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Geopolitica

Il generale USA Milley difende Israele perché «anche noi abbiamo ammazzato gente in gran numero»

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Il generale americano in pensione Mark Milley ha offerto una bizzarra difesa delle azioni di Israele a Gaza quando ha affermato che anche «noi» in America «abbiamo massacrato persone in gran numero».

 

Milley ha fatto questi commenti durante una tavola rotonda all’Ash Carter Exchange su innovazione e sicurezza nazionale a Washington, DC.

 

«Prima di diventare tutti ipocriti riguardo a ciò che sta facendo Israele, e mi sento malissimo per le persone innocenti che stanno morendo a Gaza, non dovremmo dimenticare che negli Stati Uniti abbiamo ucciso molte persone innocenti», ha detto Milley, per poi citare l’Iraq e dei soldati francesi morti in Normandia.

 

«Abbiamo distrutto 69 città giapponesi, senza escludere Hiroshima e Nagasaki, abbiamo massacrato persone in gran numero – persone innocenti che non avevano nulla a che fare con il loro governo», ha aggiunto.

 

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«La guerra è una cosa terribile, ma se vuole avere un significato, se vuole avere un senso morale, deve esserci uno scopo politico e deve essere raggiunto rapidamente e con il minor costo», ha detto il Milley.

 

Il CEO di Palantir (società informatica di analisi dei dati, con molti contratti nei servizi segreti e nelle forze armate) Alex Karp, ha poi affermato che «gli attivisti per la pace sono gli attivisti per la guerra», riferendosi ai manifestanti filo-palestinesi dei campus universitari, che ha definito «un’infezione all’interno della nostra società» e una ragione per cui Hamas continuerà a combattere.

 

«Stanno là fuori sostenendo un’organizzazione terroristica il cui statuto scritto richiede la morte di tutti gli ebrei, non solo in Israele ma in tutto il mondo, voglio dire, andiamo adesso, se hai intenzione di sostenerlo, sei dalla parte sbagliata», ha risposto il generale Milley.

 

I commenti dell’ex generale sui manifestanti filo-palestinesi sono alquanto strani dato che in precedenza aveva difeso i manifestanti del BLM durante l’era Trump, nonostante fossero essenzialmente le stesse persone.

 

In effetti, ci sono state innumerevoli occasioni in cui i manifestanti del BLM hanno chiesto l’uccisione di poliziotti bianchi ed hanno espresso odio violento nei confronti dei bianchi in generale, ma questo non sembrava disturbare Milley, il quale seguito alle rivolte del BLM, aveva continuato tristemente a simpatizzare con la cosiddetta Critical Race Theory nel 2021 quando ha detto al Comitato per le forze armate della Camera.

 

«Voglio capire la rabbia dei bianchi e sono bianco» aveva orgogliosamente dichiarato.

 

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Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Milley appariva scettico su una vittoria Ucraina e parlava di negoziati, per poi parlare di un’offensiva ucraina «lunga e molto violenta». A inizio conflitto Milley – a inizio anno aveva dichiarato che la guerra Russia Ucraina potrebbe durare anni.

 

Parimenti, l’anno passato aveva detto che Pechino non avrebbe ora le capacità e nemmeno l’intenzione di invadere Taiwan.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Milley ha buoni rapporti con gli omologhi nell’Esercito di Liberazione del Popolo della Repubblica Popolare Cinese, che aveva contattato per dire, nelle drammatiche ore del cambio alla presidenza, che non avrebbe obbedito ad un ordine di attacco contro la Cina qualora Trump lo avesse formulato in quelle ore.

 

Fu scritto anche il Milley aveva confabulato in quel momento con la speaker della Camera Nancy Pelosi. Praticamente un golpe implicito, pure con venature militari, di cui ovviamente non ha importato a nessuno, perché si trattava pur sempre di mandar via Trump dalla Casa Bianca.

