché profondamente legato a oscure dinamiche di Intelligence.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

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Intelligence

Perché il caso Epstein non andrà mai da nessuna parte

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In un discorso divenuto virale del podcast dell’ex Navy Seal e operativo CIA Shawn Ryan, il giornalista d’inchiesta americano Nick Bryant racconta che il caso di Jeffrey Epstein è stato insabbiato dal governo federale e non andrà mai avanti perché ciò distruggerebbe l’intero sistema operativo.   «Epstein aveva telecamere in tutte le sue case. Era decisamente un artista del ricatto», osserva Bryant. «Il governo vuole assicurarsi che questo non venga a galla. Gran parte del nostro sistema politico si basa sul ricatto», aggiunge.   «Se quell’angolo oscuro e maligno dell’Intelligence usasse il ricatto contro i nostri politici e altre persone, se usasse i bambini, ciò farebbe infuriare il popolo americano», incalza ulteriormente Bryant. «Per quell’angolo oscuro dell’Intelligence, questa è Omaha Beach. Non cederanno di un millimetro» continua il giornalista con un paragona alla spiaggia sulla costa francese famosa per il suo ruolo nello sbarco in Normandia della Seconda Guerra Mondiale.  

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«Se si considerano tutte le vittime, tutti i carnefici e tutti i mediatori coinvolti nella rete di Epstein… nessuno è stato incriminato tranne Ghislaine Maxwell», spiega il giornalista.   «Ciò dimostra davvero che il nostro governo, purtroppo, vuole porre fine a tutto questo», aggiunge il reporter. «Perché il nostro governo favorisce il traffico di bambini se non per proteggere persone molto potenti e un processo politico?» si chiede il Bryant. «È l’unico modo in cui ha senso», conclude.   Martedì il presidente Trump e il Procuratore generale Pam Bondi hanno risposto in modo molto conciso alla domanda di un giornalista sul caso Epstein, con Trump che si è mostrato chiaramente irritato dal fatto che la questione venisse ancora sollevata.   Trump in campagna elettorale aveva ampiamente promesso di garantire trasparenza sul caso, ma, notano gli osservatori, il suo dipartimento di Giustizia sta erigendo un vero e proprio muro, spingendo molti dei suoi sostenitori a definirlo inaccettabile.   Nel frattempo la base MAGA è fratturata, con voci rilevanti come quella di Tucker Carlson che si dichiara sconvolto e disgustato dall’insabbiamento da parte di Trump e Pam Bondi.      
  Il nome di Israele viene fatto sempre più spesso: secondo alcuni, la mancata di pubblicazione di file riguardanti Epstein (e, alcuni aggiungono, pure su JFK) sarebbe dovuta al fatto che guasterebbe del tutto i rapporti con lo Stato Ebraico, che sarebbe coinvolto nel sistema creato da Epstein – cosa che molti ritengono possibile viste le tante visite che ha Epstein ha fatto Ehud Barak, ex premier laburista israeliano già capo dei servizi segreti militari israeliani.   Il Barak avrebbe inoltre fatto investire milioni di dollari di Epstein in startup tecnologiche israeliane.   La questione dello spionaggio israeliano relativo ad Epstein emerge anche anche da un altro ingrediente della storia, la «dama» di Epstein Ghislaine Maxwell, il cui padre – il magnate dell’editoria britanniche Robert Maxwell, nato in Boemia con il nome Jan Ludvik Hyman Binyamin Hoch – è considerato come una probabile spia di segreti atomici per conto dello Stato degli ebrei. Al suo funerale erano presenti i vertici dei servizi israeliani e dello Stato stesso.   Maxwell scomparve misteriosamente nell’Atlantico una notte, mentre era a bordo del suo panfilo, chiamato Lady Ghislaine. Ghislaine è l’unica persona in galera per i crimini del caso Epstein, accusata di traffico sessuale, ma non si sa verso chi. Quando era latitante, fu fotografata nel dehors di un caffè di Los Angeles mentre leggeva un libro sulle spie della CIA morte. Poi sparì, sino alla cattura. Ora, in carcere, si dice abbia ritrovato la «fede ebraica del defunto padre».

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