Persecuzioni
Il piano FBI di spiare i cattolici tradizionalisti era reale: parla il senatore Jordan

Il presidente della commissione giudiziaria della Camera USA, il senatore dell’Ohio Jim Jordan, ha spiccato un mandato di comparazione per il direttore dell’FBI Christopher Wray in merito a tutti i documenti relativi alla nota interna all’agenzia che proponeva lo sviluppo di fonti nelle parrocchie cattoliche tradizionaliste per informare su potenziali «estremisti violenti» frequentanti la cosiddetta Messa in latino. Lo riporta Epoch Times.
In una lettera del 10 aprile allegata al mandato, il senatore Jordan – che presiede anche la House Judiciary Select Subcommittee on the Weaponization of the Federal Government (Sottocommissione sull’uso del governo federale come arma) – osserva che l’indagine della commissione su quel promemoria trapelato, che da allora è stato ripudiato dall’FBI, aveva rivelato che era stato creato da almeno un agente sotto copertura e che, nonostante le affermazioni contrarie dei vertici, l’FBI intendeva agire in base alle raccomandazioni del promemoria.
«Sulla base delle informazioni limitate fornite dall’FBI al Comitato, ora sappiamo che l’FBI ha fatto affidamento su almeno un agente sotto copertura per produrre la sua analisi, e che l’FBI ha proposto che i suoi agenti si impegnassero a raggiungere le parrocchie cattoliche per sviluppare fonti tra il clero e la leadership della chiesa per riportare sugli americani che praticano la loro fede», scrive il senatore Jordan al direttore Wray.
«Queste informazioni scioccanti rafforzano la nostra necessità di tutti i documenti rispondenti e la Commissione ti sta emettendo un mandato di comparizione per costringerla alla piena collaborazione».
🚨 #BREAKING: We now know the FBI, relying on information derived from at least one 𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫 employee, sought to use local religious organizations as “new avenues for tripwire and source development.” pic.twitter.com/97veIGtvq4
— Weaponization Committee (@Weaponization) April 10, 2023
Il 9 febbraio, un giorno dopo che il promemoria era trapelato sul sito UncoverDC, l’ufficio nazionale dell’FBI aveva rinnegato il documento in una dichiarazione in cui affermava che le sue ampie supposizioni su un legame tra cattolici tradizionalisti ed estremisti violenti «non soddisfacevano i rigorosi standard dell’FBI».
«Dopo aver appreso del documento, il quartier generale dell’FBI ha rapidamente iniziato ad agire per rimuovere il documento dai sistemi dell’FBI e condurre una revisione della base del documento», ha dichiarato l’ufficio stampa nazionale dell’FBI. «L’FBI si impegna a svolgere un solido mestiere analitico e a indagare e prevenire atti di violenza e altri crimini, sostenendo i diritti costituzionali di tutti gli americani e non condurrà mai attività investigative né aprirà un’indagine basata esclusivamente su attività protette dal Primo Emendamento».
Il direttore Wray, durante un’udienza di marzo del Senate Intelligence Committee, aveva sottolineato la sua condanna nei confronti del promemoria contro coloro che ivi venivano apostrofati RTC («Radical Traditional Catholics») affermando che alla Divisione di ispezione dell’FBI era stato ordinato di esaminare la questione.
«Faccio notare che era un prodotto di un ufficio sul campo, e che, ovviamente, abbiamo decine e decine di questi prodotti», aveva detto il vertice del più potente ente di polizia degli USA. «E quando l’abbiamo scoperto, abbiamo agito».
«Non prendiamo di mira e non prenderemo di mira le persone per credenze religiose, e non monitoriamo e non monitoreremo le pratiche religiose delle persone» aveva quindi assicurato il Wray.
Tuttavia, il senatore Jordan ha notato il 10 aprile che tali affermazioni erano contraddette sia dal promemoria che dalle informazioni che l’FBI aveva fornito alla Commissione giudiziaria da lui presieduta nella sua «risposta scadente e parziale» alle indagini della Commissione stessa.
«Sebbene l’FBI affermi di avere politiche “numerose” e “rigorose” per proteggere i diritti del Primo Emendamento, il documento di Richmond dell’FBI sminuisce chiaramente queste affermazioni», ha scritto. «Il documento stesso mostra che i suoi contenuti, inclusa la sua proposta di sviluppare fonti nelle chiese cattoliche, sono stati esaminati e approvati da due analisti senior dell’Intelligence e persino dal consigliere capo della divisione locale».
Jordan nota che i piani proposti includevano il contatto con le «parrocchie cattoliche principali» e la «leadership diocesana», sfruttando «fonti esistenti» e/o avviando «valutazioni di tipo 5 per sviluppare nuove fonti con il posizionamento e l’accesso» per riferire su attività sospette.
