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Genetica

«Il codice genetico dei vaccini mRNA potrebbe essere tramandato da genitore a figlio». Una nuova razza umana sta emergendo?

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In un’intervista sul web, il famoso cardiologo texano dottor Peter McCullough ha reiterato, citando studi pubblicati, la possibilità che la modifica genetica introdotta con i cosiddetti vaccini mRNA – che sono in realtà farmaci per terapie geniche sperimentali – possa entrare nella linea germinale umana, passando quindi alla prole dei vaccinati.

 

«C’è stato un articolo pubblicato a Malmoe, in Svezia, il cui autore principale è Yang De Marinis che ha dimostrato che il codice genetico per il Pfizer viene installato nel nucleo umano della linea cellulare dell’epatoma molto rapidamente entro poche ore» ricorda il medico statunitense. «Gli esperti ritengono che l’intero codice sia effettivamente installato nel genoma umano».

 

«Questo paper non è stato contestato da nessun altro laboratorio. Stiamo cercando conferme, ma tutto ciò è inquietante, perché l’RNA messaggero per il Pfizer, in uno studio condotto a Stanford da Röltgen e colleghi, resta in modo permanente nei linfonodi, almeno per quanto hanno cercato, cioè per diversi mesi. Quindi il codice genetico, una volta che le persone fanno questi vaccini, dura a lungo» continua il cardiologo.

 

Il contenuto genetico del siero «può infatti entrare nel nucleo, modificare il genoma umano e quindi passare alle cellule figlie. Ciò significa che questo potrebbe effettivamente essere trasmesso alla progenie di giovani genitori vaccinati».

 

«Non potrebbero esserci notizie peggiori in questo momento» ammette McCullough.

 

 

 

Non si tratta della prima volta che McCullough richiama questa possibilità. Per aver sottotitolato un video in cui McCullough chiedeva studi in merito, citando gli stessi paper, Renovatio 21 ha ricevuto uno strike da YouTube e la censura del video: come noto, con tre strike saremo depiattaformati dal sito di condivisione video (ecco perché qui sopra lo vedete su Rumble). Di recente McCullough è arrivata inoltre a porsi una domanda ulteriormente inquietante, chiedendosi se l’«mRNA non stia passando dai vaccinati ai non vaccinati».

 

Considerando la possibilità dell’inserzione di una nuova genetica nella linea germinale umana dei sierati, non è difficile arrivare a chiedersi se vaccinati e non vaccinati possano a questo punto davvero evolvere in mondo differente, andando a creare due specie diverse.

 

In realtà, per chi conosce l’universo della biotecnologia applicata agli umani – cioè la produzione degli esseri umani in laboratorio, con provette ora pagate dal contribuente – non si tratta di un pensiero inaudito.

 

Nel 1998 un genetista statunitense, Lee Silver, scrisse Il Paradiso clonato (in originale Remaking Eden) un libro-manifesto che intendeva segnare la via per il futuro della riproduzione umana. Silver era convinto che la tecnologia per bioingegnerizzare e pure portare a gestazione gli esseri umani («i figli») sarebbe diventata talmente diffusa e poco costosa che la «riprogenetica» (l’invenzione del termine è sua) sarebbe finita per essere l’unica via di generazione della vita umana sul pianeta, con l’eccezione di coloro che ancora, per oscuri motivi, avrebbero continuato a preferire la riproduzione sessuale e la gestazione naturale invece di provette e uteri artificiali.

 

Nel libro Silver quindi comincia a delineare una società su due livelli: da una parte i GenRich, i geneticamente arricchiti, cioè le persone nate artificialmente, con il genoma migliorato; dall’altra i Natural, ancora legati alla riproduzione sessuata, meno prestanti intellettualmente e fisicamente, poiché la loro genetica non è ottimizzata. I Naturals finiranno giocoforza a diventare le persone delle pulizie dei GenRich, che sarà la classe biologica dominante.

 

Si tratterà quindi, di due specie «umane» distinte, che continueranno e si evolveranno parallelamente. Silver arriva perfino a ipotizzare che il gap genomico tra i due gruppi sarà tale che non potranno, nemmeno volendo, figliare tra loro per accoppiamento: «La classe dei GenRich e la classe dei Natural (…), specie interamente separate che nessuna possibilità di incrocio, e con lo stesso interesse romantico l’una per l’altra che un umano odierno ha per uno scimpanzè» scrive Silver nell’epilogo futuristico.

