Guerra cibernetica
Hacker «gay pelosi» attaccano un laboratorio nucleare americano

L’Idaho National Laboratory, un centro di ricerca nucleare che lavora per il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, ha confermato mercoledì di aver subito una «massiccia violazione dei dati» domenica notte. Un gruppo di sedicenti «gay furry hackers» chiamato SiegedSec ha rivendicato la responsabilità per l’incursione.
Secondo quanto riportato dalle testate locali, indirizzi dei dipendenti, numeri di previdenza sociale, informazioni sui conti bancari e altri dati privati sono stati pubblicati online a causa dei ladri di dati.
La violazione è avvenuta «in un sistema di fornitori approvato a livello federale» che «supporta i servizi cloud di INL per le risorse umane», ha detto mercoledì un portavoce del laboratorio al sito Endgadget, aggiungendo che il laboratorio ha adottato «azioni immediate per proteggere i dati dei dipendenti».
INL si trova a Idaho Falls, una comunità di circa 67.000 residenti nella parte orientale dello stato. Ha più di 5.000 dipendenti e lavora sulla ricerca di reattori nucleari e progetti di energia sostenibile per il governo federale americano.
Inizialmente i media locali non hanno fatto i nomi dei sospetti hacker, ma alla fine un gruppo che si fa chiamare SiegedSec si è assunto la responsabilità, pubblicando alcune delle informazioni rubate sui social media.
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«Siamo disposti a stringere un accordo con la INL. Se effettueranno ricerche sulla creazione di catgirl IRL, rimuoveremo questo post», ha scritto SiegedSec in un messaggio in cui annunciava la fuga di notizie lunedì.
Una catgirl è un tipo di personaggio visto in alcuni anime e manga giapponesi, una ragazza umana con orecchie, coda o altre caratteristiche feline. «IRL» sta per «nella vita reale».
Il medesimo gruppo hacker ha rivendicato la divulgazione di centinaia di documenti NATO all’inizio di ottobre, nonché l’attacco hacker a diversi governi statali degli Stati Uniti a giugno, apparentemente per aver approvato leggi contro le procedure chirurgiche di «affermazione del genere», cioè le operazioni di cambio di sesso. In quell’occasione, SiegedSec ha fatto trapelare circa 180 gigabyte di dati solo dal Texas e ha affermato di aver violato anche Nebraska, Pennsylvania, South Dakota e South Carolina.
Più recentemente, il gruppo ha affermato di aver attaccato le infrastrutture israeliane, riporta il sito Cyberscoop.
SiegedSec si è descritto come un gruppo di hacker gay «pelosi» («furry»), un possibile riferimento al cosiddetto «Furry fandom», una sottocultura che coinvolge il travestimento con costumi di pelouche (chiamati in gergo fursuit) che ritraggono animali antropomorfi.
Secondo una ricerca statistica svolta negli Stati Uniti, più del 37% trova che la sua «identità furry» sia molto legata alla sfera sessuale. Si apprende che esisterebbe per la tendenza anche un sottogenere pornografico chiamato «yiff». I dati raccolti rivelano che gli appartenenti al Furry Fandom in percentuale hanno un orientamento sessuale eterosessuale (37,2%), bisessuale (37.3%) ed omosessuale (25.5%).
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Immagine di Julian Hodgson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Guerra cibernetica
Hackers cinesi colpiscono 70 Paesi

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Guerra cibernetica
Londra ha chiesto ad Apple di poter spiare gli utenti in tutto il mondo