«Gli americani frequentano la chiesa per pregare e riunirsi per il loro miglioramento spirituale e personale», scrive il senatore dell’Ohio. «Devono essere liberi di esercitare i loro diritti fondamentali del Primo Emendamento senza preoccuparsi che l’FBI possa aver piantato le cosiddette fonti-trappola o altri informatori nei loro edifici di culto».
Secondo il senatore Jordan, gli informatori hanno attestato che il promemoria è stato condiviso con gli uffici sul campo in tutto il Paese, sebbene non sia chiaro alla Commissione quanti agenti possano aver agito in base alle sue proposte.
Come ha scritto Renovatio 21, la persecuzione contro i frequentatori della Messa antica non è priva di senso, anzi. Non si tratta di una prepotenza orwelliana che nasce dal nulla. No: va a toccare proprio coloro che non si piegano alla follia patente e assassina del mondo moderno e del signore del mondo, e nemmeno alla gerarchia cattolica che oramai che ora sembra portarne avanti l’agenda di morte e distruzione.
Attaccano ciò che è rimasto irriducibile nonostante lo schianto della menzogna (pandemica, politica, geopolitica, sessuale, religiosa, sportiva) e delle sue censure oramai imperanti ovunque, proposte perfino sui sistemi di messaggistica privati.
I fedeli della Santa Messa sono sopravvissuti a qualsiasi cosa, a guerre e persecuzioni, perfino alla catastrofe della chiesa romana, infiltrata dal male nel mondo più scioccante. Hanno resistito perfino ad un papato malvagio, che propala Sodoma, il mondialismo, il paganesimo più infame e negromantico, le élite ultramiliardarie, la volgarità, la crudeltà, la menzogna, e il battesimo di Satana.
Non è una battaglia che ci fa paura. È, diciamo così, una parte di una guerra giusta. Quella per l’anima dell’umanità, per lo Spirito, per Dio.
Immagine di Jim, the Photographer via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Persecuzioni
Punjab, estremisti islamici usano la guerra di Gaza per colpire i cristiani

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nei giorni scorsi un radicale musulmano ha ucciso un 20enne cristiano. Alla base dell’attacco presunti post sui social da parte del giovane a sostegno dello Stato Ebraico nella guerra a Gaza. Un movente analogo aveva innescato a ottobre un assalto, costringendo alla fuga oltre un centinaio di persone. Attivisti invocano giustizia e l’intervento del governo.
L’omicidio avvenuto nei giorni scorsi di un ventenne studente cristiano, Farhan-ul-Qamar, oltre ad aver gettato nella disperazione una famiglia rilancia al contempo l’allarme sulle violenze contro le minoranze religiose in Pakistan, anche e soprattutto per i contorni in cui è avvenuto.
Il fatto risale al 9 novembre scorso nell’area di Pasrur, distretto di Sialkot (provincia del Punjab); a sparare sarebbe stato Muhammad Zubair, un musulmano, che secondo le prime ricostruzioni avrebbe colpito per presunti post pubblicati sui social dal giovane di sostegno a Israele nella guerra contro Hamas a Gaza.
Il giorno successivo la polizia ha arrestato l’assassino, ma alle ripetute richieste dei familiari di Farhan sul corso delle indagini e il vero movente dell’omicidio le forze dell’ordine hanno opposto un completo silenzio, rifiutandosi di rispondere alle domande. Gli inquirenti riferiscono che l’inchiesta «è ancora in corso» senza aggiungere ulteriori particolari, lasciando i parenti al buio.
Noor Ul Haq, padre di Farhan, racconta che l’omicidio è avvenuto alle 3 del mattino quando Zubair, identificato come un estremista musulmano, ha varcato il muro di casa ed è entrato nell’abitazione sfruttando l’apertura in un’ala al momento in ristrutturazione. L’assalitore ha aperto il fuoco esplodendo tre colpi che hanno colpito il 20enne cristiano al collo, orecchio e spalla; la famiglia, svegliata dalla madre, ha cercato di aiutare il giovane per poi essere tenuta sotto tiro e minacciata da Zubair per oltre 45 minuti, conditi da slogan estremisti e minacce a sfondo confessionale del musulmano contro la minoranza cristiana.
La sorella di Farhan, Shoua ul Qamar, non nasconde il proprio dolore sottolineando la natura gentile del fratello e il legame con la famiglia, invocando al contempo giustizia.
«Mio fratello è stato assassinato – afferma – davanti ai miei occhi, e viviamo in agonia ogni giorno. Chiediamo giustizia». Nello stesso villaggio si era già verificato a ottobre un incidente analogo, quando un cristiano di nome Aqib Javed è stato vittima di un assalto e il padre, Javed Masih, arrestato e trattenuto dalla polizia senza alcun motivo per una decina di giorni.
