Cina
Il gruppo Murdoch accusa la Cina di attacco cibernetico
News Corp, la società di media e editoria di proprietà del tycoon australiano Rupert Murdoch, ha affermato il 4 febbraio che degli hacker avrebbero violato un «numero limitato» di account di posta elettronica dei suoi giornalisti a gennaio, secondo la testata russa RT.
News Corp ha assunto Mandiant, l’azienda di sicurezza informatica nota per le sue accuse alla Cina riguardo incidenti di hacking a partire dal 2013.
La società ha quindi concluso che «probabilmente» la colpa è da addossare alla Cina Popolare. News Corp ha quindi informato l’FBI.
News Corp ha affermato che l’hacking ha colpito il Wall Street Journal, così come The Sun (di proprietà di News Corp) e The Times in Gran Bretagna. Liu Pengyu, un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha detto ai media che, sebbene non fosse a conoscenza dell’hacking, sperava «che ci possa essere un approccio professionale, responsabile e basato sull’evidenza per identificare gli incidenti legati al cyber», al contrario di «fare accuse basate su speculazioni», ha riferito RT.
La famiglia Murdoch dispone in Australia – suo Paese natìo – di un canale ferocemente anticinese, Sky News Australia. Le rivelazioni più profonde sul laboratorio di Wuhan, da cui con probabilità è uscito il SARS-CoV-2 responsabile della pandemia COVID, vengono da questo canale e dalla sua indomita reporter Sharri Markson.
Rupert Murdoch, 90 anni, si è sposato quattro volte. Il terzo matrimonio, durato dal 1999 al 2013, potrebbe ricoprire qui un certo significato. Murdoch infatti sposò una trentenne dello Shandong, Deng Wenge, meglio nota come Wendi Deng. La Deng lavorava a Star TV, la piattaforma TV con cui Murdoch era penetrato in Asia. Il matrimonio ha generato due figlie.
Nel febbraio 2014, il Daily Telegraph e Vanity Fair hanno affermato che Wendi Murdoch potrebbe aver avuto una relazione con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, che è padrino di una delle due bambine di Murdoch e Deng. Il magnate australiano, da sempre sostenitore di Blair, ruppe i rapporti.
All’inizio del 2018, il Wall Street Journal, giornale di Murdoch, ha pubblicato un’articolo in cui si suggerisce che Jared Kushner e Ivanka Trump, amici di lunga data di Wendi, sarebbero stati avvertiti dalle agenzie di Intelligence statunitensi che la donna potrebbe usare la sua relazione con loro per promuovere gli obiettivi del governo cinese.
Alcuni ipotizzano che l’articolo sia stato un tentativo di Murdoch di diffondere, nei tempi del loro aspro divorzio, l’idea dell’appartenenza dell’ex moglie agli apparati di spionaggio della Repubblica Popolare Cinese.
Comunque stiano le cose, visti i suoi interessi politici in USA (è sua Fox News, il canale via cavo più seguito, composto per lo più da falchi anticinesi) e in Australia (dove le tensioni con Pechino sono a livelli difficilmente sostenibili) nonché in Gran Bretagna (dove controlla i tabloid), Murdoch, i suoi figli, e gruppo rivestono un interesse precipuo per i servizi cinesi – e non solo per quelli.
Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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