 

Il quale Trump non ha moltissima simpatia per il Milley. In un evento a Mar-a-Lago in Florida, l’ex presidente Trump ha affermato che Milley gli aveva detto che lasciare gli aerei in Afghanistan era più economico che spostarli in un altro Paese.

 

«Fu allora che mi resi conto che era un fottuto idiota», ha detto Trump, suscitando un’ondata di risate dalla folla.

 

 

L’anno passato fa il generale Milley ha visitato le truppe americane che occupano parte della Siria. La base americana in territorio siriano, che il presidente Trump aveva detto di chiudere venendo però disatteso dal Pentagono, è al centro di dibattito politico anche a Washington: mentre Milley la va a visitare, il deputato floridiano Matt Gaetz aveva tentato di lanciare un disegno di legge per chiuderla – l’operazione politica è stata subito bocciata dai colleghi legislatori del Gaetz.

 

Poco dopo la visita di Milley alla base americana, il presidente siriano Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi.

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Immagine di West Point – The U.S. Military Academy via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

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Geopolitica

Il Pakistan dice che l’India pianifica un «attacco militare» entro 24-36 ore

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Il Pakistan ha affermato che l’India sta pianificando un attacco militare sul suo territorio, segnalando un’ulteriore escalation delle tensioni tra i due vicini dotati di armi nucleari.   «Il Pakistan ha informazioni attendibili secondo cui l’India intende lanciare un attacco militare entro le prossime 24-36 ore, usando l’incidente di Pahalgam come falso pretesto», ha scritto martedì sera su X il ministro dell’Informazione Attaullah Tarar.   «Qualsiasi atto di aggressione incontrerà una risposta decisa. L’India sarà pienamente responsabile di qualsiasi grave conseguenza nella regione», ha aggiunto Tarar.   La sua dichiarazione è arrivata dopo che il primo ministro indiano Narendra Modi ha concesso alle forze armate del Paese «piena libertà operativa» per determinare modalità, obiettivi e tempi di risposta al recente attacco terroristico nel territorio dell’Unione indiana del Jammu e Kashmir, in cui sono morte 26 persone, la maggior parte delle quali turisti.  
  Nuova Delhi ha collegato l’attacco terroristico al Pakistan, ribadendo le accuse di lunga data secondo cui il suo vicino sostiene il terrorismo e le insurrezioni transfrontaliere. Il Pakistan ha negato le accuse e, a sua volta, ha accusato l’India di sostenere «reti terroristiche» che operano sul suolo pakistano. I due Paesi hanno una disputa di lunga data sulla regione del Kashmir, di fatto divisa dalla Linea di Controllo istituita dopo la guerra indo-pakistana del 1971.   Il 22 aprile, alcuni terroristi hanno aperto il fuoco su un gruppo di persone a Pahalgam, nel nord del Jammu e Kashmir. Il Fronte di Resistenza, ritenuto una branca del gruppo jihadista pakistano Lashkar-e-Taiba, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.   Il primo ministro indiano Narendra Modi ha promesso di punire «i terroristi e i loro sostenitori». Martedì i media indiani hanno riferito che sono in corso quattro operazioni antiterrorismo nel Jammu e Kashmir.   In un’intervista ad Al Jazeera, il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif ha ipotizzato che l’attacco di Pahalgam fosse una «operazione sotto falsa bandiera». In risposta, il Vice Inviato dell’India alle Nazioni Unite, Yojna Patel, ha condannato il Pakistan per aver mosso quelle che ha definito «accuse infondate contro l’India».

