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Animali

Furry e quadroberi invadono anche il Kazakistan

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Anche nel lontano Paese del Kazakistan, repubblica ex sovietica a maggioranza islamica si sta diffondendo sempre di più la pratica dei travestimenti animai, in particolare nella forma del Furry Fandom. Lo riporta AsiaNews.

 

Questo fenomeno, che si basa su enormi costumi di personaggi animali antropomorfi e pelosi ispirati a cartoni animati o videogiochi, sta attirando l’attenzione delle autorità, che prevedono di adottare misure repressive.

 

Un’inchiesta di Currentime ha cercato di analizzare le motivazioni delle persone coinvolte in queste attività. Erlan, un giovane di Almaty che lavora come informatico in una banca, preferisce essere chiamato «Racoon», il nome del suo personaggio preferito, un procione. Durante un’intervista, Erlan si è presentato indossando il costume che ha creato personalmente e che, a suo dire, non rappresenta un alter ego, ma una parte integrale della sua personalità.

 

Entrare in questa comunità richiede più di un semplice costume: bisogna creare un personaggio originale, con un nome e una personalità unica, non derivata da un fumetto. I costumi possono costare fino a 200 dollari, anche se molti si limitano a indossare una maschera, aggiungendo dettagli come zampe o coda.

 


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Il Racoon ha raccontato che la sua passione per il Furry Fandom è nata leggendo molte storie e che considera questo hobby una forma creativa di espressione. Il suo costume da procione è stato realizzato con l’aiuto di un’amica artista e viene continuamente migliorato.

 

Nella vecchia capitale kazaka Almaty, ai confini con la Cina, i membri della comunità furry si riuniscono per passeggiare in gruppo e partecipare a eventi tematici. Con il tempo, hanno imparato a sentirsi a proprio agio davanti alle telecamere, superando la timidezza. Sebbene questa moda sia arrivata in Kazakistan solo da alcuni anni, i primi furries sono apparsi negli Stati Uniti già negli anni Ottanta.

 

La differenza rispetto alle tradizionali mascherate kazache, dette «quadroberi», è che i furries puntano sull’antropomorfismo, evitando di imitare comportamenti realistici degli animali.

 


Il Parlamento di Astana ha iniziato a discutere il fenomeno, con alcuni deputati che chiedono restrizioni. Daulet Mukaev ha dichiarato che questa moda potrebbe causare traumi psicologici nei giovani, spingendoli a estraniarsi dalla realtà e abbandonare la loro umanità. Ha citato un proverbio locale per sottolineare il rischio di perdere una generazione e ha sollecitato le autorità a intervenire, definendo il problema una questione sociale, non solo familiare.

 

Intanto, i giovani di Almaty temono possibili repressioni e giudizi pubblici, ritenendo che le loro attività non rappresentino una minaccia per la società. Tuttavia, le istituzioni sembrano avere difficoltà a distinguere tra quadroberi e furries, complicando ulteriormente il dibattito.

 

Come riportato da Renovatio 21, i quadroberi, o quadrobici, starebbero per essere messi al bando anche nella Federazione Russa.

 

I cosiddetti «furry» sono membri di una sottocultura definibile come «fetish» che si vestono con costumi di animali antropomorfi, commerciano arte erotica e si incontrano in convegni. Il fenomeno pare coinvolgere principalmente gli Stati Uniti d’America.

 

Secondo una ricerca statistica svolta negli Stati Uniti, più del 37% trova che la sua «identità furry» sia molto legata alla sfera sessuale. Si apprende che esisterebbe per la tendenza anche un sottogenere pornografico chiamato «yiff». I dati raccolti rivelano che gli appartenenti al Furry Fandom in percentuale hanno un orientamento sessuale eterosessuale (37,2%), bisessuale (37.3%) ed omosessuale (25.5%).

 

Come riportato da Renovatio 21, il gruppo hacker gay furry avevano attaccato anche un laboratorio atomico statunitense, dicendo che avrebbero riconsegnato i dati qualora gli scienziati si fossero impegnati nella creazione di una «ragazza-gatto».

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«Siamo disposti a stringere un accordo con la INL. Se effettueranno ricerche sulla creazione di catgirl IRL, rimuoveremo questo post», ha scritto SiegedSec in un messaggio in cui annunciava la fuga di notizie lunedì. Una catgirl è un tipo di personaggio visto in alcuni anime e manga giapponesi, una ragazza umana con orecchie, coda o altre caratteristiche feline. «IRL» sta per «nella vita reale».

 

Il medesimo gruppo hacker ha rivendicato la divulgazione di centinaia di documenti NATO all’inizio di ottobre, nonché l’attacco hacker a diversi governi statali degli Stati Uniti a giugno, apparentemente per aver approvato leggi contro le procedure chirurgiche di «affermazione del genere», cioè le operazioni di cambio di sesso. In quell’occasione, SiegedSec ha fatto trapelare circa 180 gigabyte di dati solo dal Texas e ha affermato di aver violato anche Nebraska, Pennsylvania, South Dakota e South Carolina.

