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Politica

Joe Biden in privato è una persona orribile, dicono fonti del suo staff

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Diversi membri dello staff hanno rivelato alla testata americana Axios che a porte chiuse, Joe Biden è un persona cattiva con un temperamento che volge all’ira «così rapidamente che alcuni aiutanti cercano di evitare di incontrarsi da soli con lui»: Alcuni, è riportato, «si portano un collega, quasi come uno scudo contro un esplosione solitaria».

 

Biden sarebbe incline, oltre agli insulti, anche al turpiloquio e pure le bestemmie della lingua inglese: secondo gli ex assistenti sentiti da Axios vi sono stati scatti di rabbia con frasi come «”Dio dannazione, come cazzo non lo sai?!”, “Non fottermi!”»

 

Secondo un funzionario dell’amministrazione, «nessuno è al sicuro» dall’ira presidenziale.

 

Gli assistenti di Biden riferiscono di come il presidente abbia perso la testa al «COVID Czar», cioè il plenipotenziario pandemico Jeff Zients alla fine del 2021, quando si è verificata una carenza di kit di test con la diffusione della variante Omicron. Un portavoce Zients, ora capo dello staff di Biden, ha detto ad Axios: «Non parlerò di quali convocazioni interne potrebbero o meno essere avvenute tra Jeff e il presidente».

 

«Non c’è dubbio che il temperamento di Biden sia reale. Potrebbe non essere vulcanico come quello di Bill Clinton, ma è sicuramente da quelle parti», ha detto Chris Whipple, autore di The Fight of His Life: Inside Joe Biden’s White House.

 

Whipple cita l’ex portavace della Casa Bianca Jen Psaki che ha dichiarato: «Ho detto a [Biden] più volte, “Saprò che abbiamo un rapporto davvero buono e di fiducia quando mi sgridi la prima volta”». «Psaki non ha dovuto aspettare a lungo», scrive nel libro.

 

Secondo Axios il temperamento di Biden si presenta sotto forma di interrogatori rabbiosi piuttosto che di capricci irregolari.

 

Ad esempio, Biden interroga gli assistenti su argomenti finché non è chiaro che non conoscono la risposta a una domanda – una routine che alcuni considerano meticolosa e altri chiamano «stump the chump» («scombussola il fesso») o «stump the dummy» («calpesta il pupazzo»).

 

Essere sgridato dal presidente sarebbe diventata una cerimonia di iniziazione interna in questa Casa Bianca, dicono gli assistenti: se Biden non ti urla contro, potrebbe essere un segno che non ti rispetta.

 

Possono volerci anni per imparare a gestire il suo malumore e anticipare quali informazioni chiederà in un briefing, dicono le fonti. Alcuni funzionari dell’amministrazione, molti dei quali hanno frequentato scuole d’élite, hanno problemi con la richiesta di Biden di abbandonare un linguaggio traballante e pieno di acronimi e informarlo come se stessero parlando con un parente stretto che non è nella bolla DC.

 

Un ex assistente della campagna di Biden e del Senato, Jeff Connaughton, ha scritto nel libro del famigerato temperamento di Biden nel 2012 bel libro The Payoff: perché Wall Street vince. Secondo l’autore Biden era un «autocrate egocentrico… determinato a gestire il suo staff attraverso la paura».

 

In un incidente del 2008, Biden si è scagliato contro un addetto alla raccolta fondi di 23 anni che era salito in macchina con lui.

 

«Va bene, senatore, è ora di fare alcune chiamate per la raccolta fondi», ha detto l’aiutante, a cui Biden ha risposto: «Esci dalla macchina».

 

Connaughton ha detto ad Axios che Biden «nasconde il suo lato più tagliente per promuovere la sua immagine popolare di zio Joe – motivo per cui, quando i lampi di rabbia irrompono, sembra così fuori dal carattere pubblico».

 

In realtà vi sono numerose prove filmate della cattiveria di Joe Biden.