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Come riportato da Renovatio 21, il ministro Asif ha fatto anche riferimenti ad una guida angloamericana del terrorismo. Nell’escalation sembra giocare un ruolo anche un contenzioso sull’acqua, con i piani di Nuova Delhi  per attuare la decisione di sospendere la partecipazione dell’India al Trattato sulle acque dell’Indo del 1960.   India e Pakistan sono Paesi dotati di testate termonucleari. Secondo stime recenti, Nuova Delhi disporrebbe di 180 testate, mentre Islamabad di 170.   Come riportato da Renovatio 21, studi sugli impatti climatici di uno scambio nucleare tra India e Pakistan «hanno scoperto che in tutti gli scenari, le tempeste di fuoco rilascerebbero fuliggine e fumo nell’atmosfera superiore, bloccando il Sole e costringendo le temperature a scendere in media di 10,5° C nel primo mese. Ciò, a sua volta, causerebbe l’abbassamento delle temperature oceaniche e l’espansione del ghiaccio marino di oltre 6 milioni di miglia quadrate, bloccando i principali porti tra cui Tianjin, Copenaghen e San Pietroburgo in Cina».   I ricercatori hanno affermato che le modifiche al ghiaccio marino artico dureranno probabilmente migliaia di anni, descrivendo l’evento come una «piccola era glaciale nucleare».  

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Immagine di Indian Army via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
 
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Geopolitica

L’Ucraina potrebbe essere «schiacciata molto presto»

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L’Ucraina potrebbe subire una grave sconfitta nel prossimo futuro se non si siederà al tavolo delle trattative con la Russia, ha avvertito il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

 

Trump ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista a The Atlantic pubblicata lunedì. Alla domanda se provasse simpatia per Kiev, il presidente ha risposto affermando che la sua politica mira a «salvare» l’Ucraina e ha avvertito che il protrarsi del conflitto non porterebbe alcun beneficio al Paese.

 

«Penso di stare salvando quella nazione. Penso che quella nazione sarà annientata molto presto», ha detto, aggiungendo che la Russia ha una «grande macchina da guerra. Ammettiamolo».

 

 

Separatamente, anche il vicepresidente statunitense JD Vance ha sottolineato lunedì che Kiev non vincerà il conflitto contro Mosca. «Se questo non si ferma, gli ucraini non vinceranno la guerra», ha detto Vance, veterano del Corpo dei Marines, a Charlie Kirk. Ha anche affermato che è «strano» aspettarsi un collasso della Russia a causa delle ostilità in corso.

 

Gli Stati Uniti sono sempre più frustrati dalla lentezza dei negoziati tra Washington, Mosca e Kiev. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha avvertito la scorsa settimana che gli Stati Uniti potrebbero abbandonare del tutto i colloqui se il processo dovesse bloccarsi.

 

Mosca ha affermato di essere sempre pronta a impegnarsi in colloqui di pace, a condizione che garantiscano una soluzione permanente che affronti le cause profonde del conflitto. Si è opposta alla proposta di un cessate il fuoco temporaneo, richiamando l’esperienza passata, quando Kiev e i suoi sostenitori occidentali sfruttarono una pausa per riarmare l’esercito ucraino.

 

La scorsa settimana, lo stesso Trump ha ammesso che il presidente russo Vladimir Putin era più facile da trattare rispetto all’ucraino Volodymyr Zelens’kyj. «Penso che la Russia sia pronta… Penso che abbiamo un accordo con la Russia. Dobbiamo raggiungere un accordo con Zelens’kyj», aveva dichiarato Trump ai giornalisti all’epoca.

 

Il leader ucraino aveva precedentemente respinto pubblicamente un punto chiave del proposto accordo di pace statunitense, rifiutandosi di prendere in considerazione il riconoscimento della Crimea come territorio russo.

 

L’amministrazione Trump ha spinto per una risoluzione del conflitto sin dal suo insediamento all’inizio del 2025. Washington sta anche cercando di ottenere un accordo con Kiev sull’estrazione mineraria per contribuire a compensare i miliardi di dollari che gli Stati Uniti avevano speso in assistenza militare e finanziaria all’Ucraina sotto il predecessore di Trump, Joe Biden.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Geopolitica

Colloquio dell’inviato di Trump con Putin

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Venerdì scorso il presidente russo Vladimir Putin ha avuto lunghi colloqui al Cremlino con l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff.   La visita di Witkoff rientrava in un più ampio sforzo diplomatico da parte dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump per promuovere gli sforzi bilaterali volti a risolvere il conflitto ucraino. Si trattava della quarta visita diplomatica di Witkoff in Russia, che includeva almeno tre incontri con Putin, dalla ripresa dei colloqui tra Stati Uniti e Russia.   L’incontro si è svolto a porte chiuse, come le precedenti visite dell’inviato statunitense, questa volta al Cremlino.