 

Secondo vari organi di stampa, la questione dei furry sta divenendo un tema anche nelle scuole superiore del Nord America, dove ad alcuni studenti è consentito travestirsi costantemente da animale gigante e, secondo i critici, comportarsi pure da tale.

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Immagine di Mecanautes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Animali

Scimmie raccoglitrici di cocco: accordo per lo stop tra imprese tailandesi ed animalisti

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In Tailandia si è trovato l’accordo tra aziende e animalisti per terminare l’impiego di scimmie per raccogliere il cocco. Lo riporta AsiaNews.   In Tailandia, il lucroso settore dei prodotti derivati dal cocco si basa sullo sfruttamento di oltre 3.000 scimmie di specie a rischio, addestrate per raccogliere le noci. Una campagna internazionale di boicottaggio contro il maltrattamento di questi animali sta spingendo i produttori a trovare alternative.   Il Siam è un leader mondiale nell’esportazione di cocco, ma il settore è criticato da associazioni animaliste per l’uso di macachi a coda di maiale del Nord e del Sud, addestrati a salire sugli alberi per raccogliere le noci. Questo mercato genera oltre 25 miliardi di Baht all’anno (circa 625 milioni di euro), con una crescente domanda di prodotti come il latte di cocco, di cui il Paese fornisce l’80% a livello globale.    

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Nonostante una lunga tradizione, nel 2020 un rapporto di Peta Uk ha denunciato le condizioni disumane dei macachi, che lavorano 6-8 ore al giorno raccogliendo fino a 1.000 noci. Sebbene il numero di scimmie impiegate sia sceso da 15.000 a 3.000 in 15 anni, le polemiche persistono.   I macachi a coda di maiale del Nord sono considerati vulnerabili, mentre quelli del Sud sono a rischio estinzione, secondo la lista rossa dell’IUCN. In Thailandia esistono già normative che vietano il possesso di questi animali, salvo quelli nati in cattività.   Il boicottaggio di rivenditori in Europa e Nord America, che ha causato perdite di circa 2 miliardi di Baht all’anno (50 milioni di euro), ha spinto l’industria a reagire. Il Coconut Industry Group, che include grandi aziende come Asiatic Agro Industry e Thai Coconut, ha firmato un Memorandum d’Intesa con la Wildlife Friends Foundation Thailand e il ministero dell’Agricoltura.   L’accordo prevede riforme per vietare l’uso di scimmie nella raccolta, l’introduzione di palme più basse, investimenti in tecnologie per la raccolta meccanizzata e sistemi di tracciabilità per garantire produzioni etiche.   Per i macachi attualmente impiegati sono previste cure in strutture adeguate.   Il lettore italiano è lasciato a chiedersi a che distanza siamo dall’arrivo sulla scena di un sindacato delle scimmie, una triplice CGIL-CISL-UIL per primati: vedendo il sindacato occuparsi di aborto e vaccini (e referendum pro-immigrati, persi rovinosamente, senza conseguenze per la dirigenza, però, ovvio) Renovatio 21 crede che non ci vorrà molto, anzi magari leggendo proprio queste righe qualche ricco funzionario sindacale sarà ispirato alla nuova crociata per il mondo del lavoro: le scimmie a coda di maiale che raccolgono il cocco.   Avrebbe molto più senso di quanto fatto negli ultimi anni di tradimento totale dei lavoratori e dell’articolo 1 Costituzione italiana.

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Immagine di Peter Gronemann via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Animali

Minatori trovano uno scarafaggio di 40 milioni di anni. Quanto siamo vicini al Jurassic parco?

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Uno scarafaggio fossilizzato, risalente a un’età stimata tra i 35 e i 40 milioni di anni fa, è stato scoperto in un pezzo d’ambra nella regione russa di Kaliningrad. Lo riporta la stampa russa.

 

L’esemplare è stato rinvenuto durante la selezione manuale presso il Kaliningrad Amber Combine, un impianto gestito dal gigante tecnologico Rostech, ha annunciato giovedì l’azienda.

 

L’insetto è racchiuso in un pezzo di ambra di 41 millimetri per 21 del peso di 7 grammi. Rostech ha notato che lo scarafaggio è conservato vicino alla superficie dell’ambra, consentendo un’osservazione dettagliata di ali, zampette e testa.

 

 

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Anna Dugina, gemmologa del Kaliningrad Amber Combine (unica miniera d’ambra ufficiale in Russia), ha affermato che si tratta del più grande esemplare simile a uno scarafaggio scoperto dalla struttura negli ultimi cinque anni. Ha stimato la sua età a non meno di 35-40 milioni di anni.