 

«Il gap tra GenRich e Naturals non risiede solo nei geni, ma in ogni altro aspetto delle loro vite e delle loro comunità, e, più importante, nelle risorse monetarie». I Naturals saranno poveri. Saranno emarginati. In una parola che forse avete sentito di recente, saranno schiavi.

 

La divisione andrà molto oltre, perfino oltre i l cielo: «altri tipi di gruppi GenRich traslocheranno su altri pianeti, lune, asteroidi nel sistema solare originale, dove useranno l’ingegneria genetica per migliorare ulteriormente l’abilità dei loro figli di sopravvivere nei mondo prescelti».

 

Ora, l’idea di una divisione genetica tra la popolazione di chi ha obbedito all’imperativo di «miglioramento» del proprio corpo e chi ha invece difeso la propria natura ora è più evidente che mai. Così come potrebbe divenire inevitabile la creazione di uno iato tra i vaccinati (con la loro porle) e i non vaccinati (con la loro prole).

 

Tanta intolleranza patita in questi mesi, l’instaurazione di un’apartheid biotica, dove vige una discriminazione granulare al punto da divenire biomolecolare, improvvisamente ci sembrano qualcosa più che semplici episodi di umana follia.

 

Sono, invece, parte di un immenso progetto di riforma biologica dell’umanità. E la popolazione, purtroppo, ha espresso il suo assenso al processo.

 

La prima buona notizia è che con enorme probabilità se state leggendo queste righe potreste essere tra quelli che non si sono piegati. Potreste essere della resistenza Natural.

 

La seconda buona notizia è che per creare questa nuova specie umana parallela nata dalla siringa genica bisogna che gli individui sopravvivono: cosa non certa, visto che abbiamo capito che nascosto da qualche parte dei GenRich mRNA potrebbe esserci un calamaro gigante pronto a mangiarsi la loro vita.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Animali

Scienziati cinesi fanno crescere reni in maiali umanizzati

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Scienziati cinesi sono riusciti a creare con successo embrioni chimerici contenenti una combinazione di cellule umane e di maiale. Quando sono stati  trasferiti in scrofe surrogate, i reni umanizzati in via di sviluppo avevano una struttura normale e una formazione di tubuli dopo 28 giorni.

 

Questa è la prima volta che gli scienziati sono riusciti a far crescere un organo solido umanizzato all’interno di un’altra specie. Un articolo che riportava il loro lavoro è apparso all’inizio di questo mese sulla rivista Cell Stem Cell.

 

I ricercatori del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health si sono concentrati sui reni perché sono uno dei primi organi a svilupparsi e sono anche l’organo più comunemente trapiantato nella medicina umana.

 

«Organi di ratto sono stati prodotti nei topi e organi di topo sono stati prodotti nei ratti, ma i precedenti tentativi di far crescere organi umani nei maiali non hanno avuto successo», afferma l’autore senior Liangxue.

 

L’integrazione delle cellule staminali umane negli embrioni di maiale è stata una sfida perché le cellule suine competono con quelle umane e le cellule suine e umane hanno esigenze fisiologiche diverse.

 

La tecnica del team dipende da tre componenti chiave:

 

  • In primo luogo, hanno creato una nicchia all’interno dell’embrione di maiale in modo che le cellule umane non dovessero competere con le cellule di maiale, utilizzando CRISPR per ingegnerizzare geneticamente un embrione di maiale unicellulare in modo che mancassero due geni necessari per lo sviluppo dei reni.

 

  • In secondo luogo, i ricercatori hanno progettato cellule staminali pluripotenti umane – cellule che hanno il potenziale per svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula – per renderle più suscettibili all’integrazione e meno probabilità di autodistruggersi bloccando temporaneamente l’apoptosi. Quindi, hanno convertito queste cellule in cellule «ingenue» simili alle prime cellule embrionali umane coltivandole in un mezzo speciale.

 

  • In terzo luogo, prima di impiantare gli embrioni in via di sviluppo in scrofe surrogate, i ricercatori hanno coltivato le chimere in condizioni ottimizzate per fornire nutrienti e segnali unici sia alle cellule umane che a quelle suine, poiché queste cellule di solito hanno esigenze disparate.

 

Complessivamente i ricercatori hanno trasferito 1.820 embrioni a 13 madri surrogate. Dopo 25 o 28 giorni, hanno interrotto la gestazione ed estratto gli embrioni per valutare se le chimere avessero prodotto con successo reni umanizzati.