Il governo britannico ha emesso una technical capability notice («avviso di capacità tecnica») ad Apple, costringendo l’azienda a creare una backdoor per il suo servizio iCloud criptato. Lo riporta il Washington Post.
Tale manovra consentirebbe alle forze dell’ordine e alle agenzie di sicurezza britanniche di accedere ai dati criptati archiviati dagli utenti Apple in tutto il mondo, secondo il giornale.
L’Investigatory Powers Act (IPA) del Regno Unito, definito dai critici come «Snoopers’ Charter» («legge dei ficcanaso»), conferisce alle autorità il potere di imporre alle aziende tecnologiche di consentire l’accesso ai dati degli utenti per scopi investigativi, rendendo tra le altre cose reato rivelare che il governo ha avanzato tale richiesta.
La recente notifica richiede ad Apple di fornire un mezzo per decifrare i dati degli utenti. Attualmente sono protetti da crittografia end-to-end, che garantisce che solo gli utenti possano accedere alle proprie informazioni.
Creare tali backdoor potrebbe indebolire la sicurezza complessiva e creare un precedente pericoloso, secondo Daniel Castro, vicepresidente della Information Technology and Innovation Foundation con sede negli Stati Uniti. In una dichiarazione di venerdì, ha descritto la manovra di Londra come un «ingiustificato eccesso di potere che minaccia la sicurezza e la privacy di individui e aziende in tutto il mondo».
Lo scorso marzo, in una presentazione a una commissione parlamentare, Apple ha espresso preoccupazione per il fatto che l’IPA potrebbe essere utilizzato per costringere le aziende a «rompere la crittografia inserendo backdoor nei loro prodotti software». Apple ha affermato che «non avrebbe mai costruito una backdoor» e avrebbe piuttosto ritirato dal mercato britannico «caratteristiche di sicurezza critiche» che influiscono sulla sicurezza dei dati degli utenti britannici.
Ross McKenzie, partner per la protezione dei dati presso lo studio legale Addleshaw Goddard, ha dichiarato al Guardian che l’ordinanza di Londra potrebbe portare a uno scontro con l’UE, potenzialmente incidendo sugli accordi che consentono la libera circolazione dei dati personali tra Regno Unito ed Europa.
I funzionari della sicurezza del Regno Unito sostengono che la crittografia può ostacolare gli sforzi per combattere la criminalità e il terrorismo. «Mantenere un accesso proporzionato e legittimo a tali comunicazioni di fronte a una crittografia sempre più diffusa è a volte il nostro unico mezzo per rilevare e comprendere queste minacce», ha affermato Ken McCallum, capo dell’agenzia di Intelligence interna del Regno Unito MI5, lo scorso ottobre. Crede che «la privacy e l’accesso legittimo eccezionale possano coesistere se si evitano posizioni assolutiste».
Secondo quanto riportato dal Guardian, il ministero dell’Interno del Regno Unito ha rifiutato di confermare o smentire l’esistenza dell’avviso, affermando: «non rilasciamo dichiarazioni su questioni operative».
Apple ha a lungo difeso la crittografia dei suoi sistemi operativi, in particolare sfidando l’FBI in tribunale nel 2016 per una richiesta di una «backdoor» per accedere all’iPhone di un sospettato dell’attacco terroristico di San Bernardino, California. Nei documenti legali, Apple ha sostenuto che il governo degli Stati Uniti stava richiedendo qualcosa che non possedeva e che creare un tale strumento sarebbe stato «troppo pericoloso».
L’FBI alla fine sbloccò il telefono usando uno strumento spia israeliano, anche se a quanto si dice non trovò nulla di valore.
Rivelazioni successive di questi anni hanno mostrato che un altro potente spyware israeliano, chiamato Pegasus, era stato usato per hackerare decine di migliaia di iPhone in tutto il mondo, prendendo di mira giornalisti, dissidenti e persino capi di Stato. Il Pegasus sarebbe stato utilizzato persino sper spiare Beniamino Netanyahu.
Come riportato da Renovatio 21, un mese fa Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata WhatsApp ha avvisato circa 100 giornalisti e membri della società civile di possibili violazioni dei dispositivi che coinvolgono spyware della società israeliana Paragon Solutions.
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Immagine di Ka Kit Pang via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic; immagine modificata
Guerra cibernetica
WhatsApp avverte: nuovo attacco da parte di una società di spyware israeliana

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