Alla base degli attacchi vi sarebbero presunte manifestazioni di sostegno dei cristiani a Israele nella lotta contro Hamas, respinte con fermezza dalla famiglia che nega simili prese di posizione – soprattutto pubbliche – da parte del giovane. Ciononostante, le voci pur infondate hanno innescato un clima di ostilità e violenza che ha spinto centinaia di cristiani a fuggire dalle loro case, in cerca di riparo.
Commentando la vicenda Joseph Jansen, presidente di Voice for Justice, esprime «profonda preoccupazione» e condanna per la «terribile situazione» in cui versano un centinaio di cristiani «costretti a fuggire» davanti alle minacce di «attacchi dei musulmani».
Evidenziando il caso di Aqib Javed, il cui padre ha dovuto affrontare una detenzione illegale di una decina di giorni, Jansen ha sottolineato le ingiuste ripercussioni subite da individui innocenti e «l’allarmante aumento» dell’intolleranza e dell’odio confessionale in Pakistan.
La vicenda di Farhan-ul-Qamar, unita ai recenti scoppi di violenza a Jaranwala incitati dai musulmani contro i cristiani, ha ulteriormente inasprito una situazione già «terribile» ed è «preoccupante che il governo non affronti i fattori sociali di fondo che alimentano questa violenza».
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Immagine da AsiaNews
Persecuzioni
Cristiani di etnia Montagnard denunciano nuove persecuzioni

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Persecuzioni
Gaza, cristiani presi in trappola da Hamas

Nel 2004, a Gaza vivevano circa 3.500 cristiani, mentre erano poco più di un migliaio, prevalentemente di fede ortodossa, quelli presenti prima degli attentati perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023, che hanno gettato la regione nel caos. Poco più di un centinaio di cattolici resistono ancora sotto le bombe nella parrocchia della Sacra Famiglia.
Quanto tempo potranno ancora restare i cristiani? E come siamo arrivati a questo punto?
Nell’antichità la Striscia di Gaza si trovava al crocevia delle rotte commerciali tra Africa e Asia. Nei primissimi secoli della Chiesa, la regione, considerata luogo di passaggio della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto, costituì un attivo centro religioso: al centro della striscia, l’eremita Sant’Ilarione fondò nel 329 un monastero, il primo e il più importante della Terra Santa.
Nel cuore della città vecchia di Gaza, sorge la Chiesa di San Porfirio: costruita nel V secolo d.C., la più antica chiesa attiva nell’enclave palestinese è diventata uno dei centri della comunità cristiana, in maggioranza di fede «ortodossa».
La morte di Yasser Arafat nel 2004 – leader carismatico del movimento indipendentista palestinese – cambiò la situazione. Due anni dopo, nel 2006, l’organizzazione islamista Hamas salì al potere con il sostegno di alcuni cristiani.
All’epoca, mons. Fouad Twal – ex patriarca latino-cattolico di Gerusalemme – riconobbe che molti elettori cristiani, esasperati dall’inerzia, dalla corruzione dei vecchi partiti politici palestinesi e dal mancato rispetto delle promesse relative alla creazione dello Stato di Palestina, avevano contribuito al trionfo politico di Hamas. Finché non se ne pentirono…
Perché nonostante la protezione di principio fornita dal movimento islamista al potere, che spesso usa un doppio linguaggio nei confronti della comunità cristiana – praticando la taqiya consentita dall’Islam, che permette l’uso dell’inganno nel presunto interesse della religione – i cristiani sono diventati un obiettivo primario per i gruppi salafiti.
Ed è dubbio che possano trovare rifugio in Israele, dove lo Stato Ebraico guarda con sospetto e disprezzo queste popolazioni arabe che cercano di stabilirsi qui.
Da dicembre 2020, Hamas non nasconde più il suo odio verso i cristiani: un provvedimento adottato dal ministero degli Affari religiosi nella Striscia di Gaza chiede a tutti i musulmani di limitare la loro «interazione», allora frequente, con le celebrazioni cristiane del periodo natalizio.
Da Gerusalemme, padre Ibrahim Faltas, frate egiziano della Custodia di Terra Santa, ha denunciato con parole severe la «pagina nera» della storia di Hamas.
Se i cristiani hanno resistito durante il regno di Hamas, è stato aggrappandosi a ciò che l’attuale parroco dell’unica parrocchia cattolica di Gaza dedicata alla Sacra Famiglia considera la cosa più importante: «mantenere la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia».
La domanda è: per quanto tempo sarà possibile?
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di rahimabaid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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