 

I ricercatori hanno raccolto cinque embrioni chimerici per l’analisi (due a 25 giorni e tre a 28 giorni dopo l’impianto) e hanno scoperto che avevano reni strutturalmente normali per il loro stadio di sviluppo ed erano composti per il 50-60% da cellule umane. A 25-28 giorni, i reni erano nello stadio mesonefro (il secondo stadio dello sviluppo renale); avevano formato tubuli e gemme di cellule che sarebbero poi diventate ureteri che collegavano il rene alla vescica.

 

Il team ha anche studiato se le cellule umane contribuissero ad altri tessuti negli embrioni, il che potrebbe avere gravi implicazioni etiche, soprattutto se si trovassero abbondanti cellule umane nei tessuti neurali o germinali e i maiali fossero portati a termine. Hanno dimostrato che le cellule umane erano per lo più localizzate nei reni, mentre il resto dell’embrione era composto da cellule di maiale.

 

«Abbiamo scoperto che se si crea una nicchia nell’embrione di maiale, le cellule umane entrano naturalmente in questi spazi», afferma l’autore senior Zhen Dai del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health.

 

«Abbiamo visto solo pochissime cellule neurali umane nel cervello e nel midollo spinale e nessuna cellula umana nella cresta genitale, indicando che le cellule staminali umane pluripotenti non si differenziavano in cellule germinali».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Genetica

Siero mRNA contaminato dal DNA, ricercatori in allarme. Il vaccino è l’alba dell’era umanoide?

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Scienziati e ricercatori lanciano l’allarme sulla possibile presenza di frammenti di DNA nei vaccini COVID.

 

Phillip Buckhaults, esperto di genomica del cancro e professore presso l’Università della Carolina del Sud, ha testimoniato davanti a una commissione per gli affari medici del Senato della Carolina del Sud affermando che il vaccino mRNA è contaminato da miliardi di minuscoli frammenti di DNA.

 

Buckhaults, che ha un dottorato in biochimica e biologia molecolare, ha affermato che «esiste un rischio molto reale» che questi frammenti di DNA estraneo possano inserirsi nel genoma di una persona e diventare un «elemento permanente della cellula».

 

Il genetista statunitense ha dichiarato che si potrebbe trattare di un meccanismo plausibile che potrebbe «causare alcuni degli effetti collaterali rari ma gravi come la morte per arresto cardiaco» nelle persone che hanno effettuato la vaccinazione con il siero genico sperimentale.

 

«Buckhaults non è un allarmista ed è stato riluttante a rendere pubbliche le sue scoperte per paura di spaventare la gente» scrive il Brownstone Institute. «Lui stesso è stato vaccinato tre volte con il vaccino COVID della Pfizer e lo ha consigliato a parenti e amici. Ha descritto la tecnologia della piattaforma mRNA come “rivoluzionaria” e ha affermato che il vaccino ha salvato molte vite».

 

«Sono un vero fan di questa piattaforma», ha detto Buckhaults al Senato. «Penso che abbia il potenziale per curare i tumori, credo davvero che questa piattaforma sia rivoluzionaria. Nel corso della tua vita, ci saranno vaccini mRNA contro gli antigeni del tuo unico cancro. Ma devono risolvere questo problema».

 

Il ricercatore si è detto molto preoccupato per il «rischio teorico molto reale di cancro futuro in alcune persone, a seconda di dove questo pezzo estraneo di DNA finisce nel genoma, può interrompere un gene soppressore del tumore o attivare un oncogene».

 

«Sono un po’ allarmato per la presenza di questo DNA nel vaccino… Il DNA è un dispositivo di memorizzazione delle informazioni di lunga durata. È ciò con cui sei nato, con cui morirai e lo trasmetterai ai tuoi figli… Quindi le alterazioni del DNA… beh, rimangono», ha detto.

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Buckhaults ritiene che i vaccini siano stati distribuiti in buona fede, ma dato il panico e l’urgenza della crisi, «sono state prese molte scorciatoie».

 

Lo scienziato ha quindi spiegato come sono stati utilizzati due diversi processi di produzione per produrre il vaccino mRNA. La produzione iniziale del vaccino COVID ha utilizzato un metodo chiamato reazione a catena della polimerasi (PCR) per amplificare il modello di DNA che è stato poi utilizzato per la produzione dell’mRNA.

 

Questo metodo, chiamato PROCESSO 1, può essere utilizzato per realizzare un prodotto di mRNA altamente puro.

 

Tuttavia, al fine di potenziare il processo di distribuzione su larga scala del vaccino alla popolazione per la fornitura di «autorizzazione di emergenza», il produttore del vaccino è passato a un metodo diverso – PROCESSO 2 – per amplificare l’mRNA.