 

Ad esempio, quando attaccò ed insultò un elettore in campagna elettorale in Iowa, dicendogli «sei un dannato bugiardo».

 

 

In un’altra occasione, disse ad uno studente che era un «soldatino con il muso da cane».

 

 

In varie occasioni Biden ha urlato ai giornalisti che gli hanno posto domande scomode.

 

 

 

Nella storia è entrato anche il momento in cui disse all’inviato alla Casa Bianca di Fox News, il giovane reporter Peter Doocy, che era uno «stupido figlio di puttana».

 

 

Ai lettori  segnaliamo, infine il video, sottotitolato da Renovatio 21, che mostra tutta la squallida prepotenza di Biden e al contempo del suo coinvolgimento nelle cose ucraine ben prima dello scoppio del conflitto, con il racconto di quando minacciò premier e presidente di Kiev di rimuovere un giudice che, guarda caso, stava indagando anche sull’azienda che pagava il figlio Hunter Biden.

 

 

Il figlio Hunter torna alla mente anche in questo video in cui il senatore annunciava misure draconiane con carcere duro per i consumatori di crack. Leggi applicate alla grande sulla popolazione (afroamericani in testa) ma mai e poi mai sul figlio, il cui consumo di crack era conclamato ancora prima che uscissero i video del suo computer.

 

Un video, sottotitolato sempre da Renovatio 21, che ci ricorda anche il caso della cocaina appena trovata alla Casa Bianca nei tempi di una visita del figlio Hunter, uno sconvolgente ritrovamento per il quale i servizi segreti incaricati della protezione del presidente hanno appena fatto sapere di aver chiuso le indagini e non aver trovato alcun colpevole.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, quella di Joe Biden è una vita costruita sulle menzogne – cosa ammessa anche dai giornali mainstream, pure in Italia, anni fa, ma ora ovviamente dimentichi di quanto il personaggio già 40 anni fa fosse di fatto impresentabile.

 

Ora il presidente, con ogni evidenza, sta perdendo il senno per questioni, si crede, geriatriche. Tuttavia il carattere rimane invariato.

 

Eccolo che sghignazza quando gli si chiede delle accuse di corruzione a suo carico, eccolo che sfiora le tette di Eva Longoria, eccolo che annusa le bambine, eccolo che esce indenne dalle accuse di molestie sessuali di una ex sottoposta che ora è fuggita in Russia.

 

Tutto gli è concesso.

 

Del resto, sta facendo un lavoro importante: distruggere l’economia mondiale e portare l’umanità sull’orlo del baratro termonucleare.

 

Il padrone, per questo, lo ricompensa bene.

 

 

 

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Politica

Il governo israeliano chiude Al Jazeera

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Il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha votato all’unanimità per fermare le operazioni in Israele dell’emittente televisiva qatariota Al Jazeera, ha affermato il governo in una nota.

 

Israele accusa da tempo Al Jazeera, che rimane uno dei pochi canali di informazione internazionali ad avere corrispondenti sul campo a Gaza, di mostrare pregiudizi nei suoi confronti e di cooperare con i militanti di Hamas. L’emittente ha negato le accuse.

 

Netanyahu domenica si è rivolto a X per annunciare lo sviluppo, scrivendo che «il governo da me guidato ha deciso all’unanimità: il canale di istigazione Al Jazeera sarà chiuso in Israele».

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Poco dopo, il ministro israeliano delle Comunicazioni Shlomo Karhi ha dichiarato di aver firmato l’ordine di limitazione delle operazioni dell’emittente, che entrerà in vigore immediatamente.

 

L’hardware «utilizzato per fornire i contenuti del canale», comprese le apparecchiature di editing e routing, fotocamere, laptop e alcuni telefoni cellulari, verrà sequestrato, ha scritto Karhi su X.