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All’incontro hanno preso parte anche il consigliere di Putin per la politica estera, Yuri Ushakov, e l’inviato presidenziale per gli investimenti, Kirill Dmitrev.   Vari punti sono stati toccati nei colloqui, riporta la stampa russa.   Secondo Ushakov, la conversazione di tre ore tra Witkoff e il leader russo è stata «costruttiva e di natura molto utile». «La conversazione ha permesso di allineare ulteriormente le posizioni russe e statunitensi non solo sull’Ucraina, ma anche su una serie di altre questioni internazionali», ha affermato, senza entrare nei dettagli.   Oltre a molteplici round di colloqui ad alto livello sul conflitto ucraino, Russia e Stati Uniti hanno avviato negoziati per riprendere i contatti diplomatici congelati sotto l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden.   Le discussioni hanno toccato la possibilità di riprendere i negoziati bilaterali diretti tra Mosca e Kiev, ha continuato Ushakov. Non si è avuto alcun colloquio diretto tra le due parti da quando l’Ucraina si è ritirata dai falliti colloqui di Istanbul nel maggio 2022. Secondo il capo della delegazione di Kiev ai negoziati, David Arakhamia, l’allora Primo Ministro britannico Boris Johnson ha consigliato all’Ucraina di abbandonare lo sforzo diplomatico e continuare a combattere.  
  Con gli accordi già raggiunti nel corso dei negoziati tra Stati Uniti e Russia, un dialogo più «produttivo» sarà imminente «nella forma più attiva», ha affermato Ushakov.   Mosca ha costantemente affermato di essere disponibile a impegnarsi in attività diplomatiche e ha espresso gratitudine per l’impegno di Trump per la pace.   La data degli ultimi colloqui, il 25 aprile, ha un significato speciale, poiché coincide con l’80° anniversario dello storico incontro delle truppe alleate sovietiche e americane sul fiume Elba, nella Germania nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno osservato Ushakov e Dmitrev.   «Questo incontro è noto per simboleggiare l’alleanza militare dei nostri due Paesi nella lotta contro il nazismo», ha detto Ushakov. L’evento è stato «un momento storico che ha simboleggiato la vittoria congiunta sul nazismo e la comune speranza di pace nel dopoguerra», ha concluso Dmitrev.   I colloqui diretti consentono a entrambe le parti di spiegare le «sfumature» delle rispettive posizioni, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov a Russia TV 1, commentando i negoziati tra Stati Uniti e Russia.

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Alla domanda, ha confermato che Witkoff è arrivato con un messaggio di Trump e se n’è andato con un messaggio di risposta di Putin. «Certo, dopotutto è un inviato speciale», ha detto il portavoce.   Questa «shuttle diplomacy» è migliore di una telefonata, poiché «è sempre più facile spiegare tutte le sfumature in una conversazione personale», ha aggiunto Peskov. I colloqui, della durata di diverse ore, sono una «buona opportunità per trasmettere la nostra posizione alla parte americana», ha aggiunto.   Trump aveva espresso soddisfazione per i negoziati tra Stati Uniti e Russia dopo i colloqui di venerdì. «I lavori sull’accordo di pace complessivo tra Russia e Ucraina stanno procedendo senza intoppi. Il SUCCESSO sembra essere nel futuro!», ha scritto il presidente degli Stati Uniti in un post su Truth Social.   Nelle ore successive, nella Basilica di San Pietro, Trump avrebbe parlato vis-à-vis con il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine ingrandita.
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