 

PROCESSO 2 utilizzava batteri per produrre grandi quantità di «plasmide di DNA» (istruzioni circolari del DNA), che sarebbe stato utilizzato per produrre l’mRNA. Quindi, il prodotto finale conteneva sia DNA plasmidico che mRNA.

 

Il passaggio dal PROCESSO 1 al PROCESSO 2, alla fine, ha provocato la contaminazione del vaccino.

 

Il produttore del vaccino ha provato ad affrontare il problema aggiungendo un enzima (la DNAsi) per tagliare il plasmide in milioni di minuscoli frammenti. Tuttavia il Buckhaults sostiene che ciò peggiora la situazione perché più frammenti si hanno, maggiore è la possibilità che uno dei frammenti si inserisca nel genoma e distrugga un gene vitale.

 

«Li hanno fatti a pezzi per cercare di farli andare via, ma in realtà hanno aumentato il rischio di modificazione del genoma nel processo», ha spiegato.

 

«Non penso che ci sia stato qualcosa di nefasto qui, penso solo che sia stata una specie di stupida svista», ha aggiunto. «Semplicemente non hanno pensato al rischio della modificazione del genoma… non è poi così costoso aggiungere un altro processo per eliminarlo».

 

Un’indagine del BMJ ha rilevato che i lotti di vaccino derivati ​​da PROCESS 2 hanno dimostrato di avere un’integrità dell’mRNA sostanzialmente inferiore e alcuni affermano che questi vaccini sono stati associati a maggiori eventi avversi.

 

La ricerca di Buckhaults non è un’eccezione. L’esperto di genomica Kevin McKernan aveva segnalato la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini bivalenti COVID-19, in quantità che superavano di gran lunga il limite di sicurezza fissato dall’ente regolatorio del farmaco statunitense FDA.

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Buckhaults ha affermato che le persone vaccinate devono essere sottoposte a test per vedere se parte del DNA estraneo si è integrato nel genoma delle loro cellule staminali. Questo è facilmente rilevabile perché il DNA estraneo ha una firma unica. «Lascia un biglietto da visita», ha detto lo scienziato. «Non è molto costoso fare questo tipo di test», ha aggiunto

 

«Non farò di nuovo il vaccino a meno che non riceva un lotto e scopra che è privo di DNA”, ha dichiarato, dicendo che gli piacerebbe analizzare il nuovo booster appena raccomandato in USA a tutti i cittadini dai 6 mesi di età in su. Il costo per l’analisi di una fiala è di 100 dollari di reagenti e tre ore di lavoro, ha detto.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2022 ricercatori svedesi dell’Università di Lund avevano scritto in un paper«Intracellular Reverse Transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA Vaccine BNT162b2 In Vitro in Human Liver Cell Line» («Trascrizione inversa intracellulare del vaccino COVID-19 mRNA Pfizer-Biontech in linee cellulari di fegato umano in vitro») – in cui illustravano che l’RNA messaggero (mRNA) del vaccino COVID-19 di Pfizer è in grado di entrare nelle cellule del fegato umano e viene convertito in DNA.

 

Il video del cardiologo texano Peter McCullough che spiegava l’ipotesi degli scienziati svedesi era stato sottotitolato da Renovatio 21 e pubblicato su YouTube, ma la piattaforma ha rimosso il video e assegnato uno strike, cioè minacciato di espellerci dal sito in caso vi fossero altre «violazioni» di questo tipo.

 

Abbiamo caricato il video su Twitter, dove sembra che resista ancora.

 

 

Da notare come l’ente per il controllo delle epidemie USA, il noto CDC, aveva nella lista delle bufale sul COVID il fatto «Il materiale genetico fornito dai vaccini mRNA non entra mai nel nucleo delle tue cellule». L’affermazione, che parrebbe sempre più tragicamente smentita, campeggiava sulla pagina del suo sito web chiamata «Leggende e fatti sui vaccini COVID-19».

 

Il tema ha un’importanza capitale all’interno ad una prospettiva sempre più discussa: la modifica della linea germinale umana sulla modifica della quale, come riportato da Renovatio 21, bioeticisti e scienziati stanno discutendo in merito ai bambini bioingegnerizzati con il CRISPR.