 

La decisione del governo israeliano è in linea con una legge approvata dal parlamento del Paese, la Knesset, in aprile, che consente la chiusura temporanea in Israele delle emittenti straniere ritenute una minaccia alla sicurezza nazionale durante il conflitto a Gaza. Secondo la normativa, il divieto prevede la ricertificazione ogni 45 giorni.

 

Il capo di Al Jazeera in Israele e nei territori palestinesi, Walid Omary, ha insistito sul fatto che la mossa del gabinetto di Netanyahu è «pericolosa» e motivata esclusivamente da considerazioni politiche. Il team legale dell’emittente sta preparando una risposta al divieto, ha detto Omary a Reuters.

 

Il corrispondente di Al Jazeera a Gaza, Hani Mahmoud, ha affermato che i palestinesi percepiscono la chiusura del canale di notizie come «una mossa disperata per impedire un’equa copertura di ciò che accade sul campo» nell’enclave.

 

Al Jazeera ha «documentato le atrocità» e «gli atti che vanno contro la legge internazionale sui diritti umani», ha affermato Mahmoud, aggiungendo che questo era “qualcosa che non è piaciuto molto al governo israeliano”.

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Il bilancio delle vittime degli attacchi aerei e dell’offensiva di terra in corso da parte di Israele a Gaza ha già raggiunto 34.654 persone, mentre altre 77.908 sono rimaste ferite, secondo il ministero della Sanità dell’enclave palestinese.

 

Al Jazeera aveva riportato molte delle atrocità commesse dalla Stato Ebraico, tra cui il video dell’eliminazione via drone di alcuni ragazzi che sembravano camminare tranquillamente tra le macerie. Il filmato fece parlare di «genocidio massivo robotizzato».

 

Al Jazzera è controllata dal Qatar, Paese sponsor dei Fratelli Musulmani, di cui Hamas è una derivazione. Doha, si dice, sarebbe stato il primo Paese del Golfo ad aver rapporti non ufficiali con lo Stato degli ebrei.

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Politica

Tokyo, governo sconfitto alle suppletive, sempre più basso il consenso per Kishida

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Si è votato in tre circoscrizioni che hanno visto l’affermazione del partito costituzionale democratico. Il partito del premier non è riuscito a tenere nemmeno il seggio nella prefettura di Shimane, considerata una roccaforte conservatrice. A pesare gli scandali sulla raccolta irregolare di fondi ma anche il deprezzamento dello yen.   Il partito liberaldemocratico del Giappone (PLD), da cui proviene anche il premier Fumio Kishida, ha perso tre seggi nelle elezioni suppletive per la Camera dei rappresentanti che si sono tenute ieri. Si tratta di una sconfitta che certifica lo scarso sostegno dell’opinione pubblica al partito al governo in seguito a una serie di scandali che hanno coinvolto diversi ex ministri e parlamentari.   Tutti i seggi in palio (che prima di diventare vacanti appartenevano alla formazione liberaldemocratica) sono stati vinti dal partito costituzionale democratico (PCD), guidato da Kenta Izumi: il PLD non aveva schierato candidati nelle circoscrizioni di Tokyo e Nagasaki, ma si era concentrato a difendere il seggio delle prefettura occidentale di Shimane, nota per essere una roccaforte conservatrice. Invece proprio qui ha prevalso la candidata Akiko Kamei, nonostante nell’ultimo mese il premier Kishida avesse visitato due volte la prefettura in sostegno del liberaldemocratico Norimasa Nishikori.   Kamei ha detto che la vittoria nel «regno conservatore» di Shimane, invia un «importante messaggio» a Kishida, criticato per non aver impedito il deprezzamento dello yen e non aver ottenuto un aumento dei salari superiore alla crescita dei prezzi.