 

«Lo scarafaggio era ricoperto di resina in un modo eccezionalmente fortunato», ha aggiunto. «Si trova molto vicino alla superficie dell’ambra, ma comunque abbastanza lontano dal bordo. Questo ha permesso di individuare l’inclusione durante la selezione e successivamente di levigare e lucidare la superficie senza danneggiarla».

 

Lo scienziato ha spiegato che, nonostante l’insetto sia diverso dagli scarafaggi che si trovano oggi, nelle zone tropicali vivono ancora specie simili.

 

La Kaliningrad Amber Combine è l’unica azienda al mondo che estrae l’ambra su scala industriale. L’impianto ha sviluppato metodi di estrazione unici per preservare l’integrità dei pezzi d’ambra, in particolare quelli contenenti inclusioni di flora e fauna.

 

La scoperta arricchisce la collezione del Museo regionale dell’ambra di Kaliningrad, che ospita oltre 14.000 pezzi singoli, tra cui più di 3.000 inclusioni di ambra.

 

L’ambra baltica, come quella rinvenuta a Kaliningrad, è nota per aver preservato forme di vita antiche con straordinaria precisione. La regione ospita oltre il 90% delle riserve mondiali di ambra, la maggior parte delle quali si trova nei pressi del villaggio di Yantarny.

 

La notizia solletica ovviamente la fantasia di quanti hanno veduto le pellicola della serie Jurassic Park, o libri del grande scrittore di narrativa di anticipazione Michael Crichton, dove gli insetti ematofagi conservati nell’ambra consentivano la clonazione dei dinosauri a scopo di intrattenimento, appunto nel Jurassic parco che dà titolo al franchising.

 

Jurassic parchi a parte, in Russia progetti di de-estinzione esistono anche in Russia: parliamo del programma di clonazione del mammuth, che tanto fa parlare di sé. Va notato che dietro al progetto c’è tuttavia una società statunitense, la Colossal Bioscience, e la volontà del più estremo scienziato di bioingegneria del pianeta, il George Church di cui tanto ha scritto Renovatio 21.

 

Come riportato da Renovatio 21, soggetti internazionali già pensano alla de-estinzione anche in termini culinari: ecco il progetto di un’azienda che intende vendere polpette di mammutto.

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Trump approva la costruzione di un Alcatraz con alligatori per i criminali immigrati

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I detenuti dell’Immigrations and Customs Enforcement (ICE) in Florida saranno presto ospitati in una proprietà di 30 miglia quadrate nelle Everglades, che sarà circondata da alligatori.   Soprannominata «Alligator Alcatraz», la struttura è in costruzione sul sito di un vecchio aeroporto a 80 chilometri da Miami, dove i terribili rettili abbondano.   Il Procuratore Generale della Florida, James Uthmeier, ha affermato che il centro di detenzione non richiederà grandi investimenti perché «Se le persone escono, non c’è molto ad aspettarle se non alligatori e pitoni. Nessun posto dove andare, nessun posto dove nascondersi».   Il procuratore generale della Florida ha inoltre affermato che l’operazione potrebbe essere avviata e funzionante entro due mesi dall’inizio della costruzione.    

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Il Segretario per la Sicurezza Interna Kristi Noem ha dichiarato lunedì che il governo federale finanzierà un’iniziativa statale utilizzando il programma di rifugi e servizi della Federal Emergency Management Agency (FEMA) per finanziare il progetto.   La Noem ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che «sotto la guida del Presidente Trump, stiamo lavorando a ritmo serrato per trovare soluzioni innovative ed economicamente vantaggiose per rispettare il mandato del popolo americano di espulsioni di massa di immigrati clandestini criminali. Amplieremo le strutture e i posti letto in pochi giorni, grazie alla nostra partnership con la Florida».   Martedì Newsweek ha pubblicato un articolo che mostrava immagini satellitari del sito, e NBC 6 South Florida ha riferito che il direttore della Divisione per la gestione delle emergenze della Florida, Kevin Guthrie, «ha inviato una lettera al sindaco di Miami-Dade Daniella Levine Cava e al commissario della contea di Collier Rick LoCastro, segnalando l’intenzione del governo di acquistare i diritti sul terreno per 20 milioni di dollari».   Un funzionario del DHS ha dichiarato al Miami Herald che la struttura costerà circa 450 milioni di dollari all’anno e che lo Stato pagherà le spese, chiedendo al contempo il rimborso al governo federale, se necessario.   La portavoce del DHS, Tricia McLaughlin, ha dichiarato al New York Times che sperano di avere una parte della struttura «Alligator Alcatraz» pronta entro luglio.   La stampa dell’establishment è già andata su tutte le furie, con Bloomberg che parla di un «nuovo punto basso» raggiunto con l’idea.   Tuttavia, ci è impossibile non vedere che, come sempre, il mondo cade nella trappola fantastica di Trump, uomo in grado di far lavorare la fantasia degli interlocutori – per esempio, impegnandoli nel rendering mentale di una Alcatrazza loricata – mentre lui procede in altre direzioni e su altri temi.

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