 

Tuttavia, senza passare dall’eugenetica in provetta, una modifica genetica della linea germinale umana è già stata innestata, miliardi di volte, grazie ai sieri genici sperimentali mRNA forzati sulla popolazione mondiale durante il biennio pandemico.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Regno Unito ha già approvato ufficialmente la prospettiva della modifica della linea germinale umana.

 

Riguardo alla modifica della struttura genetica l’umanità, è in corso una vera campagna di manipolazione mondiale, visibile chiaramente dalle posizioni assunte nei convegni mondiali sull’editing del genoma umano.

 

Il fine di tutto questo  è, chiaramente, una società basata sulla genetica, o meglio, sull’eugenetica.

 

C’è da chiedersi: se il codice genetico dei vaccini si sta tramandando di padre in figlio… significa che sta emergendo una nuova razza umana?

 

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Genetica

Putin lancia un avvertimento sulla tecnologia genetica

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La Russia comprende «l’importanza e i pericoli» della tecnologia genetica e cerca di mantenere un approccio etico in questo campo di ricerca poiché alla fine potrebbe produrre «un’arma dal terribile potere distruttivo», ha affermato il presidente Vladimir Putin.   Il leader russo ha fatto queste osservazioni parlando agli scolari durante una lezione aperta il 1° settembre, in occasione dell’inizio dell’anno accademico. Un breve video del discorso di Putin è stato pubblicato domenica sui social media dal giornalista Pavel Zarubin.   La genetica «è importante e pericolosa, secondo gli esperti. Si dice che coloro che occupano posizioni dirigenziali nel campo della genetica avranno nelle loro mani un’arma dal terribile potere distruttivo», ha affermato Putin.   La Russia, tuttavia, resta impegnata a mantenere un approccio etico alla ricerca genetica, ha continuato Putin. Il Paese farà in modo che le «fondamenta positive» della genetica non si trasformino in una «minaccia per l’intera umanità», ha aggiunto.   Il presidente ha tenuto una lezione aperta, soprannominata «Una conversazione su ciò che è importante», venerdì, il primo giorno del nuovo anno scolastico. All’evento televisivo annuale hanno partecipato circa 30 scolari che hanno ottenuto risultati eccezionali, come vincere concorsi internazionali in vari campi.   Non è la prima volta che il presidente russo dimostra di considerare molto seriamente il tema della genetica e della biotecnologia.   «La rivoluzione tecnologica, i risultati impressionanti nell’Intelligenza Artificiale, nell’elettronica, nelle comunicazioni, nella genetica, nella bioingegneria e nella medicina aprono enormi opportunità, ma allo stesso tempo, in termini pratici, sollevano questioni filosofiche, morali e spirituali che erano fino a poco tempo fa le dominio esclusivo degli scrittori di fantascienza» aveva detto durante il suo discorso all’edizione 2021 del Club Valdai.   In una riunione del Consiglio presidenziale russo per la società civile e i diritti umani il 30 ottobre 2017, Putin chiese ai presenti: «sapevate che il materiale biologico viene raccolto in tutto il Paese, in particolare tra diversi gruppi etnici e persone che vivono in diversi punti geografici della Federazione Russa? Ecco la domanda: perché lo fanno? Lo stanno facendo in modo sistematico e professionale. Siamo un argomento di grande interesse». Molti risero delle parole di Putin. Scienziati, anche russi, negarono che le bioarmi etniche siano possibili da realizzare.   Nel maggio 2017, il governo russo aveva vietato tutte le esportazioni di campioni biologici umani: un rapporto del capo del servizio segreto FSB Nikolaj Patrushev presentato a Putin affermava dello sviluppo in corso di «armi biologiche genetiche» mirate alla popolazione russa da parte delle istituzioni occidentali, di cui faceva i nomi.   Qualche anno dopo sarebbe arrivata una sorta di conferma dal dipartimento della biologia molecolare dell’ala medica 59esima brigata dell’aviazione degli USA, che avrebbe rivelato di aver raccolto specificamente campioni di DNA russo, suscitando forti timori in Russia per lo stato avanzato del possibile programma di armi biologiche diretto dagli Stati Uniti.   Poche settimane fa, ad una cena elettorale a Nuova York il candidato presidenziale USA Robert F. Kennedy disse che il COVID potrebbe essere stato progettato per attaccare alcuni gruppi etnici piuttosto che altri: lo accusarono, immediatamente, di antisemitismo.   Sulle armi biologiche a profilazione etnica, e sulle armi biologiche tout court, nessuno vuole parlare, tantomeno gli uomini di Stato – con l’eccezione, a quanto sembra, di Vladimir Vladimirovic Putin.          
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
     
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