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Un sondaggio di Kyodo News mostra inoltre che il 77% degli intervistati ha votato «in considerazione» dello scandalo sui fondi raccolti in maniera irregolare all’interno del PLD, che negli ultimi mesi ha costretto alle dimissioni diversi ministri e parlamentari.   A novembre dello scorso anno è stata resa pubblica un’indagine della procura giapponese secondo cui alcuni membri del PLD appartenenti alla «corrente Abe» non avrebbero dichiarato – tenendoli per sè – almeno 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti grazie alle raccolte fondi del partito.   Nel frattempo il tasso di approvazione nei confronti di Kishida è sceso al di sotto della soglia del 30%, considerata, da parte degli analisti, «di pericolo» per il governo.   La pesante sconfitta del PLD a Shimane probabilmente minerà una nuova candidatura del premier nella corsa per le prossime elezioni presidenziali. Il segretario generale del partito, Toshimitsu Motegi, il numero due dopo Kishida, dopo l’annuncio dei risultati si è rivolto ai giornalisti: «accetteremo umilmente i risultati», ha detto, aggiungendo che il PLD «ha bisogno di lavorare all’unisono per affrontare la sfida».   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Bioetica

Biden fa il segno della croce durante una manifestazione a sostegno dell’aborto

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Il presidente americano Joe Biden, ad un evento politico in Florida, si è fatto il segno della croce quando la signora con lui sul palco, la presidente del Partito Democratico della Florida, si è espressa a favore dell’aborto. Lo riporta Modernity News.

 

La vicenda ha generato sconvolto tra la comunità cristiana internazionale.

 

La candidata governativa fallita Nikki Fried stava sollecitando la rielezione di Biden quando ha fatto commenti su Ron DeSantis e Donald Trump che spingevano per maggiori restrizioni sull’aborto.

 

La prossima settimana in Florida entrerà in vigore un divieto di aborto di sei settimane, e questo sarebbe uno dei motivi per cui Biden si è fermato nello Stato. La Fried aveva dichiarato la scorsa settimana che Biden sa che deve trascorrere del tempo in Florida per dimostrare quanto le cose siano diventate «estreme» sotto DeSantis. «Capisci che se dobbiamo combattere contro l’estremismo dei repubblicani MAGA, devi venire al ventre della bestia».

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Mentre Biden era al suo fianco, la Fried ha dichiarato che «Ron DeSantis sentiva di dover candidarsi alla presidenza, quindi quindici settimane non erano sufficienti, dovevamo arrivare a sei settimane», sottolineando la sua opposizione alla legge sull’aborto.

 

È a questo punto che Biden, sulla carta secondo presidente «cattolico» della storia USA (e forse l’unico, che nonostante gli acciacchi, porterà al termine mandato: il primo è stato JFK e sappiamo come è andata a finire) si è fatto il segno della croce.

 


La reazione della rete è stata immediata, con commenti che davano del «vile» al vegliardo del Delaware. «Biden, l’autodefinito “cattolico devoto”, fa il segno della croce a sostegno del desiderio di questa donna di uccidere i bambini fino ai 3 mesi di gravidanza» scrive Buck Sexton. «Totalmente malvagio e sacrilego» ha twittato LifeNews. «Davvero da vomitare. Disgustoso. Insulto. Blasfemo» hanno scritto ancora su Twitter. Ancora: «Joe Biden si fa il segno della croce mentre promuove l’aborto! Questo è il male!».

 

Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla sostituzione della Pasqua della Casa Bianca con la giornata mondiale di visibilità trans.

 

La Fried, già Commissario per l’Agricoltura della Florida, grande sostenitrice dell’aborto, è anche esplicita riguardo alla sua pratica del giudaismo. Mentre era al liceo, partecipava al B’nai B’rith, la famigerata organizzazione ebraica. La donna ha preso anche attivamente in considerazione l’idea di fare aliya – cioè di andare a vivere in Israele –e di unirsi alle forze di difesa israeliane.

 

Dopo la sua elezione a commissario per l’agricoltura, Fried ha prestato giuramento utilizzando la prima Bibbia ebraica pubblicata negli Stati Uniti.

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